lunedì 31 agosto 2015

Caetano e Gilberto: sorprendono il pubblico di São Paulo con una canzone inedita nello show per i 50 anni

“As Camélias do Quilombo do Leblon” fa rivivere pagine abolizioniste della storia del Brasile


Reduci dal lungo tour europeo, sconfinato non senza polemiche pure in Israele, la sorpresa più grande l’hanno riservata al loro rientro in Brasile. Stiamo parlando di Caetano Veloso e Gilberto Gil, riuniti  in occasione dei 50 anni di amicizia e sodalizio musicale nello show “Dois Amigos, Um Século de Música” che proseguirà anche in Argentina e Uruguay. Avevamo dedicato un post all’evento in occasione delle tappe italiane, che come prevedibile hanno registrato l’overbooking e ora ci ritorniamo con una grossa novità. Il 20 agosto scorso, alla  Citibank Holl di São Paulo, la coppia oltre al già ricchissimo programma ha regalato al pubblico di casa un inedito a ritmo di bossa samba che ne conferma la sensibilità per i temi sociali.

“As Camélias do Quilombo do Leblon”, questo il titolo della canzone scritta all’alba del giorno stesso dell’esibizione, come riferito da Caetano. Il brano ha doppiamente colpito i fan locali, sia per il tema scelto che riporta a pagine poco note della travagliata storia del  Paese, sia per il riferimento alla città di Hebron in Cisgiordania, frutto di riflessioni seguite alla recente tappa in Israele. “O quilombo do Leblon”, un bairro alle porte di Rio de Janiero, fu una delle comunità abolizioniste che diedero vita a un particolare modello di resistenza alla schiavitù. Le camelie erano il simbolo di questa forma di lotta, diffusa nei pressi di alcune grandi città. Bastava piantarle nel proprio giardino per dichiararsi. I “quilombos urbanos” erano guidati da personalità pubbliche con un certo peso nel gioco politico, che promuovevano la fuga degli schiavi facendo da ponte tra le comunità di fuggitivi e i cittadini liberi, prima ancora che venisse promulgata la famosa “Lei Áurea” (1988).

Del “quilombo do Leblon” si potrebbe parlare a lungo, tanto ricca e interessante è la sua vicenda: basti dire che lo storico Eduardo Silva ha scritto al riguardo il saggio “AS CAMÉLIAS DO LEBLON E A ABOLIÇÃO DA ESCRAVATURA - Uma investigação de história”, un volume di 144 pagine edito dalla Companhia das Letras. L’idea del libro venne a Silva quando, camminando lungo il giardino di Casa de Rui Barbosa a Rio de Janeiro, notò appunto la presenza di piante di camelie. Rui Barbosa, vissuto dal 1849 al 1923, è uno dei personaggi più celebri della storia brasiliana: giurista, politico e letterato si distinse come difensore delle libertà civili e fu tra le figure di spicco del quilombo di cui la canzone parla. La casa di Rio dove abitò dal 1895 fino alla morte, fu poi acquistata dal governo brasiliano che nel 1930 la trasformò in Museo. Oggi è sede dell’omonima Fondazione, attiva nella divulgazione culturale. Il giardino - come la casa che conserva mobili, oggetti e la ricca biblioteca di famiglia - sono aperti alle visite.

Ma torniamo al concerto di Gil e Caetano e al clima particolare che - a quanto riportato dai media locali - si è venuto a creare la sera di quel 20 agosto a São Paulo, dinanzi al palco adornato dalle coloratissime bandiere dei 26 stati confederati che compongono la più estesa nazione del continente sudamericano. C’è chi, come il sito brasiliano UOL, parla di «clima de karaokê intimista e pura ovação», chi dice che non basta parlare di “show”, ma bisogna trovare un nuovo vocabolo per definire la rappresentazione. È il caso della Folha de S. Paulo che nel suo articolo ipotizza la creazione di un termine che significhi nel contempo «show, missa, celebração, louvação». E va anche oltre quando aggiunge che quella sera non c’erano artisti e fan, bensì «entitades e seus devotos».

