domenica 13 ottobre 2013

Rubem Fonseca e José Castello tra le novità della casa editrice Urogallo

La casa editrice Urogallo scommette su due importanti voci della letteratura brasiliana contemporanea, profondamente diverse per formazione, stile e tematiche: il primo, Rubem Fonseca, è considerato in Brasile l’iniziatore di un genere letterario autonomo, il “brutalismo”, e viene proposto con un romanzo a tinte forti, Il Seminarista; il secondo, José Castello è un affermato giornalista, ha vinto il premio Jabuti nel 1995 per la sezione di saggistica e nel 2011 con il suo romanzo Ribamar, tradotto in italiano da Andrea Ragusa.

Rubem Fonseca
Il Seminarista
Traduzione di Marco Bucaioni


“Sono noto come “lo Specialista”, contrattato per servizi specifici. Il Contrattante mi dice chi è il cliente, mi dà le coordinate e io faccio il servizio. Prima di entrare in merito a quel che interessa – Kirsten, Ziff, D. S., Sangue de Boi – voglio raccontare come sono andati alcuni dei miei servizi. L’ultimo è stato la Vigilia di Natale. Il Contrattante mi diede un indirizzo e disse dove avrei trovato il cliente, che stava  dando una festa con un mucchio di gente. Sarebbe bastato arrivare con un pacco di carta colorata e sarei entrato nell’appartamento. Il Contrattante era un tipo alto e magro, molto bianco, biondo, e portava sempre vestito nero, camicia bianca,  cravatta nera e occhiali scuri. Mi pagava bene.
«Il cliente è vestito da Babbo Natale e ha una verruca in  faccia a destra del naso».
Ho sempre odiato, fin da bambino, quelle pappemolli che fanno “Oh! Oh! Oh!” So che l’odio è un attacco di follia, come disse Orazio, ira furor brevis est, ma nessuno ne è immune. Mi sono vestito di tutto punto, ho preso una scatola vuota e ho fatto un enorme pacco regalo. Mi sono messo sotto la camicia la mia Beretta con il silenziatore e ho suonato il campanello della casa del cliente.
Per mia fortuna aprì la porta Babbo Natale in persona. «Entra, entra», disse, «Buon Natale».
«Fammi “Oh! Oh! Oh!”», chiesi, mentre constatavo la presenza della verruca accanto al naso.
«Oh! Oh! Oh!», fece. Gli sparai in testa. Gli sparo sempre in testa. Con questi nuovi giubbotti antiproiettile, la vecchia tecnica di sparare sul terzo bottone della camicia per trapassare direttamente il cuore non funziona più”.

Il libro
Era il più bravo, il più abile, il più veloce, il più pulito sulla piazza. Lo chiamavano lo “Specialista”, uccideva su commissione, con freddezza e rigore, lasciando poco spazio all’errore e alla morale. Una cultura superiore alla media, una grande passione per i libri e un uso di espressioni dotte in latino lo avevano reso noto anche con il nome di “Seminarista”. Ormai stanco del suo mestiere e sorpreso dalla forza dell’amore per una donna, decide di cambiare vita e di lasciarsi alle spalle un mondo fatto di incontri sessuali occasionali, crimini e abusi.
Ma il suo passato ingombrante non consente ripensamenti e i suoi progetti di felicità sono minacciati da un ultimo, pericolosissimo caso. Un intreccio narrativo surreale, creativo e al tempo stesso convincente, un thriller alla riscoperta del dolore e dell’amore.

Rubem Fonseca
Rubem Fonseca, nato a Juiz de Fora, nello stato di Minas Gerais nel 1925, è la più grande firma del noir brasiliano. Si è laureato in Giurisprudenza all’Università Federale di Rio de Janeiro, ha lavorato negli anni ‘50 come commissario al 16º distretto di polizia di Rio de Janeiro, trovandosi quotidianamente in contatto con quel sottomondo che ruota intorno alle favelas. Dopo aver lasciato la polizia, si è dedicato alla letteratura, visitando più volte l’Università di New York. Si è interessato anche di cinema, divenendo lo sceneggiatore di alcune serie televisive per la HBO Brazil.
L’opera di Rubem Fonseca ruota tutta intorno ai distretti di polizia e al rapporto con la figura femminile. Il suo personaggio più celebre, protagonista o deuteragonista di gran parte dei suoi libri, Mandrake, è un avvocato criminalista carioca. Accompagnando la sua azione, tra commissariati di polizia e alcove, il lettore si perde in una dimensione del tutto originale, che è il marchio di qualità della scrittura di Fonseca. La critica letteraria lo considera l’iniziatore in Brasile di un genere letterario autonomo: il “brutalismo”. Rubem Fonseca è stato insignito del prestigioso Prémio Camões nel 2003, alla carriera.


