Alla scoperta di un'area bianca nella biodiversità del pianeta
Si chiama
"Sky-Island" (Isole del cielo) la missione scientifica che si
addentrerà nelle foreste pluviali del Mozambico settentrionale, un'area finora
inesplorata con un'enorme biodiversità tutta da scoprire, cui parteciperanno i
due ricercatori del MUSE (Museo della Scienza di Trento) Michele Menegon e
Fabio Pupin assieme a Simon Loader dell'Università di Basilea, a loro volta affiancati
da una scienziata brasiliana e da uno studente mozambicano. La spedizione, in
partenza a metà del prossimo mese di novembre, durerà otto settimane e sarà
documentata da una troupe guidata dal regista e fotografo Samuele Pellecchia.
Al termine ne uscirà così anche un docu-film curato dall'Agenzia Prospekt
Photographers di Milano, riconosciuta tra le 20 agenzie più importanti del
mondo.
A spiegare il perché di
un nome che stimola la fantasia come Sky-Island, è stato l'erpetologo (studioso
di rettili e anfibi) Michele Menegon rispondendo alla specifica domanda
postagli dai microfoni di Radio3Scienza nell'ambito di una puntata dedicata,
appunto, alla spedizione. "Perchè si tratta -ha detto lo scienziato- di montagne molto
isolate l'una dall'altra, spesso piuttosto alte, con foresta montana quasi
esclusivamente sulla sommità. Queste foreste sono molto antiche e molto stabili
per cui nel tempo hanno sviluppato una propria fauna e flora particolare,
endemica, ognuna differente dall'altra. Funzionano quindi- ha aggiunto- come
vere e proprie isole. Per gli organismi che vivono lì, attraversare le savane
basse e aride che dividono le montagne, è ugualmente difficile che per un
organismo di una vera isola oceanica attraversare l'oceano. A tutti gli effetti
-ha ribadito Menegon- sono isole. Poi, spesso, le sommità di queste montagne
sbucano dalle nuvole."
Curiosando sul sito del
MUSE, non può passare inosservata l'affermazione "sul nostro pianeta
esistono ancora luoghi dove nessuno è mai stato", proprio a proposito
della missione Sky-Island. Concetto, questo, rafforzato da Menegon che ha
definito la zona prescelta "un'area bianca sulla mappa biologica del
pianeta". Colpisce i non addetti ai lavori la mole di lavoro svolto a
monte per arrivare a determinare questa nuova area da esplorare, ovvero
l'imponente raccolta dati delle precedenti spedizioni realizzate nell'ambito di
un progetto internazionale più vasto sulla Biodiversità, in aree limitrofe a Nord
del Mozambico (Tanzania, Ruanda, Congo orientale). Tra le peculiarità che
queste foreste mozambicane sembrano riservare, sempre secondo lo scienziato del
Muse: "Il fatto di esistere da oltre 30 milioni di anni senza mai essere
scomparse, per cui tutto ciò che ci viveva ha continuato ad evolvere senza
interruzione per tutto questo tempo".
Una rara opportunità
per gli studiosi, in sintesi, di percorrere a ritroso la storia della vita e arrivare
alle sue origini. Quanto a difficoltà o a potenziali pericoli che i novelli
esploratori potrebbero incontrare, Menegon non si è detto particolarmente preoccupato.
Premessa la necessità di partire allenati viste le lunghe camminate in quota
che attendono il team e pur senza sottovalutare i disagi collegati al clima pluviale
in periodi monsonici, si è solo augurato di non incontrare animali come bufali
o elefanti: questo non perchè si tratti in assoluto di animali pericolosi, ma
in quanto l'equipe- ha spiegato lo scienziato- si muoverà soprattutto di notte.
Poiché una missione
scientifica, ovviamente, ha dei costi e in questo caso li ha anche il docu-film
che ne verrà tratto, il MUSE ha organizzato un programma di "crowdfunding", ossia di raccolta
di fondi online: una modalità nuova e inclusiva di finanziamento aperto a tutti
coloro che vogliono essere partecipi, anche con un importo simbolico. La
spedizione è promossa da Museo di Scienze di Trento in collaborazione con
Istituto di Biogeografia dell’Università di Basilea, SANBI e National
Geographic. Sponsor tecnici sono Lowa ed EuroSCHIRM, media partner WIRED.
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