Amnistiata dopo quasi 100 giorni di detenzione in Russia, già pensa alla prossima missione
È rientrata
in patria sabato 28 dicembre dopo quasi cento giorni di detenzione in Russia,
la biologa brasiliana Ana Paula Maciel, amnistiata assieme agli altri 25
attivisti di Greenpeace grazie ai recenti provvedimenti di "clemenza"
decisi dal governo del Cremlino. All'arrivo all'aeroporto Guarulhos di São Paulo,
prima di ripartire per la sua città (Porto Alegre), è stata accolta con
particolare calore non solo da parenti, amici e da membri dell'organizzazione
ambientalista, ma anche da una folla di sconosciuti sostenitori.
A darne notizia sono numerosi organi di stampa
brasiliani oltre a Greenpeace Brasil che intitola la notizia "Lar doce
lar" (casa dolce casa). Come noto, gli attivisti di Grenpeace vennero
arrestati dalla guardia Costiera in acque internazionali, mentre protestavano
contro la perforazione petrolifera dell'Artico a bordo della "Arctic
Sunrise", ancora trattenuta a Murmansk. Accusati dapprima di pirateria rischiando
fino a 15 anni di carcere, accusa poi ridotta a vandalismo, devono la loro
liberazione ad una imponente mobilitazione internazionale. Ricordiamola in cifre:
800 manifestazioni in 46 Paesi, con migliaia e migliaia di petizioni firmate da
cittadini, diplomatici, personalità di spicco e, quanto al Brasile, con
l'intervento della stessa Presidente Dilma Rousseff.
Nonostante la
stanchezza per il lungo viaggio e la gioia del ritorno a casa, Ana Paula non ha
smesso i panni dell'ambientalista a tempo pieno nemmeno al suo arrivo,
ricordando che "se la sua esperienza ha avuto un lieto fine, restano
tuttavia varie fonti di preoccupazione: per la fusione dell'Artico che
prosegue, per la continua riduzione della foresta amazzonica, così come per il
costante avvelenamento degli oceani". Convinta che "valga la pena
continuare a battersi in favore della del pianeta per questa e per le future
generazioni", la biologa non ha risparmiato critiche alla Russia definendo
"una vergogna quella di difendere gli interessi delle compagnie
petrolifere". Premesso che "tutto quel che è accaduto è stato
surreale", si è augurata che "nessun altro Paese cerchi di mettere a
tacere la libertà di parola e la protesta pacifica di come la Russia ha
fatto".
Pur consapevole dei
rischi assunti con la decisione di spendersi in prima persona nella difesa
dell'ambiente, Ana Paula non si riposerà a lungo dall'avventura appena
attraversata e guarda già alla sua prossima missione: andrà in Nuova Zelanda, con
un gruppo un lavoro per la preservazione delle orche. Sembra che, nonostante tre
mesi di ansia e di preoccupazione, anche i suoi famigliari abbiano ormai accettato
le scelte di Ana Paula. Un segnale chiaro in tal senso lo ha dato proprio suo
padre, Jaires Maciel, che la attendeva con un simbolico regalo di benvenuto:
una piccola orca di peluche.
Il diario portoghese
aveva dedicato un post alla figura della biologa brasiliana in occasione della
sua detenzione, il 7 ottobre 2013. Questo il link per rintracciarlo:
http://ildiarioportoghese.blogspot.it/2013/10/ce-anche-una-biologa-brasiliana-tra-gli.html
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