Deciso monito dello scrittore al braccio armato della Renamo per le recenti minacce di guerra
Il
fatto che lo scrittore mozambicano Mia Couto sia stato di recente insignito
della laurea “Honoris Causa em Humanidades na especialidade de Literatura”
dalla principale Università privata del
suo Paese natale “A Politécnica” è una notizia che non desta di per sé stupore
data la statura del vincitore. Se abbiamo deciso di parlarne nel nostro Blog è
perché il pluripremiato scrittore, noto a chiunque ami la letteratura
portoghese non foss’altro che per aver ricevuto il Prémio Camões nel 2013,
durante la cerimonia di consegna del titolo onorifico svoltasi a Maputo il 2
settembre u.s. non si è limitato a tenere un discorso ufficiale. Couto ha
trasformato la premiazione in opportunità per lanciare un forte appello alla
pace interna al Paese. Nonostante il Mozambico non sia al centro di grande
interesse da parte della stampa italiana in genere, quando ne parla è purtroppo
per via delle mai sopite turbolenze che minano quella democrazia raggiunta con
tanta fatica e tanto sangue. Dopo l’indipendenza dal Portogallo del 1985, il
Paese è stato infatti teatro di una lunga guerra civile -durata dal 1981 al
1992 - tra le fazioni opposte, Renamo e Frelimo.
Mentre
Afonso Dhlakama, leader della Renamo, il maggior partito di opposizione in
Mozambico annunciava l’abbandono del dialogo col Governo, lo scrittore
utilizzava tutta la sua autorevolezza per richiamare l’urgenza alla pacifica
convivenza civile nel Paese e nel farlo non usava mezzi termini. «Não nos usem
como carne para canhão, não servimos de meio de troca», ha detto Couto. «Todos
os povos amam a paz e os que passaram pela guerra - ha aggiunto - sabem que não
existe um valor mais precioso». Sempre riferendosi alle dichiarazioni del
leader della Renamo che ha minacciato il ricorso alla forza per prendere il
potere nelle sei province del Centro e del Nord di cui rivendica la vittoria
alle elezioni dell’ottobre 2014, lo scrittore ha tuonato: «Os que ameaçam a paz
falando da guerra devem saber que aquele que está a ser ameaçado não é apenas o
Governo mas sim todo o povo». Tra le frasi del suo discorso, ripreso da tutta
la stampa lusofona che lo ha accolto con entusiasmo, ne citiamo una
particolarmente significativa che suona come un ulteriore monito al braccio
armato della Renamo: «Quem quiser fazer política que faça política, mas que não
aponte uma arma contra o futuro dos nossos filhos».
Se
lo stretto legame tra scrittura e politica è caratteristica globale, negli
scrittori portoghesi è notoriamente più marcata in virtù della loro storia e
nei nativi delle ex colonie diventa un tratto fondamentale. Mia Couto riassume
in sé tutte queste caratteristiche. É
infatti nato a Beira -seconda città mozambicana per importanza- il 5 luglio
1955 da famiglia portoghese. António Emílio Leite Couto, questo il suo vero
nome, ha utilizzato lo pseudonimo “Mia” sia perché così lo chiamava il fratello
minore non riuscendo a pronunciare bene il suo nome, sia in omaggio alla sua
passione per i gatti, visto che “miar” in portoghese significa “miagolare”.
Prima di scoprire la vocazione per la scrittura Couto si era indirizzato verso
le discipline scientifiche, iscrivendosi alla facoltà di Medicina poi
abbandonata per il giornalismo, professione svolta con successo fino a
diventare direttore dell’Agência de Informação de Moçambique. Dopodiché la
decisione improvvisa di riprendere gli studi per laurearsi in biologia,
dedicandosi alla difesa dell’ambiente.
Il
suo esordio letterario è datato 1980 con alcune poesie pubblicate nella
raccolta “Sobre literatura moçambicana” realizzata dal suo grande conterraneo
Orlando Mendes, anch’egli biologo. Tre anni più tardi esce la prima raccolta di
poesie “Raiz de orvalho” per passare successivamente ai racconti (contos) destinati a diventare il suo
genere principale nonché il maggior tratto distintivo per il peculiare uso
stilistico della lingua portoghese. Ben sei le raccolte personali di racconti
pubblicate, per fare quindi il salto ai romanzi esordendo nel 1992 con “Terra
sonâmbula”, il cui successo viene sigillato dall’omonimo film del 2007 che si
avvale della sceneggiatura cinematografica dello stesso Mia Couto. L’edizione
italiana di “Terra sonâmbula”, del 2002, si deve all’Editore Guanda che nello
stesso anno ha pubblicato anche “Sotto l’albero del frangipani”. L’ultimo dei
suoi numerosi romanzi usciti finora in lingua italiana è “L’altro lato del mondo” (Sellerio
2015).
Quanto
al legame tra lo scrittore e il suo Paese natale, da segnalare che già il 25
giugno scorso durante le celebrazioni per i 40 anni dell’indipendenza del
Mozambico, Couto aveva ricevuto dalle mani del presidente Filipe Nyusil la
medaglia al merito in “Artes e Letras” nel quadro dei riconoscimenti attribuiti
dal Governo ai suoi cittadini più illustri. Sia alla cerimonia di giugno sia a
quella di settembre, è intervenuto Joaquim Chissano, figura che definire carismatica
è riduttivo. Già Presidente dal 1995 al 2005 e storico rappresentante del
Frelimo fuori patria fin dagli anni ‘60, da esule politico in Francia prima di
rientrare nel Paese per partecipare attivamente alla resistenza, Chissano
rasenta la leggenda tanto è ricca biografia personale e politica. Un episodio
tra i tanti: per la sua rara qualità diplomatica internazionalmente
riconosciuta, nel dicembre del 2005 l’allora Segretario Generale delle Nazioni
Unite Kofi Annan, lo ha nominato Inviato Speciale nel Nord Uganda come
mediatore tra il Governo ugandese e i
ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army). A missione
compiuta Chissano si è aggiudicato il “Premio per il Successo” che la “Fondazione
Mo Ibrahim” riserva a leader africani, conferitagli nell’ottobre del 2007.
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