Esce in Italia per la casa editrice Vittoria Iguazù Assenza, delicato e profondo libro della scrittrice italo-brasiliana Flavia Cristina Simonelli.
«Cos’è un uomo senza memoria?»
scrisse Daniel sul
quaderno degli appunti, che era diventato una specie di diario.
«Che cos’è un
uomo che non si riconosce più in nessun tempo, in nessun luogo, in nessun
volto?»
Con una domanda intensa, forte, inizia Assenza, primo romanzo della scrittrice
italo-brasiliana Flavia Cristina Simonelli a essere pubblicato in Italia (Vittoria Iguazù edizioni, traduzione di Vanessa Castagna). Il personaggio centrale del libro
è Ervin de Apolinário, professore universitario di riconosciuta fama
internazionale, affetto dal morbo dell’Alzheimer. Il dramma di Ervin viene
narrato dai primi, sporadici episodi in cui il protagonista inizia a
manifestare i sintomi della malattia, sino alla perdita completa di tutto ciò
che per lui è vitale: l’intelletto e la cultura accumulata negli anni. L’autrice
descrive con delicatezza e con eccezionale capacità introspettiva il dolore di
Ervin, che viene mostrato anche attraverso gli occhi delle persone a lui più
care, la figlia Natasha e la moglie Margarida. Sebbene il tema della malattia
sia ben presente lungo tutta la narrazione, Assenza
non può essere letto solo in questa chiave. La vicenda di Ervin è infatti legata
a filo doppio con quella di Daniel, il suo medico. Daniel è un uomo di mezza
età, di bell’aspetto, sposato da 17 anni con Meline e padre di due figli. L’incontro con Ervin e l’inizio inaspettato della
passione travolgente con Natasha, la figlia del suo paziente, costringeranno Daniel
a mettere in discussione tutti i suoi valori, a rivivere antichi ricordi legati
alla sua infanzia e alla perdita, anni prima, della nonna, anche lei malata di
Alzheimer. Sarà l’occasione per
riflettere su sé stesso e sui propri condizionamenti morali e ad accettare che
la vita è un continuo fluire e che i cambiamenti non sempre si possono
controllare.
Colpiti dalla bellezza
del romanzo, abbiamo rivolto a Flavia Cristina Simonelli alcune domande. Ringraziamo l’autrice per la sua disponibilità e speriamo che l’intervista susciti la curiosità di leggere un libro davvero meritevole.
- Uno dei personaggi principali del libro è Ervin de
Apolinário, affetto dalla malattia dell’Alzheimer, professore universitario di
riconosciuta fama internazionale che a poco a poco si ritrova ad
affrontare il dramma della perdita di
conoscenza e di razionalità. Un uomo che ha basato tutta la sua vita sulla
ricerca, sulla conoscenza, sull’intelletto, invitato ai più importanti convegni
sulla letteratura, perde a poco a poco la memoria e la parola, strumenti del suo
lavoro e della sua vita. Hai scelto un professore universitario per sottolineare
ancora di più il dramma della perdita di conoscenza e di memoria che
l’Alzheimer inevitabilmente provoca?
Sì. Ervin, oltre a essere un uomo
che sfrutta al massimo il pensiero logico, fa del suo essere intellettuale il
punto di riferimento per se stesso. Vive intensamente il ruolo di
professore accademico di prestigio, lo confonde con il suo stesso Io, sino al
punto di reprimere la sua vena artistica (a un certo punto smette di scrivere
poesie). Dedica la sua vita all’analisi letteraria e non all’espressione
letteraria, attività questa che lo mantiene all’interno di una “cornice”
razionale, come lui stesso la definisce in alcuni momenti del romanzo.
L’ingessamento delle emozioni è la sua battaglia interiore, anche in
riferimento alla sua famiglia, che rimane sempre in secondo piano rispetto alla
carriera.
Ho cercato di mettere in luce nel
personaggio di Ervin questa linea sottile che divide ciò che chiamiamo “essenza”
dell’essere umano e ciò che questo rappresenta nel mondo, sociale e
professionale. Un uomo che raggiunge il massimo prestigio grazie al suo
intelletto, ma che fa tacere il suo cuore. Da qui la domanda “cosa significa
far tacere il cuore”. Per me, significa privarsi della propria espressione,
perdere la propria libertà. Ervin perde la libertà, e la malattia dell’Alzheimer
può essere considerata la manifestazione di questa perdita, a un livello che
diventa irreversibile.
