domenica 28 aprile 2013

Omaggio a Tom Jobim all’interno del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina

Il Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina (Milano, 4 - 10 maggio 2013) giunto alla sua 23esima edizione, è una  manifestazione artistica e culturale  di rilievo internazionale, che apre Milano al mondo attraverso il cinema e le culture dei paesi d'Africa, d'Asia e America Latina. Un appuntamento fondamentale nel panorama cinematografico, rappresentando oltre 50 nazioni e concretizzandosi in oltre 70 film e video proiettati. Molti titoli presentati al Festival saranno presi in distribuzione dal circuito non commerciale in Italia, arricchendo il settore dell'educazione ed il settore culturale: non si tratta quindi di una semplice vetrina, ma di un vero e proprio punto di partenza per un'azione concreta di diffusione e promozione del cinema dei tre continenti.

“Un appuntamento ormai storico per gli appassionati del cinema del sud del mondo, l’unico festival in Italia interamente dedicato alla conoscenza della cinematografia, delle realtà e delle culture dei paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. Oltre 50 nazioni rappresentate, circa 80 tra film e video proiettati.
Il programma del 23° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina prevede le ormai consuete due sezioni competitive Concorsi Finestre sul mondo - aperte ai lungometraggi di fiction e ai documentari di Africa, Asia e America Latina - e due concorsi riservati esclusivamente all’Africa: il Concorso per il Miglior Film Africano e il Concorso per il Miglior Cortometraggi Africano (aperto a fiction e documentari)”.


L'universo del Festival non è solo "sale cinematografiche" ma anche eventi speciali, incontri con i registi, dibattiti ed approfondimenti: un ricco insieme di esperienze che trovano un fondamentale punto di snodo nel FESTIVAL CENTER (c/o il Casello Ovest di Porta Venezia in P.za Oberdan), vera e propria casa del Festival. Luogo d’incontro per il pubblico e per gli ospiti, il Festival Center ospita mostre, iniziative, occasioni di intrattenimento e di relax. Un particolare interesse è dedicato, quest'anno, alla Siria, con l'allestimento della mostra inedita Creative Syria. La mostra presenta una selezione di opere di giovani artisti e semplici cittadini che documenta l'esplosione di creatività della società civile contro la violenza e la distruzione della guerra.

Tra le molte attività in programma, lunedì 5 maggio alle 21, il Festival Center organizza (in collaborazione con Feltrinelli Real Cinema) un omaggio a Tom Jobim, uno dei massimi protagonisti della musica brasiliana: la poesia, l'emozione e la magia delle immortali composizioni dell’autore di The Girl From Ipanema rivisitate dal gruppo Atlantico Negro. Il duo (composto da Patrizia di Malta - voce e percussioni - e da Nenè Ribeiro - chitarra e voce) interpreterà le canzoni di Jobim riproponendole nella loro purezza ed intensità.
 
 

 
OMAGGIO A TOM JOBIM: SESSION MUSICA LIVE DI ATLANTICO NEGRO
Quando: Domenica 5 maggio 2013 dalle 21
Dove: FESTIVAL CENTER, allestito in occasione del 23esimo FESTIVAL DEL CINEMA AFRICANO, D'ASIA E AMERICA LATINA
Indirizzo: Casello Ovest di Porta Venezia in P.za Oberdan, Milano
 