José Castello
Ribamar
Traduzione di Andrea Ragusa


“Il mio male ha un’origine precisa: sono ossessionato da Franz Kafka. Non che ne abbia invidia o desideri essere come lui. Neanche posso dire di odiarlo, anzi, con un po’ di sforzo, ne riconosco la grandezza. Il mio problema è che non riesco a smettere di pensare a Kafka.
Questa cosa è cominciata quando ero bambino. Da qualche parte vidi una fotografia di quegli occhi nervosi che sembrano una copia dei miei. Sempre vestito di scuro, come anche io mi vestivo. Un’ombra lo avvolge e io sento che mi sfiora la schiena.
Non penso soltanto a Franz, il figlio, ma anche a suo padre, Hermann Kafka. E ogni volta che penso a loro, penso a te, papà. Schiacciato da questi tre volti, lotto per esistere.
Un vicino di casa, il Professor Jobi, con il quale ho parlato del mio piano di usare la relazione di Franz Kafka con suo padre, Hermann, per riflettere sui difficili legami che ci hanno uniti, mi ha avvertito sui rischi del mio progetto. «Attento a non farne strumenti di vendetta».
Mi ha ricordato che “Kafka” significa “cornacchia” e che questa relazione innocente potrebbe essere indizio di malaugurio”.

Il libro
Ribamar, vincitore del Premio Jabuti, il più prestigioso riconoscimento letterario in Brasile nel 2011, è il primo romanzo di José Castello pubblicato in Italia. Come lo stesso scrittore afferma, si tratta di un libro per molti aspetti autobiografico: un uomo, di nome José, come l’autore, decide di riconciliarsi con il padre morto da molti anni. Ritorna nella città dei suoi antenati, nel tentativo di ricostruire la figura del progenitore.
L’episodio centrale del libro è il momento in cui il protagonista José riceve una telefonata da parte di un amico, in cui domanda se avesse mai regalato al padre il libro “Lettera al padre” di Kafka. L’amico trovò infatti in un mercatino il libro con una sua dedica, praticamente intatto.  Probabilmente il padre non lo lesse mai. La storia di Ribamar si snoda precisamente a partire da questo breve testo di Kafka.
“Lettera al padre” è uno dei libelli di accusa più violenti che un figlio scrisse mai al proprio genitore. José Castello, l’autore di Ribamar, ammette che si tratta di un fatto realmente autobiografico, cosa che fa di questo romanzo non solo un’opera di finzione, ma anche e soprattutto  una confessione sincera e dolorosa sul rapporto conflittuale con il proprio genitore.

José Castello
Nato a Rio de Janeiro nel 1951, José Castello lavora da anni come giornalista per le più importanti testate brasiliane. Ha collaborato con Veja, IstoÉ, O Estado de São Paulo e Jornal do Brasil ed è attualmente una delle firme delle riviste Bravo!, Época e Valor Económico, oltre che editorialista del supplemento “Prosa & Verso” del giornale O Globo. Per lo stesso giornale, cura il blog A literatura na poltrona, esperienza da cui è scaturito l’omonimo volume nel 2007.
È autore di O Homem sem Alma & Diário de Tudo, biografia del poeta João Cabral de Melo Neto, e di O Poeta da Paixão, biografia del poeta e musicista Vinicius de Moraes, che gli è valsa il Prêmio Jabuti sezione saggistica nel 1995. A questi si aggiunge Inventário das sombras, in cui il ritratto intellettuale di alcuni scrittori assume i contorni della finzione letteraria. Nel 2001 ha pubblicato il suo primo romanzo, Fantasma, un giallo ambientato a Curitiba, città in cui vive dal 1994. Ribamar (2010) è il suo ultimo lavoro e ha vinto il Jabuti nel 2011, per la categoria romanzo.



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