Flavia Cristina Simonelli |
- Il libro non tratta solo il tema della malattia.
Anzi, la vicenda di Ervin diventa l’espediente per trattare temi delicati quali
la responsabilità sociale e personale di ognuno, i sensi di colpa, il
progredire degli anni, la perdita dei punti di riferimento. Senza svelare i
dettagli, un altro dei personaggi centrali della storia è Daniel, il medico che
prende in cura Ervin. L’incontro con Ervin lo costringe a rivivere le emozioni
e i ricordi legati alla sua infanzia, ad affrontare il trauma per la perdita
della nonna durante la sua infanzia, anche lei affetta da Alzheimer. Oltre a
ciò, Daniel sta vivendo un conflitto diverso, ossessionato dalla passione per
una donna che non è sua moglie, e che lo porta a mettere in discussione tutto
il suo mondo. È immobile di fronte agli enormi stravolgimenti della sua vita e,
alla fine, il destino sceglierà per lui. Credi che possiamo essere i padroni
del nostro destino o spesse volte la vita sceglie per noi?
Beh, questo è uno dei grandi
dilemmi della vita! Cos’è il destino e cos’è il libero arbitrio. Credo che in
termini generali il destino esista. Perchè nasciamo in un determinato contesto
famigliare e culturale, perchè abbiamo alcuni talenti e non altri, perchè
facciamo certi incontri nella vita e non altri...? Tuttavia, all’interno di
tutti questi contesti non decisi da noi (o almeno, non coscientemente), facciamo
le nostre scelte. In quale misura le nostre scelte condizionino il nostro
percorso, questo è il grande interrogativo. Forse quelle scelte che non sono
scritte nel nostro destino sono le stesse che noi consideriamo “sbagliate”, che
in qualche modo ci hanno portato all’errore e alla sofferenza? O queste scelte
“sbagliate” ci aiutano a crescere in coscienza, e quindi, non possono essere
“sbagliate”? Sono i grandi interrogativi e i grandi enigmi della nostra vita.
Nel romanzo, Daniel vive un
dilemma e non fa la sua scelta, o meglio, in quel momento non prende in mano le
redini della sua vita e lascia che qualcun altro scelga per lui. Daniel vive l’immobilismo
causato dalla paura e allo stesso tempo l’egoismo di non aprire il cuore a
nulla. Vuole vivere i suoi desideri, ma non vuole vivere la perdita. Questo
atteggiamento lo porta, alla fine, a perdite ancora più gravi. Tuttavia queste
perdite gli danno la possibilità di riflettere e di modificare la percezione di
sé stesso, di comprendere che non esiste nulla di consolidato e che la vita,
semplicemente, fluisce. Non si può fermare il flusso della vita, l’inaspettato esiste.
Perchè hai deciso di scrivere un libro che tocca un
tema tanto delicato come quello della malattia dell’Alzheimer? In che modo ti
sei avvicinata a questo tema?
Per scrivere Assenza ho dovuto capire cosa voleva dire vivere e convivere con
l’Alzheimer. Perchè questo tema destò il mio interesse, se non ho mai avuto
contatto diretto con persone affette dalla malattia? Dopo avere studiato le
leggi della biografia umana, avere cercato di comprendere un po’ meglio cosa
sia questo tempo che aumenta con il passare degli anni nelle nostre vite, cosa
significa crescere e maturare in tutti i sensi, nel corpo, nelle emozioni,
nella coscienza e, infine, dopo tutte queste domande (la cui ricerca di risposte
è infinita), mi sono posta il quesito opposto. Mi sono chiesta cosa volesse
dire cancellare dalla memoria tutto ciò che è stato registrato nel tempo. Le
esperienze e i riferimenti a luoghi, persone, a tutto ciò che fa parte del
mondo interiore ed esteriore di una persona. Cosa vive una persona che si
ritrova a cancellare la sua stessa biografia?
Così ho iniziato a studiare le
malattie degenerative, sino ad arrivare all’Alzheimer. Per prima cosa ho letto
molto. Libri, testimonianze, cartelle cliniche. Mi ha profondamente colpito lo
sguardo vuoto, perso senza espressione. Uno sguardo che non apparteneva di
certo a quella persona, a ciò che quella persona è stata e ha vissuto nel
passato. Non era l’espressione del suo essere. Mi impressionò molto anche la
testimonianza dei famigliari. Il dolore è lo stesso. Il dolore di perdere a
poco a poco qualcuno che si ama.
