martedì 1 novembre 2011

"A morte de Carlos Gardel", romanzo di António Lobo Antunes al cinema

Solveig Nordlund ha adattato al cinema  “A morte de Carlos Gardel”,  primo adattamento cinematografico di un romanzo di António Lobo Antunes. Sebbene non sia il libro più conosciuto dello scrittore portoghese, è il più adatto a una trasposizione cinematografica, per l’evoluzione lineare del flusso narrativo. L’ordinato susseguirsi degli eventi nel romanzo ben si presta al cinema realista di Solveig Nordlund, nonostante la regista abbia dovuto limitare la polifonia di voci e i cambi di prospettiva, tipici della scrittura dell’autore portoghese:
“Limitei-me de certa maneira à história. Usando uma certa liberdade no tempo e no espaço, tentei imitar a técnica que ele tem de partir de uma personagem para outra, sem grande explicação ou transição. Mas claro que não é como no livro. Quando escreve ele muda de personagem a meio de uma frase. O meu cinema é realista, por isso não seria possível, a não ser que fizesse um filme mais experimental. Mas isto é só uma história contada com frases de Lobo Antunes e, nos momentos mais emocionais, dou-me a liberdade de passar de uma coisa para outra sem mais” (Solveig Nordlund, intervista a Jornal de Letras).


“A morte de Carlos Gandel” è la storia di un giovane tossicodipendente sul punto di morte, in stato comatoso. Assistito dai famigliari più vicini, ognuno di loro evoca ricordi e esperienze, memorie e vite attuali, fili di una stessa rete che condividono lo stesso dolore. La passione del padre del giovane per il tango e per la figura di Carlos Gardel, cantante di tango argentino, attraversa simbolicamente ciascuna di queste voci. Carlos Gardel è tutti loro, portatori di sogni e delusioni che la vita inevitabilmente regala.

«A Morte de Carlos Gardel»,prodotto da Fado Filmes, ha ricevuto l’appoggio per la realizzazione dall’Instituto do Cinema e Audiovisual/Ministério da Cultura, e dalla partecipazione finanziaria della RTP - Rádio e Televisão de Portugal.

Nata a Stoccolma, Solveig Nordlund coltiva la passione per il cinema sui banchi accademici. Si trasferisce presto in Portogallo, dove intraprende la carriera di cineasta come assistente di produzione. Lavora in vari film di registi portoghesi come Manoel de Oliveira e João César Monteiro. Dal suo primo lungometraggio «Dina e Django» , realizzato nel 1983, a oggi, la vasta produzione cinematografica di Solveig Nordlund si è divisa fra Svezia e Portogallo, e si è distinta nel panorama cinematografico portoghese per il suo valore artistico. Sulle tracce del suo maestro, il regista francese Jean Rouch, di cui fu alunna in Francia nel 1972, Solveig Nordlund dice che “ama fare film che ci sorprendano intellettualmente e formalmente”, rivelando la tensione a commuovere lo spettatore, sia per la qualità del livello narrativo, che per il linguaggio formale cinematografico.