venerdì 30 settembre 2011

Il nuovo romanzo di António Lobo Antunes oggi nelle librerie portoghesi

«Comissão das Lágrimas», il nuovo romanzo dello scrittore António Lobo Antunes arriva oggi nelle librerie portoghesi, in un’edizione della casa editrice Dom Quixote.




Si tratta di un libro “denso e sobrio” sull’Angola post-indipendenza. Il romanzo parte da un episodio realmente avvenuto, il “doloroso canto di una donna torturata”, ma non si propone come un romanzo storico, né come un libro-documentario che vuole raccontare gli avvenimenti bellici che sconvolsero l’Angola dopo l’indipendenza. Lo scrittore ha utilizzato piuttosto la sua sensibilità e lo spaventoso potere evocativo della sua scrittura per parlare di colpa, vendetta, innocenza perduta. La donna citata, conosciuta come Virinha, si chiamava Elvira ed era comandante del battaglione femminile dell’ MPLA (Movimento Popular de Libertação de Angola). Fu catturata, torturata e uccisa durante il colpo di Stato avvenuto nel maggio 1977 in Angola. E mentre la torturavano, non smise mai di cantare.
Il titolo del romanzo, “Comissão das Lágrimas”, fa riferimento a un avvenimento importante della storia dell’Angola e in particolare alle dissidenze interne del Movimento Popular  para a Libertação de Angola (MPLA), che portarono, nel 1977, a un Colpo di Stato e al mancato attentato a Agostinho Neto. Il Comitato Centrale dell’MPLA cercò di appurare l’identità dei “ribelli”, costituendo a questo scopo una commissione d’inchiesta, oggi conosciuta proprio come “Comissão das Lágrimas”.


Leggi la prima recensione al romanzo pubblicata su Jornal de Letras.

lunedì 26 settembre 2011

Novità in libreria

Dalla casa editrice Cavallo di Ferro sono in arrivo due interessanti proposte di lettura: la prima,
Il buon inverno di João Tordo, rappresenta una novità in assoluto, mentre la seconda è costituita  dalla ripubblicazione in veste nuova di Equatore, romanzo di Miguel Sousa Tavares.

Era ancora presto quella mattina e Don stava già partendo verso l’infinito, dove gruppi di nuvole, nelle varie tonalità di grigio, sfiorate da un sole malinconico, avanzavano lentamente in direzione della montagna, sorvolandola come angeli collerici che portassero con sé il preannuncio di tempi terribili. Nessuno di noi si mosse mentre il pallone nero si alzava in cielo, anche quando era ormai diventato una piccola sagoma di fronte alle enormi nubi. Disposti in un cerchio irregolare, al centro di una radura del bosco, vedemmo l’ultimo decollo di Don, sapendo che eravamo noi a restare soli al mondo, non lui. Forse ci era mancato il coraggio; forse, in quel momento, già intuivamo che non saremmo riusciti a far nulla senza Don e saremmo rimasti per sempre soggetti al giogo della sua assenza. Fu così che iniziò il Buon Inverno.

João Tordo è nato a Lisbona nel 1975. Dopo la laurea in Filosofia ha studiato giornalismo e scrittura creativa a Londra e a New York. Nel 2001 ha ottenuto il Young Talents Literature Award a Lisbona, città nella quale attualmente vive e lavora come giornalista, e nel 2009 il premio José Saramago per As três vidas (2008). Oltre che di Il Buon Inverno è autore di Hotel memória (2007). Le sue opere sono pubblicate in Francia, Brasile e Croazia.


