venerdì 31 gennaio 2014

Brasile: Governo avvia operazioni anti-disboscamento nella terra degli Awá

Survival annuncia successo campagna lanciata il 25 aprile 2012


"Finalmente! Il Brasile avvia le tanto attese operazioni per salvare gli Awá". Così esulta Survival International - organizzazione mondiale totalmente dedicata ai popoli tribali e ai loro diritti - nell'annunciare il successo, seppure tardivo, di un'iniziativa per combattere il disboscamento illegale nei dintorni della terra awá, nell’Amazzonia brasiliana nord-orientale. Con un comunicato diffuso il 7 gennaio u.s. Survival ha reso noto che il Governo del Brasile ha avviato un’imponente operazione di terra per sfrattare gli invasori che si trovano all’interno del territorio della tribù, inviando centinaia di soldati, funzionari del dipartimento brasiliano agli affari indigeni (FUNAI), agenti speciali del Ministro dell’Ambiente e anche la Polizia.


L’operazione -commenta Survival- arriva in un momento decisivo poiché i taglialegna si stavano avvicinando sempre più agli Awá, distruggendo porzioni sempre più larghe di foresta. La denuncia di quel che avveniva, ad opera di coloni, allevatori e taglialegna illegali molti dei quali armati pesantemente, era nota da anni e si era tradotta nella grande campagna per salvare "la tribù più minacciata del mondo". Tale campagna era stata lanciata il 25 aprile 2012 dal premio Oscar Colin Firth con un video-appello sulle note del compositore brasiliano Heitor Pereira. “Stanno tagliando la loro foresta illegalmente, per il legno. Quando i disboscatori li vedono, li uccidono", denunciava Firth, aggiungendo: "Archi e frecce non hanno chance contro i fucili. E come altre volte nella storia, potrebbe finire tutto lì. Un altro popolo cancellato dalla faccia della terra, per sempre. Ma possiamo far sì -concludeva- che il mondo non lo lasci accadere".

Oltre all'attore britannico, si erano unite alla causa di Survival altre star internazionali, quali l'attrice statunitense Gillian Anderson, l’attore italiano Claudio Santamaria, il ciclista Andy Schleck, la stilista britannica Vivienne Westwood. Fondamentale, poi, l'apporto venuto dal fotografo brasiliano Sebastião Salgado che non ha certo bisogno di presentazioni e di cui "il diario portoghese" ha fatto un ampio ritratto nel post pubblicato l'8 giugno 2013. Salgado, assieme al giornalista e scrittore Alex Shoumatoff ha trascorso diverse settimane con gli Awá, per verificare e documentare l’allarmante distruzione della foresta da parte dei taglialegna armati.


Gli scatti di Salgado e la storia scioccante degli Awá -ricorda Survival- sono stati pubblicati da Vanity Fair, dal Sunday Times e dal giornale brasiliano O Globo, raggiungendo milioni di persone in tutto il mondo. Questo, in estrema sintesi, il quadro emerso e raccolto dai media: le terre degli Awá vengono distrutte a una velocità superiore a quella di qualunque altro territorio indiano dell’Amazzonia. Il Governo ha ignorato diversi ordini del tribunale che gli imponevano di espellere i taglialegna. Oggi sopravvivono solo 450 Awá, di cui un centinaio sono incontattati e si nascondono in un’area di foresta pluviale sempre più ristretta per sfuggire ai sicari che danno loro la caccia.

Sempre tra gli effetti della campagna, dopo il suo lancio, l'invio di oltre 55mila lettere al Ministro della Giustizia brasiliano per sollecitare un intervento e la diffusione del logo dell'iniziativa (la awáicon) in luoghi e monumenti di tutto il mondo: dal Pan di Zucchero in Brasile al Golden Gate di San Francisco, dalla Torre Eiffel di Parigi ai canali di Venezia. Di concerto con l’ONG brasiliana CIMI (Conselho Indigenista Missionário) era stata, inoltre, inviata un’istanza urgente alla Commissione Inter-Americana per i Diritti Umani in cui si chiedeva di premere sul Brasile per salvare gli Awá.