 
Nené Ribeiro

Patrizia di Malta
 


Per maggiori informazioni

mercoledì 24 aprile 2013

Revolução dos Cravos- 25 abril 1974 - Garofani rossi, un libro e una canzone

Il 25 aprile del 1974 fu  una data epica nella storia del Portogallo: cadde infatti una delle più lunghe dittature mai conosciute da uno stato europeo, instaurata nel '33 da António de Oliveira Salazar. Il diario portoghese vuole rendere omaggio a questo 39/mo anniversario per non trascurare una pagina davvero speciale, diventata nell'immaginario collettivo quasi una favola rivoluzionaria. E' celebre infatti, nel mondo, come Revolução dos Cravos, raro esempio di golpe militare pressoché incruento, grazie al forte sostegno popolare su cui potè contare e persino ingentilito da garofani rossi. Si racconta di una fioraia ambulante, a Lisbona, che la mattina del sollevamento si trovava nella Praça do Comêrcio per vendere i garofani: prese invece ad offrirli ai militari rivoltosi, alcuni dei quali li infilarono nelle canne dei fucili, una sorta di invito alle truppe governative perché non opponessero resistenza.

Anzichè ripercorrere il lungo e travagliato iter storico che portò alla caduta dell' Estado Novo, ovvero del regime di Salazar improntato all'ideologia fascista e proseguito da Marcelo Caetano che lo sostituì nel '68 quando si ritirò per ragioni di salute, il diario portoghese sceglie di commemorare quel 25 aprile attraverso tre suoi simboli. Oltre ai garofani rossi, chiaro simbolo del socialismo, lo caratterizzano anche un libro e una canzone: Il libro è "Portugal e o Futuro", la canzone "Grândola, Vila Morena". Col libro "Portugal e o futuro", uscito nel febbraio '74, il generale António de Spínola ex-governatore della Guiné-Bissau, diede voce al forte malcontento da tempo serpeggiante tra molti ufficiali dell'esercito, logorati ormai dalle lunghe guerre coloniali, dichiarandosi contro il proseguimento delle guerre d'oltremare e invocando una soluzione politica, non militare, per sanare i conflitti.
Il libro fu un caso letterario, un best seller osteggiato dalla dittatura, ma apprezzato dalla maggioranza della popolazione civile perché dimostrava come il fermento anticolonialista avesse contagiato anche porzioni dell'esercito, tradizionalmente considerato fedele al regime e senza il cui apporto difficilmente il Portogallo sarebbe riuscito a voltare pagina. In seguito alle coraggiose tesi del libro, in cui si chiedevano riforme, dialogo e persino autodeterminazione in luogo della feroce repressione, Spinola fu deposto, ma la miccia era ormai accesa. Passerà ben poco tempo, infatti, perchè i giovani militari ribelli, per lo più capitani riuniti nel Movimento delle forze armate (MFA) e guidati dal maggiore Otelo de Carvalho, mettano a segno il colpo di stato. Proprio Spinola sarà chiamato quindi a guidare la Junta de Salvação Nacional Giunta, che transiterà il Paese dalla dittatura fino alle libere elezioni.
"Grândola, Vila Morena", è una storica canzone proibita dal regime. Fu composta nel 1971 da José Afonso  che la dedicò alla "Sociedade Musical Fraternidade Operária Grandolense", una delle prime cooperative e associazioni operaie portoghesi duramente represse dal regime in quanto allora illegali. Afonso aveva conosciuto questa realtà associativa durante un concerto tenuto nel maggio del '64 a Grândola, una cittadina della regione meridionale dell’Alentejo, e ne era rimasto fortemente colpito. Negli anni successivi aveva unito alla musica un'intensa attività politica di oppositore, finendo oggetto di continue censure e cadendo più volte nelle mani della PIDE, la famigerata polizia politica salazarista.
Proprio per il suo significato rivoluzionario, la canzone finì per diventare la colonna sonora del 25 aprile. La mandò in onda "Limite", il seguitissimo programma musicale quotidiano notturno dell'emittente cattolica di Lisbona "Rádio Renascença", alla mezzanotte in punto del 25 aprile 1974. La canzone dette così il segnale d'inizio alla Revolução dos cravos e fu anche utilizzata dai militari, nella notte fra il 24 e il 25 aprile, come segnale di riconoscimento fra i vari reparti. La canzone non è stata finora dimenticata né ha perso attualità: prova ne sia il fatto che le manifestazioni del 2 marzo u.s. contro l'austerità imposta dalla troika, cui hanno partecipato oltre un milione di portoghesi scesi nelle strade di una quarantina di città, si sono concluse con la corale intonazione di "Grândola, Vila Morena" i cui versi parlano di fratellanza, uguaglianza e di sovranità popolare.

