Il film portoghese A última vez que vi Macau, di João Pedro Rodrigues e João Rui Guerra da Mata, – che in ottobre aprirà la decima edizione di DocLisboa – è sbarcato al Festival di Locarno (1-11 agosto 2012), aggiudicandosi il premio per la miglior regia e una Menzione speciale “allo straordinario personaggio di Candy per la sua forte presenza attraverso l'assenza, che risuona per la Giuria come la dimostrazione dell'immenso coraggio del cinema portoghese in un periodo nel quale gli insuccessi dei governi e dei sistemi sociali minacciano l'arte cinematografica”.
I registi e interpreti portoghesi João Rui Guerra da Mata e
João Pedro Rodrigues incantano Locarno presentando l'intenso A ultima vez que
vi Macau, viaggio emozionale da Occidente a Oriente originato da un'email in
cui una donna stabilitasi a Macao contatta un conoscente, anche lui un tempo
residente laggiù. L'uomo, che da più di trent'anni ha fatto ritorno in
Portogallo, decide di accorrere in aiuto dell'amica, Candy. Il viaggio in nave
per raggiungere l'ex colonia del Portogallo è occasione di ricordo dei momenti
felici vissuti a Macao. Al suo arrivo, però, l'uomo scopre che l'amica è
misteriosamente scomparsa e la città è popolata da misteri che terrorizzano gli
abitanti.
Melodramma-noir raffreddato ed estremamente cerebrale,
coraggiosamente eccentrico, una scommessa che si avvicina (nel suo abbinare
camp, sperimentalismi e citazionismi del grande cinema hollywoodiano) a un
altro strambo film portoghese visto quest’anno a Berlino, Tabu di Miguel Gomez.
Dei due registi, João Rui Guerra da Mata è quello che ha vissuto la sua
infanzia e adolescenza a Macao, per poi andarsene via nel 1990, con il
definitivo ritorno di quella che da quattro secoli era colonia portoghese alla
madre-matrigna Cina. Un trasferimento di sovranità che ha significato la fine
di un mondo coloniale e l’inizio di una Macao versione Las Vegas asiatica. Il
regista è anche il protagonista invisibile di questa pellicola, ne vediamo sì e
no l’ombra, ne udiamo solo la voce narrante che dipana la storia, ne
ricostruisce gli antefatti e ne racconta lo svolgersi.
Una finzione ricostruita attraverso un quasi-documentario,
dimostrando di sapere cos’è il cinema e quanto esso sia naturalmente ambiguo.
Sta anche qui il fascino enorme di questo film così iperconsapevole da sfiorare
il metacinema, eppure percorso da una continua tensione e passione tra il
romantico e il surrealista. In questi frangenti si vede la mano di João Pedro
Rodrigues, che si conferma un grande autore.
La ricerca continuamente frustrata di Candy attraversa tutta
questa città impossibile, consentendo ai due registi di esplorarla oltre ogni
possibile cliché, di mostrare luoghi della nuova Macao e di quella coloniale
ormai in disfacimento, ombre che si aggirano in cunicoli, docks deserti, locali
equivoci e minacciosi, cani inselvatichiti, topi e insetti. Macao come teatro
di fantasmi, di ombre, dove tutto è già accaduto e tutto potrebbe di nuovo
accadere. Uno di quei luoghi dell’ambiguità e del pericolo, come sospesi nel
tempo e nella storia, che il cinema ci ha consegnato più volte: prima fu la
Amburgo di Von Stronheim poi la Shanghai di von Sternberg, la Salonicco di
Pabst, la Tangeri di Bertolucci, la Casablanca di Curtiz. Finirà in dramma o
meglio nel nulla. Da Macao non può esserci ritorno, perché è il non luogo per
eccellenza.
Film formidabile, di quell’austerità estrema che è del cinema
portoghese (ci vuole coraggio a realizzare un film in cui il protagonista è
invisibile), ma che ci racconta anche una storia, seppure non sempre
trasparente nei suoi passaggi. Film che entra e dissolve e che, nonostante
corra sempre il rischio di essere saggio, deriva sperimentale, specchio
criptico, non ne resta prigioniero; anzi forse rende prigionieri anche noi di
lui stesso. Piccolo capolavoro. (Recensione di Erik Negro. Fonte paperstreet.it)
Per visualizzare il trailer del film cliccare qui.
Dopo 30 anni mi ritrovo a Macao, dove non tornavo dai tempi
della mia infanzia. Più o meno una settimana fa, a Lisbona, ho ricevuto
un’e-mail da un’amica che non sentivo da molto tempo. Sapevo che Candy era
partita per l’Oriente, forse per il gusto dell’esotico, o alla ricerca di una
vita più facile. Fatto sta che ne avevo perso le tracce. Nell’e-mail mi diceva
che ancora una volta aveva incontrato gli uomini sbagliati, ma stavolta le
conseguenze erano molto serie: un carissimo amico era stato assassinato durante
un’innocua partita a flash ball e lei temeva di essere la prossima vittima. Io
ero la sola persona di cui potesse ancora fidarsi. Mi pregava di andare a Macao
dove, secondo le sue stesse parole, stavano succedendo cose “strane e
inquietanti”. Affaticato dalle molte ore di volo, mi dirigo verso Macao a bordo
di un aliscafo che mi riporterà indietro nel tempo, ai giorni più felici della
mia vita (João Rui Guerra da Mata).
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