Concludendo: grazie a questa campagna internazionale, già dal 2012 gli Awá erano stati inseriti in cima alla lista delle priorità del dipartimento brasiliano agli affari indigeni, anche se solo da pochi giorni si è passati all'opera mentre, nel frattempo, altre aree di foresta sono andate distrutte. Meglio tardi che mai? Lasciamo ai lettori una risposta e, per chi fosse interessato alla cronistoria della campagna di Survival sugli Awá, alleghiamo il link per soddisfare ogni curiosità.



giovedì 23 gennaio 2014

"Dalton Trevisan, un vampiro a Curitiba" di Francesco Cecchini

Qualche giorno fa abbiamo ricevuto un interessante articolo da parte di Francesco Cecchini, in cui racconta la ricerca delle origini della sua famiglia in Brasile e della conoscenza con Dalton Trevisan, considerato uno degli scrittori brasiliani più importanti del panorama letterario contemporaneo. Nella convinzione che il suo articolo possa suscitare l'interesse dei nostri lettori, abbiamo deciso di pubblicarne l'incipit. Per chi volesse, potrà concludere la lettura sull'ultimo numero della rivista letteraria "Sagarana".  


"Dalton Trevisan, un vampiro a Curitiba"
di 
Francesco Cecchini


Anni fa presi un aereo da São Paulo, verso un sud vicino, a Curitiba, alla ricerca di un cognome, quello di mia nonna Margherita, Longhetto, nata in Brasile a fine ’800 da genitori che provenivano da Motta di Livenza. Come molti veneti che allora si erano sparsi negli stati di São Paulo, del Paraná o di Rio Grande do Sul, forse avevano ancora dei discendenti. Allora non esistevano internet né tanto meno Facebook, le ricerche andavano fatte sul campo. A Curitiba trovai una città ordinata e fredda, un centro senza automobili, molto verde, un brasiliano che capii meno di altri che si parlano in giro per questo paese, un Brasile diverso insomma. Ma nessuna traccia di Longhetto. Molti con il cognome della madre di mia moglie, Ravanello, ma i Longhetto, se mai vi erano stati, erano spariti.

Preso dalla mia ricerca non mi accorsi nemmeno che Curitiba è la città di uno dei più grandi scrittori brasiliani, Dalton Trevisan, anche lui, dal cognome probabilmente discendente da veneti. Trevisan lo conobbi quest’anno in quanto se ne parlò durante il mese del Brasile in Argentina. Molta musica e cinema brasiliano ed una mostra su cinquant’anni di architettura di Oscar Niemeyer. Ma saltò fuori anche il nome di Dalton Trevisan, per lo meno il 15 settembre, Silvina Friera ne scrisse su Página/12. Il titolo Un Salinger que no sale de Curitiba catturò la mia attenzione, per la città che ricordai e per il cognome, Trevisan che lessi sotto il titolo. Un cognome diffuso in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. Venni così a conoscenza dell’esistenza di questo scrittore. In Argentina la casa editrice Mardulce ha tradotto e pubblicato quest’ anno un suo libro “La trompeta del angel vengador” dopo che ben 37 anni fa era stato tradotto “Um vampiro a Curitiba”. Silvina Friera mette in luce nel suo articolo alcuni aspetti dello scrittore brasiliano.

Continua a leggere l'articolo su "La Lavagna del Sabato" del 18 gennaio, "Sagarana", N°54, gennaio 2014                                                                                                  

lunedì 20 gennaio 2014

Portogallo: polemiche sulla vendita all’asta della collezione Miró voluta dallo Stato

Petizione pubblica chiede di conservare il patrimonio ereditato da banca (BPN) fallita



L'asta che verrà battuta a Londra il 4 e 5 febbraio prossimi dalla prestigiosa casa Christie’s, non sarà un'asta come tante altre, visto il tam tam internazionale e le vivaci polemiche interne al Portogallo che l'hanno preceduta. Ad affidare alla casa d'aste londinese un'intera collezione dell'artista catalano Joan Miró, è infatti lo Stato Portoghese che ha urgente bisogno di fare cassa. La collezione composta da 85 opere di Mirò tra acrilici, disegni, guaches, sculture e pitture su tela realizzate nell'arco di sette decenni, è quel che resta del fallimento della banca privata Banco Português de Negócios (BPN) avvenuta durante la crisi del 2008 e della sua successiva nazionalizzazione, con la quale l'allora governo socialista di José Socrates si accollò un debito intorno a 1,8 mld di Euro.