Descrizioni già tanto eloquenti non hanno bisogno d’altro per trasmettere la magia della serata. Per completare il quadro, indispensabile tuttavia aggiungere il testo della canzone inedita che non è stato diffuso non dagli autori, ma trascritto grazie alla buona volontà dei presenti alla serata. Sempre per merito del pubblico brasiliano, oltre alla letra si può gustare l’esecuzione della coppia bahiana ripresa dal vivo, che volentieri condividiamo coi nostri lettori. Consideriamola idealmente una “ciliegina sulla torta”, visto che di un compleanno si tratta, cioè dei 50 anni di fraterna amicizia tra “os dois titãs, os dois filhos mais famosos da Bahia, as personalidades líderes do Tropicalismo” come Caetano e Gil venivano presentati in Brasile nell’annunciare il tour.


“As Camélias do Quilombo do Leblon”       
(Caetano Veloso/Gilberto Gil)



As camélias do quilombo do Leblon
As camélias do quilombo do Leblon
As camélias do quilombo do Leblon
As camélias

As camélias do quilombo do Leblon
As camélias do quilombo do Leblon
As camélias do quilombo do Leblon
Nas lapelas

Vimos as tristes colinas logo ao sul de Hebron
Rimos com as doces meninas sem sair do tom
O que fazer
Chegando aqui?
As camélias do Quilombo do Leblon
Brandir

Somos a Guarda Negra da Redentora
Somos a Guarda Negra da Redentora

As camélias da Segunda Abolição
As camélias da Segunda Abolição
As camélias da Segunda Abolição
As camélias

As camélias da segunda abolição
As camélias da segunda abolição
As camélias da segunda abolição
Cadê elas?

Somos assim, capoeiras das ruas do rio
será sem fim o sofrer do povo do Brasil
Nele, em mim, vive o refrão
As camélias da segunda abolição virão








martedì 11 agosto 2015

Finalmente anche in Italia il romanzo “Il tuo volto sarà l’ultimo” di João Ricardo Pedro

Abbiamo letto il libro dell’autore “rivelazione” vincitore del Prémio LeYa, tradotto in molte lingue



Quando si inneggia alla scoperta di un capolavoro e si paragona il nuovo autore a scrittori del calibro di Saramago e García Márquez, si oscilla tra scetticismo e curiosità. Se la nuova rivelazione è un cittadino portoghese, per di più estraneo alla letteratura in quanto ingegnere meccanico di professione scopertosi scrittore per ammazzare noia e amarezza provocati dalla perdita del posto di lavoro, la curiosità ha il sopravvento. Così ci si ritrova tra le mani, volutamente, l’opera prima di João Ricardo Pedro (nato a Reboleira, distretto di Lisbona, il 18 agosto 1973) che nella versione italiana pubblicata da Nutrimenti s’intitola Il tuo volto sarà l’ultimo, traduzione fedele del titolo originale O teu rosto será o último.

Insignito del Prémio LeYa, il più importante concorso portoghese di letteratura inedita, il libro è stato subito un successo in patria (siamo alla decima edizione), poi apprezzato anche all’estero propagandosi in Francia, Spagna, Germania, Olanda e Brasile prima di approdare anche da noi. «Lo straordinario affresco di un paese lacerato dagli spettri del passato», ha commentato Le Monde. «Un libro incantevole», ha sentenziato El País. «Denso e commovente, condensa con rara maestria un secolo di storia», ha scritto il brasiliano O Globo. Poiché di recensioni ne sono uscite diverse anche in Italia, non è intenzione del nostro Blog aggiungerne una nuova. Impensabile, tuttavia, ignorare l’uscita in Italia di un libro che si staglia a perfezione sul target di chi ci segue, vale a dire di appassionati lusofoni. È con questo spirito che lo abbiamo letto.

Se non si conosce la storia, anche coloniale, del Portogallo non si entra facilmente nella narrazione. Non si colgono le battute e i riferimenti che non sono palesi, ma affiorano qua e là nella trama del romanzo. Una trama sottile, quella narrata, che gioca a nascondino coi personaggi. Dopo averli presentati, se ne allontana cambiando scenario per farli riemergere a sorpresa, più avanti. Una trama simile a una ragnatela che ti costringe a districarti nel dedalo di figure che la popolano, non senza avvertire a tratti persino un certo disorientamento. Eppure questa ragnatela sottende a una logica: forse l’unica caratteristica che rivela nell’autore l’ingegnere che è stato prima di reinventarsi scrittore. Ma nemmeno questa osservazione basta a caratterizzare João Ricardo Pedro.

