"Il mio destino è cambiato grazie al contatto, fortuito, con i libri"
"Cosa
vuol dire abitare in questa terra situata alla periferia del mondo, scrivere in
portoghese per lettori quasi inesistenti, lottare ogni giorno per costruire, in
mezzo alle avversità, un senso da dare alla vita? Io credo, forse ingenuamente,
nella forza trasformatrice della letteratura." Sono parole di Luiz
Ruffato, riuscito nel giro di pochi anni a imporsi nel panorama letterario
internazionale ed oggi considerato quasi unanimemente il romanziere più
interessante e originale della letteratura brasiliana contemporanea. Ruffato ha
pronunciato queste parole nella parte finale della sua introduzione alla
recentissima Edizione della Fiera del libro di Francoforte, che quest’anno
aveva scelto il Brasile e la sua letteratura come ospiti d’onore.
Il
diario portoghese le ripropone ora ai suoi lettori, temendo che non sia stato
riservato a questa parte del discorso il
giusto risalto, visto che l'attenzione mediatica si è incentrata piuttosto sulle
polemiche suscitate da altre considerazioni contenute nel lungo excursus
tracciato dallo scrittore sulla storia passata e recente del Brasile, dalle
quali emergevano luci ed ombre. Benché il diario portoghese non sia un blog
squisitamente letterario, un occhio di riguardo alla produzione narrativa di
autori del mondo lusofono, certamente non gli manca. Con questo spirito intende
condividere coi propri lettori il Ruffato-pensiero sul ruolo potenziale della
letteratura.
Premesso
di essere "figlio di una lavandaia analfabeta e di un venditore di pop
corn semianalfabeta, anch’io venditore di pop corn, barista, commesso in una
merceria, operaio tessile, tornitore meccanico, gestore di un piccolo
ristorante", lo scrittore afferma: "Il mio destino è cambiato grazie
al contatto, per quanto fortuito, con i libri. E se la lettura di un libro
-aggiunge- può cambiare il senso della vita di una persona e la società è
formata da persone, allora la letteratura può cambiare la società".
"In
questo periodo di esacerbato narcisismo e di estremo culto dell’individualismo,
tutto ciò che ci è estraneo e pertanto dovrebbe risvegliare il fascino per il
reciproco riconoscimento viene visto più che mai -stigmatizza Ruffato- come
minaccioso. Rivolgiamo le spalle all’altro – l’immigrato, il povero, il nero,
l’indigeno, la donna, l’omosessuale – nel tentativo di difenderci,
dimenticandoci che in questo modo facciamo implodere la nostra stessa
esistenza. Ci arrendiamo alla solitudine e all’egoismo, negando noi stessi".
"Per
contrappormi a tutto questo scrivo: voglio colpire il lettore, modificarlo,
trasformare il mondo. È un’utopia, lo so, ma io mi nutro di utopie. Perché
penso -osserva in conclusione- che il destino finale di ogni essere umano
dovrebbe essere questo: raggiungere la felicità sulla Terra. Qui e ora".
Nato
nel 1961 a Cataguases, nello stato di Minas Gerais, Luiz Ruffato racconta un
Brasile diverso, lontano dagli stereotipi e ancora tutto da scoprire per i
lettori italiani. Della sua poderosa mole di opere, infatti, sono finora usciti
in italiano solo due libri: "Come tanti cavalli " ("Eles eram muitos
cavalos"), Bevivino Editore 2003 e "Sono stato a Lisbona e ho pensato a te"
("Estive em Lisboa e lembrei de você"),
laNuovafrontiera 2011. Nel suo Paese è particolarmente conosciuto anche per
"Inferno Provisório", una macro-storia in cinque volumi con al centro
la saga di una comunità di lavoratori immigrati italiani, ambiente con cui
certamente Ruffato ha dimestichezza visto che il suo cognome ne tradisce le
origini.
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