“Em 1975 todos tínhamos heróis” dice José Maria Neves, il Primo Ministro che ama la poesia
Sono iniziate il 25
maggio scorso e proseguiranno fino al 18 ottobre prossimo (dia da Cultura) le
celebrazioni per il 40/mo anniversario dall’Indipendenza di Capo Verde,
raggiunta il 5 luglio 1975. Una data fondamentale per l’ex colonia portoghese,
arcipelago costituito da nove isole al largo della costa occidentale dell’Africa
quasi di fronte alla Guinea-Bissau, altra ex colonia cui Capo Verde è da sempre
legato sia storicamente per via del comune commercio di schiavi che li ha
caratterizzati, sia politicamente. I due Paesi erano infatti accomunati nel
Partido Africano para a Independência da Guiné e Cabo Verde (PAICG) che li ha
condotti, appunto, all’indipendenza pur con tempistiche differenti. Fondatore
del partito quell’Amílcar Cabral nato nella Guinea portoghese da padre
capoverdiano, sulla cui storia il nostro Blog si era ampiamente soffermato nel
post del 20 gennaio 2013.
Non dobbiamo certo
ricordare ai lettori del Diario portoghese che per veder pienamente
riconosciuta la loro indipendenza dal Portogallo anche queste due ex colonie,
al pari di altre, dovettero aspettare gli effetti sortiti dalla Revolução dos cravos del 25 Aprile 1974
che pose fine alla dittatura. Ma la strada verso la democrazia doveva rivelarsi
ancora lunga e accidentata per Capo Verde, basti pensare alla separazione
politica dalla Guinea-Bissau avvenuta in seguito ad uno dei vari golpe che
martoriarono lo stato continentale africano, tanto che i capoverdiani
arrivarono a fondare il PAICV (Partido Africano da Independência de Cabo Verde)
uscendo dal PAIGC. Era il 1981 e solo dieci anni più tardi si tennero le prime
elezioni democratiche.
A partire da quel
momento la giovane democrazia ha iniziato a risalire via via la china ottenendo
risultati incoraggianti. Uno per tutti: nonostante le ricorrenti siccità, in
particolare quella che nel 1997 distrusse oltre l’80% dei raccolti costringendo
il Paese a chiedere aiuto all’Onu e al World Food Programme, nel 2007 Capo
Verde è stato escluso dalla lista dei Paesi Meno Sviluppati (LDC) stilata dall’ONU.
Dal 2001, con ben tre conferme successive, Primo Ministro è José Maria Pereira
Neves membro del Partito Africano per l’Indipendenza di Capo Verde (PAICV),
nato a Santa Catarina nell’isola di Santiago nel 1960.
È proprio a Neves che l’Agenzia
Lusa affida la celebrazione dei 40 anni dall’indipendenza, attingendo ai suoi
ricordi personali in un’intervista pubblicata il 18 giugno u.s. dall’eloquente
titolo “Em 1975 todos tínhamos heróis”. A quel tempo, il Primo Ministro aveva
15 anni e viveva in una piccola località molto distante dal centro politico, impressa
nella sua memoria anzitutto per la povertà che così descrive: «As pessoas
descalças e mal vestidas, as casas degradadas e uma atitude e comportamento
fechados». Neves premette di aver percepito che qualcosa di nuovo stava per
accadere fin dalla rivoluzione dei garofani e lo spiega con queste parole: «No
momento do 25 de abril percebi que tinha havido uma revolução e que algo de
extraordinário estaria para acontecer. Depois, veio toda aquela movimentação
para a independência. Apesar de adolescente, desejava ardentemente a
independência e, para mim, era o momento de uma nova largada».
Del 5 luglio di 40 anni
fa “Zema”, nome con cui José Maria Neves è conosciuto nell’arcipelago, ha
scolpito negli occhi e nel cuore l’arrivo degli «heróis nacionais, quer os
nacionalistas cabo-verdianos, guineenses e angolanos presos no Campo de
Concentração do Tarrafal e também alguns presos do Campo de São Nicolau, em
Angola. Tínhamos a ideia -racconta- de gente que tinha combatido pela
independência, pela liberdade, e que estava presa nos campos de concentração. E
também começaram a chegar os míticos combatentes da liberdade da Pátria que
estavam na Guiné-Bissau. Eram esses os nossos heróis». Gli sembra di rivedere
ancora i manifesti e gli opuscoli che venivano distribuiti, inneggianti ad eroi
«do nosso Povo», come Amílcar Cabral, Aristides Pereira e Pedro Pires.
Il Primo Ministro, che
lascerà la carica all’inizio del prossimo anno con l’intento di dedicarsi all’insegnamento
universitario, dichiara di sentirsi oggi «orgulhoso de um país já nos “entas”,
onde as pessoas já andam bem vestidas e calçadas, com um outro brilho no olha,
já sem o desejo ardente de querer partir para encontrar novas formas de vida
fora do arquipélago, apesar de ainda muito haver por fazer». Data la scarsa
risonanza mediatica internazionale di Capo Verde, nota soprattutto come
attrazione turistica, ben poco si sa del lavoro compiuto dal Primo Ministro
nella sua guida quasi quindicennale del Paese. Ciò a dispetto della sua intensa
attività diplomatica culminata negli incontri coi Presidenti degli Usa -prima
Bush e poi Obama- col Presidente e il Primo ministro della Repubblica Popolare
Cinese e persino con Papa Benedetto XVI e Papa Francesco.
Quanto al suo profilo
personale, grazie ai media locali abbiamo scoperto che Neves non solo è un
lettore assiduo, ma scrive anche “algumas coisas” di poesia, il suo genere
letterario preferito al punto che quasi tutti i giorni legge una poesia di
Fernando Pessoa. Tra i poeti capoverdiani fa riferimento a Eugénio Tavares,
vissuto a cavallo fra la seconda metà del XIX secolo e la prima del XX, di cui
analizza l’opera sulla rivista culturale NÓS GENTI per riaffermarne la
modernità di pensiero. «Em vários momentos -afferma il Primo Ministro- Tavares
declara que, se for necessário, podemos optar pela independência, salientando o
facto do povo cabo-verdiano precisar de ser tratado com dignidade, através da
eliminação das arbitrariedades, conferindo-lhe mais autonomia e liberdade». Dei
suoi contemporanei dice all’Agenzia Lusa di apprezzare lo scrittore Germano
Almeida che si è dimostrato «grande contador de histórias, nuns
livros melhor que noutros» mentre nella poesia sostiene che il “must”
sia Arménio Vieira, premio Camões nel 2009.
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