lunedì 20 luglio 2015

Al portoghese André Carrilho il “Grande Prémio do World Press Cartoon (WPC) 2015”

Il forte impatto del disegno “Ébola” pubblicato da Diário de Notícias conquista la giuria



Quando era piccolo gli dicevano che quella del disegnatore non era una professione e che, se avesse proseguito nel suo intento, sarebbe finito sotto un ponte. Tuttavia André Carrilho non si è lasciato scoraggiare e tutto dimostra che ha preso la decisione migliore. Proprio pochi giorni fa, l’11 luglio scorso, è stato insignito del “Grande Prémio do World Press Cartoon (WPC) 2015” che gli è stato consegnato nel corso di una cerimonia a Cascais. A fruttargli il premio, del valore di 10mila euro, il suo disegno “Ébola” pubblicato sul Diário de Notícias il 10 agosto 2014. In lizza nella categoria “Desenho Editorial”, l’opera descrive come sia stato trattato il tema del virus dai mezzi d’informazione al di fuori dell’Africa. Il suo lavoro, di forte impatto visivo ed emotivo, pochi giorni dopo la pubblicazione aveva fatto il giro del mondo ed era stato al centro di analisi e commenti sia sui giornali sia sui social network.

La giuria ha motivato la scelta di premiare il disegno perché «não expõe apenas o problema de uma doença devastadora, mas sobretudo denuncia a dualidade de critérios da imprensa europeia e norte-americana perante a origem das vítimas». Basta osservare l’immagine per notare come, in un’infermeria piena di pazienti di colore, l’obiettivo si focalizzi sull’unico ricoverato dalla pelle bianca. Il riferimento alla grande attenzione esplosa sui media non appena i primi volontari statunitensi ed europei rientrarono dall’Africa dopo aver contratto il virus - tema che per settimane monopolizzò le prime pagine e le aperture dei notiziari radio-tv mentre le migliaia di cittadini africani già falcidiati dallo stesso batterio non avevano fatto gran notizia fino ad allora - è evidente.  Ecco cosa diceva lo stesso Carrilho intervistato da “Observador” nell’ottobre 2014: «As pessoas no continente africano são mais olhadas como uma estatística abstrata do que como um paciente nos Estados Unidos ou na Europa. Quantas histórias conhecemos de pacientes africanos? Nenhuma».

Chi è André Carrilho? Ecco una piccola biografia che aiuta a conoscerlo: nato a Lisbona il 26 luglio 1974 ha lavorato professionalmente dal 1992 come designer, illustratore, cartoonista, animatore e caricaturista collaborando inizialmente con alcuni tra i principali giornali e riviste portoghesi. Dopo aver esposto in vari Paesi d’Europa, in Brasile e negli Stati Uniti, ha cominciato ad accumulare riconoscimenti nazionali e internazionali tra cui il “Gold Award for Illustrator’s Portfolio” della Society for News Design (EUA) nel 2002. I suoi lavori più recenti sono pubblicati da: New York Times, Harper’s, The Independent On Sunday e Vanity Fair. Ha al suo attivo oltre a libri, cd e dvd, anche un film intitolato “Jantar em Lisboa”.

Tornando al lavoro che gli ha fruttato questo recente, importante riconoscimento, questo il suo commento a caldo a margine della premiazione. «Este prémio é completamente inesperado», ha dichiarato André Carrilho, aggiungendo: «Só publiquei este desenho porque a minha mulher acreditou nele, num final de tarde em que mais uma vez se prestou homenagem aos cartoonistas barbaramente assassinados no Charlie». «Nunca pensei - ha concluso - que a minha profissão pudesse ser de risco e a violência pudesse abalar tanto a nossa profissão». Se le parole di Carrilho e la sua “Ébola” hanno destato un qualche interesse ad approfondire la conoscenza di questo creativo portoghese che dà lustro al suo Paese, si può consultare il suo sito ufficiale

giovedì 2 luglio 2015

Capo Verde: il 5 luglio si celebrano i primi 40 anni d’indipendenza dal Portogallo

“Em 1975 todos tínhamos heróis” dice José Maria Neves, il Primo Ministro che ama la poesia



Sono iniziate il 25 maggio scorso e proseguiranno fino al 18 ottobre prossimo (dia da Cultura) le celebrazioni per il 40/mo anniversario dall’Indipendenza di Capo Verde, raggiunta il 5 luglio 1975. Una data fondamentale per l’ex colonia portoghese, arcipelago costituito da nove isole al largo della costa occidentale dell’Africa quasi di fronte alla Guinea-Bissau, altra ex colonia cui Capo Verde è da sempre legato sia storicamente per via del comune commercio di schiavi che li ha caratterizzati, sia politicamente. I due Paesi erano infatti accomunati nel Partido Africano para a Independência da Guiné e Cabo Verde (PAICG) che li ha condotti, appunto, all’indipendenza pur con tempistiche differenti. Fondatore del partito quell’Amílcar Cabral nato nella Guinea portoghese da padre capoverdiano, sulla cui storia il nostro Blog si era ampiamente soffermato nel post del 20 gennaio 2013. 

