Lo scrittore interviene su diritti umani nel suo Paese al dibattito Amnesty Università Lisbona
José Eduardo Agualusa |
Non
è passato molto tempo da quando abbiamo parlato di un’importante ex colonia
portoghese, tuttora travagliata da contrasti interni tra opposte fazioni e
della presa di posizione al riguardo da parte di un importante scrittore. Si
trattava del Mozambico e di Mia Couto che lanciava un forte appello alla
pacificazione. Ora torniamo a parlare di un’ex colonia e di uno scrittore non
meno importante, cioè dell’Angola e di José Eduardo Agualusa che ha reso onore
al suo Paese natale (è nato a Huambo il 13 dicembre 1960) facendosi apprezzare
nel panorama internazionale con decine di opere tra romanzi, racconti e poesie,
tradotte in ben 25 lingue. Basti citare, tra quelli editi in Italia, “Un
estraneo a Goa” (2009 Urogallo), “Barocco Tropicale” (2012 La Nuova Frontiera),
“Borges all’inferno e altri racconti” (2009 Urogallo).
Sia
nel caso di Couto sia in quello di Agualusa, a colpire Il diario portoghese è
il forte senso civico di appartenenza che contraddistingue i due scrittori e l’incessante
anelito a conseguire una stabilità democratica nei Paesi, entrambi protagonisti
di luttuose rivoluzioni per poter conquistare l’indipendenza. Quel che ci preme
cogliere è soprattutto la portata del loro messaggio e l’alto senso civico
dimostrato più che inserirci nei meandri delle questioni politiche interne dei
due Paesi, a dir poco complesse. Lo spunto ci viene da una “conversa aberta”
sulla situazione dei diritti umani in Angola organizzata da Amnesty
International Portogallo presso la Facoltà di Diritto di Lisbona, svoltasi il
17 settembre u.s. cui ha partecipato tra gli altri José Eduardo Agualusa, che
attualmente vive tra Lisbona, Rio de Janeiro e Luanda.
Nell’occasione
-a quanto riportato da numerosi organi di stampa locali- lo scrittore ha fatto
riferimento a un clamoroso caso, molto dibattuto dai media lusofoni, ma la cui
eco ha stentato ad arrivare fino a noi. Si tratta dell’arresto avvenuto a
Luanda alla fine del giugno scorso e alla conseguente detenzione di 15 giovani
accusati di voler organizzare un golpe. I giovani, benché non incriminati
formalmente, sono tuttora in custodia cautelare e costretti in regime di
isolamento, privati sia di adeguato accesso di assistenza legale sia delle
visite dei famigliari. A tale proposito ecco le parole scandite da Agualusa
davanti a un’aula piena di studenti: «Eu não conheço democracias com presos
políticos e eles são presos políticos». Lo scrittore ha ammesso di dover
rivedere le sue stesse opinioni, fino a non molto tempo fa più fiduciose circa
la democrazia in Angola che giudicava ancora incompleta ma in cammino verso il
suo completamento, mentre ora il suo
giudizio si fa più drastico tanto da aggiungere: «Com a prisão destes jovens
tudo mudou. Não se constrói uma democracia com presos políticos».
In
altri passaggi del suo intervento la critica al governo si fa esplicita, ad
esempio quando sostiene che «até do ponto de vista estratégico é um erro enorme
o que o MPLA (Movimento Popular de Libertação de Angola, partido governamental)
está a fazer». Del resto i malumori nei confronti del Presidente José Eduardo
dos Santos, in carica da ben 35 anni, serpeggiano ormai da parecchio non solo
in varie aree del Paese, ma persino un seno allo stesso MPLA e negli ambiti più
vicini al centro del potere. Ciò spiega meglio l’affondo dello scrittore quando
dice: «Não conheço nenhuma democracia em que o mesmo Presidente esteja no poder
há 35 anos».
Rafael Marques |
Ana Gomes |
Al dibattito erano presenti anche l’eurodeputata del Partito Socialista portoghese
Ana Gomes e l’attivista-giornalista angolano Rafael Marques, arrestato e
condannato a sei mesi di detenzione (con la pena sospesa successivamente per
due anni) in seguito alla pubblicazione del libro dall’eloquente titolo “Diamantes
de Sangue, Corrupção e Tortura em Angola”. Poiché una delle domande degli
studenti era tesa a capire se l’Angola sia una democrazia corrotta o una dittatura,
secca la risposta di Marques: «Angola não se faz com um só homem» e tra i 24
mln di suoi abitanti «há muitas pessoas inteligentes que podem assumir a tarefa
de mostrar outro caminho para a sociedade”. Per Marques «Em Angola o regime
funciona por via de um triângulo: a corrupção, a repressão e a propaganda».
Non
meno tenera Ana Gomes, la quale dopo
aver ricordato che la sua “famiglia politica” è sempre stata il MPLA e di aver
pure giocato un ruolo attivo nell’ingresso del partito nell’Internazionale
socialista nel 2003, dopo la guerra, ha concluso con un’amara osservazione:
«Não entraram na Internacional Socialista para respaldar a roubalheira». Alla
Gomes, reduce da una recente visita a Luanda, si deve l’iniziativa di una
risoluzione sull’Angola - approvata a stragrande maggioranza il 10 settembre
u.s. dal Parlamento Europeo - in cui si chiede tra l’altro la liberazione sia
dei 15 giovani sia dell’attivista José Marcos Mavungo, condannato nella
provincia di Cabinda a sei anni di prigione per incitamento alla ribellione. Al
fitto elenco di richiami al rispetto dei diritti umani contenuto nella
risoluzione, va detto che il Governo Angolano ha replicato con una nota diffusa
dall’agenzia Angop e riportata dall’italiana AGI, in cui “ripudia, con
veemenza, i contenuti della risoluzione per la loro gravità e li definisce
calunniosi”.
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia un commento