martedì 29 maggio 2012

Uma palavra por semana: "Capoeira"

Qualche giorno fa ho assistito a uno spettacolo di capoeira. Conoscevo già il significato e la storia di questa antica danza brasiliana, ma non avevo mai visto un’esibizione dal vivo. Sono rimasta così piacevolmente colpita che ho pensato di condividere  l’esperienza con un breve articolo, in omaggio a questa incredibile espressione culturale, la cui origine affonda nelle storia.

 




La storia della capoeira è molto complessa e difficile da tracciare in maniera precisa, soprattutto per la carenza di documenti scritti a riguardo; di certo sappiamo che risale al XVI secolo (epoca in cui il Brasile era una colonia portoghese) e che trae le sue origini dalla mescolanza di rituali di lotta e danza di alcune tribù di schiavi africani deportati in Brasile dai portoghesi. La maggior parte della manodopera schiava africana deportata in Brasile e impiegata in particolare negli zuccherifici del nordest, proveniva dall’Angola (anch’essa colonia portoghese). In Brasile, gli africani maturarono l’esigenza di sviluppare forme di protezione contro la violenza e la repressione dei colonizzatori, repressione che si estendeva a qualsiasi forma di espressione culturale. Il mito diffuso vuole che la capoeira fosse un modo per gli schiavi di allenarsi a combattere dissimulando, agli occhi dei carcerieri, la lotta con la danza. La capoeira veniva praticata nei terreni vicini alle senzalas (abitazioni adiacenti alla casa del padrone adibiti agli schiavi), campi dove solitamente erano presenti piccoli arbusti, al tempo chiamati capoeria o capoeirão. Il termine “capoeira” deriva proprio dal nome di questi luoghi.
I primi documenti che parlano di capoeira risalgono al 1624; si tratta di diari dei capi di spedizione incaricati di catturare e riportare indietro gli schiavi neri che tentavano di scappare. Questi documenti fanno riferimento a uno strano modo di combattere, "usando calci e testate come fossero veri animali indomabili".
A partire dal 1814 la capoeira venne vietata agli schiavi, assieme ad altre forme di espressione culturale, principalmente per impedirne l'aggregazione e l'organizzazione di gruppi di lottatori. Con l’abolizione della schiavitù (1888), divenne sinonimo di bande delinquenziali, subendo i problemi di integrazione degli ex schiavi. Presto associata alla delinquenza di strada, venne proibita a livello nazionale già dal 1892. La pratica della capoeira rimase clandestina in Brasile fino al 1930, anno in cui un importante capoeirista brasiliano, Mestre Bimba, presentò la lotta all’allora presidente Getúlio Vargas. Il presidente rimase talmente impressionato da questa danza che la proclamò sport nazionale del Brasile. Nel 1932 venne permesso a Mestre Bimba di aprire la prima palestra nella quale impose anche delle regole di disciplina per ripulire la cattiva immagine che l'opinione pubblica aveva della capoeira. Dopo una pubblica esibizione di Mestre Bimba e dei suoi allievi finalmente lo sport ebbe il suo riscatto, e cominciò la sua lenta ascesa.
La capoeira presenta tre stili diversi che si differenziano per i movimenti e il ritmo musicale di accompagnamento. Il più antico, nato all’epoca della schiavitù, è il Capoeira Angola. Questo stile è caratterizzato da un ritmo musicale lento e dolce, calci piuttosto bassi, che mirano alla testa e movimenti giocati con malizia e astuzia. Lo stile Regional è caratterizzato invece da gesti e ritmo più veloci, al suono del berimbau. I calci sono rapidi e secchi, e non prevede acrobazie. Il terzo stile, il contemporaneo, unisce entrambi gli stili. È il più praticato oggi.
Il 3 agosto è celebrato il Giorno del Capoeirista.

giovedì 24 maggio 2012

Un tesoro artistico nel cuore di Lisbona: "A Casa dos Bicos"



