Rua
Araùjo, un crocevia di impossibili convivenze tra boeri e prostitute nere,
polizia e malviventi, poveri e ricchi, artisti e funzionari. Il Pratello,
liberale nei dettagli ma inflessibile nella sostanza, reticolo di umanità vive,
affaticate, rissose e autentiche, diventa virale contrappunto al racconto
visivo di Ricardo Rangel. La strada diventa fare politico a Maputo come a
Bologna e in un’ellissi di passato, presente e futuro, il Tempo si condensa e
prende corpo. La fotografia di Rangel sbarca in via del Pratello seguendo una
rotta ideale che dall’Atlantico Negro conduce ai canali bolognesi, con
delicatezza e coscienza, riflessione e consapevolezza, sussurro e denuncia
detonante.
Da sabato 28 settembre, per un intero mese, nella storica osteria Mutenye di via
del Pratello sarà possibile ammirare la mostra fotografica del grande fotografo
mozambicano Ricardo Rangel, 27 fotografie scattate tra il 1950 e il 1970 che
raccontano la storia del Mozambico.
"Ferro em brasa", Ricardo Rangel |
C'è
un mondo sociale, che Rangel vede e rappresenta, ed è esattamente lo stesso che
sfugge alla vista dei suoi contemporanei. Questa sua capacità di rendere
visibile l'invisibile rende attuale e universale la sua opera. La denuncia
esplicita del sistema coloniale e della sua violenza intrinseca è un
ingrediente imprescindibile nell'analisi della sua fotografia, ma non è il più
importante. Le immagini di Rangel insistono infatti più sulla censura che
questo discorso produce, ossia sull'occultamento di una realtà che è davanti
agli occhi di tutti ma che nessuno "vede". Rangel riesce a vedere la
realtà che si nasconde dietro le pieghe della quotidianità, con una semplicità
disarmante, come testimonia la foto "Homens e Serventes" che ritrae
le etichette affisse alle porte dei bagni: di qua gli uomini, di là i servi, di
qua i bianchi di là i neri. E lui, dal di fuori, a sorprenderli con la sua
Pentax. La capacità di fotografare gli ultimi, gli sfruttati i reietti, non è
invenzione di Ricardo Rangel, quella di trasformarli immediatamente in muto
veicolo di lotta e denuncia però è certamente una sua peculiarità innata. La sua Pentax non fotografa gli aguzzini ma
gli oppressi, non denuncia gli oppressori ma il sistema che li produce. Rangel
insegna al suo popolo la differenza sostanziale che esiste tra
"guardare" e "vedere"! E' un guerrigliero solitario armato
di macchina fotografica, un personaggio scomodo che grida silenziosamente le
incongruenze del colonialismo di ieri e del neocolonialismo odierno, la mostruosità
della povertà e dell'umiliazione che la globalizzazione ha trasformato ma non
cancellato.
"Homens e serventes", Ricardo Rangel |
L'Italia,
e per prima Bologna, potranno godere delle immagini di Rangel grazie
al curatore di questa mostra, Alfredo Sorrini, studioso e appassionato
dell'opera rangeliana che nell'aprile scorso a Maputo ha ottenuto dalla signora
Beatrice Kiener, moglie di Rangel, i diritti d'utilizzo di una parte delle
immagini della sterminata collezione custodita nel Centro di Documentazione e
Formazione fotografica, fondato dallo stesso Rangel.
"Da rua Araùjo a via del Pratello"
fotografie di Ricardo Rangel (Mozambico, 1924-2009)
a cura di Alfredo Sorrini e Mutenye
Dal 28 settembre al 28 ottobre 2013 (tutti i giorni dalle 17 alle 23.30)
Mutenye - via del Pratello 44, Bologna
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