martedì 29 ottobre 2013

Luiz Ruffato alla Fiera di Francoforte: "Credo nella forza trasformatrice della letteratura"

"Il mio destino è cambiato grazie al contatto, fortuito, con i libri"


"Cosa vuol dire abitare in questa terra situata alla periferia del mondo, scrivere in portoghese per lettori quasi inesistenti, lottare ogni giorno per costruire, in mezzo alle avversità, un senso da dare alla vita? Io credo, forse ingenuamente, nella forza trasformatrice della letteratura." Sono parole di Luiz Ruffato, riuscito nel giro di pochi anni a imporsi nel panorama letterario internazionale ed oggi considerato quasi unanimemente il romanziere più interessante e originale della letteratura brasiliana contemporanea. Ruffato ha pronunciato queste parole nella parte finale della sua introduzione alla recentissima Edizione della Fiera del libro di Francoforte, che quest’anno aveva scelto il Brasile e la sua letteratura come ospiti d’onore.

Il diario portoghese le ripropone ora ai suoi lettori, temendo che non sia stato riservato  a questa parte del discorso il giusto risalto, visto che l'attenzione mediatica si è incentrata piuttosto sulle polemiche suscitate da altre considerazioni contenute nel lungo excursus tracciato dallo scrittore sulla storia passata e recente del Brasile, dalle quali emergevano luci ed ombre. Benché il diario portoghese non sia un blog squisitamente letterario, un occhio di riguardo alla produzione narrativa di autori del mondo lusofono, certamente non gli manca. Con questo spirito intende condividere coi propri lettori il Ruffato-pensiero sul ruolo potenziale della letteratura.


Premesso di essere "figlio di una lavandaia analfabeta e di un venditore di pop corn semianalfabeta, anch’io venditore di pop corn, barista, commesso in una merceria, operaio tessile, tornitore meccanico, gestore di un piccolo ristorante", lo scrittore afferma: "Il mio destino è cambiato grazie al contatto, per quanto fortuito, con i libri. E se la lettura di un libro -aggiunge- può cambiare il senso della vita di una persona e la società è formata da persone, allora la letteratura può cambiare la società".

"In questo periodo di esacerbato narcisismo e di estremo culto dell’individualismo, tutto ciò che ci è estraneo e pertanto dovrebbe risvegliare il fascino per il reciproco riconoscimento viene visto più che mai -stigmatizza Ruffato- come minaccioso. Rivolgiamo le spalle all’altro – l’immigrato, il povero, il nero, l’indigeno, la donna, l’omosessuale – nel tentativo di difenderci, dimenticandoci che in questo modo facciamo implodere la nostra stessa esistenza. Ci arrendiamo alla solitudine e all’egoismo, negando noi stessi".

"Per contrappormi a tutto questo scrivo: voglio colpire il lettore, modificarlo, trasformare il mondo. È un’utopia, lo so, ma io mi nutro di utopie. Perché penso -osserva in conclusione- che il destino finale di ogni essere umano dovrebbe essere questo: raggiungere la felicità sulla Terra. Qui e ora".

Nato nel 1961 a Cataguases, nello stato di Minas Gerais, Luiz Ruffato racconta un Brasile diverso, lontano dagli stereotipi e ancora tutto da scoprire per i lettori italiani. Della sua poderosa mole di opere, infatti, sono finora usciti in italiano solo due libri: "Come tanti cavalli " ("Eles eram muitos cavalos"), Bevivino Editore 2003 e "Sono stato a Lisbona e ho pensato a te" ("Estive em Lisboa e lembrei de você"),  laNuovafrontiera 2011. Nel suo Paese è particolarmente conosciuto anche per "Inferno Provisório", una macro-storia in cinque volumi con al centro la saga di una comunità di lavoratori immigrati italiani, ambiente con cui certamente Ruffato ha dimestichezza visto che il suo cognome ne tradisce le origini.

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