lunedì 20 gennaio 2014

Portogallo: polemiche sulla vendita all’asta della collezione Miró voluta dallo Stato

Petizione pubblica chiede di conservare il patrimonio ereditato da banca (BPN) fallita



L'asta che verrà battuta a Londra il 4 e 5 febbraio prossimi dalla prestigiosa casa Christie’s, non sarà un'asta come tante altre, visto il tam tam internazionale e le vivaci polemiche interne al Portogallo che l'hanno preceduta. Ad affidare alla casa d'aste londinese un'intera collezione dell'artista catalano Joan Miró, è infatti lo Stato Portoghese che ha urgente bisogno di fare cassa. La collezione composta da 85 opere di Mirò tra acrilici, disegni, guaches, sculture e pitture su tela realizzate nell'arco di sette decenni, è quel che resta del fallimento della banca privata Banco Português de Negócios (BPN) avvenuta durante la crisi del 2008 e della sua successiva nazionalizzazione, con la quale l'allora governo socialista di José Socrates si accollò un debito intorno a 1,8 mld di Euro.

Durante tutti i cinque anni trascorsi, i quadri e le sculture sono rimasti conservati in un magazzino della Caja General de Depositos di Lisbona e mai stati esposti al pubblico in terra lusitana, sebbene alcune delle opere siano state prestate all'estero, come in occasione della retrospettiva del Museo di Arte Moderna di New York (Moma) del 2009. Di recente al Ministero delle Finanze del Governo conservatore di Pedro Passos Coelho è venuto in mente il "tesoretto" nascosto e ha pensato di far cassa, così come farebbe un capo famiglia decidendo di vendere i gioielli di casa per arrivare a fine mese. La base d'asta è fissata in 35,5 mln di euro e già la cifra è un motivo di polemica. Esponenti della cultura sono insorti in coro, ricordando che una società di "auditing" coinvolta nella liquidazione di BPN stimò il valore della collezione fra gli 80 e i 150 milioni di euro, cifra di gran lunga superiore alla base d'asta.

Da questa premessa ad etichettare l'imminente liquidazione del patrimonio artistico acquisito tramite la nazionalizzazione della banca fallita come la "seconda spoliazione di un patrimonio di tutti i portoghesi, già chiamati a pagare il conto di BPN", il passo è breve. La Casa de la Libertad di Mario Cesariny, importante istituzione culturale portoghese, non ha perso tempo: ha promosso una petizione internet per bloccare l'asta giudicando l'operazione "dannosa e irreversibile", convinta che mantenere ed esporre al pubblico la collezione consentirebbe entrate "molto superiori a quelle che si pretende di ottenere dalla vendita delle importanti e insostituibili testimonianze della storia dell'arte mondiale".

Tale posizione è condivisa dai partiti di opposizione, decisi a battersi almeno per uno slittamento dell'imminente asta. Battaglia, questa, irta di difficoltà visto che il piano di salvataggio del Portogallo scade nel 2014 e l'urgenza preme. Sebbene 35,5 mln non siano sufficienti a ripianare il buco lasciato dalla vicenda legata al tracollo della banca, rappresentano tuttavia un'iniezione di risorse per il Paese, la cui fuoriuscita dal programma di crediti internazionali garantiti nel 2011 da Fmi, Bce e Unione Europea è ancora incerta. Ma che per il governo di Passos Coelho resta però -come noto-  un obiettivo irrinunciabile. Al contrario, non viene considerata una priorità da conservare, da parte dello Stato, la collezione dell'artista surrealista.


Quanto, appunto, alla collezione che il Governo intende liquidare, va detto che la stessa Christie’s la considera come "una delle offerte più ampie e impressionanti di Mirò mai messe su piazza". Basti segnalare che delle 85 opere fanno parte delle autentiche "chicche" quali: l'olio su tela del 1968 intitolato 'Mujer y pajaros', due motivi classici dell'artista (stimato fra i 4,7 e gli 8,3 milioni di euro); 'Pintura 1953', tela di grandi dimensioni (57 per 500 cm) in uno dei formati orizzontali che Mirò trasferì su materiali come la ceramica a grandi edifici pubblici (stimato fra i 2,99 e i 4,19 milioni di euro) e la tela 'Cancion de pajaro en otoño', che l'autore realizzò nel 1937 in Francia, dov'era fuggito in piena guerra civile spagnola (stimata fra i 2 e i 3 milioni di euro).

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