venerdì 20 dicembre 2013

Chico Mendes: veniva assassinato il 22 dicembre di 25 anni fa

Il reportage di Gad lerner diventa e-book dopo un quarto di secolo


Il 22 dicembre 1988 veniva assassinato davanti alla sua casa di Xapuri, dove era nato 44 anni prima, Chico Mendes. Pagava così con la vita la lotta alla riforma agraria voluta dai latifondisti che aveva contrassegnato la sua breve, ma intensa esistenza, tutta dedita alla difesa dei lavoratori e dei popoli della foresta amazzonica brasiliana. Descriverlo come sindacalista e politico sarebbe sminuirne la figura: Mendes resta un mito internazionale dell'ambientalismo, un'icona del commercio equo-solidale.

Quanti, al pari di Francisco Alves Mendes Filho (questo il suo vero nome) possono vantare tante canzoni composte in sua memoria? Basti pensare a: "Ricordati di Chico" dei Nomadi, a "Cuando los angeles lloran" dei Manà, a "How many people" di Paul McCartney o a "Tëra dël 2000" dei Mau Mau, per citarne alcune. Non si contano poi le strutture (dai parchi naturali alle scuole) a lui intitolate, ma cosa ancor più rara è che gli sia stata dedicata una nuova specie di uccelli, lo "Zimmerius chicomendesi", scoperta in Amazzonia nel 2013 da un gruppo di studiosi della Louisiana State University.

Per commemorare degnamente la figura di Chico Mendes si potrebbe ripercorrere la sua imponente biografia, mai abbastanza celebrata, o focalizzarsi su alcuni episodi. "Il diario portoghese" sceglie un'altra via: l'opportunità offerta del reportage, riedito a distanza di 25 anni, che un inviato italiano pubblicò poco dopo la morte di Mendes reduce dal viaggio in quella sperduta regione. Si tratta di Gad Lerner, allora inviato de L'Espresso, il cui lungo racconto viene ora ripubblicato in edizione e-book da Feltrinelli (prezzo on line E 1,99). Nell'introduzione dello stesso autore, "Il diario portoghese" ha colto infatti, oltre alla  perdurante emozione, anche una serie di considerazioni sui poderosi cambiamenti intervenuti nel frattempo ("il mondo si è capovolto", dice) in un'area del pianeta tanto cara al nostro Blog, da volerle condividere coi suoi lettori.


"Un quarto di secolo fa, atterrando dopo oltre venti ore di volo e parecchi scali a Rio Branco, capitale dello Stato amazzonico dell’Acre, nel Brasile nord-occidentale, ero convinto -scrive Gad Lerner- di aver raggiunto una delle contrade più remote e marginali del nostro pianeta. Da poco era stato assassinato, il 22 dicembre 1988, quello che a noi europei appariva come un personaggio affascinante ma tutto sommato esotico: il sindacalista dei raccoglitori di caucciù Chico Mendes, fondatore dell’Unione dei popoli della foresta in lotta con i latifondisti che si arricchivano distruggendo a ritmi forsennati l’ultimo polmone verde di un’umanità soffocata dall’industrializzazione".

"Ricordo che mi aveva colpito, una volta giunto nel suo sperduto villaggio di Xapurì, immaginare Chico Mendes volato a Washington per rappresentare al Senato degli Stati Uniti d’America gli interessi dei seringueiros. Anche perché l’anno prima -aggiunge Lerner- proprio nella capitale Usa avevo partecipato a un controvertice delle organizzazioni non governative riunite per contestare il summit della Banca mondiale: l’embrione di una rete planetaria che nei decenni a venire avrebbe dato luogo ai World Social Forum, da Porto Alegre in poi. È questo il sommovimento che sta capovolgendo il baricentro del mondo. Con l’accelerazione dovuta al collasso dell’economia occidentale e alla crescita dei paesi emergenti.

"Sindacalisti come Chico Mendes, che non a caso nel 1980 fu tra i fondatori del Pt (Partido dos Trabalhadores) brasiliano, sono divenuti capi di Stato e di Governo in vari paesi dell’America Latina: a cominciare da Ignacio Lula da Silva. Dobbiamo loro, pur fra molte contraddizioni, processi di crescita economica -prosegue Lerner- che hanno migliorato le condizioni di vita di interi popoli. Ma anche l’esempio di leadership politiche degne là dove prima regnava il sopruso dei più forti. E infine la delegittimazione del pensiero unico neoliberista che ha egemonizzato troppo a lungo le istituzioni finanziarie globali. Chico Mendes, dunque, è uno sconfitto le cui idee però si sono ramificate ben oltre la foresta in cui germogliarono".


Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un commento