lunedì 25 novembre 2013

Portogallo: incontro con José Tolentino Calaça Mendonça, teologo, scrittore e poeta

Parla della crisi economica, di quella della Chiesa, e pure di Fernando Pessoa
 

"Mi trovavo al monastero di Bose e, mentre parlavo con una delle monache, questa mi ha detto che nella sua cella aveva il Vangelo e i libri di Pessoa. Mi sono molto meravigliato. Come mai?, le ho chiesto. Lei mi ha spiegato: Pessoa mi dà il senso dell'enigma, della domanda, di questa condizione umana che nella sua verità è un luogo senza risposta, un luogo di ricerca infinita." A raccontare questo aneddoto per rivelare la potenzialità della poesia di Fernando Pessoa, tanto intensa, è José Tolentino Mendonça, teologo, scrittore e poeta portoghese venuto di recente in Italia in occasione dell'uscita nel nostro Paese di due suoi libri: "Padre nostro che sei in terra", Prefazione di Enzo Bianchi (Qiqajon Ed. 2013) e "Nessun cammino sarà lungo - Per una teologia dell'amicizia" (Ed. Paoline 2013).
Ospite, tra l'altro, della trasmissione "Uomini e Profeti" di Rai-radio3, che il Diario portoghese ha ascoltato con interesse per poter poi condividere alcuni passi coi suoi lettori, Tolentino Mendonça è stato sollecitato ad affrontare una sventagliata di temi oltre a quelli concernenti i suoi libri. Impossibile prescindere dalla crisi economica che attanaglia il Portogallo: ecco la visione di chi la guarda non solo come cittadino portoghese o come poeta e narratore, ma anche da altre importanti angolature, essendo docente di Scienze Bibliche e vicerettore dell'Universidade Católica Portuguesa (UCP) nonché Responsabile del Secretariado Nacional da Pastoral da Cultura.
"È un momento di enorme turbolenza sociale a causa di questa crisi che porta con sé una difficoltà estrema -premette Tolentino Mendonça- soprattutto per quelli che non hanno lavoro, per le famiglie che hanno perso la speranza, per i giovani che non trovano una via d'uscita dopo i corsi universitari. È un tempo di enorme perplessità, ma al tempo stesso -aggiunge- si vedono tante belle cose che accadono. Emerge, ad esempio, un senso di vicinanza agli altri, un'attenzione forse maggiore che in altri tempi, una capacità di andare all'incontro e di condividere veramente. Anche un'energia -osserva-  di pensare altri modelli di coesistenza sociale. Ciò, in mezzo al caos, è un filo di speranza che occorre rilevare".
Nella sua veste pure di sacerdote, avendo ricevuto gli ordini nel 1990, José Tolentino si sofferma poi sulla situazione della Chiesa in Portogallo definendola "molto simile a quella delle altre chiese europee. Sta attraversando problemi di crescita -dice- non dal punto di vista dei numeri, ma di crescita nell'età, nella vita. Una crisi molto grande -aggiunge- fra il credere e l'appartenenza. La sete spirituale esiste, ma al tempo stesso evaporano i modelli istituzionali, la presenza più militante è calata. Per contro si sente proprio un risveglio del bisogno spirituale nella società portoghese".
Convinto che "la cristallizzazione del cristianesimo sia un pericolo enorme", il teologo parla della "grande sfida" che la Chiesa del suo Paese si trova davanti per superare quella sorta di conflitto esistente tra l'anima legata alle tradizioni popolari e l'anima secolarizzata. Sottolinea al riguardo "la necessità per i cristiani di trovare parole nuove, sentieri nascosti e più profondi che non portino a divisioni, ma ad un abbraccio anche con le altre presenze religiose del Paese". "La vera sfida della Chiesa oggi -afferma- è quella dell'incontro. Deve trovare il tempo, il modo e la parola per ascoltare l'altro, dire la sua verità più profonda in modo leggibile per l'altro".
Nato a Machico, cittadina della costa orientale dell'isola di Madeira il 15 dicembre 1965, ecco come Mendonça descrive la sua infanzia. "Le isole sono sempre mondi molto singolari perché c'è la terra, ma c'è anche un'insufficienza quasi ontologica in quanto la terra finisce. C'è il rapporto sia col mare, sia con l'assenza di un territorio più vasto. E questo -aggiunge-  fa sognare, fa pensare, fa creare un senso di attesa molto forte. È bello -conclude- è un'infanzia bella". A chi, mentre lo ascolta, rivede col pensiero qualche scorcio dell'isola definita "la perla dell'Atlantico" e chiamata "l'isola boscosa" dagli uomini di Enrico il Navigatore che vi approdarono nel 1419, non risulta difficile capire quanto nascere e crescere in quel luogo abbia influito sul suo rapporto privilegiato con la poeticità.
Sfogliando la biografia di José Tolentino Calaça Mendonça, si nota che ha al suo attivo oltre venti libri tradotti in numerose lingue e vari riconoscimenti, tra cui il Prémio Cidade de Lisboa de Poesia (1998) e il Prémio Literário da Fundação Inês de Castro (2009). La "REVISTA do Jornal Expresso" lo ha inserito nel 2012 tra i "100 portugueses mais influentes". Una delle peculiarità della sua attività di scrittore è la riflessione sull’interrelazione tra cristianesimo e cultura: nelle sue esplorazioni del testo biblico, infatti, attraversa più linguaggi, in particolare quello poetico, letterario e filosofico. La sua produzione poetica, al pari di quella saggistica, è molto apprezzata sia dal pubblico sia dalla critica. In Italia si è fatto conoscere grazie alla raccolta di poesie "La notte apre i miei occhi" (Ets, Pisa 2006). 

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