mercoledì 23 luglio 2014

Musica portoghese: 10 anni fa moriva Carlo Paredes, chitarrista geniale dallo spirito rivoluzionario

José Saramago nei Quaderni di Lanzarote lo ricorda con parole piene di ammirazione e gratitudine



«Não o pensava antes, quando escutava a guitarra de Carlos Paredes, mas hoje, recordando-a, compreendo que aquela música era feita de alvoradas, canto de pássaros anunciando o sol». Inizia con queste intense parole il ricordo che José Saramago - dal suo esilio alle Canarie scrivendo il diario che ha dato vita ai Quaderni di Lanzarote - dedica alla figura del leggendario chitarrista Carlos Paredes, vera icona sia del fado sia dello spirito rivoluzionario sfociato nella caduta della dittatura. Nel decennale della sua morte, avvenuta il 23 luglio 2004 a Lisbona (era nato il 16 febbraio 1925 a Coimbra), Il diario portoghese lo vuole ricordare, ipotizzando che le ultime generazioni non abbiamo fatto in tempo a sentirlo suonare e a conoscerne la grandezza.

Carlos nasce in una famiglia dove la musica è di casa da generazioni e la chitarra onnipresente. Infatti il padre Artur è un grande chitarrista e compositore, a sua volta figlio e nipote d’arte: non sorprende quindi che solo guardandolo apprenda le prime posizioni della mano, che inizi a suonare fin da bambino e che a 14 partecipi a un programma radiofonico, realizzato dal padre. Benché la sua famiglia - che nel 1937 si trasferisce a Lisbona - decida di fargli prendere lezioni di violino e di pianoforte, soprattutto per volontà della madre cui deve la sensibilità culturale, Carlos opta presto per la chitarra. Come sanno bene gli appassionati di fado, la guitarra di Coimbra è molto diversa dalla sorella lisbonese, ma restano entrambe perno centrale della musica popolare portoghese. Se già il padre si era dimostrato un innovatore della chitarra di Coimbra, il figlio non sarà da meno e, pur senza mai rifiutare la lezione ricevuta dalla tradizione, a unanime giudizio riuscirà addirittura a reinventarne la sonorità.


Come? In poche parole, sintetizzando la tecnica paterna, Carlos sfrutta appieno le caratteristiche dello strumento, re-indirizzandolo verso repertori mai avvicinati e nemmeno ipotizzati. Prima di vedere quando e come questi cambiamenti emergeranno, influenzando varie altri settori artistici, concentriamoci su Carlos Paredes cittadino, non sul musicista. Una sua peculiarità sta infatti nel separare le due cose, nel senso che non passa mai alla musica professionale, ma continua a coltivarla con impegno e passione («Amo demasiado a música para viver dela», diceva) mentre lavora. Dopo gli studi superiori, nel 1949 viene  assunto  come funzionario all'Hospital de São José di Lisbona: è lì che la Polizia politica PIDE lo va cercare e lo arresta nel 1958, in quanto iscritto all'allora clandestino Partito Comunista.

Non va dimenticato che il Portogallo era in piena dittatura salazarista e spesso chi dissentiva faceva questa scelta: a Paredes costa un anno e mezzo di carcere e l’espulsione dall’incarico pubblico, dove verrà reintegrato nel ’74 successivamente alla Rivoluzione dei Garofani per restare fino al pensionamento del 1986. Durante il periodo della reclusione, a quanto raccontato anni più tardi da un suo compagno di cella, pare che Carlos simulasse l’atto di suonare la chitarra muovendo le dita sulla dentatura di un pettine, per esercitarsi. È negli anni ’60, una volta fuori dal carcere e mentre sbarca il lunario come rappresentante di medicinali, che inizia l’avventura musicale di Carlos, cui fa da sfondo il clima di rinnovamento socio-culturale che serpeggia nel Paese. Il panorama locale pullula di compositori ed interpreti del calibro di José Afonso, divenuto celebre come autore di Grândola Vila Morena nonché di Adriano Correia de Oliveira, Luiz Goes e António Bernardino.

