Edito in Italia da Feltrinelli, comprende un’interessante postfazione di Roberto Saviano
«Para mim a morte, neste
momento, é a diferença entre ter estado e não estar».
Nel bellissimo docufilm di Miguel Gonçalves Mendes “José e Pilar”, quasi un
testamento di Saramago, il premio Nobel portoghese si lasciava sfuggire questa
affermazione riflettendo sulla morte che avvertiva come imminente. Ci avrebbe
infatti lasciati solo pochissimi anni dopo la realizzazione del documentario
(girato tra il 2006 e il 2008) spegnendosi nel giugno 2010 proprio a Lanzarote,
teatro delle riprese. José Saramago oggi non c’è più, tuttavia non solo
continua a vivere tramite la forza che la sua vasta opera emana, ma regala al
suo pubblico anche un’ultima sorpresa.
Si tratta di un romanzo
incompleto, una manciata di capitoli scritti prima che la morte lo cogliesse.
Feltrinelli ha quindi dovuto rimpolparlo, arricchendolo sia con la prefazione
del poeta e saggista Fernando Gómez Aguilera, sia con la postfazione di Roberto
Saviano. Stiamo parlando di Alabarde
alabarde, apparso nelle librerie italiane il 24 agosto u.s. per la
traduzione di Rita Desti, mentre all’estero uscirà nel prossimo ottobre. Nell’intenzione
dell’autore voleva essere un libro pacifista, a dispetto del titolo
guerrafondaio mutuato dai versi della tragicommedia Exortação da Guerra del poeta portoghese Gil Vicente che fu
rappresentata per la prima volta al re Manoel nel 1513 a Lisbona. Saramago
critica infatti l’incitamento alla guerra per la conquista dell'Africa
contenuto nell’opera di Vicente e, per farlo, ricorre magistralmente alla
costruzione di una trama di stringente attualità.
Il protagonista del suo
racconto è un certo Artur Paz Semedo, impiegato di una storica fabbrica d’armi
spagnola nonché intenditore di film bellici, il quale viene profondamente
colpito da alcune commoventi immagini del film “L’Espoir” di André Malraux, cui
assiste casualmente. La successiva lettura dell’omonimo libro da cui lo stesso
Malraux ha tratto il film, comincia a far vacillare le sue certezze di appassionato
delle armi da fuoco. Complice il suggerimento della ex moglie Felícia, pacifista
convinta, decide poi di investigare negli archivi dell’azienda per scoprire se
le produzioni della fabbrica in cui lavora abbiano mai venduto armamenti ai
fascisti. Così ha inizio l’avventura di Paz Semedo, i cui sviluppi restano
in gran misura scolpiti nella mente di
Saramago, mentre i suoi fedeli lettori potranno solo immaginare a quali
conseguenze lo avrebbero portato. Ecco cosa ha scritto Pilar Del Rio, vedova
dello scrittore scomparso e sua traduttrice dal portoghese allo spagnolo, sulla
rivista Blimunda: «é um livro que, como Caím, repudia a violência que se exerce
sobre pessoas e sociedades que não nasceram para ser vítimas mas sim donas das
suas vidas».
La stampa italiana non
è stata finora prodiga di recensioni. Repubblica ha pubblicato un estratto
della postfazione di Roberto Saviano in cui lo scrittore napoletano traccia
paralleli di forte impatto emotivo tra il protagonista di Alabarde alabarde e alcuni personaggi reali che ha avuto modo di
incontrare nel mondo spietato da cui trae spunto -come noto- il suo pericoloso
lavoro. Si sofferma in particolare sulla storia di Tim Lopes, nato in una
favela di Rio, che sfrutta il suo talento di giornalista per indagare e
raccontare i problemi di violenze e soprusi da cui è afflitto il Brasile. «Tim
si traveste, assume false identità, introduce microcamere nascoste nei vicoli
più pericolosi di Rio. Negli anni novanta -riferisce Saviano- comincia a
inanellare premi per i suoi reportage». Ad un certo punto,
proprio quando sente il bisogno di ritirarsi in qualche posto sperduto
staccandosi dai problemi che nemmeno lo Stato riesce a risolvere, riceve un
grido di aiuto. Gli abitanti della favela Vila Cruzeiro, sotto il giogo del
Comando Vermelho, lo chiamano in soccorso perché si fidano solo di lui. Tim
inizia così una lotta impari, una missione che pagherà a durissimo prezzo,
subendo la più crudele delle morti dopo inenarrabili torture.
Altro personaggio reale
che Saviano ritiene un possibile alter ego di Artur Paz Semedo è Martin Woods,
agente senior antiriciclaggio nella mastodontica Wachovia Bank dove è stato
assunto grazie alla sua ossessiva e
ostinata precisione. Per svolgere il suo lavoro, Martin comincia a leggere
migliaia di pagine fatte di numeri e poco a poco gli nascono dei sospetti, così
comincia a chiedersi cosa si nasconda dietro tutto quel danaro che passa
attraverso le agenzie di cambio messicane. Martin -racconta Saviano- rischia di
«scoperchiare
un pentolone brulicante di interessi
planetari»,
ma in questo caso «la sua storia finirà bene. Nonostante il
silenzio, l’emarginazione, l’esaurimento nervoso, alla fine arriveranno la
riabilitazione e le scuse ufficiali. Il bivio lo ha condotto dentro un
territorio oscuro, una foresta frondosa che non faceva passare la luce, fino al
primo bagliore tra le foglie».
Goffredo Fofi su
Internazionale osserva che il personaggio del romanzo incompiuto di Saramago
gli fa venire in mente una vicenda svoltasi in Italia tra gli anni settanta e
ottanta con al centro alcuni operai lombardi, i quali, per essersi rifiutati di
produrre armi alla Aermacchi o altrove, furono licenziati e trovarono solo la
solidarietà dei radicali. Fofi giudica «inatteso e benvenuto»
l’approdo al grande tema dell’obiezione di coscienza (e della disobbedienza
civile) da parte dello scrittore portoghese, dichiarando di «esserne
sorpreso visto che era cresciuto, da comunista, negli ideali della Terza
internazionale».
Quanto al potenziale valore del libro non ha dubbi: «Ne
sarebbe risultato un buon romanzo -sentenzia Fofi- o per lo meno un romanzo
necessario».
Di tenore non diverso
il giudizio di Saviano, come appare sul sito Feltrinelli, che riprendiamo testualmente:
«Vai
a cagare! Così, secondo José Saramago, doveva terminare questo romanzo. La
morte gli ha impedito di scrivere la fine ma non ha portato via l’ultimo suo
libro, un racconto stupendo e necessario per non lasciarsi spezzare da questi
tempi disperati». Un ultimo dettaglio sul libro: la
copertina è impreziosita da un disegno di Günter Grass.
Immenso Saramago..
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