Durante tutti i cinque anni trascorsi, i quadri e le sculture sono rimasti conservati in un magazzino della Caja General de Depositos di Lisbona e mai stati esposti al pubblico in terra lusitana, sebbene alcune delle opere siano state prestate all'estero, come in occasione della retrospettiva del Museo di Arte Moderna di New York (Moma) del 2009. Di recente al Ministero delle Finanze del Governo conservatore di Pedro Passos Coelho è venuto in mente il "tesoretto" nascosto e ha pensato di far cassa, così come farebbe un capo famiglia decidendo di vendere i gioielli di casa per arrivare a fine mese. La base d'asta è fissata in 35,5 mln di euro e già la cifra è un motivo di polemica. Esponenti della cultura sono insorti in coro, ricordando che una società di "auditing" coinvolta nella liquidazione di BPN stimò il valore della collezione fra gli 80 e i 150 milioni di euro, cifra di gran lunga superiore alla base d'asta.

Da questa premessa ad etichettare l'imminente liquidazione del patrimonio artistico acquisito tramite la nazionalizzazione della banca fallita come la "seconda spoliazione di un patrimonio di tutti i portoghesi, già chiamati a pagare il conto di BPN", il passo è breve. La Casa de la Libertad di Mario Cesariny, importante istituzione culturale portoghese, non ha perso tempo: ha promosso una petizione internet per bloccare l'asta giudicando l'operazione "dannosa e irreversibile", convinta che mantenere ed esporre al pubblico la collezione consentirebbe entrate "molto superiori a quelle che si pretende di ottenere dalla vendita delle importanti e insostituibili testimonianze della storia dell'arte mondiale".

Tale posizione è condivisa dai partiti di opposizione, decisi a battersi almeno per uno slittamento dell'imminente asta. Battaglia, questa, irta di difficoltà visto che il piano di salvataggio del Portogallo scade nel 2014 e l'urgenza preme. Sebbene 35,5 mln non siano sufficienti a ripianare il buco lasciato dalla vicenda legata al tracollo della banca, rappresentano tuttavia un'iniezione di risorse per il Paese, la cui fuoriuscita dal programma di crediti internazionali garantiti nel 2011 da Fmi, Bce e Unione Europea è ancora incerta. Ma che per il governo di Passos Coelho resta però -come noto-  un obiettivo irrinunciabile. Al contrario, non viene considerata una priorità da conservare, da parte dello Stato, la collezione dell'artista surrealista.


Quanto, appunto, alla collezione che il Governo intende liquidare, va detto che la stessa Christie’s la considera come "una delle offerte più ampie e impressionanti di Mirò mai messe su piazza". Basti segnalare che delle 85 opere fanno parte delle autentiche "chicche" quali: l'olio su tela del 1968 intitolato 'Mujer y pajaros', due motivi classici dell'artista (stimato fra i 4,7 e gli 8,3 milioni di euro); 'Pintura 1953', tela di grandi dimensioni (57 per 500 cm) in uno dei formati orizzontali che Mirò trasferì su materiali come la ceramica a grandi edifici pubblici (stimato fra i 2,99 e i 4,19 milioni di euro) e la tela 'Cancion de pajaro en otoño', che l'autore realizzò nel 1937 in Francia, dov'era fuggito in piena guerra civile spagnola (stimata fra i 2 e i 3 milioni di euro).

venerdì 17 gennaio 2014

Fiera libro per ragazzi Bologna 2014: Brasile Paese Ospite d’Onore

L'evento più importante del mercato del copyright per ragazzi dal 24 al 27 Marzo


"Un paese pieno di voci” è lo slogan con il quale il Brasile si presenta a Bologna quale paese ospite dell’edizione 2014 della Fiera del Libro per Ragazzi per svelare la diversità e la ricchezza della letteratura per bambini e ragazzi di un paese grande come un continente.

L’illustrazione brasiliana colorerà l’area centrale dedicata alla Mostra delle opere del paese ospite, dove verranno presentati gli artisti selezionati dalla giuria brasiliana incaricata di scegliere le espressioni più rappresentative.

Un intenso programma letterario e culturale -informa un comunicato dello stesso Ente feristico- sarà proposto da una delegazione d’importanti autori e illustratori brasiliani che animeranno letture pubbliche, conferenze e altre attività tanto in fiera che in città, nelle biblioteche, musei, librerie e all’Università.

