domenica 23 novembre 2014

Lisbona: seconda tappa del tour alla scoperta del suo volto scientifico

Invito al Pavilhão do Conhecimento e all’Oceanário nel Parque das Nações


Proseguiamo il nostro giro nella Lisbona meno nota, alla scoperta dei luoghi capaci di attrarre i visitatori curiosi di scienza. Avevamo visitato, nel precedente post del 17 novembre u.s., il Museu Nacional de História Natural e da Ciência e l’attiguo Jardim Botânico, situati proprio nel centro della città. Oggi andiamo nella zona Nord Est, al Parque das Nações, un’area gigantesca sorta in occasione dell’Expo del 1998 sulla riva del Tago, dove ci si sposta a bordo della Teleferica da cui si gode un’incantevole vista fino alle foci del fiume. Questa zona ospita due luoghi scientifici importanti: il Pavilhão do Conhecimento e l’Oceanário, frutto del grande fermento vissuto dalla comunicazione scientifica portoghese da quando è stata fondata l’Agenzia nazionale Ciência Viva, 18 anni fa. 



Avevamo lasciato che a parlare del forte investimento fatto dal Portogallo in questo campo fosse il responsabile dell’area espositiva lisbonese Leonel Alegre, dopo averlo ascoltato ai microfoni di Radio3 scienza nella puntata del 28 ottobre u.s. da cui avevamo tratto ispirazione. Riprendiamo le sue parole per inquadrare il Padiglione della Conoscenza, considerato il quartier generale dell’Agenzia Ciência Viva. Veniamo a sapere che all’inizio era totalmente dedicato al mare, mentre ora è un grande polo scientifico interattivo con tante aree diverse. «A differenza del Museo di Storia nazionale, qui non ci sono collezioni né oggetti preziosi – dice Alegre – ma solo mostre interattive  in cui si può trattare dei più diversi argomenti: abbiamo parlato ad esempio dei dinosauri, della sessualità e la prossima mostra sarà sulla salute mentale».

Poiché la prima cosa che colpisce chi entra nel padiglione, è la vista di un cavo sospeso a sei metri d’altezza su cui a turno un visitatore sperimenta una pedalata avanti indietro sulla bicicletta, conservando un’aria serena senza apparente timore di cadere, sorge spontaneo chiedersi come ciò sia possibile. «Fondamentalmente – spiega Alegre – c’è un contrappeso sotto la bicicletta che pesa talmente tanto da abbassare il suo centro di massa. Quindi, a meno di essere molto molto pesanti, è impossibile cadere. Se pesi meno di 100 kili, anche se affondi molto non cadi – aggiunge – perché il contrappeso in basso è talmente pesante che è impossibile riuscire a ribaltare la bici. Quel che può succedere, al massimo, è che oscilli molto ai lati. Quel che dico di solito – conclude – è che la bici non può cadere perché è già caduta, il peso è già giù». Quanto alla rete protettiva installata, il responsabile dell’area espositiva sostiene che è lì solo per dare sicurezza, ma è superflua. Serve solo a raccogliere gli oggetti scivolati dalle tasche dei visitatori, soprattutto cellulari.

Sia il Padiglione sia l’Oceanário esercitano forte attrazione sui bambini e sono molto frequentati dalle famiglie. Lo annunciano le amache colorate su cui i piccoli visitatori si dondolano davanti all’ingresso e lo conferma l’intera area espressamente dedicata a loro. «Per accedervi un segnale avverte: in questa stanza devi pensare come un bambino», fa notare il responsabile per le visite e coordinatore degli animatori scientifici Lazlo Robert Zsiros. «Qui è tutto colorato per coinvolgere i bambini, ma – precisa – senza dimenticare la scienza». In tal senso si spiega ad esempio l’idea della parete di velcro: i bambini possono indossare una tuta speciale fatta col tessuto dell’altra metà del velcro, così possono giocare all’uomo ragno, arrampicarsi sul muro col velcro e restare attaccati.

Nei due piani del Padiglione c’è di che sbizzarrirsi: si va dal Laboratorio in cui si fanno pizza e gelati con la chimica e poi si mangiano, all’area Thinkering in cui si pensa con le mani e si fabbricano oggetti, persino le scarpe. Lungo il percorso si incontrano molti exhibit interattivi dedicati al suono: affascina lo strumento che suona semplicemente avvicinandoci le mani perché ne modifica la frequenza. Colpisce pure l’arpa invisibile, dove al posto delle corde ci sono raggi laser e ogni volta che intercetti un raggio senti il suono corrispondente. Mostre e laboratori a parte, il fiore all’occhiello del Pavilhão do Conhecimento è una scuola interna, un progetto pioniere a livello europeo. «Trenta scuole elementari di Lisbona, a turno, trascorrono coi bambini una settimana qui dentro nelle aule apposite. Questo – dice Zsiros – è proprio un modo di mettere la scienza all’interno del programma scolastico». Non a caso il bando per partecipare è aperto a scuole pubbliche e private provenienti da background diversi. Non si paga niente, il Comune pensa anche al trasporto.

Altrettanto coinvolgente per adulti e bambini, sempre all’interno del parco delle Nazioni, è il gigantesco Oceanário, il più grande d’Europa e il secondo al mondo dopo Osaka. Progettato dall’architetto americano Peter Chermayeff, è costato intorno ai 60 mln di dollari. Consta di tre diverse aree su altrettanti livelli in cui si ospitano specie che rappresentano quattro habitat. A giustificare perché si chiami Oceanário anziché Acquario, lo spiega bene il sito ufficiale che scrive: «la disposizione dei vari acquari nell’edificio vuole trasmettere il messaggio che c’è solo un oceano globale. Per varie ragioni, tra cui la posizione attuale dei continenti, l’oceano – ricorda il sito – è stato diviso artificialmente dall’uomo in vari mari ed oceani, ma in realtà l’ambiente marino è un ambiente continuo, che pone solo barriere fisiologiche alla libera circolazione degli animali ai quattro angoli del pianeta. Qui i quattro habitat rappresentati convergono sul centro dell’edificio rendendo l’idea di unicità degli oceani».

Per farsi un'idea dell’impatto visito che suscita l’Oceanario, decidendo casomai che valga la pena vederlo coi propri occhi nel prossimo viaggio a Lisbona, suggeriamo di collegarsi intanto al link messo in coda per una visita virtuale.



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