lunedì 9 giugno 2014

“I tesori del Portogallo” in Mostra a Torino, quelli dei Savoia esposti a Lisbona

Interscambio culturale tra Palazzo Madama e Museu Nacional de Arte Antiga


Bell'esempio di interscambio culturale tra Italia e Portogallo, quello cui hanno dato vita il torinese Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica e il lisbonese Museo Civico d’Arte Antica che si sono prestati alcune opere d'arte con le quali hanno allestito due Mostre, di recente aperte al pubblico. A Torino sono arrivate 120 opere (dipinti, sculture, manoscritti miniati, oreficerie, disegni e trattati) provenienti da musei, chiese, palazzi e raccolte private portoghesi, esposte nella Mostra “Tesori dal Portogallo. Architetture immaginarie dal Medioevo al Barocco”. Nel frattempo a Lisbona sono approdate un centinaio di opere (dipinti, sculture, mobili, incisioni, libri e altri pezzi del XVIII secolo) raccolte nella Mostra “Saboias reis e mecenas. Turim 1730-1750” (I Savoia re e mecenati. Torino 1730-1750). Questa seconda esposizione è stata realizzata da Palazzo Madama in collaborazione con la Soprintendenza Regionale del Piemonte, mentre la prima è stata curata da António Filipe Pimentel, con la collaborazione di Joaquim Oliveira Caetano.


Casomai i patiti del mondo lusofono, o in generale gli appassionati di reperti artistici si volessero gustare i “Tesori” di un Portogallo dimenticato visibili a Torino fino al 28 settembre prossimo, ecco cosa possono aspettarsi dalla rassegna, frutto dell'approfondito lavoro di ricerca che ha preceduto la firma del patto di alleanza per lo scambio di opere d’arte. I documenti provenienti dal Portogallo -apprendiamo dal sito di Palazzo Madama- illustrano ed esprimono quei principi dell’architettura che hanno, fin dal medioevo, accompagnato l’ideazione e l’esecuzione degli oggetti d’arte, esaltandone i valori estetici e decorativi, e sottolineandone i significati simbolici e sociali. Illustra bene questo concetto quanto alla metà del Quattrocento scriveva Leon Battista Alberti sostenendo che “l’architettura occupa un posto privilegiato tra tutte le arti in quanto motore primigenio del vivere sociale”. Partendo proprio da questa premessa, il concetto di architettura viene sviluppato nelle sue tante sfaccettature che si identificano nelle ben sette sezioni della Mostra.

Il percorso espositivo inizia gettando un ponte attraverso i secoli che vanno dall’antichità classica ai nostri giorni. Si apre con la sezione “L’architettura come idea”, che presenta la tela “Paesaggio con Ercole e rovine di Roma antica” dipinto da Giovanni Paolo Pannini nel 1725-1750. A questa evocazione si affiancano quattro progetti contemporanei di architetti portoghesi, tra cui quelli di Alvaro Siza Vieira e di João Luís Carrilho de Graça, i quali sinteticamente illustrano il processo mentale che conduce dall’idea alla realizzazione architettonica. Proseguendo lungo le sale, si incontrano: il “De Architectura libri decem” di Vitruvio, stampato a Lione nel 1523; “I Quattro libri dell’Architettura” (1581) di Andrea Palladio; lo splendente “Retablo della Natività”, rivestito di lamina d’argento sbalzata e i reliquiari a tempietto che riprendono il modello del sepolcro di Cristo. 

Oggetto della Mostra anche la microarchitettura, sezione che illustra per quali vie oggetti di piccole dimensioni mantengano intatto il vocabolario compositivo dei grandi edifici, adattandolo alla diversa natura dei materiali preziosi. Croci, ostensori, reliquiari e pagine miniate ostentano la dignità architettonica di monumenti in miniatura, rivestendosi di guizzanti pinnacoli, di volute, di nicchie traforate o abitate da minuscole statue. Tra le chicche arrivate per l'occasione, testimonianze dell’arredo liturgico come l’altare portatile Goa del XVII secolo, il Crocifisso con Calvario in legno tropicale e avorio, nonché la serie di inchiostri e acquerello su carta di Francesco Galli Bibiena. E ancora: la tavola “Giudizio Universale” del 1540, l’Ostensorio del 1530-1540 in argento dorato, la tempera e oro su pergamena “San Luca che ritrae la Vergine” di Eugénio de Frias Serrão. A chiudere la mostra è l'architettura immaginaria, ovvero una rassegna di architetture pervase dal senso del fantastico, attraverso il libero accostamento di elementi eclettici e l’invenzione di spazi e prospettive creati per stupire l’immaginazione dell’osservatore.

Spostandoci da Torino a Lisbona, sorge spontaneo domandarci il perché di tanto interesse in terra portoghese ai tesori di Casa Savoia, vista l'enfasi attribuita all'evento dalla stampa locale. Troviamo la risposta al nostro interrogativo sul quotidiano on line Público il quale ricorda ai suoi lettori che i rapporti dinastici tra le due corti furono continui e che diversi artisti lavorarono indifferentemente qua e là. Visitare la mostra - nell'opinione dello stesso direttore del Museu Nacional de Arte Antiga, António Filipe Pimentel riportata dal giornale- non significa solo scoprire lo splendore del capoluogo torinese nella prima metà del 18/mo secolo quando Casa Savoia acquisì dignità regale, ma molto di più. Conoscere la trasformazione di Torino con l'ascesa dei Savoia significa scoprire esattamente la vita della corte portoghese in quel periodo, visto che molte opere e documenti sono purtroppo andati distrutti -ricorda l'articolo- dal tragico terremoto che sconvolse Lisbona del 1977.

Analogamente a quella di Torino, anche la Mostra di Lisbona resterà aperta fino al 28 settembre prossimo.



Per saperne di più consultare i rispettivi siti: 

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un commento