1905, Lisbona. Luís Bernardo Valença ha 37 anni e conduce una vita senza scossoni, grazie ad una invidiabile posizione economica: è infatti proprietario di una piccola compagnia marittima che gli permette una vita agiata. Scapolo impenitente, Luís si concede solo avventure galanti e nessuna storia importante, e anche la seduzione della cugina sposata di un suo amico lo attira più per il gusto della sfida che per una reale infatuazione. A scuotere il tran tran distaccato della sua esistenza da colto dandy giunge per Luís una inattesa convocazione da parte del sovrano portoghese Don Carlos, incuriosito dagli articoli scritti da Valença in difesa di un colonialismo dal volto umano. Il re ha in serbo per Luís una proposta-shock: assumere la carica di governatore della colonia di Sao Tomé e Principe per smentire le illazioni della stampa britannica che accusa il Portogallo di portare avanti una politica schiavista. In realtà dietro allo scontro sulle condizioni di vita dei contadini delle piantagioni di caffè di Sao Tomé c'è una complessa manovra diplomatica inglese che va disinnescata con furbizia. Luís Bernardo Valença assume il governo delle isole e se da una parte deve adattarsi ad una vita e ad un ambiente completamente diversi da quelli a lui familiari, dall'altra deve convivere con la presenza invadente del console britannico Hamilton. Il fatto che a Luís batta il cuore per la giovane signora Hamilton, poi, non aiuta di certo...
Il giornalista/avvocato Sousa Tavares esordisce come scrittore con un romanzo magnifico, efficace come pochi nel ricreare la magica atmosfera, i profumi ed i colori dei tropici. Apologo sulla tolleranza e affresco storico al tempo stesso, Equatore è stato senza dubbio il vero 'caso' editoriale del 2005, grazie ad un successo di vendite largamente inatteso e altrettanto largamente meritato.

Recensione di David Frati, Mangialibri.

Miguel Sousa Tavares (Oporto, 25 giugno 1952) è uno scrittore e giornalista portoghese, figlio della più nota Sophia de Mello Breyner Andresen, vincitrice del Premio Camões nel 1999. Dopo aver studiato Giurisprudenza, intraprende la carriera di giornalista, scrivendo di tanto in tanto anche alcuni saggi. Ha debuttato come romanziere con il romanzo Equador, best-seller nel 2003 con oltre 220.000 copie vendute.

venerdì 23 settembre 2011

"Poemas Novos e Velhos", raccolta di poesie di Helder Macedo



È stato presentato oggi, 23 settembre, nella Casa Fernando Pessoa di Lisbona, Poemas Novos e Velhos, una raccolta di poesie accuratamente selezionate dell'autore Helder Macedo. Il volume si apre con una sequenza di testi inediti, Colagens, scritti nel 2010 e 2011, e va a ritroso nel tempo, sino alle poesie giovanili.

Helder Macedo esordisce come poeta con Vesperal nel 1956. Ma, sia perché gli ultimi testi poetici non hanno visto pubblicazione, sia per la sua valenza come ricercatore e saggista, sia per il suo lavoro come professore e responsabile alla cattedra di Letteratura Portoghese al King's College di Londra e sia, soprattutto, per la sua importanza come romanziere – da Partes de África (1991) fino a Natália (2009), passando per Pedro e Paula (1998), Vícios e virtudes (2000), e Sem Nome (2005) – la sua produzione come poeta è passata in secondo piano. Situazione che questo nuovo libro potrà forse "correggere". Poemas Novos e Velhos riunisce 55 anni di poesia in 165 pagine. "Questa collezione contiene poesie di quando avevo 20 anni. Mi riconosco a distanza di anni, più in alcune, meno in altre. Ma non ho riscritto nulla." Quanto alle poesie nuove  di Colagens,  l'autore  rivela a Jornal de Letras: "Non faccio citazioni, ma riferimento ai poeti o alle poesie che in qualche modo sono importanti per me: Camões, Sá de Miranda, Bernardim, Pessoa, Cesário, Sá Carneiro".


mercoledì 21 settembre 2011

Júlio Resende 1917-2011

Nesta cidade onde no sítio mais absurdo
num sentido proibido ou num semáforo
todos os poentes me dizem quem tu és

Manuel Alegre

Ribeira Negra, Porto, ponte D. Luís


Si è spento oggi il pittore Júlio Resende, nato a Porto il 23 ottobre 1917. 
Per molti anni Júlio Resende rappresentò il Portogallo nelle esposizioni della Biennale di Venezia, Londra, Parigi e São Paulo, città in cui ottenne il Premio Speciale nel 1951.


