mercoledì 11 dicembre 2013

Manoel de Oliveira compie 105 anni: auguriamo "Feliz Aniversário" ad un vero maestro del cinema

Il regista portoghese, ancora attivo, è oggi il decano mondiale della cinematografia


Nato ad Oporto l'11 dicembre del 1908, compie oggi la bellezza di 105 anni quel colosso della cinematografia che risponde al nome di Manoel Cândido Pinto de Oliveira. Rimasto ormai il decano mondiale dei veri maestri del cinema, non sembra ancora tentato dal pensionamento: risale appena al 2012, infatti, l'ultimo suo film "O Gebo e a sombra" col quale si è presentato alla 69/ma Mostra del Cinema di Venezia dove negli anni precedenti aveva ricevuto ben due volte il Leone d'oro alla carriera.

Claudia Cardinale, tra gli interpreti del film presenti al Lido nell'occasione, così parlava del maestro: "Manoel è un regista straordinario, con un'energia incredibile. E' davvero meraviglioso lavorare con lui. Per darvi un'idea della sua vitalità vi posso dire che prima di arrivare sul set andava a fare nuoto. Questo è un film -aggiungeva l'attrice- girato in soli 25 giorni. Una cosa che, come sappiamo, capita raramente".

Ispirato all'omonima pièce teatrale di Raul Brandão, anche l'ultimo lavoro di Oliveira conferma il forte legame che l'iper-produttivo regista ha sempre avuto col testo scritto, tanto da dichiarare in una delle sue numerose interviste: "L'immagine, al cinema, ha la sua importante funzione, ma la parola è il ritratto del pensiero". Un punto chiave che contraddistingue il lungo percorso e l'opera di Manoel de Oliveira è infatti il rapporto con la letteratura da cui si lascia ispirare. Tra i suoi conterranei portoghesi predilige Camilo Castelo Branco, José Régio e in modo particolare, Agustina Bessa-Luís. Ma attinge anche dai francesi, come Paul Claudel e Madame Lafayette.

Il diario portoghese, conscio di non essere un blog di cinema, si limita ad omaggiare questo grande protagonista del '900 evitando di tediare i lettori con la sua bio-filmografia che da sola riempirebbe pagine. Si concede, tuttavia, almeno un paio di curiosità per meglio avvicinare il Maestro. A proposito del film "Amor de perdição", tratto dal romanzo omonimo di Castelo Branco che in Portogallo viene studiato a scuola come noi studiamo "I promessi sposi", ecco come de Oliveira sintetizza il legame tra il testo e la trasposizione cinematografica: "Tutto quello che venne da me per il film, venne dal libro per me".

Quanto al sodalizio speciale che lo lega alla scrittrice Agustina Bessa-Luis, autrice dei romanzi da cui prendono forma diversi film a partire da "Francisca" del 1981, vale la pena ricordare che ad un certo punto riuscì a convincerla a scrivere per lui un adattamento cinematografico di Madame Bovary: ne uscì "La valle del peccato" (2003) considerato dalla critica il miglior adattamento del romanzo di Flaubert di tutti i tempi. Il convento, La valle fantasma, Il principio dell’incertezza, Lo specchio magico sono altri film che hanno tratto ispirazione da romanzi, già editi, firmati dalla stessa scrittrice.

Di rigore qualche cenno biografico per tratteggiare Manoel de Oliverira, la cui lunga vita è davvero densa di avvenimenti: rampollo della borghesia industriale viene iniziato al cinema dal padre che nel tempo libero lo porta, bambino, a vedere i film di Charles Chaplin e Max Linder. Ma gli ci vuole un po' prima di capire che strada scegliere, essendo Manoel piuttosto versatile e soprattutto atleta promettente in molte specialità, dalla ginnastica al nuoto, dall'atletica al motociclismo. I primi passi nel cinema li muove da comparsa, grazie alla sua fotogenia, nel film Fátima Milagrosa (1928).

Negli anni '30, acquistata una vecchia macchina da presa, si cimenta nel documentario e comincia a farsi notare con "Labour on the Douro River" che alla sua prima proiezione della versione muta, nel 1931, spacca la critica: quella portoghese lo stronca, quella estera lo osanna. Tornato a fare l'attore nel 1933 nel film "A song of Lisbon", riprende successivamente in mano "Douro, lavoro fluviale" cui aggiunge il sonoro. Entra così, a pieno titolo, nella cinematografia europea per inserirsi nel filone definito "precursore del neo-realismo" con "Aniki-Bóbó" del 1942. Da lì al '56 c'è una pausa, durante la quale va in Germania dove frequenta un corso presso i laboratori AGF per imparare le tecniche della pellicola a colori, messe poi in pratica nel film "The Artist and the City" (1956).

Altra lunga pausa dal cinema, de Oliverira la subisce per via del suo dissenso col regime salazariano, quando lavorare diventa pressoché impossibile agli oppositori. Si occupa nel frattempo dell'azienda paterna, per riemergere nel '63. E' allora che, con "Acto de Primavera", realizza un vero film politico: va a Curalha, villaggio dell'Alto Trás-os-Montes i cui abitanti nella Settimana Santa danno vita tradizionalmente alla Passione di Gesù, seguendo il testo del 16/mo secolo di Francisco Vaz de Guimarães. Utilizza attori di strada in una sorta di docu-film originalissimo che chiosa con immagini della seconda guerra mondiale e della guerra in Vietnam. "Acto de primavera" è destinato a passare alla storia, anche per aver preceduto il Vangelo di Pierpaolo Pasolini che uscirà nel 1964.

È ormai ultrasessantenne quando, col tramonto della dittatura, de Oliveira può dare la stura alla sua fluente creatività macinando film su film, impreziositi da cast internazionali di altissimo livello. Tra i suoi attori preferiti: Catherine Deneuve, John Malkovich, Marcello Mastroianni, Michel Piccoli, Irene Papas oltre alla già citata Cardinale. Come risparmiamo ai lettori l'elenco dei suoi film, oltre 20 corti e almeno 35 lungometraggi, altrettanto facciamo con i premi accumulati, che sfiorano la trentina. Se a qualcuno rimanesse la curiosità di conoscere meglio il maestro, di approfondire la sua vita e le sue opere in ogni angolatura, lo rimandiamo al volume "Oliveira. Cinema, parola, politica" di Francesco Valerio Nisio (edizione Le Mani 2010), una vera opera omnia.

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