sabato 27 luglio 2013

Jorge Amado: il cantore di Bahia, ribelle in letteratura e in politica

Nacque e morì in agosto, lo omaggiamo nel duplice anniversario.


"Dovunque io vada porto il Brasile con me, purtroppo non porto con me la farina di manioca, ogni giorno mi manca, a pranzo e a cena." E ancora: "Voglio soltanto raccontare delle cose, alcune divertenti, altre malinconiche, proprio come è la vita. La vita, che breve navigazione di cabotaggio!" 

Attraverso queste due brevi affermazioni, tratte da "Navigazione di cabotaggio - Appunti per un libro di memorie che non scriverò mai" (Edizione Garzanti Elefanti Bestseller, traduzione dal portoghese di Irina Bajini) si può intuire il carattere di un pilastro della letteratura brasiliana come Jorge Amado.


Profondamente legato alle tradizioni e alla gente dello Stato di Bahia nonostante i lunghi anni dell'esilio, frutto della sua militanza politica nel partito comunista, Amado è altrettanto ben rappresentato dalla frase: "Io dico no quando tutti, in coro, dicono sì. Questo è il mio  impegno", tratto da "Tocaia grande" (Editore Garzanti Elefanti Bestseller, traduzione dal  portoghese di Elena Grechi). Una sua caratteristica costante, infatti, sta nell'atteggiamento ribelle che in un Paese arretrato, liberatosi buon ultimo dallo schiavismo, veniva considerato "sovversivo".

Il diario portoghese, nel rendergli omaggio in occasione del duplice anniversario sia della nascita (Itabuna, 10 agosto 1912) sia della morte (Salvador de Bahia, 6 agosto 2001), toccherà solo qualche momento, tra i tanti significativi, della sua lunga e intensa vita, ricca di  premi e onorificenze. A narrarne la biografia, infatti, si riempirebbero troppe pagine benché lui, ormai anziano, minimizzasse con modestia dichiarando: "Sono nato con la camicia, la vita è stata generosa con me, mi ha dato più di quanto abbia chiesto e meritato."

Di rigore ricordare l'esperienza della dura realtà delle fazendas, al cui interno trascorre  l'infanzia dapprima in quanto figlio di un proprietario di fazenda, poi dal fronte opposto essendosi il padre dovuto adattare a lavorare nelle piantagioni di cacao dopo che un'inondazione aveva distrutto le piantagioni di famiglia. Le violente lotte per accaparrarsi le terre e lo sfruttamento dei lavoratori, cui gli capita di assistere, gli formano quella spiccata sensibilità sociale destinata ad emergere in romanzi come "Cacau" del 1933 e "Sudore" dell'anno seguente, in cui affronterà l'altrettanto drammatica condizione del sottoproletariato urbano.

Amado è un ribelle anche dal punto di vista letterario: scrittore precocissimo, con le prime esperienze da giornalista in diverse testate iniziate fin dal 1927, aderisce non a caso al  gruppo "Academia dos Rebeldes" gettando le basi per il suo primo romanzo "O país do Carnaval" (1931), autobiografia di un narratore che assieme ad altri intellettuali intende rompere col passato e aprire una nuova stagione letteraria. La sua affermazione definitiva avviene nel 1935 con "Jubiabá", romanzo provocatorio in cui si infrangono numerosi tabù: dallo stregone negro di Bahia scelto come protagonista, alla storia d'amore tra un nero e una  bianca, passando attraverso la lotta di classe rappresentata da un grande sciopero.

Mentre continua a coltivare la passione per lo scrivere, sia da giornalista sia da romanziere  dedicandosi con la prima moglie Matilde Garcia Rosa anche alla letteratura infantile  ("Descoberta do mundo"), si aprono per Amado gli anni delle lotte politiche nell'era cupa e turbolenta di Getúlio Vargas, che sfocerà nello stato nazionalista (Estado Novo) di stampo dittatoriale. Il “cantore di Bahia” comincerà a conoscere l'esilio, trascorrendo il '41 e il '42 tra Argentina e Uruguay e viaggiando in America Latina. Solo nel '45 dopo la deposizione di Vargas, la sua militanza verrà ripagata, tanto che l’anno seguente sarà eletto  membro dell'Assemblea Nazionale Costituente come rappresentante del Partito Comunista  Brasileiro (PCB), risultando il più votato nello Stato di São Paulo.

Ma la pausa democratica del Paese sarà breve: già nel '47 il Partito Comunista sarà  dichiarato illegale e, per sfuggire a persecuzioni e arresti dilaganti, sarà costretto nuovamente ad emigrare. Stavolta al suo fianco avrà la seconda moglie Zélia Gattai, figlia di immigrati anarchici italiani, conosciuta quando lavorarono insieme nel movimento per l'amnistia dei prigionieri politici. Zélia si rivelerà una compagna preziosa, sostenendolo e aiutandolo anche nel suo lavoro di scrittore.

Teatro di questi anni di esilio diventa l'Europa: prima a Parigi, poi in Cecoslovacchia e infine in Russia, dove nel frattempo il narratore brasiliano ha ricevuto il premio Stalin per la pace. La coppia farà rientro in patria nel '55 e di lì in poi emergerà un Amado diverso, dedito più alla letteratura che alla politica, persino in crisi con l'ideologia tanto che nel '56 uscirà dal PCB per dissensi con gli sviluppi subiti dal comunismo in Russia. Gli anni della militanza verranno però consegnati alla storia tramite "Os subterrâneos da libertade", opera in tre parti sulle lotte del Partito Comunista in Brasile pubblicata nel '54, alla cui stesura si era dedicato durante l'esilio.

Ma il bello deve ancora arrivare: con "Gabriela, cravo e canela" stupisce il mondo. Benché  affronti sempre temi d’impegno sociale, la sua scrittura assume un tono ironico e picaresco, tanto che l'amico Jean-Paul Sartre definisce il romanzo “il miglior romanzo di novella folk”. Il libro riscuote cinque premi in Brasile, viene tradotto in molte lingue, è adattato sia in due telenovelas sia nell’omonimo film ad opera del regista Bruno Barreto e interpretato da Sônia Braga. Il sodalizio con Barreto e la Braga replicherà il successo con "Dona Flor e seus dois maridos", altro romanzo-cult uscito nel '66. 

Instancabile fino alla fine di suoi giorni, Amado continuerà a sfornare romanzi tradotti in una cinquantina tra lingue e dialetti, di cui si venderanno milioni di copie, inanellando premi letterari nel mondo. Per una manciata di giorni mancherà l’appuntamento col suo 89/simo compleanno spegnendosi il 6 agosto 2001.

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