venerdì 26 febbraio 2016

Cinema portoghese: Leonor Teles vince l’Orso d’oro alla Berlinale 2016 per i cortometraggi

“Balada de um Batráquio” conquista la giuria. Per il Portogallo la maggior presenza di sempre



Mentre l’Italia esulta per l’Orso d’oro conquistato al Festival di Berlino dal regista Gianfranco Rosi, anche il Portogallo vanta il suo Orso d’oro in miniatura -scolpito cioè in una medaglia, ma pur sempre d’oro- nella stessa importantissima competizione. A portarlo a casa è la regista Leonor Teles, prima classificata nella sezione cortometraggi. Se nel caso di Rosi si è parlato di un film umanista, non molto distante lo spirito sotteso nel corto intitolato “Balada de um Batráquio”. Un titolo curioso nel quale sta anche l’essenza del messaggio lanciato da questo breve film d’animazione. Allude infatti a quelle ranocchie di ceramica che spesso vediamo esposte all’ingresso di bar e ristoranti in Portogallo, antica consuetudine di taluni esercenti locali per scoraggiare l’ingresso a potenziali avventori di etnia rom. Un escamotage utilizzato come deterrente, sfruttando le superstizioni legate a questo anfibio, antico retaggio di tradizioni gitane.

Per Leonor Teles la lotta alla xenofobia è prioritaria in quanto lei stessa ha origini rom, da parte di padre, tanto da aver ambientato il suo primo lavoro “Rhoma Acans” (2012) nella comunità zingara portoghese. Il cortometraggio le era valso il premio internazionale “Take One” di Curtas Vila do Conde nel 2013. La Teles, nata a Vila Franca de Xira nel 1992 e formatasi presso al National Film School di Lisbona, insistendo sulla questione rom spera che i suoi corti aiutino ad abbattere i preconcetti nei confronti di queste popolazioni. Intervistata a caldo dopo la vittoria di Berlino dall’Agenzia portoghese Lusa, ha dichiarato: «Se formos a ver, os ciganos estão à margem da sociedade e provavelmente lá vão continuar. Acho que falar um pouco sobre eles pode ajudar».

La premiata -che è anche la più giovane in assoluto ad aver ricevuto l’Orso d’oro- non ha nascosto un’autentica sorpresa per il riconoscimento. «Foi completamente inesperado. Nunca pensei, achei que era impossível. Somos pequeninos, fizemos um filme com pouco dinheiro, sempre acreditaram em mim e estar aqui e ter ganhado o urso de ouro é uma coisa inacreditável. «No fundo -ha aggiunto- fazemos os filmes para eles serem vistos e não a pensar em prémios. Claro que os prémios são importantes e ajudam a um certo lançamento».  «O que eu quero é que as próximas sessões corram bem, que as pessoas gostem do filme e, se não gostarem, [que] venham falar comigo [para o] discutirmos», ha concluso.

L’edizione 2016 della Berlinale ha registrato per il Portogallo la maggior presenza di sempre. Oltre alla Teles, in concorso per i cortometraggi figuravano Gabriel Abrantes che ritornava dopo “Taprobana” del 2014 con “Freund und Friends”, uno dei due segmenti che compongono “Aqui, em Lisboa” prodotto dall’Associazione Culturale “IndieLisboa” per  celebrare il 10/mo anniversario dell’omonimo festival. A presentare l’altro corto che integra “Aqui, em Lisboa” c’era Marie Loser con “L’Oiseau de la Nuit” (O Pássaro da Noite) fuori concorso nella sezione Forum Expanded. Sempre nella stessa sezione, ma per i lungometraggi, erano presenti i registi: Hugo Vieira da Silva con “Sobre Posto Avançado do Progresso”, Maya Kosa e Sérgio Costa con “Rio Corgo” e Salomé Lams con “Eldorado XXI”. 

Il film portoghese in competizione di cui si è parlato di più e che diversa critica internazionale dava tra i favoriti, resta tuttavia “Cartas da Guerra” di Ivo M. Ferreira. Sebbene alla fine non figuri tra i vincitori, il lungometraggio offre tali e tanti spunti di riflessione sia per i contenuti sia per la realizzazione, da non potersi liquidare in poche righe. Merita un post tutto suo, in arrivo prossimamente sul nostro Blog.

domenica 14 febbraio 2016

Caetano & Gil: il 6 maggio 2016 concerto straordinario all’Auditorium Parco della Musica di Roma

Unica data italiana per lo show “Dois amigos – Um Século de Música” per i 50 anni di sodalizio





«Per quanto possa sembrare strano, viene a volte da augurarsi l’approvazione di una legge che obblighi i cantanti a esibirsi periodicamente dal vivo in versione esclusivamente acustica. Non solo perché la norma fungerebbe da severa selezione all’ingresso (nella categoria, e ce n’è bisogno), ma soprattutto perché aumenterebbe la possibilità di vivere due ore di pura magia come quelle regalate da Caetano Veloso e Gilberto Gil nel loro concerto di sabato sera alla Villa Arconati di Bollate (Milano)».

