"La mia anima è una misteriosa
orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde e arpe,
timpani e tamburi. Mi conosco come sinfonia". Sceglie questa celebre frase
tratta dal Libro dell'inquietudine di Fernando Pessoa, il suo illustre concittadino
António Rosa Damásio nell'introduzione dell'ultimo libro sulla coscienza
"Il sé viene alla mente", appena uscito per Adelphi. Nato a Lisbona
il 25 febbraio 1944 dove ha compiuto gli studi fino a laurearsi in medicina
all'Università della capitale lusitana, si è poi trasferito negli States: dal
2005 è direttore del Brain and Creativity
Institute della University of Southern California dove è professore di
neurologia, neuroscienze e psicologia.
Oltreché neuroscienziato, Damásio è
saggista di successo e deve la sua fama soprattutto a "L'errore di
Cartesio", uno dei maggiori bestsellers scientifici di sempre (pubblicato
nel 2005 da Adelphi), nel quale si contestavano le teorie di separazione tra
mente e corpo.
Damásio si trova in questi giorni in Italia:
proprio pochi giorni fa ha inaugurato a Venezia la quinta edizione di INCROCI
DI CIVILTÀ, Incontri internazionali di letteratura a Venezia, promosso da
Comune di Venezia, Assessorato alle Attività Culturali e Università Ca’ Foscari
ricevendo il premio Bauer -Ca' Foscari alla Scuola Grande di San Rocco. Tra le
motivazioni del riconoscimento attribuitogli si citano "le importanti
pubblicazioni sulla memoria, sulla fisiologia delle emozioni e sulla malattia
di Alzheimer. I laboratori di ricerca che Damásio e sua moglie Hanna hanno
realizzato all'Università dello Iowa sono considerati ormai un punto di
riferimento per lo studio dei fenomeni nervosi alla base dei processi
cognitivi."
In occasione dell'uscita del nuovo libro e
della premiazione,il neuroscienziato e scrittore portoghese ha rilasciato
numerose interviste in Italia.
Alla domanda di Marco Filoni su Repubblica
circa la scelta di aprire il libro con la frase di Pessoa, Damásio ha
risposto:"Sono portoghese e Pessoa fa parte della mia cultura. E l'analogia
con l'orchestra ci spiega bene cosa sia la vita umana. Pensiamo a un brano da
suonare. C'è un progetto da realizzare, il brano stesso, poi c'è il direttore
d'orchestra, i musicisti, ecc. Ma affinché il progetto si realizzi non basta
suonare le note nel modo corretto: ci sono anche i tempi da rispettare, la
linea verticale della partitura. Ecco, la vita umana è un po' la stessa
cosa". Intervenendo alla trasmissione Radio3Scienza, a proposito degli
eteronimi creati da Pessoa ha tra l'altro affermato: "Secondo alcuni era
un personaggio folle con personalità divisa e vari sé che convivevano. Io
invece credo fosse un artista di grande intelligenza, il quale ha costruito
vari personaggi all'interno di una trama ben controllata. Non si trattava di
una personalità multipla hollywoodiana -ha aggiunto- piuttosto di un grande
artista che ha rivelato la possibilità,insita anche nell'uomo comune, di tenere
dentro di sé vari personaggi, di poter capire e immaginare la vita degli
altri".
Con "Il sé viene alla mente",
che segue a "Emozione e Coscienza" e "Alla ricerca di
Spinoza" (editi sempre da Adelphi rispettivamente nel 2000 e nel 2003), il
saggista chiude il ciclo avviato da "l'Errore di Cartesio.
"In questo densissimo libro -si legge
sul risvolto di copertina- approda a una sorta di summa della sua ricerca
trentennale, dove i fondamenti di quella prospettiva antidualistica che lo ha
reso celebre (si pensi al legame tra regioni cerebrali «arcaiche», come
l'amigdala, e più recenti, come la corteccia prefrontale, nella genesi delle
scelte morali e dei processi decisionali) sono integrati da nuove e complesse
sequenze: quella sull'incidenza delle emozioni e dei sentimenti primordiali (il
piacere e il dolore) come ponti connettivi tra il proto-sé e il sé; quella sul
discrimine tra percezione e rappresentazione degli eventi interni ed esterni al
nostro corpo come base biologica, unitamente alla memoria, nella costruzione
dell'identità individuale; e in particolare – frutto di una personalissima
ricerca di unità ispirata alla rilettura di Spinoza – quelle sulle varietà
fenomeniche di coscienza, che nella comparazione tra gli esseri umani e gli
altri animali (a cominciare dai primati) o nelle differenze tra lo «stato» dei
bambini nati senza corteccia e quello del coma vegetativo degli adulti mostrano
un'infinita gamma di sfumature percettive e cognitive, insieme avvincenti e
inquietanti."
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