sabato 1 settembre 2012

Alle origini di José Saramago con "Lucernario", romanzo giovanile inedito

Vi proponiamo qui la recensione del romanzo Lucernario di José Saramago, pubblicata il 3 agosto scorso su "L'espresso" e firmata da Nello Ajello. 

Terminato nel 1953 e ignorato dall'editore a cui il trentenne Saramago lo aveva proposto, Lucernario (Claraboia, in portoghese) si aggiunge ai numerosi casi di "errori editoriali", alle infinite e clamorose storie di libri rifiutati ma destinati a diventare famosi (a questo proposito è interessante il saggio di Mario Baudino, Il gran rifiuto. Storie di autori e di libri rifiutati dagli editori, Passigli, Milano, 2009). 

Un conformismo dolente e opaco, una mesta caligine dei sentimenti. È difficile immaginare il ritratto più compiuto di un regime politico oppressivo di quello che emerge dal romanzo di José Saramago, "Lucernario" (Feltrinelli, pp. 330, euro 18). Si tratta di un autentico "recupero" nella produzione del premio Nobel. Scritto dal 1949 al 1952 - l'autore aveva fra i vensisette e i trent'anni - e rimasto finora inedito, è come un ideale compendio della vita quotidiana del Portogallo sotto Salazar, benché mai nominato. La vicenda è centrata in un caseggiato piccolo-borghese di Lisbona, gremito di personaggi in preda a sentimenti repressi. Non può stupire la mancata pubblicazione, in quegli anni lontani. 

Fa spicco nelle pagine una ragazza, Maria Claudia, il cui amore per un coetaneo viene vissuto in famiglia come una trasgressione delittuosa. Vi si incontra un'altra donna, meno giovane, la cui libertà sessuale è motivo di scandalo fra i pianerottoli. Per non parlare dei sentimenti che uniscono due sorelle, Candida e Adriana, con una sottaciuta pulsione omosessuale. Le «vite di coppia» che l'autore descrive sono di un'aridità resa soffocante dalle convenzioni. Non basta a ravvivare il clima la presenza di un giovane, Abel, pigionante presso la famiglia d'un calzolaio: la sua aspirazione a qualcosa di eticamente diverso si spegne in un'estenuata disfatta. A tratti si pensa agli "Indifferenti" di Moravia, opera anch'essa giovanile composta nell'aura di una dittatura, benché con superiore capacità espressiva. In questo Saramago non mancano, insomma, ingenuità e lungaggini, e tuttavia vi si avverte l'esordio promettente d'un narratore di alto livello. L'avversione per l'assetto sociale che il libro descrive è così evidente da contagiare il lettore. Il quale si sente assunto a testimone d'un mondo senza gioia.



("Alle origini di Saramago", Recensione di Nello Ajello, L'espresso, 03/08/2012)


José Saramago, Lucernario, trad. it. di Rita Desti, Feltrinelli, Milano, 2012, pp. 336, euro 18. 

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