Il Ministero della Cultura, la Biblioteca Nazionale, il Ministero degli Affari Esteri, la Fondazione Nazionale della Letteratura per l’Infanzia e la Gioventù (FNLIJ), la Camera Brasiliana del Libro, la Agenzia Brasiliana per la Promozione delle Esportazioni e degli Investimenti –APEX e Brazilian Publishers organizzano insieme la partecipazione del Brasile.

Riconosciuta in tutto il mondo come l'evento da non perdere per tutti coloro che si occupano di contenuti culturali per ragazzi, alla Fiera del Libro di Bologna sono ammessi unicamente gli operatori del settore: editori, autori, illustratori, traduttori, agenti letterari, business developer, licensor e licensee, packager, stampatori, distributori, librai, bibliotecari, insegnanti, fornitori di servizi editoriali.

Gli operatori del mercato globale del copyright possono trovare in questa Fiera -ricorda infine il comunicato- l’ambito ideale in cui sviluppare al meglio le proprie attività quali vendere e acquistare copyright, scegliere i migliori contenuti dell'offerta editoriale e multimediale globale per ragazzi, sviluppare nuovi contatti e consolidare rapporti professionali, scoprire nuove opportunità di business e confrontarsi con le nuove tendenze del settore.

Visita il sito del Bologna Children's Book Fair.

lunedì 13 gennaio 2014

Portogallo: l'addio ad Eusébio "Pantera Negra", leggenda del calcio lusitano

Tre giorni di lutto nazionale per la recente scomparsa del calciatore mozambicano.



Non è necessario essere appassionati di calcio, e men che meno tifosi, per aver provato commozione alla recente notizia della morte, avvenuta per arresto cardiaco il 5 gennaio scorso a Lisbona, di Eusébio da Silva Ferreira, autentica leggenda del calcio lusitano. Veniva chiamato semplicemente Eusébio, oppure con tre soprannomi: 'Pantera Negra' per le sue movenze feline, "o Rei" in quanto inarrivabile, e "perla negra" che riassume le qualità del più celebre calciatore portoghese di tutti i tempi, il primo fuoriclasse di origine africana nonché uno  tra i maggiori "attaccanti" del mondo. Era nato il 25 gennaio 1942 a Mafalala, quartiere di Lourenço Marques oggi Maputo, da padre angolano che morì di tetano lasciandolo orfano a soli otto anni, e madre mozambicana.

Cresciuto in un ambiente povero, con quella forte passione per il pallone che talora ha riscattato i figli delle colonie facendoli assurgere ad astri dei Paesi dominanti, saltava spesso la scuola per andare a giocare a calcio con gli amici, a piedi nudi. Il suo talento non tardò a farsi notare, ma dovette lottare molto per imporsi e  riuscire a indossare  la maglia del Benfica, la principale squadra portoghese tra le cui file trascorse ben 15 dei suoi 22 anni di carriera, complice la dittatura salaziariana che vietava di giocare con un club straniero. Ripercorrendo, in cifre, la sua carriera emergono numeri da brivido: Eusébio ha collezionato ben 11 vittorie nei campionati e 5 Coppe del Portogallo strappando negli anni d'oro (1961/62) anche la Coppa dei Campioni.

È stato il capocannoniere della Coppa Campioni nel 1965, nel ‘66 e nel ‘68. Ha vinto il titolo di miglior marcatore del campionato portoghese in sette occasioni (1964, ‘65, ‘66, ‘67, ‘68, ’70 e ‘73), record tutt'oggi mantenuto, ed è stato il primo calciatore ad aggiudicarsi la “Scarpa d'oro”  avendo vinto la prima edizione del trofeo nel 1968. E ancora: con la maglia della sua nazionale ha collezionato 64 presenze e 41 gol, 9 dei quali nel Mondiale '66 dove trascinò il Portogallo al terzo posto, ad oggi il miglior piazzamento di sempre. Proprio ai Mondiali di Londra stupì il mondo con due performance rimaste iscritte negli annali del calcio: la doppietta con cui batté il Brasile per 3 a 1, e i 4 gol consecutivi contro la Corea del Nord, messi a segno nel quarto di finale ribaltando il risultato da 0 -3 a 5 -3.