Ribeira Negra, Porto, Alfândega


Una delle opere più conosciute di Júlio Resende è Ribeira Negra, un imponente murales di azulejos che si trova a Porto, nella parte sottostante il ponte D. Luís. Gli azulejos sono stati realizzati nel 2007 sulla base dell’opera prima dell’artista, Ribeira Negra, una gigantesca tela datata 1984 che racconta la vita rivierasca nella città di Porto. Le tele originali di Ribeira Negra hanno una superficie totale di circa 120 metri quadrati (misurano approssimativamente 40 metri di larghezza) e sono esposte nel Centro Congressos e Exposições dell’Alfândega.










sabato 17 settembre 2011

Agostinho Neto: Kilamba, poeta e guerrilheiro

 Il 17 settembre viene celebrato in Angola “O Dia do Herói Nacional” (il Giorno dell'Eroe Nazionale), in omaggio al primo Presidente angolano, António Agostinho Neto, nato lo stesso giorno dell'anno 1929. La commemorazione è stata istituita nel 1980.

Agostinho Neto, leader del MPLA, è una delle figure più carismatiche del nazionalismo angolano. Poeta, medico e guerrigliero, contribuì in maniera determinante alle lotte di liberazione nazionale del popolo angolano che l’11 settembre 1975 ottenne l’indipendenza dopo ben cinque secoli di colonizzazione portoghese. Nacque così la Repubblica d’Angola. António Agostinho Neto fu eletto primo Presidente e portò avanti il mandato nell’amato Paese fino al 1979, anno della sua morte.


"Havemos de voltar a nossa terra, a nossa pátria, a nossa mãe".

Agostinho Neto veniva chiamato dal suo popolo “kilamba”, che in kumbundo significa “condottiero di uomini”.

"Voz do sangue"

Palpitam-me
os sons do batuque
e os ritmos melancólicos do blue

Ó negro esfarrapado do Harlem
ó dançarino de Chicago
ó negro servidor do South

Ó negro de África

negros de todo o mundo

eu junto ao vosso canto
a minha pobre voz
os meus humildes ritmos.

Eu vos acompanho
pelas emaranhadas áfricas
do nosso Rumo

Eu vos sinto
negros de todo o mundo
eu vivo a vossa Dor
meus irmãos.

Agostinho Neto

mercoledì 14 settembre 2011

"Passageiro do fim do dia" di Rubens Figueiredo


Passageiro do fim do dia è l'ultimo romanzo di Rubens Figueiredo, in concorso per il Prémio Portugal Telecom 2001. Rubens Figueiredo, nato a Rio de Janeiro nel 1956, è uno scrittore e traduttore molto apprezzato; i romanzi As palavras secretas (1998) e Barco a seco (2002) si sono aggiudicati il Prêmio Jabuti.

Qui trovate maggiori informazioni sugli altri romanzi candidati al Prémio Portugal Telecom.

