La suora nata negli Usa lottava da anni a fianco dei contadini in difesa della terra
«Não vou fugir e nem abandonar a luta desses agricultores que estão desprotegidos no meio da floresta. Eles têm o sagrado direito a uma vida melhor numa terra onde possam viver e produzir com dignidade sem devastar».
Queste le parole,
pronunciate pochi giorni prima di venire barbaramente uccisa, da Irmã Dorote la
religiosa originaria del Nord America (Dorothy Stang il suo vero nome) ma
brasiliana d’adozione avendo scelto di condividere la maggior parte della sua
esistenza a fianco dei contadini più poveri del Paese, la cui stessa
sopravvivenza le appariva minacciata. Proprio per averne appoggiato le lotte in
difesa della terra, opponendosi al disboscamento in atto, la missionaria entrò
nel mirino di chi su quei territori intendeva speculare.
In particolare, a
disturbare fortemente gli interessi economici legati allo sfruttamento delle
aree, era il Projeto de Desenvolvimento Sustentável (PDS) “Esperança” per la
cui realizzazione la suora si era impegnata. Obiettivo del progetto, la
creazione di un nuovo modello di insediamento agricolo, basato sulla produzione
familiare e sulle attività estrattive di sussistenza a basso impatto
ambientale, a misura dei piccolissimi produttori.
Per fermare l’incessante
opera di Irmã Dorote furono assoldati dei sicari che ricevettero un compenso di
50 mila reais da due latifondisti. L’esecuzione avvenne il 12 febbraio del 2005
e Greenpeace Brasil ne ha commemorato il decennale, denunciando come nonostante
l’identificazione e l’iniziale condanna, di fatto entrambi mandanti si trovino
tuttora a piede libero in quanto il verdetto è stato successivamente
cancellato. Agli arresti domiciliari, lamenta l’associazione ambientalista, si
trova anche l’esecutore materiale mentre le altre due persone coinvolte hanno
beneficiato nel frattempo di pene alternative al carcere.
Inquadriamo la vicenda,
una delle migliaia di tragiche vicende analoghe di cui pullula la storia del
Brasile, costellata di morti le cui cifre - riferite da Greenpeace che cita a
sua volta i dati di PRODES (Projeto de Monitoramento da Floresta Amazônica por
Satélite) - fanno paura: negli ultimi dieci anni nella sola regione del Parà sono
andati perduti 39.666 kmq di foresta e si sono registrati 116 assassini e ben
336 persone hanno ricevuto minacce di morte. Anche Irmã Dorote da un anno
denunciava di essere stata minacciata, tanto che nel 2004 si era recata a
Brasilia per informare personalmente il Ministero della Giustizia e la
segreteria speciale della Presidenza della Repubblica per i Diritti Umani. Ma
ciò non servì a impedire l’assassinio.
Quando la sua vita fu
stroncata da sei colpi di pistola, Dorothy Stang aveva 73 anni e si trovava a
Anapu, nel sudest del Parà. È qui infatti che aveva deciso di andare,
trasferendosi dal Maranhão -dove stava operando in mezzo ai lavoratori agricoli
locali insieme alle consorelle della congregazione di Notre Dame de Namur - per
seguire le sorti delle popolazioni che stavano migrando dal nord est verso le
regioni amazzoniche più a sud, in cerca di condizioni migliori. Proprio nel Parà
- che l’ex ministro dell’Ambiente del Brasile Marina da Silva definisce «la
prima linea dalla frontiera dei predatori, più di ogni altra parte
dell’Amazzonia» - Irmã Dorote trascorse il resto della sua vita finché non vi
trovò la morte.
Qualche altro cenno
biografico: nata a Dayton il 7 giugno 1931, Dorothy aveva insegnato nelle
scuole statunitensi dal 1951 al 1966, anno in cui decise di partire come
missionaria in Brasile. Aveva preso nel frattempo i voti nel 1956, aderendo
alla congregazione delle Suore di Nostra Signora di Namur. Aveva partecipato
attivamente ai lavori della CNBB, la Conferenza Nazionale dei vescovi
Brasiliani e, soprattutto, alla Comissão Pastoral da Terra (CPT). Aveva dato
grande aiuto nella fondazione della Scuola di Formazione di professori per la “Trasamazzonica”.
Aveva condiviso con le consorelle tutte le battaglie a sostegno delle
popolazioni indigene e contadine.
Suor Jane Dwyer, che ha
vissuto fianco a fianco di Irmã Dorote nella missione di Anapu, è stata
ascoltata da uno dei tanti media brasiliani che in questi giorni hanno
commemorato l’assassinio. Al quotidiano Folha Vitória la suora ha dichiarato
amareggiata che «non c’è modo di sfuggire al clima di indignazione causato dai
continui crimini impuniti». Sfogandosi, ha aggiunto: «Tem um ditado que na
Amazônia, a impunidade mata e desmata. Está falado. Mata e desmata. E continua».
Con questo piccolo
ritratto di Irmã Dorote anche Il diario portoghese ha voluto ricordarne l’opera
e la tragica fine.
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