Questo lungo elenco di numeri basta a comprendere perché il Portogallo, come regalo del suo 50/mo compleanno, gli dedicò una grande statua in bronzo che tuttora campeggia all'ingresso dello stadio da Luz di Lisbona. Proprio quella statua, nei giorni scorsi, ha attirato in processione migliaia di portoghesi addolorati dalla sua scomparsa che l'hanno letteralmente ricoperta di bandiere, sciarpe e maglie del Benfica oltreché di messaggi con parole colme di riconoscenza e di mazzi di fiori. Non a caso, proprio lo stadio da Luz ha ospitato la camera ardente e ha fatto da sfondo all'immenso funerale, degno di "o Rei": come avviene solo per gli eroi nazionali, il Paese ha proclamato tre giorni di lutto per la morte di Eusébio.

Nell'occasione si è pronunciato lo stesso Presidente della Repubblica, Cavaco Silva, il quale ha diffuso un messaggio in cui diceva, tra l'altro: "Il Portogallo ha perso uno dei suoi figli più amati, che tanta gloria aveva dato al nostro Paese. Il modo migliore per omaggiare la `Pantera Negra´ è quello di seguire il suo esempio di campione ed essere umano. Un campione che ha lottato tanto per ottenere le sue vittorie e una persona che ha sempre avuto con gli altri un rapporto caloroso, di affetto e reciproco rispetto". Sfogliando le cronache dei funerali si leggono descrizioni che ben riassumono l'importanza collettiva tributata ad Eusébio, quali: "L’hanno messo a centrocampo. Tutto attorno 10mila suoi tifosi e “Es nossa fé”, l’inno del Benfica. Poi anche “Con te partirò” di Bocelli".



Poiché il Benfica per molti anni si è identificato nel suo centravanti, vale la pena chiuderne il ricordo con le parole strappate tempo fa dalla Gazzetta dello Sport ad António Lobo Antunes, uno dei più importanti scrittori portoghesi che ha dedicato parecchi suoi libri alla guerra in Angola cui partecipò come medico."Quando in Portogallo giocava il Benfica -ha raccontato Antunes in quell'intervista-  noi appendevamo degli altoparlanti, regolati a tutto volume, fuori dagli accampamenti. Era un modo per far sentire la radiocronaca ai guerriglieri del movimento di liberazione, tifosissimi del Benfica, la cui stella era il mozambicano Eusébio. I combattimenti allora s’interrompevano per 90 minuti e dalla selva non si udiva neppure un fruscio”.

venerdì 10 gennaio 2014

"Lusoclássicos": "Un estraneo a Goa" di José Eduardo Agualusa

Seconda tappa del giro intorno al mondo dei classici della letteratura in lingua portoghese. Questa volta Andrea Sironi ha letto per noi Un estraneo a Goa di José Eduardo Agualusa, facendoci viaggiare idealmente verso luoghi lontani ed esotici che ancora oggi mostrano i segni della passata dominazione.


Un Estraneo A Goa, di José Eduardo Agualusa

Chi è stato a Goa non ha bisogno di andare a Lisbona...


Autentico cosmopolita lusofono, lo scrittore e giornalista angolano José Eduardo Agualusa vive tra Luanda, Lisbona e Rio de Janeiro. Frutto di questa natura itinerante è Un Estraneo A Goa, gioco di specchi imperiale delineato nello spazio contingente ai due centri dell'antico Império Ultramarino, vale a dire la capitale Lisbona e Goa, antica sede dell'amministrazione coloniale dei territori ad Est del Capo di Buona Speranza, nonché “Gemma del Trono di Lusitania” cantata da Camões.

L'io narrante, identificabile con l'autore stesso, si muove sulle tracce di un personaggio altisonante e controverso, il guerrigliero angolano Plácido Domingo, generale dalla difficile connotazione politico-ideologica. Poco si sa di lui e difficili sono le conclusioni che si possono trarre sul suo operato. Attraverso la sua figura, Agualusa si addentra nella Storia portoghese nel secolo della decolonizzazione, ricorrendo di tanto in tanto a ricercati sistemi di metanarrativa e digressione.