Poliedrico e colto, potrebbe egli stesso come il protagonista Duarte, avere un trascorso da musicista. Perché - importante sottolinearlo - il libro appagherà molto, oppure turberà, gli appassionati di musica classica. La cultura è una delle cifre dell’opera che include anche l’arte, portandoci in vari momenti a contatto stretto con Bruegel. Una lettura impegnativa, quindi, non il classico libro estivo di tutto relax, ma nemmeno il tomo pesante che d’istinto allontani e rinvii magari ad altre stagioni dell’anno. Ti inchioda, ti chiede di restare all’erta per non perdere il filo della storia costruita con un’architettura suddivisa in sette parti, ciascuna composta da capitoli che sembrano vivere quasi di vita propria. Sarà solo verso la fine che il puzzle si potrà ricomporre. Ti inchiodano sia la curiosità di scoprire i retroscena, svelati a poco a poco, sia lo stile personalissimo dell’autore. Qui il pensiero e la lode vanno al traduttore Giorgio De Marchis che ha reso magnificamente i contrasti del linguaggio, a volte crudo e violento, a volte profondamente tenero.

Avremmo potuto cominciare a parlare del romanzo attingendo al risvolto di copertina (la storia di tre generazioni di una famiglia portoghese nel tempo della dittatura, delle guerre coloniali, della rivoluzione e della disillusione [...]) che, pur riassumendolo efficacemente, apparirebbe comunque riduttivo. Avremmo potuto descrivere i personaggi principali, dirvi quale capitolo ci aveva colpito di più, addentrarci insomma nella storia narrata. Ma non volevamo svelarne i contenuti, a svantaggio della suspense che l’autore ha saputo creare. Abbiamo preferito, invece, concentrarci sulle emozioni che la lettura de Il tuo volto sarà l’ultimo è in grado di suscitare. Se ne abbiamo parlato, per concludere, è  nella convinzione che al termine delle 207 pagine lette e assaporate ci si congedi pensando: ne valeva proprio la pena. 

sabato 1 agosto 2015

Festival Film Locarno 2015: la significativa presenza di cineasti brasiliani e portoghesi

Occhi su Heliópolis di Machado a Piazza Grande e su Garoto di Bressane fuori concorso



Folta e significativa presenza di cineasti brasiliani e portoghesi al prossimo Festival del film di Locarno, giunto quest’anno alla 68/ma edizione. Già lo scorso anno Il diario portoghese aveva curiosato nel ricco programma dell’importante rassegna elvetica, scandagliando le varie sezioni per individuare, appunto, la partecipazione di esponenti della cinematografia lusofona. L’appuntamento estivo nella cittadina medievale affacciata sulle sponde del Lago Maggiore ai piedi delle Alpi ticinesi, che quest’anno va dal 5 al 15 di agosto, è assurto ormai al gotha delle rassegne internazionali di cinema e particolarmente apprezzato dai cinefili più raffinati. Il solo fatto di venire selezionati e approdare a Locarno è di per sé un riconoscimento, una medaglia al merito indipendentemente da un premio finale, il più prestigioso dei quali consiste nel caratteristico pardo d’oro, simbolo del Festival.

Sulla scia delle prime indiscrezioni finora circolate, particolare attesa circonda la prima mondiale di Heliópolis del regista brasiliano Sérgio Machado che verrà proiettato nella sezione "Piazza Grande", cuore pulsante dell’evento che ogni sera accoglie nel suo magico scenario una platea di 8.000 spettatori. Affascinante la storia narrata dal film: Laerte, interpretato dall’attore bahiano Lázaro Ramos, è un violinista di talento. Non essendo ammesso all’Orchestra sinfonica dello Stato di San Paolo, deve ripiegare sull’insegnamento e diventa maestro di musica all’istituto scolastico della grande favela di Heliópolis. Nonostante le difficoltà, la forza trasformatrice della musica e l’amicizia nascente con gli allievi adolescenti gli apriranno la porta verso un nuovo mondo.

