Interscambio culturale tra Palazzo Madama e Museu Nacional de Arte Antiga
Bell'esempio di
interscambio culturale tra Italia e Portogallo, quello cui hanno dato vita il torinese
Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica e il lisbonese Museo Civico d’Arte
Antica che si sono prestati alcune opere d'arte con le quali hanno allestito
due Mostre, di recente aperte al pubblico. A Torino sono arrivate 120 opere
(dipinti, sculture, manoscritti miniati, oreficerie, disegni e trattati)
provenienti da musei, chiese, palazzi e raccolte private portoghesi, esposte
nella Mostra “Tesori dal Portogallo. Architetture immaginarie dal Medioevo al Barocco”. Nel frattempo a Lisbona sono approdate un centinaio di opere
(dipinti, sculture, mobili, incisioni, libri e altri pezzi del XVIII secolo)
raccolte nella Mostra “Saboias reis e mecenas. Turim 1730-1750” (I Savoia re e
mecenati. Torino 1730-1750). Questa seconda esposizione è stata realizzata da
Palazzo Madama in collaborazione con la Soprintendenza Regionale del Piemonte,
mentre la prima è stata curata da António Filipe Pimentel, con la
collaborazione di Joaquim Oliveira Caetano.
Casomai i patiti del
mondo lusofono, o in generale gli appassionati di reperti artistici si
volessero gustare i “Tesori” di un Portogallo dimenticato visibili a Torino
fino al 28 settembre prossimo, ecco cosa possono aspettarsi dalla rassegna,
frutto dell'approfondito lavoro di ricerca che ha preceduto la firma del patto
di alleanza per lo scambio di opere d’arte. I documenti provenienti dal
Portogallo -apprendiamo dal sito di Palazzo Madama- illustrano ed esprimono
quei principi dell’architettura che hanno, fin dal medioevo, accompagnato
l’ideazione e l’esecuzione degli oggetti d’arte, esaltandone i valori estetici
e decorativi, e sottolineandone i significati simbolici e sociali. Illustra
bene questo concetto quanto alla metà del Quattrocento scriveva Leon Battista
Alberti sostenendo che “l’architettura occupa un posto privilegiato tra tutte
le arti in quanto motore primigenio del vivere sociale”. Partendo proprio da
questa premessa, il concetto di architettura viene sviluppato nelle sue tante
sfaccettature che si identificano nelle ben sette sezioni della Mostra.
Il percorso espositivo
inizia gettando un ponte attraverso i secoli che vanno dall’antichità classica
ai nostri giorni. Si apre con la sezione “L’architettura come idea”, che
presenta la tela “Paesaggio con Ercole e rovine di Roma antica” dipinto da Giovanni
Paolo Pannini nel 1725-1750. A questa evocazione si affiancano quattro progetti
contemporanei di architetti portoghesi, tra cui quelli di Alvaro Siza Vieira e
di João Luís Carrilho de Graça, i quali sinteticamente illustrano il processo
mentale che conduce dall’idea alla realizzazione architettonica. Proseguendo lungo
le sale, si incontrano: il “De Architectura libri decem” di Vitruvio, stampato
a Lione nel 1523; “I Quattro libri dell’Architettura” (1581) di Andrea
Palladio; lo splendente “Retablo della Natività”, rivestito di lamina d’argento
sbalzata e i reliquiari a tempietto che riprendono il modello del sepolcro di
Cristo.
Oggetto della Mostra
anche la microarchitettura, sezione che illustra per quali vie oggetti di
piccole dimensioni mantengano intatto il vocabolario compositivo dei grandi
edifici, adattandolo alla diversa natura dei materiali preziosi. Croci,
ostensori, reliquiari e pagine miniate ostentano la dignità architettonica di
monumenti in miniatura, rivestendosi di guizzanti pinnacoli, di volute, di
nicchie traforate o abitate da minuscole statue. Tra le chicche arrivate per
l'occasione, testimonianze dell’arredo liturgico come l’altare portatile Goa
del XVII secolo, il Crocifisso con Calvario in legno tropicale e avorio, nonché
la serie di inchiostri e acquerello su carta di Francesco Galli Bibiena. E
ancora: la tavola “Giudizio Universale” del 1540, l’Ostensorio del 1530-1540 in
argento dorato, la tempera e oro su pergamena “San Luca che ritrae la Vergine”
di Eugénio de Frias Serrão. A chiudere la mostra è l'architettura immaginaria,
ovvero una rassegna di architetture pervase dal senso del fantastico,
attraverso il libero accostamento di elementi eclettici e l’invenzione di spazi
e prospettive creati per stupire l’immaginazione dell’osservatore.
Spostandoci da Torino a
Lisbona, sorge spontaneo domandarci il perché di tanto interesse in terra portoghese
ai tesori di Casa Savoia, vista l'enfasi attribuita all'evento dalla stampa
locale. Troviamo la risposta al nostro interrogativo sul quotidiano on line Público
il quale ricorda ai suoi lettori che i rapporti dinastici tra le due corti
furono continui e che diversi artisti lavorarono indifferentemente qua e là.
Visitare la mostra - nell'opinione dello stesso direttore del Museu Nacional de
Arte Antiga, António Filipe Pimentel riportata dal giornale- non significa solo
scoprire lo splendore del capoluogo torinese nella prima metà del 18/mo secolo
quando Casa Savoia acquisì dignità regale, ma molto di più. Conoscere la
trasformazione di Torino con l'ascesa dei Savoia significa scoprire esattamente
la vita della corte portoghese in quel periodo, visto che molte opere e
documenti sono purtroppo andati distrutti -ricorda l'articolo- dal tragico
terremoto che sconvolse Lisbona del 1977.
Analogamente a quella
di Torino, anche la Mostra di Lisbona resterà aperta fino al 28 settembre
prossimo.
Per saperne di più consultare
i rispettivi siti:
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