José Afonso

Grândola vila morena

Terra da fraternidade
O povo é quem mais ordena
Dentro de ti ó cidade
Dentro de ti ó cidade

O povo é quem mais ordena
Terra da fraternidade
Grândola vila morena

Em cada esquina um amigo
Em cada rosto igualdade
Grândola vila morena
Terra da fraternidade

Terra da fraternidade
Grândola vila morena
Em cada rosto igualdade
O povo é quem mais ordena

À sombra de uma azinheira
Que já não sabia a idade
Jurei ter por companheira
Grândola a tua vontade

Grândola a tua vontade
Jurei ter por companheira
À sombra de uma azinheira
Que já não sabia a idade

 

venerdì 19 aprile 2013

"A designação do papa Francisco é providencial" dice il brasiliano Leonardo Boff, teologo della Liberazione

“Credo che ci sia qualcosa di provvidenziale nella sua elezione, è il papa del terzo millennio e può essere un archetipo, un punto di riferimento di autorità morale e spirituale nel mondo, che ci porti ad amare la terra, a salvare l’Umanità, a salvare la vita”.
Potrebbe sembrare uno dei tanti commenti entusiastici alla nomina di Jorge Mario Bergoglio al trono di Pietro, invece si tratta di un'affermazione di particolare rilievo in quanto a pronunciarla è il teologo brasiliano Leonardo Boff, tra i fondatori di quella Teologia della Liberazione (TdL) che tanto peso ebbe in America Latina negli anni delle Dittature dominanti in molti Paesi del continente e che finì nel mirino sia dei regimi locali, sia dei vertici della Chiesa di Roma.

Boff, che ha lasciato l'Ordine dei francescani nel '92 dopo ben due processi subiti in Vaticano per le tesi esposte nel libro "Chiesa: carisma e potere" con la condanna al "silentium obsequiosum" (l'obbligo di uniformarsi in pubblico alle posizioni della Santa Sede), non fa alcun riferimento ai discussi rapporti dell'allora vescovo di Buenos Aires e poi presidente della Conferenza episcopale con la dittatura argentina, ma spende a suo favore solo parole positive, di grande speranza.

 
Intervistato da un'emittente radiofonica durante il suo recente viaggio in Costarica, dov'era invitato a tenere alcune lezioni magistrali, Boff ha sostenuto che Papa Francesco ha il compito di restaurare il cattolicesimo, ora allo stadio di “una chiesa in rovina, totalmente screditata da pedofili e scandali finanziari”. Si è anche rallegrato del fatto che il nuovo Pontefice sia un gesuita, perché “un gesuita ha una buona forma mentis” che può incidere sulla Curia e rinnovare la chiesa dopo gli scandali che l’hanno coinvolta.

Felice, poi, per la scelta del nome, che lui stesso dice di aver auspicato. "Ho detto: ‘se Francesco è stato ricco e si è convertito ascoltando la parola, abbiamo bisogno di un altro Francesco.’ Ed è arrivato davvero". Con il popolo dev’essere francescano: semplice, povero”, ha aggiunto ricordando le parole del Papa nel Venerdì Santo, quando ha detto ai sacerdoti di essere "pastori con l’odore delle pecore."

Premesso che i preti “non devono stare né in parrocchia, né in sacrestia, né sull’altare, bensì con il popolo", il teologo ha così concluso: “Ebbene, ha lanciato segnali che dicono che sarà un Papa diverso. E immagino il peso sulla coscienza dei tanti cardinali e vescovi che vivono nei palazzi, circondati dalla ricchezza”.


