Daniel Sousa in cinquina in concorso con “Feral”
Si chiama Daniel Sousa,
ha 39 anni, è nato a Capo Verde e ha trascorso l'infanzia nei pressi di Lisbona
dov'è rimasto fino all'età di 12 anni. Basterebbe questo breve identikit a
spiegare il perché dell'interesse da parte del Diario Portoghese, ma andiamo
avanti. Era ancora un ragazzo quando si è trasferito negli Stati Uniti, dove
tuttora vive e insegna nella prestigiosa Rhode Island School of Design, dove
lui stesso ha studiato animazione imparando il mestiere che lo ha fatto conoscere,
a livello mondiale, in quel particolare ramo della cinematografia.
Come mai abbiamo deciso
di parlarne proprio in questo periodo? Perché sta montando l'attesa circa i
risultati degli Oscar 2014, che saranno resi noti il 2 marzo p.v., e Daniel
Sousa si trova nella cinquina in concorso col suo cortometraggio animato
"Feral". Il solo fatto di essere selezionati per gli Oscar
costituisce in sé una vittoria, ma va detto che Sousa ha già fatto parecchia strada
nel settore. Con le sue cinque opere - Minotaur, Fable, The windmill, Drift e
Feral - ha partecipato ai principali Festival di ogni Continente accumulando
così tanti premi e menzioni che trascrivere qui il suo Palmarès riempirebbe
troppo spazio. Quanto a "Feral",
arriva all'appuntamento di Los Angeles dopo essere stato acclamato miglior
corto della categoria in manifestazioni quali Anima Mundi (Brasile), Woodstock
Film Festival (Usa), Toronto Animation Festival (Canada) oltreché a Busan
(Korea) a KroK (Ucraina) e ad Annecy (Francia), solo per citarne alcuni.
Daniel, si deduce
leggendo la sua autobiografia, si è impegnato strenuamente per raggiungere gli
attuali traguardi: ha unito alla passione creativa l'insegnamento in diverse
scuole nella zona del New England, tra cui Harvard University, The Museum
School e The Art Institute of Boston. Ha lavorato come regista e animatore con
Cartoon Network, Olive Jar Studios, Global Mechanic e Duck, dedicandosi nel
contempo a progetti indipendenti, supportato anche da borse di studio di
produzione venute da Fondazioni americane. Tra l'altro, è socio fondatore di
Handcrankedfil, un collettivo di film-makers del New England attivo nella
produzione di film sperimentali indipendenti. Oggi vive a Providence, nel Rhode
Island.
Grazie ad una sua intervista
concessa al quotidiano PÚBLICO in vista degli Oscar, scopriamo quanto si senta
tuttora portoghese a dispetto degli anni passati negli Usa. E ciò non solo
perché vi ritorna puntualmente a trovare i genitori e nemmeno per il suo sogno
di poter lavorare in Portogallo ("seria una meravilha"), casomai si aprissero
delle prospettive. Soprattutto per come risponde alla domanda su quanto e come
la cultura portoghese influenzi il suo lavoro. Lo fa con parole che non
lasciano dubbi: "Mas o que me influencia muito -dichiara Sousa- são as
memórias da minha infância, e isso foi tudo em Portugal. As cores, a atmosfera,
a arquitectura, são tudo coisas que me lembro de ver perto de Lisboa e acho que
todas elas entraram um pouco no filme que fiz".
"Por isso, sim,
considero a atmosfera de Feral -aggiunge- uma atmosfera portuguesa". Ma
cos'è “Feral”, di cosa tratta e com'è stato realizzato questo film di 13 minuti
girato in High Definition e musicato da Dan Golden? Racconta la storia di un
ragazzo selvaggio che, trovato nel bosco da un cacciatore solitario, viene
portato a vivere nella civiltà. Alienato da quello strano e nuovo ambiente,
cerca di adattarvisi utilizzando le stesse strategie che lo tenevano al sicuro
nella foresta. Come nelle altre sue creazioni Sousa -apprendiamo dal suo
website- continua anche in “Feral” ad esplorare gli archetipi della natura
umana, la differenza tra uomo e animale, le lotte interne tra intelletto e
pulsioni inconsce, vale a dire i temi
che si trovano comunemente nella mitologia e nelle fiabe.
Colpisce la modalità
con cui Sousa racconta di avvicinarsi al cinema: dal punto di vista di un
pittore, concentrandosi sugli stati d'animo, evocando la fragilità di momenti
fugaci, ricordi e percezioni. Questo riguardo ai contenuti, ma qual è la
tecnica utilizzata? Nel corso dell'intervista a PÚBLICO, lui stesso la
definisce "um bocadinho confusa". Dice che prima fa il disegno a
mano, poi tramite un programma del computer chiamato Flash il disegno viene
ristampato su carta, quindi va tratteggiato a matita e infine restituito al
computer. Difficile capire tale spiegazione per un profano se non accompagnata
da un esempio.
Come concludere,
allora, se non con un assaggio della creatività di Daniel Sousa? Scegliamo il
più breve (Drift), solo 2 minuti intensi, pieni di poesia, emozione e bellezza,
convinti che l'autore li abbia tradotti in immagini ripescando -come usa
abitualmente fare- dalla memoria della sua infanzia, coi colori e l'atmosfera
dei suoi anni portoghesi. Buona visione.
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