festeggiamolo al "tavares" di lisbona, dove era diretto nell'incipit del romanzo
"Non
ero mai stato al Tavares, in tutta la mia vita. Il Tavares è il ristorante più
lussuoso di Lisbona, ci sono specchi ottocenteschi e sedie di velluto, si
mangia cucina internazionale ma anche la cucina portoghese tipica, però
sistemata in modo delicato, per esempio tu ordini vongole e maiale, come si fa
in Alentejo, e loro te lo cucinano come se fosse un piatto parigino, così
almeno mi avevano detto. Ma io non ci ero mai stato, ne avevo solo sentito
parlare. Presi un autobus fino all' Intendente. La piazza era piena di puttane
e di magnaccia." ...
Interrompiamo
qui bruscamente la fluente narrazione di Antonio Tabucchi soffermandoci su
queste primissime battute tratte dall'incipit di "Per Isabel. Un
mandala" (Feltrinelli, pagg. 128, euro 13) che l'Editore ha concesso di
anticipare a Repubblica (vedi sezione Cultura - 19 settembre u.s.),
nell'imminenza dell'uscita del romanzo postumo prevista per il 9 ottobre
prossimo. Se si pensa che proprio oggi il grande autore avrebbe compiuto 70
anni, essendo nato a Pisa il 23 settembre del 1943, appare chiaro come tale
pubblicazione assuma anche un connotato celebrativo rilevante.
Mentre
montano le attese e si affollano indiscrezioni circa la genesi e i contenuti
del libro inedito, alla cui uscita seguiranno fior di recensioni miste ai
ricordi degli amici che Tabucchi contava anche tra i colleghi scrittori, noi
del diario portoghese preferiamo restare ancora un po' "alla
finestra". Anziché indagare sulla
figura di Isabel e degli altri protagonisti dell'ennesima creazione letteraria
uscita dalla genialità del più portoghese tra gli autori italiani, ci fermiamo così
alle primissime righe, da cui siamo stati folgorati.
Leggendole,
la prima reazione è stata: il Tavares? Perché mai cominciare un romanzo citando
un ristorante? E ancora: ma davvero una celebrità del calibro di Tabucchi non
ci aveva mai messo piede, non aveva mai cenato là? Questi interrogativi ci hanno
spinti ad avvicinarci al celebre ristorante, vuoi nell'illusione di entrarci
idealmente in compagnia dello scrittore, vuoi nella speranza di condividere coi
nostri lettori il fascino di un posto tra i più illustri di Lisbona. Premesso
che difficilmente il Tavares può passare inosservato a chiunque, aggirandosi
nel Quartiere Bairro Alto & Chiado passi davanti al numero 35 di Rua da
Misericórdia, ci è venuta la curiosità di saperne di più.
Abbiamo
quindi appurato che con più di duecento anni di esistenza, è uno dei ristoranti
più antichi del Portogallo e uno dei più antichi al mondo: fondato nel 1784,
viene considerato una pietra miliare nella storia della città di Lisbona. Ecco
come lo descrive la Guida Michelin: "emblematico, tanto per la sua
eleganza quanto per l'antichità, il ristorante, dispone di un bell'ingresso e
di una sala in stile regio, con grandi specchi, bellissime dorature e lampadari
classici. Cucina d'autore elaborata a partire da solide basi tradizionali". Basteranno le immagini
della facciata e degli interni del Tavares, oltreché di qualche invitante
specialità del menu, ad appagarci?
Consapevoli
che le foto ci lasceranno comunque a bocca asciutta, ci consoliamo riprendendo
il filo del racconto di Tabucchi che avevamo interrotto. L'incipit del nuovo
libro così prosegue:
"Era
la fine del pomeriggio, ero in anticipo. Entrai in un vecchio caffè che
conoscevo, un caffè con biliardi, e mi misi a guardare il gioco. C'era un
vecchietto senza una gamba che giocava appoggiato a una stampella, aveva gli
occhi chiari e i capelli crespi e bianchi, faceva birilli come se bevesse un
bicchier d'acqua, ripulì tutti i presenti e poi si sedette su una sedia e si
dette un colpetto sul ventre come se stesse per digerire. Amico, vuoi giocare?,
mi chiese. No, risposi io, con te perderei sicuramente, se vuoi possiamo
giocarci un bicchierino di Porto, ho bisogno di un aperitivo, ma se preferisci
te lo offro volentieri. Lui mi guardò e sorrise. Hai un accento strano,
aggiunse, sei straniero? Un po' , risposi. Da dove vieni?, chiese. Dai dintorni
di Sirio, dissi io. Non conosco questa città, replicò lui, a che paese
appartiene? Al Cane Maggiore, dissi io. Bah, fece lui, con tutti i paesi nuovi
che ci sono ora nel mondo. Si grattò la schiena con la stecca del biliardo. E
come ti chiami?, chiese. Mi chiamo Waclaw, risposi, ma questo è solo il nome di
battesimo, per gli amici sono Tadeus. Lui perse l'aria di diffidenza e fece un
largo sorriso. Ma allora sei battezzato, disse, dunque sei cristiano, sono io
che ti offro da bere, cosa prendi? Dissi che prendevo un Porto bianco e lui
chiamò il cameriere. Ho capito cosa ti manca, continuò l'omino, ti manca la
donna, una bella donna africana di diciotto anni, costa poco, è quasi vergine,
è arrivata da Capo Verde ieri. No, grazie, dissi io, fra poco devo andarmene,
cercherò di prendere un taxi, stasera ho un appuntamento importante, non ho
tempo per le ragazze in questo momento".
Mi dispiace non averlo conosciuto di persona...
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