 
Per chi non conoscesse Leonardo Boff, ricordiamo che nacque a Concórdia nel 1938, nipote di immigrati italiani venuti dal Veneto alla fine del XVIII secolo per stabilirsi nel Rio Grande do Sul, entrò nell'ordine dei frati francescani Minori nel 1959 e divenne sacerdote della Chiesa cattolica nel '64. Nello stesso anno, grazie ai suoi studi di Filosofia e Teologia, occupò la cattedra di Teologia sistematica ed ecumenica all'Istituto Teologico Francescano di Petrópolis.
Nel 1968 partecipò a Meddelin alla storica riunione del CELAM (Consiglio Episcopale Latinoamericano) dove assieme al peruviano Gustavo Gutiérrez e all'arcivescovo brasiliano Hélder Câmara iniziò a dar vita a quella corrente che nel 1973 prenderà il nome di Teologia della Liberazione, destinata a diventare un importante movimento di carattere non solo religioso, ma anche politico-sociale. Docente e scrittore con oltre una dozzina di libri al suo attivo, Boff non ha mai smesso l'impegno assunto da frate al fianco delle popolazioni più povere ed oppresse, per proseguirlo da laico nella comunità cristiana di base in Brasile.

Ma perché la TdL fu tanto osteggiata dalla Santa Sede? Per spiegarlo prendiamo a prestito le parole dello storico della Chiesa Alberto Melloni, curatore per RaiEducational del ciclo Lezioni dal Conclave, il quale la inquadra innanzitutto in "un contesto latinoamericano di regimi sanguinari che schiacciarono in maniera molto crudele tutte le opposizioni, causando lutti e sofferenze di sofferenze di vastissima portata. Poi spiega: "in quella Teologia c'è una caratteristica che a Roma non piace e che da un certo punto in poi non piacerà proprio per niente. E cioè  l'idea che per capire la condizione sociale del povero, per analizzare la società del grande latifondo e del capitalismo dominante, si possa utilizzare l'analisi marxista dell'economia. Questo contatto tra TdL e marxismo dopo l'elezione del Papa polacco nel '78, diventerà un problema sempre più forte.
"Per Wojtyła è evidente - avverte lo storico- che anche quel contatto minimale che ci può essere in una semplice analisi della società è portatore di mali, per i Teologi della Liberazione è incomprensibile come un aspetto ideologico possa essere più importante della sofferenza e del lutto di milioni di persone. L'esito è scritto nelle cose - continua Melloni - e sarà fatale. Roma condannerà la TdL a più riprese, il prefetto della Congregazione la per dottrina della fede che firmerà quella due condanne è Joseph Ratzinger e pian piano tutti i vescovi che verranno considerati compromessi con la TdL e quelli che la insegnano verranno messi ai margini. Non solo: qualcuno pagherà anche con la vita questo suo desiderio di libertà e questa sua aspirazione".
Qui il ricordo va ai 7 Gesuiti dell'Università Cattolica di San Salvador morti in un attentato ad opera di sicari inviati dai regime, dal quale si salverà solo Jon Sobrino; all'Arcivescovo di San Salvador Óscar Romero, freddato da un cecchino mentre celebrava la messa; al  Vescovo argentino Enrique Angelelli, morto in un incidente d'auto mai chiarito, seguito a chiare minacce subite da parte dei militari. Per non parlare del lungo elenco di sacerdoti perseguitati, sequestrati e torturati perchè accusati di aiutare gli oppositori.


Ma come si colloca la figura del nuovo Pontefice argentino in quello scenario? "Padre Bergoglio - sostiene Melloni -  non è un teologo della Liberazione, non condivide fino in fondo questo tipo di approccio, ha le sue riserve su questo rapporto col marxismo, ma cresce in questo clima latinoamericano e interpreta a modo suo quell'istanza di povertà. La porterà all'Episcopato come Vescovo di Buenos Aires dal '92 e la porterà quando diventerà presidente della Conferenza Episcopale e anche adesso che è diventato Papa."

