mercoledì 25 marzo 2015

Brasile: il pianista Nelson Freire tra le eccellenze mondiali della musica classica

«Não imagino minha vida sem Chopin», dice l’enfant prodige oggi ultra 70enne  


«Não imagino minha vida sem Chopin». Partiamo da questa affermazione per avvicinarci a una delle eccellenze del Brasile non abbastanza conosciute in Italia. Si tratta di Nelson Freire, pianista inserito nella stretta rosa del gotha internazionale della musica classica. Secondo la rivista americana Time «è uno dei più interessanti pianisti di questa o di qualsiasi era». Secondo il britannico The Guardian «pochi pianisti ancora in vita trasmettono la gioia e l’esaltazione di essere padroni del loro mestiere in modo vivido e semplice come Nelson Freire».

Quando venne a Roma all’Accademia di Santa Cecilia nel 2011, in una delle sue rarissime apparizioni italiane, la locandina così lo annunciava: «Attenzione: mito in arrivo. Pianista “cult”, enfant prodige (al suo primo concerto in pubblico aveva 5 anni) e interprete corteggiato dalle migliori orchestre del mondo intero: Nelson Freire. Brasiliano, classe 1944 e grande amico di Martha Argerich, cui è da anni legato da un intenso sodalizio artistico». Parole che si adattano perfettamente anche alla presentazione che intende fare Il diario portoghese, certo che si tratti di una personalità tanto affascinante da interessare anche i profani di musica classica.

Di lui si è parlato, soprattutto all’estero, per la recente uscita del disco Decca “Chopin: concerto n. 2 e altri pezzi per pianoforte” in cui Nelson Freire è accompagnato dall’orchestra Gürzenich-Orchester di Colonia, diretta da  Lionel Bringuier. Il titolo del disco giustifica la scelta di aprire il nostro post con la sua frase dedicata a Chopin, di cui Freire è unanimemente riconosciuto come uno dei migliori intenditori ed esecutori a livello mondiale. Il legame col compositore polacco è tanto stretto quanto datato: aveva solo 12 anni quando venne registrata la sua esecuzione di brani di Chopin che servì ad incidere il suo primo disco, ma già da prima gli si era avvicinato, non solo grazie alla musica.

In una delle sue rare interviste – Nelson è noto per la sua riservatezza e per la sua attitudine a rifuggire dai riflettori – confessa di aver amato Chopin da quando vide il film sulla vita del compositore (“À Noite Sonhamos” del 1945), la prima volta che mise piede in un cinematografo, da bambino a Boa Esperança. Ricordiamo che dalla sua città natale nel sud del Minas Gerais si trasferì presto con tutta la famiglia a Rio de Janeiro per decisione del padre che, resosi conto delle doti eccezionali di quel figlio peraltro di gracile costituzione, ne favorì il proseguimento degli studi musicali evitandogli le quattro ore di viaggio necessarie per andare a lezione.

Una decisione sofferta, questa, come si evince dalla lettera autografa di José Freire da Silva firmata “papai” che appare nel film documentario con cui il regista João Moreira Salles ha omaggiato il pianista. Lo scritto, che nell’intenzione del padre sarebbe servito un giorno a integrare la biografia del celebre Nelson, non sottaceva il dolore del distacco dalla regione e dalla casa di famiglia e rivelava i timori legati al salto in una città grande e costosa come Rio. Se alla luce della lunghissima e pluripremiata carriera del figlio, la scelta del trasferimento appare più che indovinata, non va dimenticato che le premesse c’erano tutte: come può un padre decidere a cuor leggero di soffocare il talento di un bambino che a tre anni si mette al pianoforte di casa e improvvisa, a memoria, i brani appena eseguiti dalla sorella maggiore?

Ritorniamo a Chopin per approfondire il pensiero di Nelson Freire sulla sua musica: premesso di trovarsi d’accordo con l’affermazione di Arthur Rubinstein secondo cui «a música de Chopin vai direto ao coração das pessoas», il pianista si addentra in altre considerazioni. Citando la sua celebre collega argentina Martha Argerich, con cui spesso suona a quattro mani, dice che Martha lo giudica il compositore più difficile. Un’affermazione che può sembrare paradossale, essendo Chopin tra i preferiti dal pubblico proprio perché «le sue melodie – spiega Freire – suonano spontanee e possono essere apprezzate da tutti, dal profano come dal musicologo». In verità – fa notare – ci sono molti paradossi nell’opera di Chopin poiché richiede al pianista «um trabalho sem igual, entrega completa e muito tempo de dedicação».

Cita come esempio i Notturni, scritti nell’arco intero della vita di Chopin, i quali esigono come risultato quello di «fazer o piano cantar». «Não há como não se encantar com a riqueza que essas peças sugerem», dice Freire e aggiunge: «Cada um deles tem uma característica, um ambiente muito próprio, no qual Chopin explora elementos como poesia, drama, sedução, sensualidade». Il fatto di insistere sul suo legame con l’autore polacco non deve tuttavia far pensare che Nelson Freire non esegua con pari maestria Bach, Brahms, Beethoven, Rachmaninov, Ravel, Shumann, Tchaikovsky, vale a dire il repertorio completo dei classici. Impossibile citarli tutti, basti guardare la sua ricchissima discografia, ma di rigore non vanno dimenticate le sue appassionate esecuzioni delle musiche composte dal brasiliano Heitor Villa-Lobos, considerato un eroe nazionale del Paese.

Un modo per scoprire l’uomo che si cela dietro l’artista, essendo Freire poco propenso a concedersi ai media, viene dal documentario che João Moreira Salles ha girato nel 2003, quando il pianista non aveva ancora 60 anni. Il regista ha seguito Freire in diversi tour filmando oltreché in Brasile (a Rio de Janeiro e São Paulo) in Francia, Belgio e Russia, realizzando il lavoro con l’intento che venisse apprezzato «com os olhos e os ouvidos». Nell’arco dei suoi 102 minuti di durata, il documentario mostra la quotidianità del pianista, ne coglie momenti di intimità, di nervosismo prima di entrare in sala ad esibirsi, di disagio dinanzi ad una tv che lo intervista in Costa Azzurra e tanti altri ancora. Il diario portoghese lo ha guardato, prima di dedicargli queste righe, per conoscere l’uomo Nelson Freire più ancora del pianista.

Queste alcune impressioni riportate: intenerisce vederlo con l’amata cagnolina Danuza che appoggia le zampe sulla tastiera e lui, anziché rimproverarla, sorride immaginando che voglia suonare a quattro mani. Sorprende quando improvvisa con l’amica Martha Argerich una gara su chi dei due abbia acquisito la miglior tecnica per pulire la tastiera. Commuove quando legge la lettera del suo “papai” che prima abbiamo citato. Entusiasma quando s’illumina guardando Fred Astaire ballare con Rita Hayworth. Sorprende quando dinanzi a un video del  jazzista Errol Garner ammette di provare gelosia per chi sa suonare improvvisando con tanta allegria. E potremmo andare avanti. 


Se questo breve ritratto di Nelson Freire vi ha destato curiosità, il documentario è visibile qui. Buona visione!

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