Non dobbiamo certo ricordare ai lettori del Diario portoghese che per veder pienamente riconosciuta la loro indipendenza dal Portogallo anche queste due ex colonie, al pari di altre, dovettero aspettare gli effetti sortiti dalla Revolução dos cravos del 25 Aprile 1974 che pose fine alla dittatura. Ma la strada verso la democrazia doveva rivelarsi ancora lunga e accidentata per Capo Verde, basti pensare alla separazione politica dalla Guinea-Bissau avvenuta in seguito ad uno dei vari golpe che martoriarono lo stato continentale africano, tanto che i capoverdiani arrivarono a fondare il PAICV (Partido Africano da Independência de Cabo Verde) uscendo dal PAIGC. Era il 1981 e solo dieci anni più tardi si tennero le prime elezioni democratiche.

A partire da quel momento la giovane democrazia ha iniziato a risalire via via la china ottenendo risultati incoraggianti. Uno per tutti: nonostante le ricorrenti siccità, in particolare quella che nel 1997 distrusse oltre l’80% dei raccolti costringendo il Paese a chiedere aiuto all’Onu e al World Food Programme, nel 2007 Capo Verde è stato escluso dalla lista dei Paesi Meno Sviluppati (LDC) stilata dall’ONU. Dal 2001, con ben tre conferme successive, Primo Ministro è José Maria Pereira Neves membro del Partito Africano per l’Indipendenza di Capo Verde (PAICV), nato a Santa Catarina nell’isola di Santiago nel 1960.

È proprio a Neves che l’Agenzia Lusa affida la celebrazione dei 40 anni dall’indipendenza, attingendo ai suoi ricordi personali in un’intervista pubblicata il 18 giugno u.s. dall’eloquente titolo “Em 1975 todos tínhamos heróis”. A quel tempo, il Primo Ministro aveva 15 anni e viveva in una piccola località molto distante dal centro politico, impressa nella sua memoria anzitutto per la povertà che così descrive: «As pessoas descalças e mal vestidas, as casas degradadas e uma atitude e comportamento fechados». Neves premette di aver percepito che qualcosa di nuovo stava per accadere fin dalla rivoluzione dei garofani e lo spiega con queste parole: «No momento do 25 de abril percebi que tinha havido uma revolução e que algo de extraordinário estaria para acontecer. Depois, veio toda aquela movimentação para a independência. Apesar de adolescente, desejava ardentemente a independência e, para mim, era o momento de uma nova largada».

Del 5 luglio di 40 anni fa “Zema”, nome con cui José Maria Neves è conosciuto nell’arcipelago, ha scolpito negli occhi e nel cuore l’arrivo degli «heróis nacionais, quer os nacionalistas cabo-verdianos, guineenses e angolanos presos no Campo de Concentração do Tarrafal e também alguns presos do Campo de São Nicolau, em Angola. Tínhamos a ideia -racconta- de gente que tinha combatido pela independência, pela liberdade, e que estava presa nos campos de concentração. E também começaram a chegar os míticos combatentes da liberdade da Pátria que estavam na Guiné-Bissau. Eram esses os nossos heróis». Gli sembra di rivedere ancora i manifesti e gli opuscoli che venivano distribuiti, inneggianti ad eroi «do nosso Povo», come Amílcar Cabral, Aristides Pereira e Pedro Pires.

Il Primo Ministro, che lascerà la carica all’inizio del prossimo anno con l’intento di dedicarsi all’insegnamento universitario, dichiara di sentirsi oggi «orgulhoso de um país já nos “entas”, onde as pessoas já andam bem vestidas e calçadas, com um outro brilho no olha, já sem o desejo ardente de querer partir para encontrar novas formas de vida fora do arquipélago, apesar de ainda muito haver por fazer». Data la scarsa risonanza mediatica internazionale di Capo Verde, nota soprattutto come attrazione turistica, ben poco si sa del lavoro compiuto dal Primo Ministro nella sua guida quasi quindicennale del Paese. Ciò a dispetto della sua intensa attività diplomatica culminata negli incontri coi Presidenti degli Usa -prima Bush e poi Obama- col Presidente e il Primo ministro della Repubblica Popolare Cinese e persino con Papa Benedetto XVI e Papa Francesco.

Quanto al suo profilo personale, grazie ai media locali abbiamo scoperto che Neves non solo è un lettore assiduo, ma scrive anche “algumas coisas” di poesia, il suo genere letterario preferito al punto che quasi tutti i giorni legge una poesia di Fernando Pessoa. Tra i poeti capoverdiani fa riferimento a Eugénio Tavares, vissuto a cavallo fra la seconda metà del XIX secolo e la prima del XX, di cui analizza l’opera sulla rivista culturale NÓS GENTI per riaffermarne la modernità di pensiero. «Em vários momentos -afferma il Primo Ministro- Tavares declara que, se for necessário, podemos optar pela independência, salientando o facto do povo cabo-verdiano precisar de ser tratado com dignidade, através da eliminação das arbitrariedades, conferindo-lhe mais autonomia e liberdade». Dei suoi contemporanei dice all’Agenzia Lusa di apprezzare lo scrittore Germano Almeida che si è dimostrato «grande contador de histórias, nuns livros melhor que noutros» mentre nella poesia sostiene che il “must” sia Arménio Vieira, premio Camões nel 2009.