venerdì 9 settembre 2011

Lobo Antunes al teatro São Luiz di Lisbona

Lo spettacolo “Que cavalos são aqueles que fazem sombra no mar?”, di Maria de Medeiros, tratto dall’omonimo romanzo di António Lobo Antunes,  sarà in scena al teatro São Luiz di Lisbona dal 15 al 17 settembre.  La regista di “Capitães de Abril” ha scelto la storia del declino di una famiglia del Ribatejo e impersonerà le voci di quattro dei personaggi del romanzo: Francisco (“il senza scrupoli”), Ana (“l’eroinomane”), João (“il pedofilo”) e la loro madre, che si trova in punto di morte. Ma sul palco non sarà da sola. Partendo da una figura simbolica che attraversa tutto il libro – il cavallo – Maria de Medeiros sarà affiancata da Gonçalo Távora Correia, cavaliere professionista, e dal cavallo Paxá, che danzeranno al ritmo della musica letteraria di Lobo Antunes.
Dietro la storia degli ultimi decenni portoghesi, dietro la storia delle profonde trasformazioni sociali ed economiche che il paese ha attraversato (e attraversa tuttora), ci sono persone in carne e ossa. Ci sono famiglie che sono come piccole società la cui esplosione interna libera voci che potrebbero essere le nostre. Ciascuno dei membri della famiglia – il cinico, la drogata, l’omosessuale e persino la vecchia servitrice, Mercília, senza contare i morti e quelli che stanno per morire – libera la propria voce in una tragedia il cui rituale evoca vuoi un’opera (dove si muore cantando), vuoi un’arena (dove si muore tra i “viva!”).
Que cavalos são aqueles que fazem sombra no mar? (Dom Quixote, 2009), ancora inedito in Italia, è stato definito da António Lobo Antunes “il più tecnicamente perfetto” dei suoi romanzi. L’autore portoghese lancerà il prossimo 30 settembre il suo nuovo romanzo, Comissão das lágrimas.

lunedì 5 settembre 2011

"José e Pilar" di Miguel Gonçalves Mendes al "Festival della letteratura"

Presso il teatro Ariston di Mantova, il giorno 8 settembre, alle ore 16.00, verrà trasmesso il film José e Pilar. La proiezione si inserisce nel ricco programma del “Festival della letteratura” che si terrà a Mantova dal 7 all'11 settembre. Gli ultimi anni di vita del premio Nobel José Saramago attraverso il rapporto con la moglie giornalista e traduttrice Pilar del Río: la coppia è stata seguita e filmata nella vita di tutti i giorni nelle quiete della casa di Lisbona e di Lanzarote dal regista Miguel Gonçalves Mendes.
Il film era stato presentato in anteprima italiana lo scorso 16 luglio al Festival Sete Sóis Sete Luas, a Pontedera.


Maggiori informazioni sul film
Programma del “Festival della letteratura


giovedì 1 settembre 2011

"Capitães da Areia", un film di Cecília Amado


Il prossimo 14 ottobre debutterà nelle sale cinematografiche brasiliane il documentario Capitães da Areia, basato sull’omonimo romanzo di Jorge Amado. Il film, realizzato da Cecília Amado, nipote dello scrittore, e patrocinato dalla RTP e dall’ Instituto do Cinema e do Audiovisual, verrà proiettato in anteprima nel corso del Festival do Rio. Gli attori che interpretano i protagonisti hanno un’età compresa tra i 12 e i 16 anni e sono stati selezionati in diverse ONG di Salvador de Bahia che organizzano corsi di danza, capoeira e teatro. In un’intervista al quotidiano brasiliano O Globo, Cecília Amado ha spiegato di non aver seguito il romanzo alla lettera: “Molte storie sono state riassunte in un solo  sguardo, in un solo personaggio”. Per Tino Navarro, co-produttore, Capitães da Areia racchiude lo sguardo di chi crede che gli uomini siano buoni per natura e che siano invece la fame e l’emarginazione sociale a spingerli a commettere le azioni più indegne, senza, tuttavia, far perdere loro la dignità. Tino Navarro ricorda che questa è la visione tradizionale del neo-realismo, che mette in scena le lotte di classe e i conflitti interni ai gruppi di bambini e ragazzi.
Capitaes da Areia, al contrario di altri film che descrivono la realtà brasiliana, non è caratterizzato da uno sguardo cinico e disincantato: i bambini, benché siano visti come vittime della società,  continuano a rappresentare la speranza in una società migliore. Il lungometraggio verrà proposto anche  nelle sale cinematografiche portoghesi a partire dal mese di novembre ed è solo la prima di una serie di iniziative che verranno organizzate in occasione del centesimo anniversario della nascita di Jorge Amado, che si celebrerà nel 2012.

