venerdì 25 ottobre 2013

"La città di Ulisse" di Teolinda Gersão: un inno d'amore verso Lisbona



“È stata soltanto una conversazione preliminare, in linea generale, con domanda finale se io avessi accettato o no. L’invito formale sarebbe arrivato dopo, nel caso in cui avessi accettato. Ma non mi sono preso nessun accordo, abbiamo pattuito che avrei riflettuto sulla proposta ed entro qualche giorno avrei dato una risposta. Eravamo nell’ufficio del direttore del Centro di Arte Moderna. La segretaria, che una settimana prima mi aveva telefonato per fissare la data e l’ora, ci aveva portato due caffè in un vassoio. Attraverso la finestra potevo vedere i giardini della Gulbenkian. Conosco il mio interlocutore, giacché alcuni anni prima avevo esposto al CAM. Dice che da una ventina d’anni sta seguendo la mia opera, che ammira molto, ma si tratta di una frase di circostanza. E dopo qualche altra frase, sempre di circostanza, va dritto al sodo:
Intende dirigere inviti a un considerevole numero di artisti plastici, perché presentino con varie esposizioni il loro sguardo sul paese. In una recente riunione, e attenendosi, è ovvio, al mio curriculum, avevano pensato che la prima esposizione sarebbe potuta essere la mia.
E se io fossi stato d’accordo, mi suggerivano che il tema fosse Lisbona. Ovvero, il mio sguardo su alcuni aspetti di Lisbona, ha specificato, appoggiando la tazza di caffè sul vassoio.
Mi sono sentito piuttosto sorpreso, ma non ho voluto interromperlo e l’ho lasciato parlare fino alla fine. Lisbona rappresenta senza dubbio un tema inesauribile e lo andremo pertanto a sottoporre alla considerazione anche di altri artisti, ha proseguito.
Queste esposizioni, dopo essere state inaugurate, ovviamente qui, e aperte al pubblico per un certo tempo, circoleranno per vari paesi. Avrebbe gradito sapere, per il momento, se ero interessato al progetto, ha poi concluso.
Abbiamo scambiato ancora qualche parola, ma non ho fatto domande, né ho prolungato la conversazione. Ho promesso che avrei pensato alla proposta e gli avrei dato una risposta nel giro di qualche giorno.
Sono uscito dal giardino, dove ho camminato in mezzo agli alberi. È un giardino con molto verde, quasi senza fiori. Il verde è un colore tranquillizzante. Anche le linee architettoniche del giardino. Orizzontali e verticali. Alberi e acqua. Il cielo, un lago, macchie di cemento bordate di arbusti, e ampi spazi di prato.
Mi sono seduto su una sedia del piccolo anfiteatro all’aperto. C’erano altre persone lì intorno, alcuni leggevano libri o giornali, coppie d’innamorati si abbracciavano, dei bambini correvano e si rotolavano sull’erba, seguiti dallo sguardo di due o tre mamme sedute. Un gruppo in kimono faceva arti marziali. Sopra di noi un aereo ha solcato il cielo, lasciando dietro di sé una scia bianca che ci ha messo del tempo a scomparire.
Il progetto delle varie esposizioni aveva un senso. Ma per quale motivo avrebbero dovuto essere itineranti? Vero è che per migliaia e migliaia di persone istruite del globo, il Portogallo non era sulla carta geografica, o era, al massimo, una sottile striscia di terra davanti alla Spagna. E probabilmente Lisbona era la più sconosciuta delle capitali d’Europa, e una delle più sconosciute del mondo. Ma cosa volevano di preciso? Che gli artisti collaborassero a dare al paese una collocazione sulla carta geografica? Ironia del destino, in un luogo in cui la cultura era così cronicamente maltrattata.”

(Da “La Città di Ulisse", di Teolinda Gersão, traduzione di Alessandra della Penna, Edizioni dell’Urogallo)

Il brano proposto è stato tratto dal romanzo di Teolinda Gersão, La città di Ulisse, in uscita per la casa editrice Urogallo. Il libro narra dell’incontro tra un uomo e una donna, Paulo Vaz e Cecília, e della loro storia d’amore, alimentata dalla stessa passione verso il mondo delle arti plastiche. La narrazione del loro rapporto si interseca con le splendide descrizioni della città di Lisbona: a partire dalla figura di Ulisse, leggendario fondatore della città portoghese, e continuando attraverso un percorso cronologico che arriva fino ai nostri giorni, tra il mito e la Storia, la realtà e il desiderio, la letteratura e le arti plastiche, l’autrice viaggia attraverso il tempo e lo spazio alla scoperta di una città ricca di fascino e mistero, antica e moderna allo stesso tempo, quella città che i Romani chiamavano con il nome di Olissipo e che nel corso dei secoli fu musa ispiratrice per tanti poeti e cantori.

“Il passaggio di Ulisse in Portogallo” -leggiamo nell’introduzione scritta dalla traduttrice Alessandra della Penna- “è uno dei temi del romanzo, nella misura in cui La città di Ulisse è il titolo scelto dai protagonisti per un’esposizione su Lisbona progettata da entrambi, che inevitabilmente conferirà alla coppia una maggiore libertà artistica per abbordare la città nella maniera che più converrà loro. La rivisitazione si compie attraverso riflessioni e ricordi del narratore-protagonista che recupera esperienze sentimentali e momenti di vita vissuta a Lisbona a partire dagli anni Settanta, cosicché la storia della città si confonde magicamente tanto con la storia personale dei protagonisti, tanto col mito omerico”.

Un tributo all’arte e all’amore, dunque. Un ritratto lucido e delicato della città di Lisbona, basato su una vastissima ricerca storica e letteraria. “Lungi dal fare alcuna critica velata o metaforica” -continua infatti Alessandra della Penna- “l’autrice ci racconta gli errori commessi e le convulsioni politiche di ieri e di oggi, compiendo, in questi tempi di crisi per l’Europa e per il mondo, un pertinente intervento sociale”.

Qualche nota biografica su Teolinda Gersão: scrittrice e professoressa universitaria, è nata a Coimbra nel 1940. Si è laureata in Filologia Germanica e ha vissuto tra Germania, Brasile e  Mozambico. Tra i molti riconoscimenti letterari, nel 1995 ha ricevuto il Grande Prémio de Romance e Novela da Associação Portuguesa de Escritores per il romanzo A Casa da Cabeça de Cavalo e nel 2002 il Grande Prémio de Conto Camilo Castelo Branco con Histórias de Ver e Andar. La sua opera è tradotta in inglese, tedesco, francese, ceco, arabo, romeno e croato, ed è pubblicata in Brasile e negli Stati Uniti, dove alcuni dei suoi racconti sono diventati dei best-seller e si sono guadagnati adattamenti teatrali e radiofonici.





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