 

 

martedì 16 aprile 2013

Giornata Internazionale "Narrazioni di schiavitù e migrazioni tra Africa e Americhe" (Sesto San Giovanni, 18 aprile 2013)

 
Narrazioni di schiavitù e migrazioni tra Africa e Americhe
Giornata Internazionale
 
La storia dei negri nelle Americhe prende l’avvio da una programmata cancellazione identitaria seguita da un’ altrettanto programmata ridefinizione seriale. Dalle navi pestilenti comandate da mercanti insigniti di “asiento” reale sbarcano nei porti d’Oltremare ombre senza volto destinate a divenire “piezas”, nel senso di vere e proprie pedine dello scacchiere coloniale, e con tanto di inamovibile marchio di fabbrica: il cognome del primo padrone che condanna le frammentarie geografie fisiche e familiari dei “pezzi” di ebano alla catena perpetua dell’oblio, spargendo sale sui campi della memoria.
Ricominciare a riflettere sulla tratta transatlantica e soprattutto sulla detribalizzazione del negro africano e la sua con-fusione nelle società neoamericane, su ciò che l’antropologo brasiliano Darcy Ribeiro ha definito come il più portentoso movimento di popolazione e il più drammatico processo di deculturazione della storia dell’uomo, non vuole essere un mero esercizio accademico ma una possibilità di leggere con maggiore consapevolezza le dinamiche tra nord e sud del mondo, l’esodo migratorio che ci ha coinvolto in passato e continua fatalmente a coinvolgerci.
La giornata si propone come uno sguardo aperto sulle diverse narrazioni, e dunque rappresentazioni, della schiavitù come ferita del passato e del presente, dal romanzo al saggio storico, dal film alla pièce teatrale, dall’opera d’arte al museo-memoriale.

 
Dipartimento di Scienze della Mediazione Linguistica e di Studi Culturali
18 aprile 2013 Aula P3
Piazza Indro Montanelli 11
Sesto San Giovanni
 
 
PROGRAMMA

 h. 9.15
Saluti delle autorità
Intervengono: Marie-Christine Jullion, Alessandra Lavagnino, Gianni Turchetta, Narcisa Soria, Eduardo Vidal
h. 9.30
Prima sessione
Modera: Emilia Perassi
M’bare N’gom (Morgan University, Baltimore)

Experiencia femenina y marginación en la creación cultural de Nelson Estupiñán Bass
Lenin Lara (scrittore e neodeputato, Ecuador)
La literatura afroecuatoriana de Esmeraldas
Irina Bajini (Un. degli Studi di Milano)
Dalla distruzione alla liberazione. L’epos della negritud in “Changó, el gran putas” di Manuel Zapata Olivella
***
h.11.30
Seconda sessione
Modera: Maria Vittoria Calvi
Laura Scarabelli (Un. degli Studi di Milano)
La schiavitù secondo Alejo Carpentier: Ti Noel da testimone a eroe
Rosa Grillo (Un. degli Studi di Salerno)
Nuovi eroi dell’Indipendenza uruguaiana: i negri Alsina e Anguiar
Vincenzo Russo (Un. degli Studi di Milano)
Atlantico Sud: uno spazio per la Nação Crioula
 
 h. 15
Terza sessione
Modera: Lidia De Michelis
Itala Vivan (Un. degli Studi di Milano)
La narrazione della schiavitù e del commercio triangolare attraverso i musei. L'International Slavery Museum di Liverpool.
Françoise Vergès (Presidente del Comité pour la mémoire et l'histoire de l'esclavage, Parigi)
L'esclave, figure du politique
Silvia Riva (Un. degli Studi di Milano)
Images matricielles de la traite: de Césaire à Glissant
***
h. 16.30
Quarta sessione
Modera: Nicoletta Vallorani
Marco Sioli (Un. degli Studi di Milano)
1839: La tratta degli schiavi vista attraverso il caso della Amistad
Claudia Gualtieri (Un. degli Studi di Milano)
Narrazioni tra Africa, America ed Europa: la presenza di Olaudah Equiano
Dino Gavinelli (Un. degli Studi di Milano)
Black Canadians: storie, percorsi e aspetti territoriali

