domenica 20 gennaio 2013

Amílcar Cabral, 40 anni dopo la sua morte


Amílcar Cabral, padre del movimento di indipendenza della Guinea Bissau e di Capo Verde, venne brutalmente ucciso il 20 gennaio 1973 a Conakry (Guinea Equatoriale), sede del quartier generale del movimento rivoluzionario in lotta contro il colonialismo portoghese. A quarant’anni dal suo assassinio, il ricordo del leader del PAIGC (Partido Africano da Independência da Guiné e Cabo Verde) è ancora vivo in tutti coloro che lottano contro l’ignoranza, l’ingiustizia e contro qualsiasi forma di oppressione. Amílcar Cabral, “Fazedor de utopias”, come lo ha definito il giornalista e antropologo António Tomás, morì proprio a causa dei suoi ideali e ancora oggi figura al fianco dei più importanti nazionalisti africani, fra i quali ricordiamo Kwane N'Krumah (Ghana), Léopold Senghor (Senegal), Julius Nyerere (Tanzania) e Jomo Kenyatta (Kenya).

Il diario portoghese vuole rendere omaggio a questo pensatore rivoluzionario segnalando a tutti i lettori alcune interessanti testimonianze. Il primo documento che vi proponiamo è una intervista rilasciata da Amílcar Cabral a una emittente francese pochi anni prima di morire. Potete visualizzare l’intervista qui. Il secondo è il video della canzone “Sol maior para comanda” del gruppo guineano Super Mama Djombo, dedicata ad Amílcar Cabral. Il gruppo prende il nome da una divinità femminile locale a cui i guerriglieri si appellavano frequentemente negli anni in cui si combatté la guerra coloniale. Il video merita di essere visto fino in fondo anche per le immagini, scattate dal fotografo norvegese Knut Andreasson in occasione di un reportage realizzato nel 1970 nelle aree liberate dal PAIGC.
Il terzo documento è un articolo che prende in esame la presenza di Amílcar Cabral nella musica rap guineana e capoverdiana. Nel corso degli anni Novanta, sulla scia dell’ondata di democratizzazione che investì la Guinea Bissau e Capo Verde, i due partiti principali, il PAIGC e il PAICV, persero lo statuto di “força, luz e guia do povo”. In quegli anni, contrassegnati da una globalizzazione e afro-americanizzazione a livello mondiale, la cultura hip-hop apparve come veicolo della libertà di espressione e di protesta dei gruppi urbani maggiormente disagiati. I giovani guineani e capoverdiani ricontestualizzarono attraverso la musica rap il discorso panafricanista e nazionalista di Amílcar Cabral, rappresentandolo come guida del popolo e come MC (mensageiro da verdade).

Infine, per ulteriori approfondimenti vi rimandiamo all’ultimo numero della rivista Scritture Migranti, che contiene un articolo scritto a quattro mani dai Proff. Roberto Vecchi e Vincenzo Russo, intitolato “L’arma della teoria. Ciò che resta del testo di Cabral” e accompagnato da un profilo biografico di Amílcar Cabral e da una traduzione del discorso pronunciato dal leader del PAIGC il 6 gennaio 1966 in occasione della Conferenza di solidarietà dei Popoli dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina (“L’arma della teoria. Fondamenti e obiettivi della liberazione nazionale in rapporto alla struttura sociale”). L'abstract è visualizzabile qui.

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