domenica 30 ottobre 2011

"Cronaca di Rua 513.2" di João Paulo Borges Coelho

Una strada di una città coloniale africana, dall’insolito nome numerico di Via 513.2 fa da sfondo ai mutamenti sociali e politici della recente storia mozambicana. I nuovi arrivati si avvicendano infatti ai vecchi coloni portoghesi creando una nuova situazione urbana. Ma il fantasma del colonialismo, neppure tanto rarefatto, si manifesta quasi fisicamente nella figura degli spiriti dei vecchi coloni nella coscienza dei nuovi arrivati.
Il nuovo Paese, però, quello che sarebbe dovuto scaturire dall’indipendenza dal potere coloniale e dalla successiva Rivoluzione popolare, e che avrebbe finalmente fornito ai propri cittadini stabilità, prosperità e libertà, si divincola in mezzo a mille problemi, in situazioni nelle quali “things fall apart” – tutto il sistema crolla. Alla fine del libro, infatti, in un’economia stagnante e in un’atmosfera di sfacelo sociale, la Rua 513.2 vedrà “cadere” uno a uno anche i suoi nuovi abitanti, sotto le pesanti mazzate del fallimento economico privato o pubblico, della guerra o del carcere.
João Paulo Borges Coelho, in questo modo ci mostra con grande efficacia e senza filtri ideologici di alcun tipo, libero da schemi precostituiti, il fallimento del sogno dell’indipendenza del Mozambico, e il fallimento del nuovo stato nell’assicurare le condizioni indispensabili di vita ai propri cittadini.

João Paulo Borges Coelho, nato a Oporto nel 1950, ma trasferitosi fin dall’infanzia in Mozambico, a Maputo, che allora si chiamava Lourenço Marques, è uno di quei discendenti di coloni che hanno scelto di rimanere in Africa e di abbracciare la cultura e la cittadinanza “attiva” del Mozambico.
Professore universitario all’Università Eduardo Mondlane di Maputo, tiene corsi di Storia dell’Africa Australe anche come guest professor all’Università di Lisbona, in Portogallo.
Disegnatore e sceneggiatore di fumetti fin dagli anni ’80, è poi entrato nel mondo della narrativa. Ha al suo attivo i romanzi Crónica da Rua 513.2 (2006), As Visitas do Dr. Valdez (2004), As Duas Sombras do Rio (2003), Campo de Trânsito (2007) e O Olho de Hertzog (2009), per il quale ha ricevuto il premio Leya. Si è dedicato anche al racconto, con le due raccolte Índicos Indícios – Setentrião e Meridião (2006), in via di traduzione in italiano, e alla “novela burlesca”, come viene definita nella stessa copertina,con Hinyambaan (2007).

Cronaca di Rua 513.2, tradotto da Elina Ilaria Nocera, è il primo libro di João Paulo Borges Coelho pubblicato in Italia da Edizioni dell'Urogallo.

giovedì 27 ottobre 2011

Poemário Inatual (III)



Il neorealismo è morto. Viva il neorealismo. Proclamare la morte di qualcuno è semplice. Più complicato è sotterrare gli avi. Anche in verso.

 Manuel da Fonseca

Aldeia de Planície (1941)
Nove casas,
duas ruas,
ao meio das ruas
um largo,
ao meio do largo
um poço de água fria.

Tudo isto tão parado
e o céu tão baixo
que quando alguém grita para longe
um nome familiar
se assustam pombos bravos
e acordam ecos no descampado.


domenica 23 ottobre 2011

La poesia angolana di Jofre Rocha

"Poema do regresso"

Quando eu voltar da terra do exílio e do silêncio,
não me tragam flores.

Tragam-me antes todos os orvalhos,
lágrimas de madrugadas que presenciam dramas.
Tragam-me a fome imensa de amor
e o queixume dos sexos túrgidos na noite constelada.
Tragam-me a noite longa de insônia
com mães chorando de braços vazios de filhos.

Quando eu voltar da terra do exílio e do silêncio,
Não, não me tragam flores...