Così scriveva Tommaso Pellizzari sul Corriere della Sera il 12 luglio 2015, all’indomani della tappa milanese del tour europeo dei due compositori bahiani per i 50 anni del loro sodalizio. Pare che il suo auspicio si sia avverato piuttosto velocemente, visto che venerdì 6 maggio 2016 all'Auditorium Parco della Musica di Roma -nella Sala Santa Cecilia alle 21- Caetano e Gil torneranno per un concerto straordinario, unica data italiana.

Come resistere, da appassionati dei “dois titãs”, all’impulso di condividere l’emozione sul Blog che del resto non è nuovo a occuparsi delle loro esibizioni? Superfluo ripetere oggi parole già dette e ben note a chi ci segue: siamo convinti che ben poco ci sia da svelare della gigantesca storia musicale, personale, sociale e politica che contraddistingue sia Gilberto sia Caetano. Si sa, ormai è leggenda. Ci limitiamo quindi a stimolare chi ne abbia la possibilità, oltre al desiderio, affinché non perda questo nuovo evento casomai si fosse lasciato sfuggire il più ricco tour italiano del 2015. Dalle stringate informazioni emerse finora, deduciamo che a Roma si potrà assistere al concerto preparato per celebrare i 50 anni di sodalizio intitolato “Caetano&Gil – Two friends, a century of music” con cui finalmente sono tornati ad esibirsi in coppia dopo 21 anni.

Lo show di Roma, organizzato da Amadeus Entertainment e BM, sarà l’occasione di rivivere i successi musicali di entrambe le carriere, il cui repertorio accuratamente scelto sarà accompagnato esclusivamente dal suono delle loro voci e delle due chitarre. Possiamo scommettere che dal mix creato ne uscirà quello che in Brasile si chiama uno «showzaço» espressione efficacissima per rendere l’idea di uno spettacolo superlativo. Chiunque li abbia ascoltati dal vivo sa bene che la presenza degli appassionati italiani, sommata a quella dei lusofoni residenti in Italia coi brasiliani in testa, riesce ad amplificare il clima del concerto aggiungendo vitalità -se mai fosse necessario- all’energia trasmessa dai quasi (incredibilmente) 74enni sul palco.

Fedeli all’impegno di non ripercorrere qui le tappe con cui gli artisti si sono imposti a livello brasiliano e mondiale, fin dal celebre movimento Tropicália co-fondato tra gli altri con Gal Costa e Tom Zé alla fine degli anni ’60 ma osteggiato dalla dittatura, peschiamo invece dal sito dell’Auditorium Parco della Musica di Roma uno spunto che ci appare curioso. Due virgolettati inseriti nel comunicato dell'Auditorium rispondono alla domanda: come Caetano vede Gil e viceversa. Ve li riproponiamo.

CAETANO: «Gil è un grande inventore che non deposita i brevetti. Esercita il suo grande talento con fin troppa modestia, e il suo disprezzo innocente verso la sua stessa grandezza sono due facce di una luna mezza nera e mezza nascosta, che è la sua stessa musica. Ciò che capisco di Gil oggi: per lui, essere un musicista è sempre stato qualcosa di ordinario, un’indole innata che non gli ha mai richiesto troppo lavoro. Vuole discutere di ciò che circonda la musica; insieme ai suoi colleghi vuole studiare una strategia politica di interferenza all’interno del mercato, col risultato di “deprovincializzare” e modernizzare il Brasile. Inoltre, Gil una volta ha dichiarato che, invece di affinare la sua percezione armonica, avrebbe preferito suonare le percussioni».

GIL: «Con Caetano è sempre un alternarsi di momenti emozionanti (come con il maestro João Gilberto) e momenti più da ‘guerriero’ (come nel rock ‘n’ roll). Sempre teso al raggiungimento collettivo dello stato Zen e della completa felicità del pianeta. Con Caetano è sempre stato un affrontare la vita così com’è, indipendentemente dal fatto che ci si trovi in un viaggio aereo o in un rituale Candomblé, che sia essa espressione di civiltà o della mentalità selvaggia. Con Caetano è sempre stato amore e amicizia».  

Per chiudere, un suggerimento: visto che i loro concerti registrano sempre il sold-out, chi volesse assicurarsi la serata unica e straordinaria del 6 maggio si affretti. Ascoltarli dal vivo riserva emozioni speciali non paragonabili a quelle, comunque impagabili, che regalano gli album. A questo proposito, chissà se quanto invocato sempre da Tommaso Pellizzari sul Corriere si avvererà con la stessa rapidità del loro ritorno in Italia. Ecco come chiudeva il suo resoconto sulla serata di Villa Arconati, nel pezzo intitolato “Caetano Veloso e Gilberto Gil due ore di magia acustica in concerto”: «Il concerto è finito e oltre a un sacco di felicità lascia solo una domanda: non si potrebbe avere anche una legge che obblighi Gil&Veloso a fare un album da questo concerto?».
Facciamo nostro questo desiderio.


