venerdì 27 luglio 2012

Inno alla resistenza contro la dittatura in Brasile: "Pra não Dizer que não Falei de Flores", di Geraldo Vandré

Geraldo Pedroso de Araújo Dias (João Pessoa, 12 settembre 1935), meglio conosciuto con il nome d’arte Geraldo Vandré è ancora oggi uno dei maggiori compositori  e cantanti brasiliani. Il suo soprannome è un’abbreviazione del cognome del padre, José Vandregísilo. Molti i suoi successi discografici – fra le altre, Quem Quiser Encontrar o Amor, Fica Mal com Deus, Menino das Laranjas e Aruanda ma una canzone in particolare merita la nostra attenzione per il suo valore artistico e storico: Pra não Dizer que não Falei de Flores. La canzone, composta nel 1968 in occasione del III Festival Internacional da Canção, divenne presto l’inno della resistenza del movimento civile e studentesco che si opponeva alla dittatura militare (1964-1985). Il ritornello, "Vem, vamos embora / Que esperar não é saber / Quem sabe faz a hora, / Não espera acontecer" venne interpretato come una chiamata alla lotta armata contro i dittatori. La canzone arrivò seconda al Festival, perdendo contro Sabiá, di Chico Buarque e Tom Jobim.

Nello stesso anno la canzone venne censurata e Geraldo Vandré costretto all’esilio. Dopo alcuni giorni trascorsi nell’abitazione della vedova di Guimarães Rosa, deceduto l’anno precedente, il compositore si trasferì in Cile e in Francia. Fece ritorno in Brasile nel 1973, dove ancora oggi vive e compone.

domenica 15 luglio 2012

"Os vivos também choram" di Basil da Cunha vince al Festival de Curtas de Vila do Conde

Si è conclusa oggi la 20° edizione del Festival de Curtas de Vila do Conde (Festival di Cortometraggi), nella provincia di Porto, con la vittoria di Os vivos também choram di Basil da Cunha come «Miglior Film». La giuria di quest’anno, incaricata di eleggere i vincitori delle tante sezioni in gara, era composto dalle registe portoghesi Margarida Cardoso e Graça Castanheira, dal cineasta romeno Adrian Sitaru, dal direttore di fotografia americano Ed Lachman e dal critico galego Martin Pawley.
Dopo À Côté del 2010, Basil da Cunha vince per la seconda volta il concorso nazionale con Os vivos também choram, storia di un cinquantenne con problemi di alcool (José Pedro Gomes) che lavora nel porto di Lisbona e che sogna di andare in Svezia, lasciando così il quartiere degradato in cui vive con la moglie. Disposto a tutto, anche a viaggiare in un contenitore o a travestirsi da capitano, questo film segue le sue peripezie, soprattutto dopo che la moglie trova una cassa con i risparmi del marito e compra una lavatrice super moderna.

Varie le sezioni del Festival di quest’anno, così come vari sono stati i vincitori. Tra gli altri, Leonor Noivo è stata insignita di un riconoscimento speciale per il film A cidade e o sol, mentre il vincitore del Grande Prémio Cidade Vila do Conde è stato consegnato al cineasta spagnolo Sergio Oksman per il documentario A Story for the Modlins.
Basil da Cunha è nato il 19 luglio 1985. Ha realizzato tre cortometraggi auto-finanziati e nel 2008 è  diventato membro dell’associazione Thera Production. Si è formato in cinema nella Scuola di Arte e Design di Ginevra, grazie alla quale ha realizzato A Côté (vincitore del Premio Cinema Svizzero nel 2010 e Miglior Film Nazionale a Vila do Conde nel 2010).
Si veda il sito del Festival per conoscere tutti i film in gara.

sabato 14 luglio 2012

"The Old King", rappresentazione teatrale portoghese al Festival d'Avignon

Assistere a uno spettacolo teatrale, a un buon spettacolo teatrale, vale ancora la pena. Soprattutto se il palcoscenico è Avignone, città dallo straordinario patrimonio artistico-culturale e sede del famoso Festival d’Avignon, il più importante appuntamento artistico della Francia, con più di 40 proposte di teatro e danza.  

L’attore e regista Simon McBurney è l’artista associato del 66° Festival, fondatore della compagnia londinese Complicite. La scelta di Simon McBurney di adattare, per il Palazzo dei Papi, Il Maestro e Margherita di Mikhail Bulgakov mostra il suo desiderio di mettere in scena storie ricche e vivaci, in cui mondi diversi e fantasiosi si intrecciano, e di considerare il teatro prima di tutto come luogo di invenzione e impegno. La sua, è una delle molte opere teatrali che si ispirano a romanzi letterari: Marthaler adatta My Fair lady, dal romanzo di George Bernard Shaw; Nicolas Stemann inscena Les Contrats du Commerçant, del Premio Nobel Elfriede Jelinek; Katie Mitchell presenta Gli Anelli di Saturno, di W.G. Sebald; Kornel Mudrozcó, attraverso il romanzo Disgrace, di J.M.Coetzee, mette il relazione il tema dell’apartheid con la realtà politico-sociale ungherese; Thomas Ostermeier inscena Un nemico del Popolo, di Ibsen, Arthur Nauzyciel rappresenta Il Gabbiano di Čechov, e Stéphane Braunschweig Sei Personaggi in Cerca d’Autore di Pirandello. E ancora, spettacoli ispirati alle arti visive e performative, con Markus Öhrn, Romeo Castellucci, Steven Cohen, Jérôme Bel, e la mostra di Sophie Calle.
All’interno del ricco panorama artistico-culturale, la rappresentazione teatrale portoghese The Old King, di Romeu Runa e Miguel Moreira, esprime con forza la spinta al cambiamento, per entrare in una nuova fase, per affrontare l’ignoto. Una vitalità di stampo futurista che incastona follia e libertà, che si contrappone al progresso moderno inteso come sterile braccio di ferro continuo tra uomo e vita, tra slancio al movimento e inazione. Il cammino dell’uomo non ha senso, sembrano dire i movimenti del danzatore, a meno che non si ceda ai sentimenti di irrequietezza, al corroborante balzo verso l’ignoto. The Old King è un uomo abbandonato da Dio e dagli uomini. Siede in solitudine su un palcoscenico nel tentativo di riflettere su di sé e su ciò che lo circonda. Nonostante il tormento interiore, costruisce una piattaforma, dalla quale potrà affrontare la folla che incalza…
The Old King non è la prima coreografia portoghese a entrare a far parte della storia del Festival: nel 1985 Maria de Medeiros e Luís Miguel Cintra avevano presentato A Morte do Príncipe, tratto dall’opera di Fernando Pessoa.

Il Festival d’Avignon, negli anni, alle sole rappresentazioni teatrali di prosa, si è aperto a forme d’arte come danza, musica e arti visive. Edizione dopo edizione si sono anche ampliati gli spazi destinati alle rappresentazioni, molti all’interno del centro storico, altri al di furori della Città dei Papi. Il cortile d’onore del Palazzo dei Papi resta comunque il luogo principale e tradizionale del Festival.
Per maggiori informazioni sulla programmazione e la storia del Festival, si veda il Sito.