martedì 24 giugno 2014

Jorge Amado e il calcio: gli dedicò la favola d’amore per ragazzi “A bola e o goleiro"

Fu tifoso a vita dello YPIRANGA, club bahiano fatto di poveri, lavoratori ed esclusi


Mutuando un termine calcistico, partiamo col dire che è “di rigore”, in contemporanea coi Mondiali in Brasile, parlare del particolare rapporto d’amore intercorso tra un brasiliano celebre, o più precisamente un bahiano tanto da essere definito “o cantor de Bahia” e il pallone. Chiarito che il soggetto in questione è nientemeno che Jorge Amado, aggiungiamo che Il diario portoghese metterà l'accento su un paio di aspetti della sua relazione con lo sport più amato nel suo Paese, dei quali non è giunta un’eco particolarmente forte nel nostro. Ci focalizzeremo sull’unico suo libro dedicato al calcio e ricorderemo per quale squadra, delle molte e gloriose tra cui avrebbe potuto optare, faceva il tifo.

Amado era già famoso da decenni, con alle spalle best seller internazionali quali Gabriella, garofano e canela (1958) e Dona Flor e i suoi due mariti (1966), quando dalla sua creatività uscì una sorta di favola per bambini e ragazzi con al centro una palla e un portiere. Commentando A bola e o goleiro pubblicato nel 1984, gli appassionati sportivi brasiliani notarono che il grande scrittore aveva finalmente deciso di esibirsi in quella che viene chiamata a ‘literatura de chuteiras’ (dal nome delle scarpe da calcio) creando una storia insolita con personaggi particolarissimi e rivolgendosi specificamente alla tifoseria junior, ovvero ai ‘torcedores mirins’. Essendo quella per il calcio, notoriamente, una passione e ben sapendo della predilezione di Amado per le trame amorose, A bola e o goleiro non fa eccezione. Non a caso, la versione italiana uscita nell'87 da Mondadori per la traduzione di Ombretta Borgia, s'intitola La palla innamorata.


Fura-Redes, la palla e Bilô-Bilô, il portiere -questi i nomi dei due protagonisti del racconto- diventano rispettivamente in italiano Buca-Reti e Go-Gol. Più diversi tra loro non potrebbero essere, come si evince dalla sinossi del libro che citiamo. «Buca-reti è la palla più amata del Brasile, celebre per i suoi gol a effetto, a foglia morta, a palombella: una campionessa che non manca mai di infilare la porta ed è pertanto la pupilla degli attaccanti. Go-Gol, invece, è il portiere più fischiato del Brasile, un brocco che non ne azzecca una. Ed ecco che un giorno il povero Go-Gol diventa un asso, il migliore in campo … Ma com’è successo? Semplice: la palla Buca-Reti si è innamorata di lui, e l’unico modo per finire tra le braccia del bel portiere è quello di … farsi parare! Peccato che questo amore clandestino sia destinato a creare un bel po’ di problemi...».

Questi piccoli cenni sulla trama già bastano a far intuire con quanta abilità il grande autore riesca ad attanagliare l’attenzione della fascia di lettori cui si rivolge. Amado infarcisce da suo pari la favola inventando esilaranti soprannomi per i protagonisti, descrivendo le metamorfosi provocate dall’improvviso innamoramento e facendo rivivere alcune partite indimenticabili, fino all’ultima: sul campo il giocatore più famoso e amato  del Paese detto “o Rei”, grande estimatore di Buca-Reti che chiama affettuosamente Perlina, si trova come avversaria la squadra di Go-Gol. Non è una partita qualunque, visto che “o Rei”, avendo alle spalle ben 999 gol, si prepara a segnare il millesimo. Di qui il pesante interrogativo circa il comportamento che terrà Buca-Reti: s’insaccherà in porta per il trionfo di “o Rei” o finirà nelle braccia del suo amato portiere?


Lasciata  “di rigore” la suspense sul finale del libro, che non sveleremo, spostiamo ora l’attenzione su Jorge Amado nella veste di tifoso: vale la pena ricordare che fu “torcedor de o Ypiranga”, sui cui spalti fu visto spesso e a cui rimase fedele per sempre, anche nei lunghi anni che dovette trascorrere in esilio, da oppositore politico. A chi gli chiedeva come mai prediligesse l'Ypiranga anziché club importanti locali come il Bahia, il Vitória o il Galícia,  rispondeva deciso: «No futebol baiano não há nenhum clube de tão gloriosa tradição quanto o Ypiranga». E aggiungeva: «Ypiranga pode perder à vontade porque já ganhou demais, já deu muita alegria aos seus fiéis torcedores».

Le radici del suo attaccamento a questa squadra - a giudizio di accreditati commentatori sportivi brasiliani - affondano nella visione della società che ha sempre contraddistinto la vita e le opere dello scrittore. Ad affascinarlo fu la stessa formazione del club: una sintesi dei poveri di Salvador de Bahia, un’equipe formata dalla classe dei lavoratori e degli esclusi. Non a caso fu il primo club a rompere col profilo elitario dello sport bahiano, all'inizio del XX secolo. Ecco perché, per Jorge Amado, in definitiva: «Ver o Ypiranga vencer era ver o povo vencer».

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un commento