L’ex colonia portoghese presenta la sua “Biodiversità con il Cacao e la Cultura della Felicità”
Può apparire paradossale che mentre il Portogallo è uno dei pochissimi Paesi assenti da Expo 2015, proprio la più piccola delle sue ex colonie, São Tomé e Principe, non solo vi partecipi, ma stia anche conquistando i visitatori più golosi. Cacao e cioccolato coltivati e prodotti nell’arcipelago costituiscono un’attrazione per chi attraversando i vari Cluster tematici, vera novità di questa edizione di Expo, s’imbatta in quello riservato al “cibo degli dei”. Per la prima volta i Paesi non vengono infatti raggruppati in padiglioni collettivi secondo criteri geografici, ma secondo identità tematiche e filiere alimentari come suggerito dal titolo stesso dell’esposizione mondiale “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.
La principale attività
economica su cui si regge lo stato insulare situato nel golfo di Guinea all’ovest
del continente Africano è l’agricoltura, con il cacao che costituisce la
principale voce di esportazione. Non a caso, intervenendo alla cerimonia
inaugurale del Padiglione, il ministro dell’agricoltura e sviluppo rurale della
repubblica democratica Teodorico Campos ha detto tra l’altro: «Parlare del
cacao di São Tomé e Principe vuol dire parlare della nostra storia. Il cacao è
arrivato nel nostro Paese come fiore ornamentale, e nel giro di poco tempo
siamo diventati il primo Paese produttore, primato mantenuto fino al 1913.
Oggi, però, puntiamo sulla qualità e non sulla quantità, prediligendo colture
non intensive. A chi assaggerà il nostro cacao verrà subito voglia di visitare
le nostre isole».
È raro che queste isole
facciano notizia nel mondo, visto che la loro travagliata storia a partire
dalla colonizzazione portoghese del 1400 fino all’indipendenza del 1975, ha
lasciato dietro di sé una situazione difficile. Prova ne sia
che si tratta di uno dei Paesi più poveri tra quelli presenti all’Expo, con un
PIL di soli 311 mln di dollari per circa 190mila abitanti. Il diario portoghese
non si lascia quindi sfuggire l’occasione di parlare di luoghi tanto
affascinanti ai quali aveva dedicato un post ed ecco che proprio le “roças” tornano alla ribalta, tramite la vicenda di un italiano che dal 1990 si
è trasferito nella più piccola delle due isole dove coltiva alberi di cacao. Si
chiama Claudio Corallo e tiene a far sapere di essere l’unico al mondo a
produrre il cioccolato nello stesso luogo in cui nascono le piante.
Questo emigrante di
successo, immeritatamente sconosciuto ai più, è un toscano la cui avventura
imprenditoriale era iniziata già nel 1979 in Africa con il caffè, ma che nel
piccolo arcipelago ha coronato il suo sogno tanto da fermarsi lì. La sua è
anche una storia di grande fatica oltre che di determinazione: dopo essersi
aperto il cammino nella foresta a colpi di machete per scovare le piante di
cacao sepolte dalla fitta vegetazione – quelle discendenti dalle prime
approdate intorno al 1820 – per coltivarle e lavorarle rigorosamente a mano, si
è conquistato la fiducia della popolazione. L’autorità locale di Principe gli
ha proposto l’acquisto una roça del 19/mo secolo chiamata “Terreiro Velho”
nella cui dimora in stile coloniale vive con la moglie portoghese e i figli,
tutti dediti all’azienda famigliare. L’altra piantagione, “Nova Moca” di São
Tomé, è riservata invece alla coltivazione di diverse specie e varietà di
caffè.
Intrattenendosi coi
visitatori di Expo, Corallo ha svelato molti segreti del suo modo di lavorare,
dicendo anzitutto: «L’industria separa sempre il cacao, una parte in polvere e
un’altra in burro di cacao. Invece io produco senza separare i due elementi,
macinando la fava di cacao». Ha riferito di aver creato un laboratorio per
capire le origini dei difetti del cacao, come ad esempio l’amarezza, che non va
considerata una caratteristica tipica. Premesso che «non si può fare un buon
cioccolato con un cacao cattivo: gli ingredienti sono fondamentali» ha
sottolineato che cerca di «manipolare il meno possibile il cacao per mantenere
i sapori del frutto».
L’evento si è concluso con qualcosa che solo il palato
potrebbe raccontare: la degustazione. Ci limitiamo a dare un’idea della gamma di
sapori della fava trasformata in tavoletta a partire dalle piante dell’arcipelago.
Si va da un cioccolato 100% cacao ad uno che contiene una rara specialità, l’unico
distillato al mondo estratto dalla polpa di cacao; da quello al 73% con
granella di cacao a quello all’ 80% sablé; da quelli allo zenzero e alle scorze
di arancio fino ai grani di caffè ricoperti di cioccolato.
Entrando nel Padiglione
troviamo tre distinte aree tematiche: l’ambiente naturale (del cacao e della
conservazione della biodiversità), l’ambiente umano (delle piantagioni e dell’agricoltura)
e la biosfera che caratterizza l’Obo Natural Park ovvero il parco nazionale
dell’Obo, una riserva naturale che occupa un terzo della superficie del Paese
con un area di circa 300 kmq. Oltre a catturare l’attenzione dei visitatori
tramite il fascino delle sue isole rappresentato sotto varie forme artistiche
quali musica, teatro, danza, arti plastiche oltre a foto e video, São Tomé e
Principe attribuisce alla sua presenza all’esposizione un significato economico
non meno rilevante.
Scopo principale della
sua partecipazione – recita un comunicato ufficiale di Expo 2015 – è la
presentazione di un progetto pilota che dimostri come sia possibile conciliare
la biodiversità e lo sfruttamento del cacao, garantendo allo stesso tempo una
migliore qualità della vita per la popolazione. Inoltre – aggiunge – mostra come
le nuove forme associative di produzione del miglior cacao stiano favorendo un
nuovo ciclo di economia agricola nel Paese. “Nutrire il Pianeta” in modo
sostenibile – conclude il comunicato – oggi significa accettare in modo
intelligente un compromesso tra le generazioni, in cui l’educazione civica e
ambientale e la cultura costituiscano i principali pilastri di tutti quei
processi responsabili del futuro dell’umanità.
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