Flavia Cristina Simonelli |
- Ci racconti qualcosa della tua biografia, dei tuoi
studi?
Sono nata e cresciuta in Brasile.
Qualche anno dopo la guerra, dopo avere studiato Economia all’Università
Bocconi di Milano, mio padre si trasferì a São Paulo con un buon contratto di
lavoro. Lì conobbe mia madre, anche lei di origine italiana, e si sposarono.
Sin da piccola convivo con la lingua e la cultura italiana, fanno parte del mio
dna! Ma porto dentro di me anche i colori del Brasile.
Ho frequentato diversi corsi
durante la mia vita, mi sono laureata presso la USP (Universidade de São Paulo)
in Amministrazione e anni dopo in Lettere, in lingua francese e portoghese. Ho
insegnato il portoghese agli stranieri, ma ho sempre serbato in me il desiderio
di dedicarmi alla scrittura... vivo le storia nella mia immaginazione sin da
quando ho nove anni, ma solo nel 2007 ho pubblicato il mio primo rimanzo. Poi,
ho studiato Pedagogia Curativa e ho lavorato con bambini portatori di handicap.
Infine, ho studiato Formazione Biografica, cosa che mi permette oggi di lavorare
anche come Counselor Biografico.
- Una domanda d’obbligo, tipica delle interviste, che
nasce dalla curiosità e dalla volontà di comprendere meglio la tua letteratura:
quali sono i tuoi scrittori preferiti? Su quali testi letterari ti sei formata?
Avendo studiato letteratura
brasiliana, portoghese e francese all’Università, alcuni scrittori di queste
lingue mi hanno influenzato di più. Amo molto il realismo francese, con Gustave
Flaubert, ma il mio punto di riferimento è Marcel Proust. Le sue riflessioni
nel mezzo della narrativa mi hanno sempre colpito molto. Per il Brasile, credo
che il maggiore scrittore è Machado de Assis, per la sua capaictà di
comprendere le maglie della psicologia umana e svelare le vere motivazioni e i
conflitti umani. In Portogallo, Fernando Pessoa, che leggo sin da molto
giovane.
- Il Brasile rimane sullo sfondo del romanzo. Ci
accorgiamo dell’ambientazione grazie a pochi, calibrati riferimenti
paesaggistici e letterari. È stata una scelta dettata dal fatto che i
sentimenti descritti nel libro non possono che essere universali?
Sì, l’ambientazione di Assenza è universale, così come ciò che
succede nei sentimenti dei personaggi. Avviene a São Paulo, una grande città,
ma potrebbe essere Milano, Roma, New York o Parigi. Nelle metropoli si vivono
in maniera più accentuata l’anonimato, la solitudine e il caos. Ma può essere
anche il luogo delle assenze...
- Progetti futuri?
Sì! Sto scrivendo una storia che si svolge a Firenze e, in parte, a São Paulo.
Una donna attraversa una forte delusione d’amore e si trasferisce in Italia.
Lavora nel campo dell’arte e partecipa a una mostra per i 450 anni della morte
di Michelangelo. Alcuni aspetti della biografia dell’artista sono trattati
sullo sfondo nel libro, ma è soprattutto una storia d’amore. La protagonista si
innamora di un uomo italiano, con seri problemi di personalità, che la porta a
percorrere cammini interni e a scoprire la forza dell’amore, che non ha niente
a che vedere con la passione. E una delle grandi questioni del romanzo è
proprio se l’amore sia in grado o meno di curare...
Flavia Cristina Simonelli è
una scrittrice italo-brasiliana. Nata a São Paulo, ha studiato presso il
Colégio Dante Alighieri, si
è laureata presso la USP (Universidade de São Paulo) in
Amministrazione e anni dopo in Lettere, in lingua francese e portoghese.
Nel 2011 ha iniziato i suoi studi
in Antroposofia e anni dopo ha concluso la formazione di Pedagogia Curativa e
Terapia Sociale. Nel 2008 ha frequentato il corso di Formazione Biografica
presso la Escola Livre de Estudos Biográficos, allo scopo di approfondire le
sue conoscenze nello svolgimento della vita umana, basata sulle leggi
biografiche, all’interno di una visione antroposofica. Il suo esordio nella
narrativa risale al 2007 con il romanzo A
Porta. Assenza è il suo terzo
romanzo pubblicato in Brasile e il primo pubblicato in Italia dalla casa
editrice Vittoria Iguazù. Oltre a dedicarsi alla scrittura, lavora come
Counselor biografico.
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