Il narratore segue le sue tracce dal Brasile all'India, espediente che gli permette di tracciare un ritratto di Goa appassionante ed esemplare, ricco di sfaccettature, personaggi ed immagini folgoranti che richiamano a un grande passato, dominato dalle autorevoli figure di Afonso de Albuquerque, leggendario governatore delle Indie Portoghesi, e del padre gesuita Francisco Xavier, e ad un presente ancora in definizione, in cui i discendenti lusitani rivestono ancora un ruolo determinante.

Da una parte assistiamo alla demitizzazione del Relitto Imperiale, in cui deambulano freaks occidentali di ogni genere, subalterni che vivono di loschi raggiri e incantatori che hanno stordito i loro serpenti, mentre sui taxi le statuette della Vergine sono incorniciate da intermittenti luci al neon. Dall'altra Goa conserva una fatiscente seduzione carica di esotismi, vedute straordinarie e tramonti suggestivi, patria di un languido sentore cattolico, ancorata alla tradizione ma in costante rinnovamento.

Diverse sono le tematiche collaterali esaminate da Agualusa, dal perpetuo interrogarsi sull'identità portoghese in una prospettiva europea, alla repressione operata in epoca salazarista, passando per l'incresciosa speculazione che caratterizza il mercato delle reliquie. Se i nuovi e lussuosi hotel riportano alla mente la Bangkok di Lawrence Osborne, la Goa Velha, con le sue maestose cattedrali e il misticismo religioso, fa ripensare alle descrizioni riportate ad inizio secolo da Mario Appelius, che definisce la stessa Goa e Macao “due piccoli luoghi, due enormi Cattedrali”.

Agualusa compila un manifesto imperiale a metà tra cronaca e romanzo, un resoconto gremito di leggende che guarda al Portogallo con l'occhio sufficientemente distaccato di Plácido Domingo, per chi vuole “sapere come va a finire”.La lettura, disseminata di passaggi fluidi e graffianti, risulta ancora più piacevole se intrecciata ad una calda tazza di tè chai, mentre i bastoncini di incenso al sandalo e alla cannella ardono nell’aria e la melodia del sitar à portuguesa di Ana Rita Simonka si diffonde nelle stanze.

(Edizione consultata: José Eduardo Agualusa, Un estraneo a GoaEdizioni dell'Urogallo, Perugia, 2012. Traduzione di Marco Bucaioni)


martedì 7 gennaio 2014

Porto Editora: bombeiro eletta "palavra" dell'anno 2013 col 48% dei voti

Il "grazie" dei portoghesi al coraggio dei pompieri negli incendi estivi



Chiunque nel mese di dicembre si trovasse a sfogliare on line il famosissimo dizionario di Porto Editora, non avrà potuto ignorare le continue sollecitazioni ad esprimere il suo parere sul sondaggio in corso per eleggere la "palavra do ano 2013". Tra le dieci opzioni offerte dalla maggior casa editrice portoghese, nonché leader indiscussa nel settore digitale dei contenuti educativi e riferimento fondamentale sul fronte linguistico, la più votata è stata "bombeiro" che ha ottenuto il 48% delle preferenze su 15 mila votanti della rete.  "Bombeiro" succede quindi nell'ordine a "entroikado”, eletta palavra del 2012, ad “austeridade” (2011), “vuvuzela” (2010) ed “esmiuçar” (2009).

Ma come mai si è imposta “bombeiro”, distaccando così fortemente sia la seconda classificata "irrevogável” col 17%, sia “inconstitucional”, terza col 10%? Evidentemente nel cuore dei portoghesi è rimasta viva la gratitudine per l'infaticabile coraggio con cui, la scorsa estate, i pompieri si sono spesi nella lotta per spegnere i violenti incendi che hanno distrutto foreste e causato persino la perdita di alcune vite umane, persino tra gli stessi vigili del fuoco. Lo stesso Departamento de Dicionários di Porto Editora, nel comporre la lista delle parole da mettere in lizza che attinge come sempre dalle più gettonate sul web, non fa mistero di aver inserito “bombeiro” anche in omaggio ad una categoria mai abbastanza lodata per i preziosi soccorsi che presta e per i numerosi salvataggi  che porta a termine.