Questa prima giornata di studi sulle afroameriche è organizzata dal Dipartimento di Scienze della Mediazione Linguistica e di Studi Culturali in collaborazione con il Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere. Essa conta sul generoso appoggio di colleghi e studiosi italiani e stranieri e gode del patrocinio dei Consolati di Cuba e dell’Ecuador a Milano. Un ringraziamento speciale al Centro Ecuatoriano de Arte y Cultura en Milán.
L’immagine utilizzata per la locandina e la brochure, “Barco negrero”, è di Alfredo Sosabravo, che ne ha concesso il permesso di riproduzione.

Coordinamento scientifico:
Irina Bajini (irina.bajini@unimi.it)
Dino Gavinelli (dino.gavinelli@unimi.it)
Segreteria organizzativa:
Fatma Ali (ali.fatma@hotmail.it)
 
 

 

Rui Oliveira, "Andarilho em Itália - músicas portuguesas de intervenção" (Milano, 17 e 18 aprile 2013)

 
Doppio appuntamento con Rui Oliveira, in concerto presso l'Università degli Studi di Milano mercoledì 17 e giovedì 18 aprile.
 
Anteprima, 17 aprile 2013 ore 16.30-17.00, Aula A1, P.za Sant'Alessandro
Replica il 18 aprile ore 16.30-18.00, Aula A9, P.za Sant'Alessandro


giovedì 11 aprile 2013

Incontro con le culture lusofone: identità e ibridazioni (Perugia, 18 aprile)

 
 
Il 18 aprile prossimo si terrà a Perugia il convegno "Incontro con le culture lusofone: identità e ibridazioni", organizzato dall'Università degli Studi di Perugia, patrocinato dall'Ambasciata del Brasile a Roma e con la co-partecipazione di Edizioni dell'Urogallo.
 
Giovedì 18 aprile 2013
Gipsoteca - Via dell’Aquilone, 7
Perugia
 
Per visualizzare il programma completo cliccare sull'immagine.
 
 
 
 
 
 
 

lunedì 8 aprile 2013

Mostra fotografica “Xixuaú Livre – Vita in Amazzonia” fino al 21 aprile alla Casa delle Culture del Mondo a Milano

Si potrà visitare fino al 21 aprile prossimo presso La Casa delle Culture del Mondo, la mostra “Xixuaú Livre – Vita in Amazzonia”.


 
Si tratta di una collettiva di reportage fotografici realizzati nella comunità tradizionale della regione amazzonica Xixuaú, in Brasile. La mostra è curata da Tiziana Faraoni e promossa dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Milano in collaborazione con Amazônia Onlus e Associazione Vagaluna.

In esposizione le opere realizzate da fotografi e documentaristi (Barry Cawston, Erik Falk, Andrea Frazzetta, Roberto Isotti, Luca Locatelli e Emiliano Mancuso) presso la Comunità dello Xixuaú, un’area di foresta tropicale protetta, situata in Brasile al confine tra gli stati di Roraima e Amazonas. La regione è abitata da circa cinquecento persone, riunite in otto comunità. Le opere sono state donate a sostegno dell’attività di Amazônia Onlus, un’organizzazione senza fini di lucro per la preservazione della foresta fondata nel ‘92 dagli abitanti della regione. Le immagini mostrano le problematiche relative alla deforestazione e degradazione ambientale e le azioni di Amazônia Onlus a tutela della biodiversità e dello sviluppo sostenibile, volte al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione locale.


