Sotto il letto, una piccola e dimenticata scatola di legno: all'interno,
il ritratto di un figlio, cinquanta lettere e tutto il dolore di una madre. Di
me ormai neanche ti ricordi – ultimo romanzo di Luiz Ruffato tradotto in
italiano* – racconta gli amori, le lotte e la fatica di un giovane emigrato a
San Paolo mentre, sullo sfondo, affiora il Brasile degli anni Settanta, la
dittatura militare, le vittorie della nazionale di calcio, le proteste operaie
e soprattutto la miseria e la solitudine di chi è dovuto andare via e presto
scopre che i poveri non fanno mai ritorno a casa. Luiz Ruffato, in un
commovente monologo epistolare, racconta il passato recente del suo paese
attraverso lo sguardo ingenuo, caparbio e generoso di suo fratello Célio.
*Luiz Ruffato, Di me ormai neanche ti ricordi, traduzione italiana di Gianluigi
de Rosa, La Nuova Frontiera, 2014.
In questo video Luiz Ruffato ci regala il suo punto di vista sul romanzo, da lui molto amato poiché racconta un periodo piuttosto “conturbato” della sua storia personale. Realtà e immaginazione si intrecciano lungo il romanzo. I fatti raccontati sono veri o fittizi? Le lettere ritrovate saranno esistite per davvero? Ruffato ci incuriosisce, ma naturalmente non si sbilancia. Lasciamo dunque che sia il lettore a decidere. Buon ascolto e... buona lettura!
Luiz Ruffato è nato a Cataguases (Minas Gerais) nel 1961. Dopo un
periodo da giornalista si è dedicato alla letteratura diventando in pochi anni
il romanziere più interessante della letteratura brasiliana contemporanea,
raccontando un nuovo Brasile, lontano dagli stereotipi. Prima di diventare uno
scrittore, ha venduto pop-corn, ha fatto il cameriere, il commesso, l'operaio
in un'industria tessile, il tornitore metallurgico, il giornalista, il libraio
e il ristoratore. Nel 2005 ha vinto il premio dell'Apca, Associazione paulista
dei critici d'arte, per i cinque romanzi della serie "Inferno
provisorio". In Italia ha pubblicato "Sono stato a Lisbona e ho
pensato a te" (La Nuova Frontiera, 2011) e “Come tanti cavalli” (Bevivino,
2003).
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