L’81/enne protagonista della rinascita sociale post-Franco, si sente più apprezzato all’estero che in Patria
Álvaro Joaquim de Melo
Siza Vieira, meglio conosciuto come Álvaro Siza, è un archistar di fama
mondiale e costituisce indiscutibilmente un fiore all’occhiello per il suo
Portogallo, dal quale però non si sente particolarmente compreso. Insignito di
un fittissimo elenco di riconoscimenti internazionali tra cui il Pritzker Prize
(il Nobel dell’architettura) del 1992 e il Leone d’Oro alla Carriera in
occasione della 13ª Biennale di architettura di Venezia (2012), Siza è stato
recentemente al centro di una polemica rimbalzata sui media portoghesi, sorta
intorno all’ipotesi -ventilata dall'architetto stesso- di donare la sua
collezione al Canadian Centre for Architecture (CCA) di Montreal.
A 81 anni di età
suonati (è nato a Matosinhos il 25 giugno 1933) la sua preoccupazione è
comprensibilmente quella di assicurarsi le migliori condizioni per
salvaguardare le testimonianze del suo lavoro. Ciò l’ha spinto a cercare una
soluzione anche oltreconfine, complice la delusione per lo stato di degrado in
cui versano alcuni edifici da lui progettati in patria, come il Padiglione del
Portogallo a Lisbona. Il prestigioso CCA canadese, che accoglie importanti
archivi e collezioni delle grandi figure dell'architettura mondiale, da tempo
lo corteggiava assicurandogli che avrebbe gestito il suo archivio- comprendente
disegni, modelli, fotografie e altri documenti- rendendolo pubblico.
Padiglione portoghese Expo '98 |
L'Ibere Camargo Museum di Porto Alegre |
Dalle interviste rilasciate
nei mesi scorsi da Siza traspariva una certa amarezza all’idea di lasciare la
sua testimonianza fuori dal Portogallo: invano aveva sperato di realizzare
nella sua città natale, vicina a Porto, la “Casa dell'Architettura” per la
quale aveva progettato un edificio di otto piani, in grado di ospitare gli
archivi e le opere (realizzate o solo progettate) dagli architetti portoghesi.
Questo l’obiettivo del suo progetto, pubblicamente dichiarato: raccogliere e
conservare la memoria architettonica del Portogallo. Purtroppo la Casa
dell'Architettura, budget di 43 milioni di euro, non è mai uscita dal semplice
modello e il progetto non è nemmeno riuscito a candidarsi per i fondi UE.
Di qui il disappunto di
Siza, il quale aveva avuto l’impressione che nel suo Paese non ci fosse
interesse né per il suo archivio, né per le sue architetture. Ciò in forte
contrasto con l’attenzione posta, invece, da altri Paesi: il lavoro di Siza è
infatti rappresentato nel Centre Pompidou di Parigi, nel Museum of Modern Art
(MoMA) di New York e nella collezione dell’architetto britannico Niall
Hobhouse, a Londra. Fortunatamente la polemica non si è rivelata sterile, ma
fruttuosa, riuscendo a risvegliare l’amor patrio di importanti istituzioni
portoghesi che si sono infine fatte avanti.
«Era tempo che qualcuno
cominciasse a farmi domande», questo il commento dell'archistar che,
parzialmente rincuorato, ha finito per prendere un’equanime decisione: donerà
una parte della sua collezione a due istituzioni portoghesi -Fundação
Gulbenkian e Fundação de Serralves- e un’altra al CCA di Montreal. A stimolare
la curiosità del nostro Blog per Álvaro Siza, scoprendo così i risvolti
dolci-amari testé raccontati, è l'occasione di conoscere, a casa nostra, il
grande architetto. È in corso infatti al Mart di Rovereto, fino all’8 febbraio
2015, la Mostra “Álvaro Siza. Inside the Human Being" (Dentro l'Essere
Umano) che raccoglie disegni, fotografie, modelli e oggetti di design per
raccontarne la pratica progettuale.
Con la Mostra -
affermano gli organizzatori- il Mart rende omaggio a un grande protagonista
della cultura architettonica contemporanea, maestro indiscusso di intere
generazioni di architetti che, attraverso lo studio e l’interpretazione del suo
pensiero e delle sue opere, hanno rinnovato il rapporto tra le spinte
internazionaliste dell’avanguardia moderna e la continuità con le tradizioni
costruttive locali. Uno sguardo alla sua
biografia: dopo aver frequentato la Scuola di Belle Arti di Porto, si laurea in
Architettura nella stessa città. Dal 1955 lavora nello studio di Fernando Távora
fino a quando, verso la fine degli anni ’50, apre il proprio studio professionale
a Porto, dove tuttora svolge la sua attività. Gli anni ’60 segnano l’inizio
della sua carriera di insegnante in alcune università di Stati Uniti, Svizzera
e Sud America, finché nel 1976 decide di dedicarsi solo alla cattedra di
costruzione all'Università di Porto.
La Rivoluzione dei
Garofani e la fine della dittatura in Portogallo vedono Álvaro Siza tra i
protagonisti della rinascita sociale portoghese, con diversi progetti di
architettura popolare. Ottiene incarichi di risanamento di alcuni quartieri sia
nel suo Paese, sia all’estero. Si occupa infatti anche del risanamento del
quartiere di Kreuzberg di Berlino, intervento che lo porta al famoso progetto
della Schlesisches Tor degli anni Ottanta, soprannominata 'Bonjour Tristesse':
un complesso di alloggi popolari, ideato in occasione dell'Esposizione
internazionale dell'edilizia (IBA) a Berlino. Tra le sue realizzazioni più
note: il Centro Galego di Arte Contemporanea a Santiago de Compostela, la
Facoltà di Architettura e il Museo della Fondazione Serralves a Porto, il
capannone dello stabilimento Vitra a Weil Am Rhein, il Padiglione portoghese
all’Expo ’98 di Lisbona, il progetto di recupero dell’area di Campo di Marte
alla Giudecca (Venezia), il restauro del palazzo Donnaregina di Napoli, oggi
museo di arte contemporanea (MADRE).
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