Sede della MOSTRA
Via Giulio Natta, 11
 20151 - Milano
M1 Lampugnano

 
Orari
 - da martedì a venerdì:
  dalle 10.00 alle 18.30
 - sabato e domenica:
  dalle 14.00 alle 20.00
 - lunedì chiuso

Per maggiori informazioni si veda il sito della Provincia di Milano

venerdì 5 aprile 2013

FORDLÂNDIA: il sogno fallito di Henry Ford in Amazzonia rivisitato da Michel Palin

Chi avrebbe mai detto che a farci rivivere pagine della ricchissima storia del Brasile, in parte oggi dimenticate, sarebbe stato un ex attore inglese come Michael Palin diventato famoso nei Monty Pyton e negli ultimi tempi reinventatosi viaggiatore del mondo per conto della BBC? E' infatti tutta brasiliana la sua nuova serie che ci viene riproposta nella versione italiana da Rai5, partita il 28 marzo u.s.. Nella tappa dedicata all'Amazzonia, Palin s'imbarca sul fiume Tapajós per portarci a vedere cos'è rimasto dell'epica avventura di Fordlândia, poi tradottasi in un altrettanto epico fallimento, voluta nel lontano 1928 dal magnate dell'industria automobilistica Usa Henry Ford che puntava ad assicurarsi una fonte di gomma per gli pneumatici grazie agli alberi di caucciù (Hevea Brasiliensis), coltivati allo scopo nella foresta.
 
 
Nella lunga notte di viaggio da Santarém, sdraiato sull'amaca che sostituisce a sua detta "molto comodamente" le usuali cuccette, Palin si prepara alla meta prefissata leggendo il più famoso libro sull'argomento (Fordlandia: The Rise and Fall of Henry Ford's Forgotten Jungle City) scritto dal Greg Grandig, professore di storia alla New York University e finalista al Premio Pulitzer nel 2010. Stimola così anche il diario portoghese a rinfrescare quella vecchia storia.

Secondo l'autore del libro, gli obiettivi di Ford non erano esclusivamente economici, ma tendevano a trapiantare in Sudamerica una tipica città nordamericana -va detto infatti che furono migliaia i cittadini del Michigan coinvolti nel progetto- per ricreare un progetto americano che, secondo uno degli uomini allora più ricchi del mondo, si stava deteriorando nel suo Paese natale. Sul rovescio di copertina del libro, che nella sua fortunata edizione portoghese s'intitola "FORDLÂNDIA- Ascensão e queda da cidade esquecida de Henry Ford na selva", quella di Ford viene descritta come "a missão de industrializar a mata e levar a magia do homem branco para o mundo selvagem".
 

Tornando al documentario di Palin, ecco come sintetizza la storia: per trasformare il sogno di Ford in realtà, si costruirono case come quelle del Midwest e strade che avanzavano velocemente mentre la foresta spariva, si costruivano scuole ed ospedali oltre ad una rete di trasporti per gli spostamenti degli operai. Ford non ce la fece -taglia corto l'ex attore- a produrre il caucciù che gli serviva perché una malattia (la peronospora) uccise gli alberi ed anche gli operai si indebolirono a causa di numerosi malanni.

In verità, da un'analisi meno superficiale, si evince che ai lavoratori indigeni delle piantagioni non piaceva affatto il modo in cui venivano trattati: ad esempio veniva somministrato loro cibo sconosciuto come gli hamburger, venivano costretti a lavorare fino a 12 ore al giorno per pochi cruzeiros sotto il sole tropicale e dovevano portare sempre addosso una carta d'identità, tanto che nel '30 scoppiò una rivolta sedata infine dall'esercito. Quanto all'atteggiamento del Governo brasiliano, lo si descrive piuttosto diffidente nei confronti di investimenti esteri, in particolare nella regione settentrionale dell'Amazzonia e pare abbia fornito ben poco aiuto all'imprenditore americano dopo aver siglato un accordo di concessione di 10. 000 km² di terreno sulle rive del fiume Tapajós vicino a Santarém, alla neonata Companhia Industrial do Brasil, in cambio del 9% dei profitti generati.
 

