giovedì 10 marzo 2011

Hélder Macedo legge il Camões contemporaneo


Hélder Macedo, durante la conferenza dal titolo Luís de Camões: o testemunho das Cartas, presso l'Università degli Studi di Milano, ha sottolineato la profonda originalità e attualità dell'autore de Os Lusíadas. Nonostante Camões sia stato oggetto di studio e di riletture nel corso dei secoli, c'è sempre un aspetto dell'opera camoniana che sfugge all'occhio attento della critica letteraria, o a cui viene dato minor importanza. Si è detto che Camões è un poeta petrarchista e che il petrarchismo fu per l'autore il punto di partenza per l'anti-petrarchismo. Si è scritto che Os Lusíadas è un'opera sul modello di quella virgiliana. Altri, hanno visto nella celebrazione epica dell'Eneide la chiave di una critica anti-epica. Si è cercato di separare il Camões bohémien, frequentatore di bordelli della capitale, dal Camões sublime dell'amore spirituale. Per quanto si possa scrivere, pertanto, è chiaro che l'immagine del poeta che ne risulta, appare da un lato frammentaria, dall'altro, contraddittoria. Sfugge alle più scrupolose letture critiche, il Camões per cui la contraddizione è la regola, il poeta poliedrico e versatile, capace di dignificare il triviale e di ironizzare il sublime. Uno studio sull'ironia contenuta nell'opera di Camões ancora non è stato fatto, così come è stata dedicata poca attenzione al sarcasmo caustico e realistico contenuto nelle lettere. Ci sono pervenute quattro lettere di Camões e sono testimoni preziosi degli usi e costumi della Lisbona del tempo. La prima, si pensa che sia stata scritta da Ceuta, sebbene non ci sia nessun riferimento spaziale che lo comprovi. Le altre due, sono state scritte da Lisbona, probabilmente nel 1552. L'ultima, da Goa, risale al 1553. Sono testi fondamentali per capire non solo gli aspetti più degradanti di tutta la società portoghese del tempo, ma anche per comprendere a fondo la poetica stessa di Camões, il quale faceva parte di una società tanto perversa quanto corrotta.

"Mas creio que a actualidade – que a espantosa modernidade – da sua obra reside no facto de Camões não pode ser entendido em compartimentos estanques. E creio também que quanto menos todos nós, os estudiosos da obra de Camões, insistirmos em mostrar quão parecido ele é com os seus assumidos mestres – Virgilio, Ovídio, Dante, Petrarca – e melhos acentuarmos quanto deles se diferência, mais evidente se tornarà a relevância actual da sua obra. O mundo de valores de transição que foi o seu é ainda o nosso. A nossa contraditória diversidade já era a dele. Ele é porventura o mais velho mas, por isso, também o mais sábio dos nossos contemporâneos". Hélder Macedo, Luís de Camões: o testemunho das Cartas, Conferenza Università degli Studi di Milano, 08.03.2011