A rivitalizzare la poesia ci pensa intanto Manuel Alegre, mentre sul fronte cinematografico emerge la corrente chiamata Cinema novo. Stretto e duraturo il legame tra Paredes e il cinema: comincia nel 1960 firmando la colonna sonora del corto Rendas de Metais Preciosos di Cândido da Costa Pinto, accompagnato alla chitarra classica Fernando Alvim, con cui collaborerà a lungo. Seguono a ruota le colonne sonore dei film Os verdes Anos di Paolo Rocha (1963), Fado Corrido di Jorge Brum do Canto  (1964), As Pinturas do Meu Irmão Júlio di Manoel de Oliveira (1965), Mudar de Vida di Rocha (1966), Hello Jim! di Augusto Cabrita (1970), ma l’elenco prosegue fitto. Non meno forte il feeling con il teatro di prosa e col balletto, in cui vanta collaborazioni coi maggiori registi e coreografi portoghesi suoi contemporanei.

Una curiosità: va detto che malgrado la persecuzione politica, tra il ’67 e il ’70 Paredes viene invitato a far parte di delegazioni statali all'estero per esibirsi al Festival di Varadero (Cuba), all’Esposizione Mondiale di Osaka e all’Opera di Sidney. La sua fama oltrepassa quindi i confini anche durante la dittatura, al cui crollo ha contribuito girando a lungo il Paese e facendo circolare tra la popolazione la sua rivoluzione musicale in vista di quella dei Garofani. Non si è ancora spenta l'eco del suo disco É preciso um País, in cui accompagna il testo poetico di Manoel Alegre che presta la propria voce, destinato a fare da sottofondo musicale alla campagna per le prime elezioni libere del 1975 che sanciscono il passaggio del potere militare alla democrazia.

Da allora in poi comincia a frequentare i maggiori palchi d'Europa e diventa quasi di casa nella Repubblica Democratica Tedesca, dove incide importanti compilation. Quanto agli album discografici, molti dei quali lo vedono affiancato dagli altri grandi musicisti portoghesi, inevitabile citare almeno il primo 33 giri del 1967 Guitarra Portuguesa in cui lo accompagna alla chitarra classica Fernando Alvim e il primo da solista del 1971, Movimento Perpétuo, considerato all’unanimità il suo capolavoro. Mentre prosegue instancabile la sua attività e fioccano i riconoscimenti alla carriera, Carlos non smette di ricercare e di innovare come testimoniano i dischi Invenções Livres, realizzato in duetto col pianista António Vitorino de Almeida nell’88 e  Dialogues, in coppia col controbassista jazz Charlie Haden nel ’90.

Una chicca, la partecipazione speciale al disco registrato dal vivo al Coliseu dos Recreios di Lisbona dai Madredeus, in cui il gruppo riprende il suo celebre brano Mudar de vida. L’ultima apparizione in pubblico è nell’ottobre 1993 presso l’Aula Magna del Regents dell’Università di Lisbona, accompagnato dalla sua discepola Luisa Amaro, prima di ritirarsi definitivamente a causa della mielopatia. Ecco come lo ricorda il portale del Museo do Fado di Lisbona, che nel 2000 gli ha dedicato l’esposizione temporanea intitolata Estar com Paredes per divulgarne il percorso biografico e professionale: «A sua obra fez escola e assume, na cultura musical portuguesa, um valor incalculável».

Per chiudere, riprendiamo le parole di Saramago con cui abbiamo aperto, completando la dedica riservatagli: «Ainda tivemos de esperar uma década antes que outra madrugada viesse abrir-se para a liberdade, mas o inesquecível tema de Verdes Anos, esse cantar de extática alegria que ao mesmo tempo se entretece em harpejos de uma surda e irreprimível melancolia, tornou-se para nós numa espécie de oração laica, um toque a reunir de esperanças e vontades. Já seria muito, mas ainda não era tudo. O resto que ainda faltava conhecer era o homem de dedos geniais, o homem que nos mostrava como podia ser belo e robusto o som de uma guitarra, e que era, a par de músico e intérprete excepcional, um exemplo extraordinário de simplicidade e grandeza de carácter. A Carlos Paredes não era preciso pedir que nos franqueasse as portas do seu coração. Estavam sempre abertas».

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