L'immobilismo brasiliano, contrapposto al dinamismo americano, rese difficile fin dall'inizio il progetto -a quanto riferisce Grandig- e a nulla valse il tentativo di Ford di spostarsi a valle di Belterra perché anche i nuovi investimenti si rivelarono un disastro. Quando, nel 1945, gli americani fecero i bagagli e il nipote Henry Ford II vendette tutto, si calcolò una perdita secca di 20 mln di dollari.

Portandoci a visitare i resti di quel che fu una città modello pensata per accogliere 100mila abitanti e dotata di tutto, dalla chiesa ai bar, Palin li paragona a fantasmi. La cinepresa si sofferma sui capannoni industriali ridotti a cumuli di vetri rotti, indugia sui macchinari arrugginiti e si addentra poi in un ex moderno ospedale, gestito da medici americani: l'unico segno di vita è dato oggi dai pistrelli che lo hanno colonizzato. Per il resto, rovine.

Una consolazione viene riservata tuttavia agli ambientalisti e a chiunque abbia a cuore la tutela della foresta amazzonica: col passare del tempo, infatti, "a floresta toma de volta seu espaço".

martedì 2 aprile 2013

Muito obrigado, divina Dulce

Una cara e affezionata lettrice del blog "Il Diario Portoghese" ha scritto una calda e intensa lettera di ringraziamento alla cantante di fado Dulce Pontes, in seguito al suo concerto di Roma del 30 u.s.. Certi che le sue sensazioni siano anche le sensazioni di coloro che hanno avuto la possibilità di ascoltare il concerto in diretta tv o dal vivo, non esitiamo a dedicarle la nostra attenzione, riportando la "letterina" qui di seguito.
Muito obrigado, divina Dulce!
Mentre il pubblico si spellava le mani ad applaudirti, tu congiungevi le tue al petto e con un lieve inchino ripetevi "muito obrigada". Ora sentiamo di dover dire a te "muito obrigado, divina Dulce".

Ci hai regalato un'ora e mezza di puro incanto, hai confermato che le tue corde vocali fanno impallidire gli stessi strumenti musicali relegandoli a mero accompagnamento. Hai dimostrato ancora una volta di essere un'interprete completa che al canto affianca espressività, gestualità, mimica e accenni di danza. La tua "Ondeia" ci ha rinfrescato il ricordo di una Dulce anche ottima pianista.

Ma lasciamo che siano i critici musicali a fare il loro mestiere sviscerando ogni tua singola interpretazione: noi appassionati del mondo lusitano, ci accontentiamo di dirti grazie per la forza delle emozioni ricevute, segno che vibrano in te tutte le corde che hanno portato anche noi ad amare la cultura portoghese e stanno racchiuse dentro ogni sfumatura del fado.
Ci ha colpito la tua semplicità, tipica dei grandi e il tuo accennare qualche parola in italiano, come quando hai detto "bravi" ai presenti in sala che ti hanno fatto eco in qualche refrain su tuo stesso invito. Ci ha commosso la dolcezza con cui, passando una mano carezzevole sulla fronte di Luis Pontes che ti accompagnava con la viola do fado, hai voluto comunicare al pubblico: "é mio fratello". Questa confidenza, venuta quasi a fine concerto, ha suggellato quella speciale intesa che hai saputo creare tra te e il pubblico: senza barriere.

"Muito obrigado" anche nei confronti dell'Orchestra Roma Sinfonietta, diretta dal maestro Paolo Silvestri, e di Rai5 che ha trasmesso l'evento in diretta dalla sala Santa Cecilia dell'Auditorium Parco della Musica di Roma il 30 marzo u.s..