Non meno attenzione viene riservata a Cosmos, inserito nella sezione “Concorso Internazionale”: benché dietro la macchina da presa del film ci stia il regista polacco di culto Andrzej Zulawski e la storia sia basata sull’omonimo romanzo di Witold Gombrowicz, si tratta di un lungometraggio marcatamente portoghese. La coproduzione franco-portoghese si deve infatti al lisbonese Paulo Branco e il film è stato girato interamente tra Sintra, Mafra e Covilhã. Pure il cast non ammette dubbi sulla nazionalità, basti citare Ricardo Pereira, António Simão e Victoria Guerra.A presiedere la sezione “Cineasti del presente” è il regista brasiliano Júlio Bressane, di cui parleremo più avanti anche per il progetto speciale fuori concorso che ha curato. Tra i film a concorso in questa sezione segnaliamo Olmo e Gaivota (Olmo & the Seagull), in prima mondiale. Si tratta del secondo lavoro della regista brasiliana Petra Costa, affiancata per l’occasione dalla danese Lea Glob in una coproduzione mista tra Brasile, Danimarca, Portogallo e Francia.

La sezione “Pardi di domani” dedicata ai cineasti promettenti include i due cortometraggi brasiliani História de uma pena di Leonardo Mouramateus e O teto sobre nós di Bruno Carboni, oltre ai due portoghesi Maria do mar di João Rosas (vincitore della competizione nazionale “Curtas Vila do Conde” 2015) e O que resta di Jola Wieczorek. Benché quest’ultimo sia frutto di una coproduzione Austria-Portogallo e per di più firmato da una regista polacca, a giudicare dalla sinossi pubblicata sul programma ufficiale, si presenta come squisitamente portoghese. Leggiamola insieme: «Che fine fanno i ricordi, le esperienze dei membri di una famiglia quando la casa che abitano viene svuotata, venduta? Attraverso i carteggi di un simbolico nucleo familiare portoghese emerge la storia dell’ultimo secolo di un paese ricco di cultura, contraddizioni e drammi, che rischiano di perdersi, un pezzo di mobilio per volta».

Fitta di presenze lusofone pure la sezione fuori concorso dedicata agli shorts, con ben tre prime internazionali: Noite sem distância di Lois Patino (Portogallo/Spagna) riaccende la memoria su un paesaggio nelle montagne di Gerês, al confine tra Portogallo e Galizia, dove per secoli si è praticato il contrabbando; The glory of filmmaking in Portugal (A Glória de Fazer Cinema em Portugal) di Manuel Mozos (Portogallo) ci riporta al 1929 e indaga sulla lettera, rimasta misteriosa, inviata dallo scrittore portoghese José Régio a Alberto Serpa in cui esprimeva il suo desiderio di fondare una casa di produzione e dedicarsi alla realizzazione di film; Undisclosed recipients di Sandro Aguilar (Portogallo) è senza dialoghi e dalla sinossi criptica che recita «prima e dopo quel secondo bacio».

Torniamo infine al già citato regista brasiliano Júlio Bressane cui si deve il progetto speciale fuori concorso intitolato Tela Brilhadora. Lo stesso cineasta nativo di Rio de Janeiro e considerato uno dei maggiori esponenti del cinema novo, presenta in prima mondiale il suo film Garoto ispirato al racconto L’assassino disinteressato Bill Harrigan di Jorge Luis Borges. Tutti brasiliani e in prima mondiale anche gli altri film del progetto. O espelho (The Mirror), opera prima di Rodrigo Lima, è l’adattamento dell’omonimo racconto di Machado de Assis. O prefeito (The Mayor) di Bruno Safadi narra di un ipotetico sindaco di Rio de Janeiro che, spinto dalla volontà di entrare nella storia, decide di separare la sua città dal Brasile e fondare un nuovo Stato. Con Origem do mundo (Origin of the World) il regista Moa Batsow tenta di far conoscere le iscrizioni preistoriche del Brasile per salvaguardarle. I testi sono di Bernardo Silva Ramos, un pioniere nella scoperta e nell’interpretazione dell’arte preistorica.

Conclusa la carrellata sulla partecipazione di cineasti appartenenti alla cultura di cui si occupa il nostro Blog, doveroso rendere omaggio al Festival del film Locarno che, lungo i suoi 68 anni di storia, ha saputo conquistarsi un posto di primo piano nel panorama delle grandi manifestazioni cinematografiche offrendo una programmazione eclettica. Geograficamente situato al crocevia di tre grandi culture europee (italiana, tedesca e francese), con il suo vasto pubblico multiculturale, il Festival di Locarno rappresenta un trampolino di lancio per nuovi film provenienti da tutte le parti del mondo, nonché un’occasione d’incontro fra talenti emergenti e nomi già prestigiosi.