Tragam-me apenas, isso, sim,
o último desejo dos heróis tombados ao amanhecer
com uma pedra sem asas na mão
e um fio de cólera a esgueirar-se dos olhos.

(“60 canções de amor e luta”)

Jofre Rocha (pseudonimo letterario di Roberto Francisco Victor de Almeida), è un poeta e romanziere angolano, uno dei fondatori dell'União dos Escritores Angolanos e presidente dell'Assembleia Nacional dal 1986 al 1997. Nasce il 5 febbraio 1941 a Kaxicane, Angola. Studia al liceo Nazionale Salvador Correia e partecipa attivamente nella lotta nazionale per la liberazione dell'Angola. Riveste incarichi ministeriali per il Governo dopo l'indipendenza. Fra le sue opere poetiche ricordiamo: “Tempo de Cicio”, 1973, Lobito, cadernos Capricórnio; “Assim Se Fez Madrugada”, 1977, Lisboa, Edições 70; “60 Canções de Amor e Luta”, 1988, Luanda, União dos Escritores Angola.
Le sue poesie, così come i suoi testi in prosa, abbordano tematiche legate alle contingenze storiche e sociali, raccontano il passato attraverso la voce di chi ha partecipato attivamente agli avvenimenti del paese.  

giovedì 13 ottobre 2011

"Bastardia" di Hélia Correia

Alla Casa delle Traduzioni di Roma è stato presentato ieri il romanzo di Hélia Correia, Bastardia, edito in italiano da Caravan Edizioni.
L’autrice torna a dialogare con la letteratura portoghese ottocentesca: espliciti i riferimenti al romanzo di Eça de Queiroz  O crime do Padre Amaro (Bastardia si svolge nella regione di Leiria nel 1854, e nel romanzo viene citato Padre Amaro), così come è puntuale il ritorno alla memoria mitica e ancestrale di Fascinação.
"Embora os escritores e mesmo algumas das suas personagens viajassem, dando-nos hoje, assim, uma impressão de que os caminhos e os transportes funcionavam, na segunda metade de Oitocentos a maior parte das pessoas portuguesas não punha o pé fora do sítio onde nascera. O trajecto mais longo da sua vida era o que unia, todos os domingos, a casa onde morava e a capela. Estranho é que não vivessem brutamente. Tinham religião e higiene, filosofia e alguma medicina, se bem que estas palavras não respondam à exigência que hoje se faz delas. Apesar de pequeno, aquele mundo era complexo e bem organizado. Num equilíbrio gravitacional, pedaços de animismo e de volúpia circulavam, mantendo distância rigorosa do eixo que ligava o céu à terra e que continha os santos sacramentos e toda a armadura da Igreja. Conciliavam, com habilidade que já não conseguimos imitar, as noções do destino e do pecado, como o direito e o avesso de um tecido que, de qualquer maneira, nos aperta e a cuja protecção nos submetemos. O povoado nutria-se a si mesmo e muitas vezes a endogamia resultava em penosos exemplares" (pp. 11-12).
Vedi la sinossi del testo sul sito di Caravan Edizioni.
Hanno partecipato alla presentazione i traduttori del romanzo:


Vincenzo Barca, medico psichiatra, ha lavorato per più di trent’anni nei servizi pubblici di salute mentale. Parallelamente ha studiato Lingue Straniere a “La Sapienza” e ha sempre lavorato come traduttore dal portoghese, occupandosi in particolare di letterature africane di lingua portoghese. Ha insegnato Lingua e traduzione portoghese e brasiliana alla Facoltà di Lettere dell’Università “La Sapienza”. Rappresenta attualmente la Sezione traduttori del sindacato nazionale scrittori presso il CEATI e, in questa sede, fa parte di un gruppo di lavoro sulla formazione del traduttore italiano in Europa.


