sabato 6 settembre 2014

Architettura: il Mart di Rovereto rende omaggio al portoghese Álvaro Siza


L’81/enne protagonista della rinascita sociale post-Franco, si sente più apprezzato all’estero che in  Patria


Álvaro Joaquim de Melo Siza Vieira, meglio conosciuto come Álvaro Siza, è un archistar di fama mondiale e costituisce indiscutibilmente un fiore all’occhiello per il suo Portogallo, dal quale però non si sente particolarmente compreso. Insignito di un fittissimo elenco di riconoscimenti internazionali tra cui il Pritzker Prize (il Nobel dell’architettura) del 1992 e il Leone d’Oro alla Carriera in occasione della 13ª Biennale di architettura di Venezia (2012), Siza è stato recentemente al centro di una polemica rimbalzata sui media portoghesi, sorta intorno all’ipotesi -ventilata dall'architetto stesso- di donare la sua collezione al Canadian Centre for Architecture (CCA) di Montreal. 

A 81 anni di età suonati (è nato a Matosinhos il 25 giugno 1933) la sua preoccupazione è comprensibilmente quella di assicurarsi le migliori condizioni per salvaguardare le testimonianze del suo lavoro. Ciò l’ha spinto a cercare una soluzione anche oltreconfine, complice la delusione per lo stato di degrado in cui versano alcuni edifici da lui progettati in patria, come il Padiglione del Portogallo a Lisbona. Il prestigioso CCA canadese, che accoglie importanti archivi e collezioni delle grandi figure dell'architettura mondiale, da tempo lo corteggiava assicurandogli che avrebbe gestito il suo archivio- comprendente disegni, modelli, fotografie e altri documenti- rendendolo pubblico. 

Padiglione portoghese Expo '98
L'Ibere Camargo Museum di Porto Alegre















 
Dalle interviste rilasciate nei mesi scorsi da Siza traspariva una certa amarezza all’idea di lasciare la sua testimonianza fuori dal Portogallo: invano aveva sperato di realizzare nella sua città natale, vicina a Porto, la “Casa dell'Architettura” per la quale aveva progettato un edificio di otto piani, in grado di ospitare gli archivi e le opere (realizzate o solo progettate) dagli architetti portoghesi. Questo l’obiettivo del suo progetto, pubblicamente dichiarato: raccogliere e conservare la memoria architettonica del Portogallo. Purtroppo la Casa dell'Architettura, budget di 43 milioni di euro, non è mai uscita dal semplice modello e il progetto non è nemmeno riuscito a candidarsi per i fondi UE. 

Di qui il disappunto di Siza, il quale aveva avuto l’impressione che nel suo Paese non ci fosse interesse né per il suo archivio, né per le sue architetture. Ciò in forte contrasto con l’attenzione posta, invece, da altri Paesi: il lavoro di Siza è infatti rappresentato nel Centre Pompidou di Parigi, nel Museum of Modern Art (MoMA) di New York e nella collezione dell’architetto britannico Niall Hobhouse, a Londra. Fortunatamente la polemica non si è rivelata sterile, ma fruttuosa, riuscendo a risvegliare l’amor patrio di importanti istituzioni portoghesi che si sono infine fatte avanti. 


«Era tempo che qualcuno cominciasse a farmi domande», questo il commento dell'archistar che, parzialmente rincuorato, ha finito per prendere un’equanime decisione: donerà una parte della sua collezione a due istituzioni portoghesi -Fundação Gulbenkian e Fundação de Serralves- e un’altra al CCA di Montreal. A stimolare la curiosità del nostro Blog per Álvaro Siza, scoprendo così i risvolti dolci-amari testé raccontati, è l'occasione di conoscere, a casa nostra, il grande architetto. È in corso infatti al Mart di Rovereto, fino all’8 febbraio 2015, la Mostra “Álvaro Siza. Inside the Human Being" (Dentro l'Essere Umano) che raccoglie disegni, fotografie, modelli e oggetti di design per raccontarne la pratica progettuale. 

Con la Mostra - affermano gli organizzatori- il Mart rende omaggio a un grande protagonista della cultura architettonica contemporanea, maestro indiscusso di intere generazioni di architetti che, attraverso lo studio e l’interpretazione del suo pensiero e delle sue opere, hanno rinnovato il rapporto tra le spinte internazionaliste dell’avanguardia moderna e la continuità con le tradizioni costruttive locali.  Uno sguardo alla sua biografia: dopo aver frequentato la Scuola di Belle Arti di Porto, si laurea in Architettura nella stessa città. Dal 1955 lavora nello studio di Fernando Távora fino a quando, verso la fine degli anni ’50, apre il proprio studio professionale a Porto, dove tuttora svolge la sua attività. Gli anni ’60 segnano l’inizio della sua carriera di insegnante in alcune università di Stati Uniti, Svizzera e Sud America, finché nel 1976 decide di dedicarsi solo alla cattedra di costruzione all'Università di Porto.

La Rivoluzione dei Garofani e la fine della dittatura in Portogallo vedono Álvaro Siza tra i protagonisti della rinascita sociale portoghese, con diversi progetti di architettura popolare. Ottiene incarichi di risanamento di alcuni quartieri sia nel suo Paese, sia all’estero. Si occupa infatti anche del risanamento del quartiere di Kreuzberg di Berlino, intervento che lo porta al famoso progetto della Schlesisches Tor degli anni Ottanta, soprannominata 'Bonjour Tristesse': un complesso di alloggi popolari, ideato in occasione dell'Esposizione internazionale dell'edilizia (IBA) a Berlino. Tra le sue realizzazioni più note: il Centro Galego di Arte Contemporanea a Santiago de Compostela, la Facoltà di Architettura e il Museo della Fondazione Serralves a Porto, il capannone dello stabilimento Vitra a Weil Am Rhein, il Padiglione portoghese all’Expo ’98 di Lisbona, il progetto di recupero dell’area di Campo di Marte alla Giudecca (Venezia), il restauro del palazzo Donnaregina di Napoli, oggi museo di arte contemporanea (MADRE).

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