Il video di Caetano Veloso e Gilberto Gil Expo in città 
al Festival Villa Arconati di Bollate (Milano): 


lunedì 1 febbraio 2016

Letteratura portoghese: lo scrittore azzorriano João De Melo vince il Premio Vergílio Ferreira 2016

La vincita coincide col centenario della nascita dell’autore alla cui memoria è dedicato il premio


Lo scrittore azzorriano João De Melo ha vinto il Premio Vergílio Ferreira 2016, giunto alla sua 20/ma edizione. Scorrendo tra le righe della motivazione addotta dalla giuria troviamo queste considerazioni: «A sua obra ficcional reveladora de um imaginário trans figurador poderoso, faz da sua obra uma das mais relevantes da sua geração». Parafrasando il titolo del suo romanzo Gente Feliz com Lágrimas con cui si aggiudicò nel 1989 il premio dell’Associação Portuguesa de Escritores (APE), De Melo ha dichiarato a caldo all’Agenzia Lusa di sentirsi «feliz sen lágrimas». 

Del resto, a unanime giudizio, questo nuovo importante riconoscimento è solo un’ulteriore conferma dell’importanza ormai assunta dalle sue numerose opere. De Melo ha infatti al suo attivo una ventina di libri pubblicati tra romanzi, poesie e cronache di viaggi, tradotti in diversi angoli del mondo. Il suo palmares vanta ben sei precedenti premiazioni in altrettanti concorsi letterari, tra cui quelli dedicati a Fernando Namora e a Eça de Queirós.


Il premio Vergílio Ferreia affianca lo scrittore -nato nel 1949 a Achadinha, nell’isola di São Miguel- ad altri importanti autori insigniti dello stesso riconoscimento nelle precedenti edizioni, del calibro di -per citarne solo alcuni: Agustina Bessa-Luís (2004), Mia Couto (1999), Fernando Guimarães (2006) e Mário de Carvalho (2009). Succede a Lídia Jorge che quest’anno ha fatto parte della giuria. «Se este júri decidiu inscrever-me nesse caminho - ha commentato sempre all’Agenzia Lusa il neo premiato - pois, então, muito bem, fecho-me no meu pequeno universo para olhá-lo um bocadinho para dentro, ver o que é que eu fiz dele e o que ele fez de mim e, em última análise, afirmar que vou, evidentemente, continuar a escrever, a publicar e a estar por aí».

Il giornale Açoriano Oriental dà molta enfasi alla notizia riportando altre dichiarazioni dell’illustre conterraneo, relative all’influenza esercitata sulla sua opera dall’essere nato in quel particolare luogo. Per De Melo essere isolano-azzorriano costituisce la «condição essencial» che l’ha reso scrittore, tanto da precisare: «foi sempre o facto de ser um homem das ilhas, um açoriano, nascido naquele lugar, naquela ilha, naquele espaço». Lo stesso quotidiano locale delle Azzorre anticipa l’imminente uscita di un nuovo libro di poesia dell’autore, intitolato Os Navios da Noite e pubblicato dalla casa editrice Dom Quixote di Lisbona.

Qualche nota biografica per chi non conosca questo scrittore, purtroppo trascurato dalle case editrici italiane visto che ci risulta siano stati tradotti solo Gente felice con lacrime, Autopsia di un mare in rovina e Antologia del racconto portoghese, tutti da Cavallo di Ferro. Ultimati gli studi presso il Seminario dei Domenicani svolti dal 1960 al ’67, De Melo si trasferisce a Lisbona e inizia a lavorare come giornalista. Il servizio militare lo porta però nel 1970 in Angola dove rimane 27 mesi in zona di guerra. Da quell’esperienza nascono diversi libri, tra cui il romanzo Autópsia de Um Mar de Ruínas che spicca tuttora nel panorama della pur vasta letteratura portoghese sulla guerra nell’ex colonia. Dopo la rivoluzione dell’aprile 1974 studia preso la Facoltà di Lettere dell'Università di Lisbona e si laurea in Filologia Romanza, materia che successivamente insegnerà in istituti superiori, collaborando nel contempo con autorevoli riviste.


Una curiosità: Gente Feliz com Lágrimas è stata adattata dalla televisione nazionale portoghese (RTP) in cinque episodi per la regia di José Medeiros e messa in scena a teatro dal gruppo o Bando per la regia di João Brites. Tornando al Premio Vergílio Ferreira, ricordiamo che è stato istituito dall’Università di Évora nel 1997 sia per omaggiare la figura del grande scrittore, vincitore del Premio Camões nel 1992 da cui prende il nome, sia per valorizzare autori di romanzi o saggi in lingua portoghese. La cerimonia di premiazione avverrà il primo marzo prossimo e assumerà particolare rilievo. Si inserisce, infatti, nell’ambito delle numerose manifestazioni in programma durante l’intero anno che coincide col centenario della nascita di Vergílio Ferreira (Gouveia- Melo, 18 gennaio 1916- Lisbona, 1 marzo 1996).