lunedì 18 aprile 2011

Dire quasi la stessa cosa

La teoria della traduzione, e ancor più la sua pratica, è un terreno minato. Ce ne offre un esempio chiaro il sito http://disquiet.com/thirteen.html che propone sedici versioni diverse del poema Autopsicografia di Fernando Pessoa, tradotto dal portoghese all'inglese. A fronte di un sofisticato lavorio di ricerca lessicale, ci sentiamo di raccogliere la lezione di Antoine Berman, secondo cui, chi si propone di tradurre il senso del messaggio, è propenso a concedersi qualsiasi arbitrio. Ogni aggiustamento è pertanto lecito, in nome del “buon scrivere”. Ma il prezzo da pagare è la perdita del senso: chi traduce, stravolge il messaggio. Secondo lo studioso francese, la versione dev'essere letterale, anche a costo di stravolgere, alienare la lingua d'arrivo.

Riportiamo qui il testo originale della poesia. In italiano ne esistono diverse traduzioni, a cura di L. Panarese, G. Tavani, A. Tabucchi e M.J. de Lancastre (Una sola moltitudine, Adelphi) e, infine, P. Ceccucci (Il mondo che non vedo, Rizzoli).

O poeta é um fingidor.
Finge tão completamente
Que chega a fingir que é dor
A dor que deveras sente.
E os que lêem o que escreve,
Na dor lida sentem bem,
Não as duas que ele teve,
Mas só que éles não têm.
E assim nas calhas de roda
Gira, a entreter a razão
Ésse comboio de corda
Que se chama o coração
Fernando Pessoa

Nota: il titolo di questo post, "Dire quasi la stessa cosa", riprende il titolo del famoso libro di Umberto Eco, edito da Bompiani nel 2003.