I vincitori del "Wildlife Photographer of The Year" 2012 visibili al Museo Minguzzi
Immobile
ma vigile un caimano "jacaré-do-Pantanal", lungo 2 metri, aspettava
che i pesci arrivassero a portata di cattura. Ineffabile, lo scatto del
fotografo brasiliano Luciano Candisani, che da anni documenta la vista segreta
subacquea degli alligatori che popolano le acque dell' immensa pianura alluvionale
del suo Paese (Pantanal Wetland), immortala l'animale nell'attimo giusto.
Candisani, che lavora per la celebre rivista National Geographic, conserva la
passione per i caimani fin da piccolo quando fu suo padre a mostrargliene uno e
ne è diventato esperto conoscitore, grazie anche alla competenza di un biologo
che lavora sul campo.
"Pochi
caimani sono aggressivi -assicura il fotografo- ma alcuni possono esserlo. Il
momento più sicuro per avvicinarli è quando sono concentrati su un banco di
pesci. Come tutti gli alligatori, infatti, anche i caimani jacaré del Pantanal
usano la tattica dell'agguato per attirare le loro prede, aspettando i pesci
con la bocca aperta. Poiché nelle torbide acque del Pantanal (il nome deriva
dalla parola portoghese "pântano" che significa “palude”) è difficile
individuare chi passa loro vicino, i caimani -precisa il fotografo- usano i
sensori di pressione che hanno intorno alle mandibole, per capire se un pesce
gli sta nuotando accanto".
Proprio
grazie a questo scatto Candisani ha vinto nel 2012 il "Wildlife
Photographer of The Year", considerato l'Oscar della fotografia
naturalistica, per la sezione Behaviour: Cold-blooded Animals (Comportamento:
Animais de Sangue Frio, em tradução livre). Un
riconoscimento importante, se si considera che al concorso numero uno al
mondo di questo settore, suddiviso in 18 categorie che riguardano i molteplici
aspetti dell'ambiente naturale e di chi lo popola, hanno partecipato in
quell'edizione ben 48mila foto provenienti da 98 Paesi.
Il
concorso è nato nel 1964, su iniziativa del "Natural History Museum"
di Londra con il "Bbc Wildlife Magazine". Dopo un lungo tour
espositivo europeo, le 100 immagini premiate sono approdate a Milano grazie
all'esclusiva concessa dal Museo londinese ed ospitate attualmente al Museo
Miguzzi (via Palermo, 11) dove saranno
visibili fino al 22 dicembre prossimo. Tra queste, tutte belle da togliere il
fiato, spicca quella di Candisani, il cui premio da parte della Giuria composta
da stimati esperti e fotografi naturalisti, viene così motivato: "Il
comportamento dell'animale è l'elemento sorpresa e il fotografo è riuscito a
tradurlo in un modo unico e vincente".
Ammirare
dal vivo questa e le altre 99 immagini, inclusi scatti di giovanissimi
vincitori delle categorie riservate a "fotografi in erba", che
partono addirittura dagli 11 anni, è una rara occasione. Da non perdere.
Per
conoscere meglio Luciano Candisani, scorriamone velocemente la biografia, dalla
quale si evince quanto il Brasile sia terra d'elezione per fotografi che si
dedicano alla documentazione sulla natura, grazie alle immense opportunità
offerte dal loro territorio. Nato a São
Paulo nel 1970 e residente a Ilhabela, Candisani usa dire di essere stato
creato “entre o mar e o mato”. Ha esordito fotografando spedizioni
scientifiche, passando tre mesi in Antartide nel 1996, per intraprendere così
una carriera dedicata esclusivamente ai documentari sull'ambiente. "Sou
um contador de histórias da natureza. Não busco as belas fotos de bichos e
paisagens. Vou como
um jornalista atrás do seu tema, persigo interpretações”, dice di sé. Dopo aver
lavorato 13 anni per l'edizione brasiliana di National Geographic, pubblicata
da Editora Abril, più di recente è entrato nella rosa dei fotografi
dell’edizione mondiale.
Dal
2007 è membro permanente dell'International League of Conservation
Photographers (ILCP). Inoltre è autore di diversi libri tra cui “Pantanal – Na
Linha D´Água” (National Geographic, 2013).
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