Qualche giorno fa ho
assistito a uno spettacolo di capoeira. Conoscevo già il significato e la
storia di questa antica danza brasiliana, ma non avevo mai visto un’esibizione
dal vivo. Sono rimasta così piacevolmente colpita che ho pensato di
condividere l’esperienza con un breve
articolo, in omaggio a questa incredibile espressione culturale, la cui origine
affonda nelle storia.
La storia della
capoeira è molto complessa e difficile da tracciare in maniera precisa,
soprattutto per la carenza di documenti scritti a riguardo; di certo sappiamo
che risale al XVI secolo (epoca in cui il Brasile era una colonia portoghese) e
che trae le sue origini dalla mescolanza di rituali di lotta e danza di alcune
tribù di schiavi africani deportati in Brasile dai portoghesi. La maggior parte
della manodopera schiava africana deportata in Brasile e impiegata in
particolare negli zuccherifici del nordest, proveniva dall’Angola (anch’essa
colonia portoghese). In Brasile, gli africani maturarono l’esigenza di
sviluppare forme di protezione contro la violenza e la repressione dei
colonizzatori, repressione che si estendeva a qualsiasi forma di espressione culturale.
Il mito diffuso vuole che la capoeira fosse un modo per gli schiavi di
allenarsi a combattere dissimulando, agli occhi dei carcerieri, la lotta con la
danza. La capoeira veniva praticata nei terreni vicini alle senzalas (abitazioni adiacenti alla casa
del padrone adibiti agli schiavi), campi dove solitamente erano presenti
piccoli arbusti, al tempo chiamati capoeria
o capoeirão. Il termine “capoeira”
deriva proprio dal nome di questi luoghi.
I primi documenti che
parlano di capoeira risalgono al 1624; si tratta di diari dei capi di
spedizione incaricati di catturare e riportare indietro gli schiavi neri che
tentavano di scappare. Questi documenti fanno riferimento a uno strano modo di
combattere, "usando calci e testate come fossero veri animali
indomabili".
A partire dal 1814 la
capoeira venne vietata agli schiavi, assieme ad altre forme di espressione
culturale, principalmente per impedirne l'aggregazione e l'organizzazione di
gruppi di lottatori. Con l’abolizione della schiavitù (1888), divenne sinonimo
di bande delinquenziali, subendo i problemi di integrazione degli ex schiavi. Presto
associata alla delinquenza di strada, venne proibita a livello nazionale già
dal 1892. La pratica della capoeira rimase clandestina in Brasile fino al 1930,
anno in cui un importante capoeirista
brasiliano, Mestre Bimba, presentò la lotta all’allora presidente Getúlio
Vargas. Il presidente rimase talmente impressionato da questa danza che la
proclamò sport nazionale del Brasile. Nel 1932 venne permesso a Mestre Bimba di
aprire la prima palestra nella quale impose anche delle regole di disciplina
per ripulire la cattiva immagine che l'opinione pubblica aveva della capoeira.
Dopo una pubblica esibizione di Mestre Bimba e dei suoi allievi finalmente lo
sport ebbe il suo riscatto, e cominciò la sua lenta ascesa.
La capoeira presenta
tre stili diversi che si differenziano per i movimenti e il ritmo musicale di
accompagnamento. Il più antico, nato all’epoca della schiavitù, è il Capoeira Angola. Questo stile è
caratterizzato da un ritmo musicale lento e dolce, calci piuttosto bassi, che
mirano alla testa e movimenti giocati con malizia e astuzia. Lo stile Regional è caratterizzato invece da
gesti e ritmo più veloci, al suono del berimbau.
I calci sono rapidi e secchi, e non prevede acrobazie. Il terzo stile, il
contemporaneo, unisce entrambi gli stili. È il più praticato oggi.
Il 3 agosto è celebrato
il Giorno del Capoeirista.