L'inserimento di "irrevogável" è stato suggerito, invece, dal drastico aggettivo scelto da Paulo Portas nel rassegnare le proprie dimissioni da ministro degli Esteri, dimissioni che non si sono tuttavia concretizzate.  Quanto a "inconstitucional", trova lo spunto dall'aggettivo, a lungo dibattuto sui media portoghesi, utilizzato dalla Corte Costituzionale a proposito di alcune misure delineate dal Governo nel bilancio dello Stato. Ma quali sono le altre parole, rimaste fanalino di coda? Citiamole in ordine decrescente per risultati ottenuti: “grandolada” (8%); “Papa” (6%); “pós-troika” e “swap” (3%); “coadoção”, “piropo” e “corrida” (2%).

"Grandolada” allude all'intonazione della famosa "Grândola, Vila Morena", l'inno della rivoluzione dei garofani tornato in auge nel settembre scorso nelle proteste dei cittadini portoghesi contro la politica di austerità. "Papa” si riferisce ovviamente all'elezione di Papa Francesco, il primo papa latinoamericano. “Coadoção” al progetto di legge per consentire l'adozione a coppie dello stesso sesso. "Pós-troika” e “swap” si agganciano strettamente alla crisi economica ancora in atto; "piropo" agli apprezzamenti, non sempre graditi, spesso rivolti per strada a donne attraenti; "corrida", infine, al ritorno di interesse per la corrida portoghese manifestatosi di recente in varie zone del Paese.

Come noto, il concorso "Palavra do ano" di Porto Editora, che ha già superato il quinto giro di boa divenendo ormai popolare tra i moltissimi utilizzatori dei servizi offerti in rete tramite Infopedia, ha un ben preciso obiettivo. Lo citiamo testualmente, attingendolo dal sito ufficiale: "Enaltecer o património da língua portuguesa, sublinhando a importância das palavras e dos seus diferentes sentidos no nosso quotidiano".  



venerdì 3 gennaio 2014

Auguri da Gilberto Gil per il 2014: "Queria desejar um Feliz Ano Novo, cheio de tudo..."

A Salvador de Bahia la coppia Gil-Veloso sul palco nella "virada do ano"



"Queria desejar um Feliz Ano Novo. Ano novo cheio de tudo. É difícil você esperar que o novo ano venha pleno só de coisas boas, porque a vida é um misto de coisas boas e ruins, elas dialogam o tempo todo. A formação do temperamento, da coragem, da capacidade de resistência, tudo isso não vem só em função das coisas boas, mas das coisas não tão boas também. Esse diálogo entre positivo e negativo é constante. Desejo as pessoas isso: atenção e muita conformidade com os tempos que virão, com as facilidades e dificuldades novas que virão".

Questo l'augurio che Gilberto Gil ha rivolto ai suoi concittadini baiani per il 2014, estendendoli all'intero Brasile,  nella lunga notte di festeggiamenti organizzata dalla Municipalità di Salvador de Bahia per celebrare la "virada do ano". Il diario portoghese fa sue queste espressioni augurali, felice di condividerle coi propri lettori, apprezzando la prevalente saggezza, frutto della intensa esperienza di vita del grande musicista, piuttosto dell'enfasi tradizionalmente utilizzata in queste circostanze.

Un augurio caloroso e positivo, ma anche prudente ci è apparso infatti quello di Gil, conscio che gli occhi di tutto il mondo in questo nuovo anno sono puntati addosso al suo Brasile. Non a caso, proprio a cavallo di fine anno, scorrendo i media internazionali si sprecavano i titoli concordi nel decretare il "2014 l'anno del Brasile". Intanto la stampa interna brasiliana non cessa di monitorare le luci e le ombre che avvolgono in due eventi maggiormente attesi: i mondiali di calcio (12 giugno - 13 luglio) e le elezioni presidenziali (5 ottobre). E l'attesa monta.

Se abbiamo scelto di focalizzarci sul Réveillon Salvador anziché su quello di Rio o di Florianópolis, ben più affollati numericamente rispetto alle 150 mila persone radunate in Praça Visconde de Cairu, è per la presenza sul palco, a fianco di Gilberto Gil, di un altro mito della musica internazionale: l'amico di sempre Caetano Veloso. Un sodalizio ben collaudato quello Gil-Veloso che, oltre ad aver co-fondato il movimento musical-culturale tropicalista grazie a cui si è imposto nel mondo, ha pure condiviso l'esperienza dell'esilio a Londra ai tempi della dittatura dopo aver trascorso alcuni mesi di prigionia con l'accusa di "attività anti-governative".