Serena Magi, nata a Roma nel 1981, è laureata in Letterature Comparate e Traduzione dal portoghese. È cofondatrice della casa editrice romana Caravan Edizioni. Ha tradotto per LaNuovaFrontiera Un cielo troppo blu e Il mare di Casablanca di Francisco José Viegas; in collaborazione con Vincenzo Barca, Il bambino della cascata e altre storie di Manuel Rui e Il desiderio di Kianda di Pepetela (Edizioni Lavoro).

lunedì 10 ottobre 2011

Mia Couto vincitore del Prémio Eduardo Lourenço 2011


“Ogni terra attende pazientemente        
che giunga la voce che narrerà la
sua storia, e in quest’ attesa le terre
si muovono come in un sogno, fino
a quando la voce del poeta non giunga
e con tenerezza e violenza le risvegli
dal loro letargo”.
(Dalla prefazione di Luis Sepúlveda all'edizione italiana di Terra Sonnambula, Guanda, 2002, p. 5).

Lo scrittore mozambicano Mia Couto è il vincitore della settima edizione del Prémio Eduardo Lourenço, attribuito dal Centro de Estudos Ibéricos (CEI).

La notizia è stata annunciata sabato 8 ottobre 2011 dal rettore dell’Universidade de Coimbra, João Gabriel Silva. Istituito nel 2004, il premio, intitolato al saggista Eduardo Lourenço, mentore e presidente onorario del CEI, viene attribuito a personalità e istituzioni portoghesi o spagnole particolarmente rilevanti nell’ambito della cooperazione e della cultura iberica.
“Lo scrittore Mia Couto ha allargato gli orizzonti della lingua portoghese e della cultura iberica”, ha affermato il rettore dell’Universidade de Coimbra.  Mia Couto rappresenta forse il principale portavoce africano della lusofonia e la sua opera letteraria funziona come un importante stimolo al dialogo, un ponte aperto alla collaborazione culturale fra Africa, Europa e America Latina.
Mia Couto, nato a Beira nel 1955, si è dedicato agli studi di medicina, scegliendo in seguito la strada del giornalismo e della scrittura. Attivo nel campo della difesa dell’ambiente, Mia Couto è noto nell’ambiente letterario per l’uso molto originale della lingua portoghese, che lo scrittore arricchisce in ogni sua opera coniando neologismi molto efficaci. In italiano sono state tradotte le seguenti opere dello scrittore:
Voci all'imbrunire (Lavoro, 1989); Il dono del viandante e altri racconti (Ibis, 2000); Terra Sonnambula (Guanda, 2002); Sotto l'albero del fragipani (Guanda, 2002); Un fiume chiamato tempo, una casa chiamata terra (Guanda, 2005); Ogni uomo è una razza (Ibis, 2006).

venerdì 7 ottobre 2011

"I diari di traduzione": la difficile arte del tradurre

La casa editrice LaNuovaFrontiera ha presentato ieri, presso la Casa delle Traduzioni di Roma, una nuova iniziativa che si propone di valorizzare e di dare più visibilità alla difficile e mai abbastanza apprezzata arte del tradurre. In seno al blog della casa editrice "la linea di frontiera"(lineadifrontiera.com), è stato dedicato uno spazio a tutti i traduttori, all’opera sui romanzi che LaNuovaFrontiera in seguito pubblicherà, per esprimere dubbi, difficoltà e raccontare esperienze, soluzioni, spesso di straordinaria creatività, che il passaggio all’italiano di un testo straniero non di rado richiede. Con periodicità variabile – uno, due post al mese- il traduttore svela il dietro le quinte dei romanzi. “I diari di traduzione” sono un contributo quanto mai utile e originale per rendere più visibile la figura del traduttore, ma anche e soprattutto una straordinaria possibilità offerta ai lettori di seguire quel laboratorio dove le pagine straniere si scrivono in italiano.
Alla presentazione hanno partecipato:
Riccardo Duranti, traduttore letterario (premio ministero dei Beni Culturali nel 1996), docente per molti anni di Letteratura inglese e Traduzione alla “Sapienza” di Roma, autore di poesie e racconti;
Chiara Muzzi, classe 1981, traduttrice per LaNuovaFrontiera di Salone di Bellezza di Mario Bellatin. Sta traducendo, sempre per LaNuovaFrontiera, Morire di Ricordi di Emiliano Monge, di prossima pubblicazione e di cui tiene il suo “diario di traduzione” sul blog;
Giorgio de Marchis, professore all’Università Roma Tre di letteratura portoghese e brasiliana. Ha tradotto i romanzi dal portoghese della scrittrice mozambicana Paulina Chiziane e dell’angolano José Eduardo Agualusa e diversi racconti di Fernando Pessoa, Ondjaki, José Luís Peixoto.
La Casa della Traduzioni delle Biblioteche di Roma è una fondazione di recente nascita. È stata infatti inaugurata lo scorso 23 giugno a Roma, in via degli Avignonesi 32. Nasce con il duplice obiettivo di valorizzare e qualificare il lavoro del traduttore e di promuovere la diffusione della lingua e cultura italiana nel mondo. Dispone di una biblioteca specializzata sulla traduzione (dizionari, enciclopedie, CD-Rom, manuali di traduttologia, fondo Elsa Morante, testi in traduzione), di una foresteria, ovvero due camere per l’ospitalità di traduttori e scrittori stranieri che svolgono in Italia il loro progetto, e una mostra permanente di foto di scrittori italiani del fotografo Rino Bianchi. Si propone come luogo di consultazione e ricerca, di scambio e di incontro per traduttori di ogni paese, uno spazio di documentazione e consultazione specializzata, nonché di incontri e attività di approfondimento sulla traduzione, presentazione di libri e iniziative culturali. 

