un
ricordo della vita fuori dal comune della “voz de portugal”
Sul suo certificato di
nascita la data segnata è il 23 luglio.
Lei però amava festeggiare il primo, ma in verità non sapeva di preciso in
quale giorno del luglio 1920 fosse nata nel quartiere Alcântara di Lisbona. Se
il buongiorno si vede dal mattino, già con questo inconsueto esordio nel mondo,
la vita di Amália da Piedade Rebordão Rodrigues si preannunciava fuori dal
comune benché fosse difficile immaginare che sarebbe passata alla storia come
l'icona del fado, riuscendo a trasformare il canto tradizionale del popolo
portoghese in qualcosa di universale.
Figlia di poveri
immigrati della Beira Baxa, viene affidata dai genitori ai nonni materni e
cresce in un bairro popolare di Lisbona,
del quale assorbe ogni sfaccettatura. Terminate le elementari è costretta a
cercarsi un lavoro e si adatta a fare un po' di tutto, dalla ricamatrice alla
stiratrice, dalla venditrice di frutta alla pasticcera. Ma il suo vero talento
non sta nelle mani, quanto nella voce, quella voce che coltiverà dapprima
solitariamente poi deliziando poche
persone o allargandosi via via a piccole manifestazioni locali.
La svolta decisiva che
lancerà Amália in un'escalation di successi durata oltre mezzo secolo, avviene
a 15 anni quando partecipa alla Marcha de
Alcântara, dove canta accompagnata per la prima volta dalla chitarra. Da lì
alle assidue esibizioni nella famosa casa del fado "Retiro da Severa"
il passo è breve. E il gradimento da parte del pubblico è tanto forte e unanime
da aprirle le porte dei maggiori teatri,
prima del Portogallo, poi del mondo.
Olympia di Parigi e
Carnegie Hall di New York sono solo due degli innumerevoli teatri dai cui
palchi si esibirà approdando in tutti e quattro i continenti. Di successo in
successo, alle esibizioni canore si vanno affiancando sia i dischi (ben 170)
che le frutteranno il prestigioso MIDEM (disco de ouro) nel 1967 a Cannes, sia
i numerosi film. Tra questi, uno per tutti “Os Amantes do Tejo" di Henri
Verneuil in cui interpreta i brani “Barco Negro” e “Solidão”, una versione
della “Canção do Mar”di David Mourão-Ferreira.
Della vita piena ed
esaltante di Amália, pur non esente da dolori, si potrebbe parlare a lungo
citando ad esempio lo sfortunato quanto breve matrimonio con un chitarrista
ambulante a soli 19 anni, durante il quale tenterà persino il suicidio col
veleno per topi. Per ritrovare una serenità affettiva dovrà aspettare fino al
1961 quando sposerà a Rio de Janeiro l'ingener César Seabra che le resterà
sempre accanto, morendo purtroppo due anni prima di lei. La biografia più completa
la scriverà Vítor Pavão dos Santos, amico personale di Amália di cui ha
raccolto testimonianze e memorie. Il risultato è il libro "Amália
Rodrigues. Una biografia", (traduzione di Cinzia Buffa, Edizioni Cavallo
di Ferro 2006) scritto in prima persona, con la voce di Amália, quasi si
trattasse di una confessione.
Amata, osannata,
corteggiata (tra i corteggiatori celebri citati sulla biografia, Porfirio
Rubirosa, Aristotele Onassis e Umberto di Savoia esiliato a Cascais), anche
Amália vivrà anni di difficoltà e amarezza alla caduta della dittatura
salazarista con cui aveva finito, suo malgrado, per essere identificata avendo
incarnato "o símbolo vivo de Portugal dentro e fora do país". Solo
dieci anni dopo la rivoluzione dei garofani
Amália verrà pienamente riabilitata dal governo socialista, ma il dolore
per essere stata oggetto di maldicenza sarà tanto acuto da spingerla ad una
sorta di auto-esilio, vuoi esibendosi quasi solo all'estero vuoi rinchiudendosi
nella casa di Rua São Bento a Lisbona, oggi museo.
Proprio al civico 193
morirà di tumore il 6 ottobre 1999 e allora il riscatto della sua figura da
parte dello Stato sarà inappellabile: verranno proclamati tre giorni di lutto
nazionale, il funerale sarà oceanico e, in segno di massimo riconoscimento, la
sua salma verrà inumata nel Pantheon assieme alle altre personalità che hanno
dato lustro al Paese.
Impossibile chiudere
questo ricordo senza condividere almeno un assaggio delle sue interpretazioni.
Come ulteriore omaggio alle doti artistiche di Amália, tra la mole di canzoni
basate sui versi dei maggiori poeti (da Pedro Homem de Mello a David Mourão
Ferreira, passando por Alberto Janes, José Régio fino a Camões) la scelta del
diario portoghese cade su versi composti da lei stessa, raccolti nell'album del
1980 "Gostava de Ser Quem Era" dal titolo di una delle sue
composizioni.
Buon ascolto.
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