domenica 13 settembre 2015

Mozambico: Mia Couto lancia appello a pace interna mentre riceve laurea honoris causa a Maputo

Deciso monito dello scrittore al braccio armato della Renamo per le recenti minacce di guerra


Il fatto che lo scrittore mozambicano Mia Couto sia stato di recente insignito della laurea “Honoris Causa em Humanidades na especialidade de Literatura” dalla  principale Università privata del suo Paese natale “A Politécnica” è una notizia che non desta di per sé stupore data la statura del vincitore. Se abbiamo deciso di parlarne nel nostro Blog è perché il pluripremiato scrittore, noto a chiunque ami la letteratura portoghese non foss’altro che per aver ricevuto il Prémio Camões nel 2013, durante la cerimonia di consegna del titolo onorifico svoltasi a Maputo il 2 settembre u.s. non si è limitato a tenere un discorso ufficiale. Couto ha trasformato la premiazione in opportunità per lanciare un forte appello alla pace interna al Paese. Nonostante il Mozambico non sia al centro di grande interesse da parte della stampa italiana in genere, quando ne parla è purtroppo per via delle mai sopite turbolenze che minano quella democrazia raggiunta con tanta fatica e tanto sangue. Dopo l’indipendenza dal Portogallo del 1985, il Paese è stato infatti teatro di una lunga guerra civile -durata dal 1981 al 1992 - tra le fazioni opposte, Renamo e Frelimo.

Mentre Afonso Dhlakama, leader della Renamo, il maggior partito di opposizione in Mozambico annunciava l’abbandono del dialogo col Governo, lo scrittore utilizzava tutta la sua autorevolezza per richiamare l’urgenza alla pacifica convivenza civile nel Paese e nel farlo non usava mezzi termini. «Não nos usem como carne para canhão, não servimos de meio de troca», ha detto Couto. «Todos os povos amam a paz e os que passaram pela guerra - ha aggiunto - sabem que não existe um valor mais precioso». Sempre riferendosi alle dichiarazioni del leader della Renamo che ha minacciato il ricorso alla forza per prendere il potere nelle sei province del Centro e del Nord di cui rivendica la vittoria alle elezioni dell’ottobre 2014, lo scrittore ha tuonato: «Os que ameaçam a paz falando da guerra devem saber que aquele que está a ser ameaçado não é apenas o Governo mas sim todo o povo». Tra le frasi del suo discorso, ripreso da tutta la stampa lusofona che lo ha accolto con entusiasmo, ne citiamo una particolarmente significativa che suona come un ulteriore monito al braccio armato della Renamo: «Quem quiser fazer política que faça política, mas que não aponte uma arma contra o futuro dos nossos filhos». 

Se lo stretto legame tra scrittura e politica è caratteristica globale, negli scrittori portoghesi è notoriamente più marcata in virtù della loro storia e nei nativi delle ex colonie diventa un tratto fondamentale. Mia Couto riassume in sé tutte queste caratteristiche.  É infatti nato a Beira -seconda città mozambicana per importanza- il 5 luglio 1955 da famiglia portoghese. António Emílio Leite Couto, questo il suo vero nome, ha utilizzato lo pseudonimo “Mia” sia perché così lo chiamava il fratello minore non riuscendo a pronunciare bene il suo nome, sia in omaggio alla sua passione per i gatti, visto che “miar” in portoghese significa “miagolare”. Prima di scoprire la vocazione per la scrittura Couto si era indirizzato verso le discipline scientifiche, iscrivendosi alla facoltà di Medicina poi abbandonata per il giornalismo, professione svolta con successo fino a diventare direttore dell’Agência de Informação de Moçambique. Dopodiché la decisione improvvisa di riprendere gli studi per laurearsi in biologia, dedicandosi alla difesa dell’ambiente.

Il suo esordio letterario è datato 1980 con alcune poesie pubblicate nella raccolta “Sobre literatura moçambicana” realizzata dal suo grande conterraneo Orlando Mendes, anch’egli biologo. Tre anni più tardi esce la prima raccolta di poesie “Raiz de orvalho” per passare successivamente ai racconti (contos) destinati a diventare il suo genere principale nonché il maggior tratto distintivo per il peculiare uso stilistico della lingua portoghese. Ben sei le raccolte personali di racconti pubblicate, per fare quindi il salto ai romanzi esordendo nel 1992 con “Terra sonâmbula”, il cui successo viene sigillato dall’omonimo film del 2007 che si avvale della sceneggiatura cinematografica dello stesso Mia Couto. L’edizione italiana di “Terra sonâmbula”, del 2002, si deve all’Editore Guanda che nello stesso anno ha pubblicato anche “Sotto l’albero del frangipani”. L’ultimo dei suoi numerosi romanzi usciti finora in lingua italiana è “L’altro lato del mondo” (Sellerio 2015).

Quanto al legame tra lo scrittore e il suo Paese natale, da segnalare che già il 25 giugno scorso durante le celebrazioni per i 40 anni dell’indipendenza del Mozambico, Couto aveva ricevuto dalle mani del presidente Filipe Nyusil la medaglia al merito in “Artes e Letras” nel quadro dei riconoscimenti attribuiti dal Governo ai suoi cittadini più illustri. Sia alla cerimonia di giugno sia a quella di settembre, è intervenuto Joaquim Chissano, figura che definire carismatica è riduttivo. Già Presidente dal 1995 al 2005 e storico rappresentante del Frelimo fuori patria fin dagli anni ‘60, da esule politico in Francia prima di rientrare nel Paese per partecipare attivamente alla resistenza, Chissano rasenta la leggenda tanto è ricca biografia personale e politica. Un episodio tra i tanti: per la sua rara qualità diplomatica internazionalmente riconosciuta, nel dicembre del 2005 l’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, lo ha nominato Inviato Speciale nel Nord Uganda come mediatore tra il  Governo ugandese e i ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army). A missione compiuta Chissano si è aggiudicato il “Premio per il Successo” che la “Fondazione Mo Ibrahim” riserva a leader africani, conferitagli nell’ottobre del 2007.

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