Fu tifoso a vita dello YPIRANGA, club bahiano fatto di poveri, lavoratori ed esclusi
Mutuando un termine
calcistico, partiamo col dire che è “di rigore”, in contemporanea coi Mondiali
in Brasile, parlare del particolare rapporto d’amore intercorso tra un brasiliano
celebre, o più precisamente un bahiano tanto da essere definito “o cantor de Bahia”
e il pallone. Chiarito che il soggetto in questione è nientemeno che Jorge
Amado, aggiungiamo che Il diario portoghese metterà l'accento su un paio di
aspetti della sua relazione con lo sport più amato nel suo Paese, dei quali non
è giunta un’eco particolarmente forte nel nostro. Ci focalizzeremo sull’unico
suo libro dedicato al calcio e ricorderemo per quale squadra, delle molte e
gloriose tra cui avrebbe potuto optare, faceva il tifo.
Amado era già famoso da
decenni, con alle spalle best seller internazionali quali Gabriella, garofano e canela (1958) e Dona Flor e i suoi due mariti (1966), quando dalla sua creatività
uscì una sorta di favola per bambini e ragazzi con al centro una palla e un
portiere. Commentando A bola e o goleiro
pubblicato nel 1984, gli appassionati sportivi brasiliani notarono che il grande
scrittore aveva finalmente deciso di esibirsi in quella che viene chiamata a ‘literatura
de chuteiras’ (dal nome delle scarpe da calcio) creando una storia insolita con
personaggi particolarissimi e rivolgendosi specificamente alla tifoseria junior,
ovvero ai ‘torcedores mirins’. Essendo
quella per il calcio, notoriamente, una passione e ben sapendo della predilezione
di Amado per le trame amorose, A bola e o
goleiro non fa eccezione. Non a caso, la versione italiana uscita nell'87
da Mondadori per la traduzione di Ombretta Borgia, s'intitola La palla innamorata.
Fura-Redes, la palla e
Bilô-Bilô, il portiere -questi i nomi dei due protagonisti del racconto- diventano
rispettivamente in italiano Buca-Reti e Go-Gol. Più diversi tra loro non potrebbero
essere, come si evince dalla sinossi del libro che citiamo. «Buca-reti è la
palla più amata del Brasile, celebre per i suoi gol a effetto, a foglia morta,
a palombella: una campionessa che non manca mai di infilare la porta ed è pertanto
la pupilla degli attaccanti. Go-Gol, invece, è il portiere più fischiato del
Brasile, un brocco che non ne azzecca una. Ed ecco che un giorno il povero
Go-Gol diventa un asso, il migliore in campo … Ma com’è successo? Semplice: la
palla Buca-Reti si è innamorata di lui, e l’unico modo per finire tra le
braccia del bel portiere è quello di … farsi parare! Peccato che questo amore
clandestino sia destinato a creare un bel po’ di problemi...».
Questi piccoli cenni
sulla trama già bastano a far intuire con quanta abilità il grande autore
riesca ad attanagliare l’attenzione della fascia di lettori cui si rivolge. Amado
infarcisce da suo pari la favola inventando esilaranti soprannomi per i
protagonisti, descrivendo le metamorfosi provocate dall’improvviso
innamoramento e facendo rivivere alcune partite indimenticabili, fino all’ultima:
sul campo il giocatore più famoso e amato
del Paese detto “o Rei”, grande estimatore di Buca-Reti che chiama
affettuosamente Perlina, si trova come avversaria la squadra di Go-Gol. Non è
una partita qualunque, visto che “o Rei”, avendo alle spalle ben 999 gol, si
prepara a segnare il millesimo. Di qui il pesante interrogativo circa il
comportamento che terrà Buca-Reti: s’insaccherà in porta per il trionfo di “o Rei”
o finirà nelle braccia del suo amato portiere?
Le radici del suo attaccamento
a questa squadra - a giudizio di accreditati commentatori sportivi brasiliani -
affondano nella visione della società che ha sempre contraddistinto la vita e
le opere dello scrittore. Ad affascinarlo fu la stessa formazione del club: una
sintesi dei poveri di Salvador de Bahia, un’equipe formata dalla classe dei
lavoratori e degli esclusi. Non a caso fu il primo club a rompere col profilo
elitario dello sport bahiano, all'inizio del XX secolo. Ecco perché, per Jorge
Amado, in definitiva: «Ver o Ypiranga vencer era ver o povo vencer».
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