A Casa dos Bicos, a Lisbona, è stata costruita da Brás de Albuquerque, figlio del viceré d’India Afonso de Albuquerque nel 1523. Ispirata al palazzo dei Diamanti di Ferrara, include elementi di stile Manuelino (porte e finestre) ed è oggi la sede della Fondazione José Saramago.
Sebbene sia legittimo supporre che il suo primo proprietario volesse intitolare a suo nome l’edificio, gli abitanti di Lisbona preferirono chiamarla “Casa dos Bicos”, a ragione del fatto che la facciata sembra essere decorata con tanti piccoli becchi di pietra (“bicos” in portoghese significa infatti “becchi”). Nel corso degli anni la Casa ricoprì diverse funzioni, sia private che pubbliche, e per molto tempo fu adibita a deposito di baccalà. Fino al 2001 ospitò la Comissão dos Descobrimentos, ente che coordinava le attività che celebravano i viaggi e le scoperte portoghesi.
Oggi sede della Fondazione José Saramago, i primi tre piani di questo storico edificio sono aperti al pubblico, dopo un lungo periodo di chiusura, e ospitano esposizioni, conferenze, corsi, seminari. L’edificio raccoglie al suo interno i libri che il Premio Nobel Saramago ha scritto, i libri su cui si è formato, le lettere e i documenti di suo pugno. La città di Lisbona e il Portogallo, con la “Casa dos Bicos” e la Fondazione José Saramago, vantano un vero tesoro storico, artistico e culturale, per quello che ha rappresentato nei secoli passati e per quello che offre oggi ai suoi visitatori.

domenica 20 maggio 2012

Nuovo libro di Mia Couto: "A Confissão da Leoa"



A Confissão da Leoa (Editorial Caminho) è l’ultimo libro dello scrittore mozambicano Mia Couto, presentato alla scorsa Feira do Livro di Lisbona. Lo scrittore ha raccontato a Antena1 la genesi del suo romanzo: si trovava a lavorare nel villaggio mozambicano di Palma, nella provincia di Cabo Delgado (nel nord del Mozambico), quando fu testimone di attacchi di leoni che uccisero decine di persone. È una situazione ricorrente sulle sponde del fiume Rovuma, perché i contadini uccidono per necessità i piccoli animali di cui si nutrono i leoni, rompendo la catena alimentare.

In un’intervista al giornalista Ricardo Alexandro, Mia Couto ha affermato che è la prima volta che un fatto di attualità diventa il pretesto per un suo romanzo. A confissão da leoa non pretende tuttavia raccontare la storia di leoni e cacciatori, quanto piuttosto descrivere, attraverso la finzione narrativa, le condizioni estreme in cui vivono gli uomini e le donne nella remota provincia mozambicana.  Come afferma uno dei personaggi: “'Aqui não há polícia, não há governo, e mesmo Deus só há às vezes”.
La confessione della leonessa (come il titolo recita), è la confessione della condizione femminile in Mozambico, raccontata attraverso lo sguardo e la voce della donna; “una situazione inaccettabile, che ancora oggi preoccupa” afferma lo scrittore, “e che riguarda tutte le donne del mio paese e che incontro ovunque, nei villaggi rurali come nelle città. Lo stato in cui vive la donna in Mozambico è legato senza dubbio alle tradizioni, agli usi e costumi che regolano la vita delle persone e che si ricreano e rinnovano continuamente”. 

mercoledì 16 maggio 2012

I Convegno dell'Associazione Italiana di Studi Portoghesi e Brasiliani (Roma, 24 e 25 maggio)


Giovedì 24 e venerdì 25 maggio, presso la "Sapienza" Università di Roma e l'Università degli Studi "Roma Tre", si terrà il primo Convegno dell'Associazione Italiana di Studi Portoghesi e Brasiliani (AISPEB):

ITALIA, PORTOGALLO, BRASILE:
UN INCONTRO DI STORIA, LINGUA E LETTERATURA ATTRAVERSO I SECOLI


Qui di seguito potete visualizzare presentazione e programma completo del convegno (cliccare sull'immagine per ingrandire). 



lunedì 14 maggio 2012

Incontro "Un baule pieno di gente" - Parole per Antonio Tabucchi (Siena,18 maggio 2012)

Venerdì 18 maggio, alle ore 15.30, presso l'Auditorium del College di Santa Chiara di Siena, si terrà l'incontro “Un baule pieno di gente” - Parole per Antonio Tabucchi. 
Interventi e letture di Maurizio Bettini, Roberto Francavilla, Antonio Melis, Antonio Prete, Mario Specchio.

