sabato 21 aprile 2012

Esce in Italia "Il sé viene alla mente" di António Rosa Damásio, neuroscienziato e scrittore portoghese premiato a Venezia


"La mia anima è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde e arpe, timpani e tamburi. Mi conosco come sinfonia". Sceglie questa celebre frase tratta dal Libro dell'inquietudine di Fernando Pessoa, il suo illustre concittadino António Rosa Damásio nell'introduzione dell'ultimo libro sulla coscienza "Il sé viene alla mente", appena uscito per Adelphi. Nato a Lisbona il 25 febbraio 1944 dove ha compiuto gli studi fino a laurearsi in medicina all'Università della capitale lusitana, si è poi trasferito negli States: dal 2005 è direttore del Brain and Creativity Institute della University of Southern California dove è professore di neurologia, neuroscienze e psicologia. 
Oltreché neuroscienziato, Damásio è saggista di successo e deve la sua fama soprattutto a "L'errore di Cartesio", uno dei maggiori bestsellers scientifici di sempre (pubblicato nel 2005 da Adelphi), nel quale si contestavano le teorie di separazione tra mente e corpo.

Damásio si trova in questi giorni in Italia: proprio pochi giorni fa ha inaugurato a Venezia la quinta edizione di INCROCI DI CIVILTÀ, Incontri internazionali di letteratura a Venezia, promosso da Comune di Venezia, Assessorato alle Attività Culturali e Università Ca’ Foscari ricevendo il premio Bauer -Ca' Foscari alla Scuola Grande di San Rocco. Tra le motivazioni del riconoscimento attribuitogli si citano "le importanti pubblicazioni sulla memoria, sulla fisiologia delle emozioni e sulla malattia di Alzheimer. I laboratori di ricerca che Damásio e sua moglie Hanna hanno realizzato all'Università dello Iowa sono considerati ormai un punto di riferimento per lo studio dei fenomeni nervosi alla base dei processi cognitivi."
In occasione dell'uscita del nuovo libro e della premiazione,il neuroscienziato e scrittore portoghese ha rilasciato numerose interviste in Italia.

Alla domanda di Marco Filoni su Repubblica circa la scelta di aprire il libro con la frase di Pessoa, Damásio ha risposto:"Sono portoghese e Pessoa fa parte della mia cultura. E l'analogia con l'orchestra ci spiega bene cosa sia la vita umana. Pensiamo a un brano da suonare. C'è un progetto da realizzare, il brano stesso, poi c'è il direttore d'orchestra, i musicisti, ecc. Ma affinché il progetto si realizzi non basta suonare le note nel modo corretto: ci sono anche i tempi da rispettare, la linea verticale della partitura. Ecco, la vita umana è un po' la stessa cosa". Intervenendo alla trasmissione Radio3Scienza, a proposito degli eteronimi creati da Pessoa ha tra l'altro affermato: "Secondo alcuni era un personaggio folle con personalità divisa e vari sé che convivevano. Io invece credo fosse un artista di grande intelligenza, il quale ha costruito vari personaggi all'interno di una trama ben controllata. Non si trattava di una personalità multipla hollywoodiana -ha aggiunto- piuttosto di un grande artista che ha rivelato la possibilità,insita anche nell'uomo comune, di tenere dentro di sé vari personaggi, di poter capire e immaginare la vita degli altri".

Con "Il sé viene alla mente", che segue a "Emozione e Coscienza" e "Alla ricerca di Spinoza" (editi sempre da Adelphi rispettivamente nel 2000 e nel 2003), il saggista chiude il ciclo avviato da "l'Errore di Cartesio.
"In questo densissimo libro -si legge sul risvolto di copertina- approda a una sorta di summa della sua ricerca trentennale, dove i fondamenti di quella prospettiva antidualistica che lo ha reso celebre (si pensi al legame tra regioni cerebrali «arcaiche», come l'amigdala, e più recenti, come la corteccia prefrontale, nella genesi delle scelte morali e dei processi decisionali) sono integrati da nuove e complesse sequenze: quella sull'incidenza delle emozioni e dei sentimenti primordiali (il piacere e il dolore) come ponti connettivi tra il proto-sé e il sé; quella sul discrimine tra percezione e rappresentazione degli eventi interni ed esterni al nostro corpo come base biologica, unitamente alla memoria, nella costruzione dell'identità individuale; e in particolare – frutto di una personalissima ricerca di unità ispirata alla rilettura di Spinoza – quelle sulle varietà fenomeniche di coscienza, che nella comparazione tra gli esseri umani e gli altri animali (a cominciare dai primati) o nelle differenze tra lo «stato» dei bambini nati senza corteccia e quello del coma vegetativo degli adulti mostrano un'infinita gamma di sfumature percettive e cognitive, insieme avvincenti e inquietanti."

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