Il Lecca-Lecca era magro e molto alto, aveva una faccia risucchiata, giallastra, gli occhi cerchiati e fondi, la bocca sottile poco disposta al sorriso. Il Gamba-Zoppa cominciò con uno scherzo, chiedendo se «stava già dicendo le preghiere», poi si mise a parlare del furto dei cappelli; si misero d'accordo che avrebbero portato con sé un certo numero di ragazzini, che scelsero accuratamente, fissarono la zona dove avrebbero agito, e si separarono. […]
Il Gamba-Zoppa restava immobile, a guardare. Il Lecca-Lecca non si muoveva. Solo le sue labbra erano in leggero movimento. Il Gamba-Zoppa era solito burlarsi di lui, come del resto di tutti gli altri del gruppo, incluso il Professore a cui portava affetto, incluso Pedro Proiettile per cui aveva rispetto. Ogni volta che un ragazzo nuovo entrava a far parte dei Capitani della spiaggia, il nuovo venuto si faceva un'opinione negativa del Gamba-Zoppa, pronto a trovargli un nomignolo, a ridere di ogni gesto, di ogni frase della recluta. Metteva tutto in ridicolo, era uno di quelli che più frequentemente si battevano. Aveva anche fama di essere cattivo. Una volta aveva sottoposto a sevizie tremende un povero gatto capitato nel magazzino. Un giorno aveva accoltellato il cameriere di un ristorante solo per portargli via un pollo arrosto. Una volta che aveva un ascesso a una gamba se lo era inciso a freddo col temperino e lo aveva strizzato ridendo sotto gli occhi di tutti. A molti del gruppo non piaceva; ma quelli che passavano sopra a tante cose e diventavano suoi amici dicevano che in fondo era un «bravo tipo». Nel profondo del cuore aveva compassione delle disgrazie di tutti. E ridendo, mettendo in ridicolo, cercava di sfuggire alla sua propria disgrazia. Per lui era come una medicina. Rimase a guardare il Lecca-Lecca che pregava intensamente. Sul viso del compagno in preghiera c'era una sorta di esaltazione, un qualcosa che a prima vista al Gamba-Zoppa era parso allegria o felicità. Ma guardando meglio il volto dell'altro decise che era un'espressione che non sapeva definire; e pensò, contraendo la faccetta minuta, che forse era per quello che a lui non gli era mai venuto di pregare, di rivolgersi a quel cielo di cui parlava tanto il padre José Pedro quando veniva a visitarli. Quello che desiderava lui era un po' di felicità un po' di gioia, sfuggire a tutta la miseria, a tutte le sciagure che li circondavano e li soffocavano. C'era, è vero, la grande libertà delle strade. Ma c'era anche l'abbandono, l'assenza di tenerezza, la mancanza di ogni buona parola. Queste cose Lecca-Lecca le cercava in cielo, nelle immagini dei santi, nei fiori appassiti che portava alla Madonna dei Sette Dolori, come un innamorato romantico di uno dei quartieri chic della città avrebbe portato un fiore alla bella che corteggiava con intenzioni matrimoniali. Ma il Gamba-Zoppa non riusciva a capire come ciò potesse bastare. Quello che lui voleva era qualcosa di immediato, un qualcosa che rendesse il suo viso sorridente e allegro, liberandolo della necessità di ridere di tutto e di tutti. Che lo liberasse, anche, dalla sua angoscia, dalla voglia di piangere che lo prendeva nelle serate d'inverno.
Da Jorge Amado, Capitani della spiaggia, Milano, Garzanti, 2007, traduzione di Elena Grechi.