venerdì 19 luglio 2013

Amália Rodrigues: nata nel luglio 1920, non conosceva il giorno

un ricordo della vita fuori dal comune della “voz de portugal”

Sul suo certificato di nascita la data segnata è il 23 luglio. Lei però amava festeggiare il primo, ma in verità non sapeva di preciso in quale giorno del luglio 1920 fosse nata nel quartiere Alcântara di Lisbona. Se il buongiorno si vede dal mattino, già con questo inconsueto esordio nel mondo, la vita di Amália da Piedade Rebordão Rodrigues si preannunciava fuori dal comune benché fosse difficile immaginare che sarebbe passata alla storia come l'icona del fado, riuscendo a trasformare il canto tradizionale del popolo portoghese in qualcosa di universale.

Figlia di poveri immigrati della Beira Baxa, viene affidata dai genitori ai nonni materni e cresce in un bairro popolare di Lisbona, del quale assorbe ogni sfaccettatura. Terminate le elementari è costretta a cercarsi un lavoro e si adatta a fare un po' di tutto, dalla ricamatrice alla stiratrice, dalla venditrice di frutta alla pasticcera. Ma il suo vero talento non sta nelle mani, quanto nella voce, quella voce che coltiverà dapprima solitariamente poi  deliziando poche persone o allargandosi via via a piccole manifestazioni locali.


La svolta decisiva che lancerà Amália in un'escalation di successi durata oltre mezzo secolo, avviene a 15 anni quando partecipa alla Marcha de Alcântara, dove canta accompagnata per la prima volta dalla chitarra. Da lì alle assidue esibizioni nella famosa casa del fado "Retiro da Severa" il passo è breve. E il gradimento da parte del pubblico è tanto forte e unanime da aprirle  le porte dei maggiori teatri, prima del Portogallo, poi del mondo.

Olympia di Parigi e Carnegie Hall di New York sono solo due degli innumerevoli teatri dai cui palchi si esibirà approdando in tutti e quattro i continenti. Di successo in successo, alle esibizioni canore si vanno affiancando sia i dischi (ben 170) che le frutteranno il prestigioso MIDEM (disco de ouro) nel 1967 a Cannes, sia i numerosi film. Tra questi, uno per tutti “Os Amantes do Tejo" di Henri Verneuil in cui interpreta i brani “Barco Negro” e “Solidão”, una versione della “Canção do Mar”di David Mourão-Ferreira.

Della vita piena ed esaltante di Amália, pur non esente da dolori, si potrebbe parlare a lungo citando ad esempio lo sfortunato quanto breve matrimonio con un chitarrista ambulante a soli 19 anni, durante il quale tenterà persino il suicidio col veleno per topi. Per ritrovare una serenità affettiva dovrà aspettare fino al 1961 quando sposerà a Rio de Janeiro l'ingener César Seabra che le resterà sempre accanto, morendo purtroppo due anni prima di lei. La biografia più completa la scriverà Vítor Pavão dos Santos, amico personale di Amália di cui ha raccolto testimonianze e memorie. Il risultato è il libro "Amália Rodrigues. Una biografia", (traduzione di Cinzia Buffa, Edizioni Cavallo di Ferro 2006) scritto in prima persona, con la voce di Amália, quasi si trattasse di una confessione.

Amata, osannata, corteggiata (tra i corteggiatori celebri citati sulla biografia, Porfirio Rubirosa, Aristotele Onassis e Umberto di Savoia esiliato a Cascais), anche Amália vivrà anni di difficoltà e amarezza alla caduta della dittatura salazarista con cui aveva finito, suo malgrado, per essere identificata avendo incarnato "o símbolo vivo de Portugal dentro e fora do país". Solo dieci anni dopo la rivoluzione dei garofani  Amália verrà pienamente riabilitata dal governo socialista, ma il dolore per essere stata oggetto di maldicenza sarà tanto acuto da spingerla ad una sorta di auto-esilio, vuoi esibendosi quasi solo all'estero vuoi rinchiudendosi nella casa di Rua São Bento a Lisbona, oggi museo.

Proprio al civico 193 morirà di tumore il 6 ottobre 1999 e allora il riscatto della sua figura da parte dello Stato sarà inappellabile: verranno proclamati tre giorni di lutto nazionale, il funerale sarà oceanico e, in segno di massimo riconoscimento, la sua salma verrà inumata nel Pantheon assieme alle altre personalità che hanno dato lustro al Paese.


Impossibile chiudere questo ricordo senza condividere almeno un assaggio delle sue interpretazioni. Come ulteriore omaggio alle doti artistiche di Amália, tra la mole di canzoni basate sui versi dei maggiori poeti (da Pedro Homem de Mello a David Mourão Ferreira, passando por Alberto Janes, José Régio fino a Camões) la scelta del diario portoghese cade su versi composti da lei stessa, raccolti nell'album del 1980 "Gostava de Ser Quem Era" dal titolo di una delle sue composizioni. 

Buon ascolto.


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