giovedì 6 ottobre 2011

Europalia.Brasil, la diversità del Brasile nel cuore dell'Europa

Il Festival Europalia (Bruxelles, 4 ottobre 2011 – 15 gennaio 2012) rende omaggio alla diversità del Brasile. Attraverso esposizioni, concerti, danza, rappresentazioni teatrali e  film si potranno scoprire i molteplici aspetti della cultura brasiliana, dai più noti a quelli meno conosciuti. All’inaugurazione ha partecipato anche la “Presidenta”, Dilma Rousseff.
Nel suo intervento Dilma Rousseff ha dichiarato che il Brasile è “un Paese meticcio, nel quale gli immigrati di ogni parte del mondo si sono aggiunti alle tre radici da cui è nato il popolo brasiliano: la radice indigena, quella europea e quella africana” e, sempre parlando a nome del suo popolo, ha affermato che si tratta di “una fusione che ci inorgoglisce e ci definisce”.


Il gruppo di percussioni corporali Barbatuques si è esibito in occasione della cerimonia di apertura.

L’obiettivo del Festival è quello di mostrare al pubblico un Brasile inedito che va molto al di là del Carnevale, della Foresta Amazzonica e delle tribù indigene.
Qui trovate maggiori informazioni e il calendario degli eventi.

martedì 4 ottobre 2011

Il jazz brasiliano di Rosália de Souza in Italia

Durante l’ascolto del programma di Rai Radio 3 di ieri sera, “Sei Gradi”, fra i tanti brani musicali interessanti, l’attenzione si è concentrata su una canzone di Rosália de Souza, “Agarradinho”. Per chi si fosse perso il programma, proponiamo qui il brano in questione.


Rosália de Souza nasce nel 1966 a Nilópolis, nello stato di Rio de Janeiro. Si trasferisce nel 1989 in Italia per studiare teoria musicale, percussioni cubane, canto jazz e storia del jazz alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio di Roma. Nello stesso anno comincia a lavorare con vari musicisti brasiliani, cantando nei più importanti jazz-club della capitale. Gli anni successivi sono caratterizzati da una intensa attività live che la porta ad esibirsi sui migliori palcoscenici jazz del mondo: nel 2000 partecipa al Brazil Festival di Londra, l’anno seguente si esibisce al Montreux Jazz Festival con Nicola Conte, produttore del suo primo album da solista, “Garota Moderna”, pubblicato nel 2003. "Garota Moderna" ha un grande successo all'estero e Rosália de Souza viene chiamata ad esibirsi al Womad di Las Palmas, a Mosca, Lisbona, Kiev e, naturalmente, in Italia.