venerdì 1 marzo 2013

Con la Mostra itinerante “Crianças Cáritas” il Portogallo rivive una pagina solidale del dopoguerra

Il Portogallo rivive in questi mesi una pagina di storia di oltre mezzo secolo fa, bella e solidale, altrimenti destinata all'oblio perchè poco nota sia all'interno del Paese e ancor più all'estero. E' una storia che risale all'immediato dopoguerra, tanto piena di generosità e fratellanza da aver spinto i protagonisti a rivisitarla e a suggellarla con rinnovati impegni. Parliamo dell'esperienza vissuta tra il  1947 eil 1952, quando circa 55mila bambini austriaci ebbero modo di sfuggire temporaneamente alla fame, al freddo e alle gravi conseguenze della Grande Guerra perché accolti da famiglie portoghesi per alcuni mesi o per qualche anno.
Questo Paese tanto a sud dell'Austria, rimasto neutrale nella seconda Guerra Mondiale e pertanto in condizioni meno disagiate, apparve alla moltitudine di bambini ancora frastornati da violenza e distruzione, o addirittura orfani del padre caduto nei combattimenti, una sorta di paradiso.
 
Certo, arrivarci non era facile. Anzi, il viaggio era lungo e impegnativo: dapprima confluivano dalle diverse località austriache fino a Vienna, poi in  treno si trasferivano a Genova e da lì s'imbarcavano sulla nave che li avrebbe condotti fino a Lisbona. Per lo più traumatico si rivelava l'incontro col mare, quasi mai calmo, per non parlare delle forti correnti dello stretto di Gibilterra.  A confortare i bambini in viaggio erano sempre i loro accompagnatori: i funzionari della Caritas, allora promotrice del programma di accoglienza e anche oggi tra i protagonisti delle manifestazioni in corso in Portogallo. Ruolo importante nella commemorazione lo svolge l'ambasciata d'Austria, cui si deve la mostra  itinerante "Crianças Cáritas” che dal Centro Cultural de Belém di Lisbona prosegue per Porto, Évora e Algarve, ripercorrendo i luoghi interessati da quella esperienza e rinverdendo la memoria grazie alle foto e alle documentazioni esposte.
 
Ma non è solo commemorazione: contestualmente le Caritas di Austria e Portogallo hanno lanciato un'iniziativa chiamata  "Acção Crianças Cáritas Portugal” la cui raccolta di fondi, per la maggior parte austriaci, servirà ad aiutare i bambini portoghesi di famiglie attualmente in difficoltà  a causa della crisi economica. Un segno tangibile di riconoscenza e un modo per ricambiare oggi la generosità di allora. Di queste iniziative ha parlato parecchio la stampa portoghese, intervistando sia i figli di alcune famiglie ospitanti che consideravano fratelli i bambini austriaci, sia i diretti interessati venuti apposta dall'Austria.
Tra le testimonianze raccolte, alcune curiosità: i bambini più piccoli al rientro non s'intendevano più con la famiglia natale perchè abituati a parlare portoghese; altri scoprirono l'esistenza di cibi mai prima degustati come arance e banane o piatti come la "sopa fria de tomate"; altri si videro trasformati quasi in dei principi nell'indossare i vestiti cuciti apposta per loro; altri ancora si legarono talmente ai luoghi e a quel modi di vivere da decidere di ritornarci stabilmente, una volta diventati adulti.
Non mancano esempi di bambini che, conquistati dall'ospitalità delle famiglie "adottive", chiesero di fermarsi per sempre. Ma lo scopo dell'iniziativa Caritas era circoscritta ad un sostegno temporaneo e le stesse famiglie lo capivano bene. Emblematica, al riguardo, la testimonianza di due protagoniste intervenute all'inaugurazione della Mostra a Lisbona, un'ex "criança austríaca" ora 63enne e la sua "irmã portuguesa”, la quale ricorda ancora la ferma risposta della nonna alla richiesta di esaudire il desiderio dell'ospite di non rientrare in Austria: "uma criança -disse- não se dá".


 

 

 

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