Auditorium del College di Santa Chiara, Via Val di Montone, 1 Siena. 



mercoledì 9 maggio 2012

Poemário Inatual (VI): "Dez milhões de Gajos"



António Gedeão (1906-1997), fisico e storico della scienza con il nome civile di Rómulo de Carvalho, ha scritto, sin dagli Anni 50, poesie che hanno segnato almeno due generazioni di portoghesi (su tutte Pedra Filosofal, Lágrima de Preta, Poema para Galileu).  Oggi  un poeta inattuale.

Estatística

Quando eu nasci havia em Portugal
(em Portugal continental
e nas ridentes,
verdes e calmas
ilhas adjacentes)
uns seis milhões e uma tantas mil almas.
Assim se lia
No meu livrinho de Corografia
De António Eusébio de Morais Soajos.
Hoje, graças ao progressos da Higiene e da Pedagogia,
já somos quase dez milhões de gajos.


venerdì 4 maggio 2012

João Almino in Italia in occasione della presentazione del suo nuovo romanzo "Le cinque stagioni dell'amore"


Originale esplorazione delle relazioni umane e della varietà che possono acquistare, Le cinque stagioni dell'amore è anche un romanzo sulla città di Brasilia, sorta come tentativo di dare forma architettonica a un sogno socio-politico di impronta tipicamente modernista. È sullo svuotarsi della progettualità del moderno e sui tipi di socialità immaginabili dopo la fine di ogni impulso utopico che Almino pone il suo sguardo di romanziere, situando i suoi personaggi tra le ampie superfici degli edifici di Brasilia, tra le sue superquadras e le rive del suo lago.

Vincitore del Premio Casa de las Américas nel 2003. 

João Almino, Le cinque stagioni dell'amore, traduzione di Amina Di Munno, editrice Il Sirente, 2012. Euro 15,00.





Lunedì 7 maggio ore 19.00 – Giufà Libreria Caffè (via degli Aurunci 38, Roma, quartiere San Lorenzo). Saranno presenti l’autore, Ettore Finazzi-Agrò, docente di Letteratura portoghese e brasiliana presso l’Università “La Sapienza” di Roma, e Maria Caterina Pincherle, esperta di letteratura brasiliana e funzionaria dell’Ambasciata del Brasile.

Martedì 8 maggio ore 17.30 – Fondazione Casa America (Piazza Dinegro 3, Genova). Saranno presenti l’autore, Amina Di Munno, traduttrice e docente di letteratura portoghese e brasiliana presso l’Università di Genova, Roberto Francavilla, docente di Letteratura portoghese e brasiliana presso l’Università di Siena, e Ivana Librici, docente di letteratura portoghese e brasiliana presso l’Università di Genova.

Mercoledì 9 maggio ore 18.00 – Ambasciata del Brasile (Palazzo Pamphilj, Piazza Navona 14, Roma). Saranno presenti l’autore, Ettore Finazzi-Agrò e Amina Di Munno.

João Almino (1950) è uno dei maggiori romanzieri brasiliani. Tra le sue opere, mai tradotte in Italia, ci segnala il Quinteto de Brasília. Allievo del filosofo francese Claude Lefort, con cui ha conseguito un dottorato a Parigi, è anche autore di saggi di storia e filosofia politica ha anche centrati sul tema dell'autoritarismo e della democrazia. Ha insegnato presso la Università nazionale autonoma del Messico, l'Università di Brasília e le università americane di Berkeley, Stanford e di Chicago.