“È stata soltanto una
conversazione preliminare, in linea generale, con domanda finale se io avessi
accettato o no. L’invito formale sarebbe arrivato dopo, nel caso in cui avessi
accettato. Ma non mi sono preso nessun accordo, abbiamo pattuito che avrei riflettuto
sulla proposta ed entro qualche giorno avrei dato una risposta. Eravamo
nell’ufficio del direttore del Centro di Arte Moderna. La segretaria, che una
settimana prima mi aveva telefonato per fissare la data e l’ora, ci aveva
portato due caffè in un vassoio. Attraverso la finestra potevo vedere i
giardini della Gulbenkian. Conosco il mio interlocutore, giacché alcuni anni
prima avevo esposto al CAM. Dice che da una ventina d’anni sta seguendo la mia
opera, che ammira molto, ma si tratta di una frase di circostanza. E dopo
qualche altra frase, sempre di circostanza, va dritto al sodo:
Intende dirigere inviti
a un considerevole numero di artisti plastici, perché presentino con varie
esposizioni il loro sguardo sul paese. In una recente riunione, e attenendosi,
è ovvio, al mio curriculum, avevano pensato che la prima esposizione sarebbe
potuta essere la mia.
E se io fossi stato
d’accordo, mi suggerivano che il tema fosse Lisbona. Ovvero, il mio sguardo su
alcuni aspetti di Lisbona, ha specificato, appoggiando la tazza di caffè sul
vassoio.
Mi sono sentito
piuttosto sorpreso, ma non ho voluto interromperlo e l’ho lasciato parlare fino
alla fine. Lisbona rappresenta senza dubbio un tema inesauribile e lo andremo
pertanto a sottoporre alla considerazione anche di altri artisti, ha
proseguito.
Queste esposizioni,
dopo essere state inaugurate, ovviamente qui, e aperte al pubblico per un certo
tempo, circoleranno per vari paesi. Avrebbe gradito sapere, per il momento, se
ero interessato al progetto, ha poi concluso.
Abbiamo scambiato
ancora qualche parola, ma non ho fatto domande, né ho prolungato la
conversazione. Ho promesso che avrei pensato alla proposta e gli avrei dato una
risposta nel giro di qualche giorno.
Sono uscito dal
giardino, dove ho camminato in mezzo agli alberi. È un giardino con molto
verde, quasi senza fiori. Il verde è un colore tranquillizzante. Anche le linee
architettoniche del giardino. Orizzontali e verticali. Alberi e acqua. Il
cielo, un lago, macchie di cemento bordate di arbusti, e ampi spazi di prato.
Mi sono seduto su una
sedia del piccolo anfiteatro all’aperto. C’erano altre persone lì intorno,
alcuni leggevano libri o giornali, coppie d’innamorati si abbracciavano, dei
bambini correvano e si rotolavano sull’erba, seguiti dallo sguardo di due o tre
mamme sedute. Un gruppo in kimono faceva arti marziali. Sopra di noi un aereo
ha solcato il cielo, lasciando dietro di sé una scia bianca che ci ha messo del
tempo a scomparire.
Il progetto delle varie
esposizioni aveva un senso. Ma per quale motivo avrebbero dovuto essere
itineranti? Vero è che per migliaia e migliaia di persone istruite del globo,
il Portogallo non era sulla carta geografica, o era, al massimo, una sottile
striscia di terra davanti alla Spagna. E probabilmente Lisbona era la più
sconosciuta delle capitali d’Europa, e una delle più sconosciute del mondo. Ma
cosa volevano di preciso? Che gli artisti collaborassero a dare al paese una
collocazione sulla carta geografica? Ironia del destino, in un luogo in cui la
cultura era così cronicamente maltrattata.”
(Da “La Città di Ulisse", di Teolinda Gersão, traduzione
di Alessandra della Penna, Edizioni dell’Urogallo)
Il
brano proposto è stato tratto dal romanzo di Teolinda Gersão, La città di Ulisse, in uscita per la
casa editrice Urogallo. Il libro narra dell’incontro tra un uomo e una donna,
Paulo Vaz e Cecília, e della loro storia d’amore, alimentata dalla stessa
passione verso il mondo delle arti plastiche. La narrazione del loro rapporto si interseca con le splendide descrizioni della città di Lisbona:
a partire dalla figura di Ulisse, leggendario fondatore della città portoghese,
e continuando attraverso un percorso cronologico che arriva fino ai nostri
giorni, tra il mito e la Storia, la realtà e il desiderio, la letteratura e le
arti plastiche, l’autrice viaggia attraverso il tempo e lo spazio alla scoperta
di una città ricca di fascino e mistero, antica e moderna allo stesso tempo, quella
città che i Romani chiamavano con il nome di Olissipo e che nel corso dei
secoli fu musa ispiratrice per tanti poeti e cantori.
“Il
passaggio di Ulisse in Portogallo” -leggiamo nell’introduzione scritta dalla
traduttrice Alessandra della Penna- “è uno dei temi del romanzo, nella misura
in cui La città di Ulisse è il titolo
scelto dai protagonisti per un’esposizione su Lisbona progettata da entrambi,
che inevitabilmente conferirà alla coppia una maggiore libertà artistica per
abbordare la città nella maniera che più converrà loro. La rivisitazione si
compie attraverso riflessioni e ricordi del narratore-protagonista che recupera
esperienze sentimentali e momenti di vita vissuta a Lisbona a partire dagli
anni Settanta, cosicché la storia della città si confonde magicamente tanto con
la storia personale dei protagonisti, tanto col mito omerico”.
Un
tributo all’arte e all’amore, dunque. Un ritratto lucido e delicato della città
di Lisbona, basato su una vastissima ricerca storica e letteraria. “Lungi dal
fare alcuna critica velata o metaforica” -continua infatti Alessandra della
Penna- “l’autrice ci racconta gli errori commessi e le convulsioni politiche di
ieri e di oggi, compiendo, in questi tempi di crisi per l’Europa e per il
mondo, un pertinente intervento sociale”.
Qualche
nota biografica su Teolinda Gersão: scrittrice e professoressa universitaria, è
nata a Coimbra nel 1940. Si è laureata in Filologia Germanica e ha vissuto tra
Germania, Brasile e Mozambico. Tra i
molti riconoscimenti letterari, nel 1995 ha ricevuto il Grande Prémio de
Romance e Novela da Associação Portuguesa de Escritores per il romanzo A Casa da Cabeça de Cavalo e nel 2002 il
Grande Prémio de Conto Camilo Castelo Branco con Histórias de Ver e Andar. La sua opera è tradotta in inglese,
tedesco, francese, ceco, arabo, romeno e croato, ed è pubblicata in Brasile e
negli Stati Uniti, dove alcuni dei suoi racconti sono diventati dei best-seller
e si sono guadagnati adattamenti teatrali e radiofonici.
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