Coetanei, nati entrambi nel 1942 nello stato di Bahia, i due amici non hanno mai disgiunto l'impegno musicale da quello civile e politico. In particolare Gilberto Gil, come si ricorderà, è stato anche ministro della Cultura dal 2003 al 2008, chiamato dallo stesso presidente Lula da Silva a ricoprire la carica, poi abbandonata perché sottraeva troppo tempo alla musica. L'unica dissonanza, se così si può definire, riguarda proprio Lula di cui Gil fu sostenitore da sempre, mentre Veloso appoggiava l'ex presidente Ferdinando Enrique Cardoso. Ma se Caetano ha affidato a Gilberto il compito di rivolgere pubblicamente gli auguri il primo gennaio 2014, visto il legame tra i due, è lecito ipotizzare che ne abbia condiviso pienamente lo spirito. 

Lar doce lar: rientrata a casa l’attivista brasiliana di Greenpeace Ana Paula Maciel

Amnistiata dopo quasi 100 giorni di detenzione in Russia, già pensa alla prossima missione



È rientrata in patria sabato 28 dicembre dopo quasi cento giorni di detenzione in Russia, la biologa brasiliana Ana Paula Maciel, amnistiata assieme agli altri 25 attivisti di Greenpeace grazie ai recenti provvedimenti di "clemenza" decisi dal governo del Cremlino. All'arrivo all'aeroporto Guarulhos di São Paulo, prima di ripartire per la sua città (Porto Alegre), è stata accolta con particolare calore non solo da parenti, amici e da membri dell'organizzazione ambientalista, ma anche da una folla di sconosciuti sostenitori.

A darne notizia sono numerosi organi di stampa brasiliani oltre a Greenpeace Brasil che intitola la notizia "Lar doce lar" (casa dolce casa). Come noto, gli attivisti di Grenpeace vennero arrestati dalla guardia Costiera in acque internazionali, mentre protestavano contro la perforazione petrolifera dell'Artico a bordo della "Arctic Sunrise", ancora trattenuta a Murmansk. Accusati dapprima di pirateria rischiando fino a 15 anni di carcere, accusa poi ridotta a vandalismo, devono la loro liberazione ad una imponente mobilitazione internazionale. Ricordiamola in cifre: 800 manifestazioni in 46 Paesi, con migliaia e migliaia di petizioni firmate da cittadini, diplomatici, personalità di spicco e, quanto al Brasile, con l'intervento della stessa Presidente Dilma Rousseff.

Nonostante la stanchezza per il lungo viaggio e la gioia del ritorno a casa, Ana Paula non ha smesso i panni dell'ambientalista a tempo pieno nemmeno al suo arrivo, ricordando che "se la sua esperienza ha avuto un lieto fine, restano tuttavia varie fonti di preoccupazione: per la fusione dell'Artico che prosegue, per la continua riduzione della foresta amazzonica, così come per il costante avvelenamento degli oceani". Convinta che "valga la pena continuare a battersi in favore della del pianeta per questa e per le future generazioni", la biologa non ha risparmiato critiche alla Russia definendo "una vergogna quella di difendere gli interessi delle compagnie petrolifere". Premesso che "tutto quel che è accaduto è stato surreale", si è augurata che "nessun altro Paese cerchi di mettere a tacere la libertà di parola e la protesta pacifica di come la Russia ha fatto".

Pur consapevole dei rischi assunti con la decisione di spendersi in prima persona nella difesa dell'ambiente, Ana Paula non si riposerà a lungo dall'avventura appena attraversata e guarda già alla sua prossima missione: andrà in Nuova Zelanda, con un gruppo un lavoro per la preservazione delle orche. Sembra che, nonostante tre mesi di ansia e di preoccupazione, anche i suoi famigliari abbiano ormai accettato le scelte di Ana Paula. Un segnale chiaro in tal senso lo ha dato proprio suo padre, Jaires Maciel, che la attendeva con un simbolico regalo di benvenuto: una piccola orca di peluche.

Il diario portoghese aveva dedicato un post alla figura della biologa brasiliana in occasione della sua detenzione, il 7 ottobre 2013. Questo il link per rintracciarlo:

http://ildiarioportoghese.blogspot.it/2013/10/ce-anche-una-biologa-brasiliana-tra-gli.html