martedì 23 giugno 2015

Saramago: a 5 anni dalla scomparsa viene raccolta la sua proposta di una “Carta dos Deveres Humanos”

Fin dall’appello nel 1998, il tema dei diritti umani restò una priorità per il premio Nobel


Quale miglior modo di commemorare i cinque anni dalla scomparsa di José Saramago (avvenuta il 18 giugno 2010 a Tías nell’isola spagnola di Lanzarote) che raccogliere il testimone per cominciare a concretizzare la sua proposta di creare la “Carta dos Deveres Humanos”? «Foi-nos proposta uma Declaração Universal de Direitos Humanos, e com isso julgámos ter tudo, sem repararmos que nenhuns direitos poderão subsistir sem a simetria dos deveres que lhes correspondem, o primeiro dos quais será exigir que esses direitos sejam não só reconhecidos, mas também respeitados e satisfeitos», aveva detto infatti il premio Nobel della Letteratura nel 1998 proprio a Stoccolma lanciando un accorato appello ai 1.200 presenti alla cerimonia, in coincidenza col 50/mo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti umani.

Il suo suggerimento viene raccolto ora da un gruppo di intellettuali, pensatori e filosofi che si riunirà il 24 e 25 giugno p.v. a Città del Messico nel “Congresso Prospectiva del Mundo” per volontà congiunta dell’UNAM (Universidad Nacional Autónoma de México), del World Future Society - Capítulo Mexicano e della Fundação José Saramago. Ad annunciare l’iniziativa, il cui proposito è di stilare un documento da presentare alle Nazioni Unite, è la rivista Blimunda, organo ufficiale della Fondazione intitolata a Saramago. Per ora, tramite l’editoriale della rivista, si è saputo solo che il Congresso segna “o momento de estabelecer os deveres que são a contrapartida dos direitos pelos quais tantos lutaram” e che sarà aperto dall’intervento di Pilar del Rio, presidente da Fundação oltre che vedova dello scrittore.

Che si tratti di un tema che stava particolarmente a cuore allo scrittore portoghese, è ampiamente confermato sia dal fatto che tra gli obiettivi della sua Fondazione – istituita nel 2007 – spicca la diffusione della Dichiarazione Universale dei diritti umani, sia dall’essere ritornato a parlarne anche dieci anni dopo la serata di Stoccolma. Nel 2008 ebbe modo di osservare che nel frattempo la situazione non era migliorata, anzi si era seriamente aggravata, alludendo anche all’invasione dell’Iraq del 2003 le cui proteste di piazza per impedire la “seconda guerra del Golfo” non erano servite a nulla. Denunciò quindi l’inefficacia di un testo pieno di buone intenzioni, ma ridotte a zero per l’inefficienza delle entità politiche responsabili, a cominciare dai  Governi per terminare con le Nazioni Unite.

Ciononostante, per Saramago ai cittadini comuni non resta che difendere la Dichiarazione con ogni mezzo e di qui un suo nuovo appello. «É necessário – aveva detto – que se torne em evidência e em intrumento de acção política este simples axioma: é certo que sem a democracia não poderia haver direitos humanos, mas também não é menos certo que sem direitos humanos não poderá haver democraci. Sim, leram bem, sem direitos humanos não haverá democracia digna desse nome. Portanto, lutar pelos direitos humanos é, em última análise, lutar pela democracia».  

In attesa di sapere qualcosa di più sugli sviluppi cui porterà il Congresso di Città del Messico e mentre fervono intanto le iniziative alla Casa dos Bicos, sede da Fundação José Saramago a Lisbona per celebrare l’anniversario, anche il diario portoghese gli rende omaggio. Per farlo, il nostro Blog attinge a qualcuna tra le sue innumerevoli frasi, nella convinzione che non ci si stanchi mai di rileggerle e che puntualmente si resti folgorati dalla lucidità del Saramago-pensiero.  
  
Cristianismo
O cristianismo tentou convencer-nos de que devíamos amar-nos uns aos outros. Eu direi uma coisa muito clara: não tenho a obrigação de amar toda a gente, mas sim de a respeitar.(Reforma-1998) 
    
Exemplo
Eu não sou um exemplo do que é viver neste mundo. Sou um privilegiado. Mas não posso estar contente. O mundo é o inferno. Não vale a pena ameaçarem-nos com outro inferno porque já estamos nele. A questão é saber como é que saímos dele. (Público -2008)

Eternidade
A eternidade não existe. Um dia o planeta desaparecerá e o Universo não saberá que nós existimos. (Tabu/Sol-2008)

Felicidade
Eu não gosto de falar de felicidade, mas sim de harmonia: viver em harmonia com a nossa própria consciência, com o nosso meio envolvente, com a pessoa de quem se gosta, com os amigos. A harmonia é compatível com a indignação e a luta; a felicidade não, a felicidade é egoísta. (La Jornada -1998)      
          
Palavra
Há duas palavras que não se podem usar: uma é sempre, outra é nunca. (Público -1991)

Pessimismo
Gramsci deixou escrito o retrato fiel daquilo que eu sou: «Pessimista pela razão, optimista pela vontade». Isso diz tudo. (Faro de Vigo -1994)

Portugal
Quando se vive de ilusões é porque algo não funciona. A nossa imagem (dos portugueses) mais constante é a de alguém que está parado no passeio à espera de que o ajudem a atravessar para o outro lado. (Expresso -2008)

Universo
O universo não tem notícia da nossa existência. (Público -2005)

Vida
A nossa vida é feita do que nós fazemos por ela, e do que temos que aceitar dos outros. (Jornal de Letras, Artes e Ideias -1986)

Viver
A minha posição é a de constante interrogação. (Expresso -1989)

lunedì 15 giugno 2015

São Tomé e Principe: il cioccolato del piccolo arcipelago conquista i visitatori di Expo

L’ex colonia portoghese presenta la sua “Biodiversità con il Cacao e la Cultura della Felicità”



Può apparire paradossale che mentre il Portogallo è uno dei pochissimi Paesi assenti da Expo 2015, proprio la più piccola delle sue ex colonie, São Tomé e Principe, non solo vi partecipi, ma stia anche conquistando i visitatori più golosi. Cacao e cioccolato coltivati e prodotti nell’arcipelago costituiscono un’attrazione per chi attraversando i vari Cluster tematici, vera novità di questa edizione di Expo, s’imbatta in quello riservato al “cibo degli dei”. Per la prima volta i Paesi non vengono infatti raggruppati in padiglioni collettivi secondo criteri geografici, ma secondo identità tematiche e filiere alimentari come suggerito dal titolo stesso dell’esposizione mondiale “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.

La principale attività economica su cui si regge lo stato insulare situato nel golfo di Guinea all’ovest del continente Africano è l’agricoltura, con il cacao che costituisce la principale voce di esportazione. Non a caso, intervenendo alla cerimonia inaugurale del Padiglione, il ministro dell’agricoltura e sviluppo rurale della repubblica democratica Teodorico Campos ha detto tra l’altro: «Parlare del cacao di São Tomé e Principe vuol dire parlare della nostra storia. Il cacao è arrivato nel nostro Paese come fiore ornamentale, e nel giro di poco tempo siamo diventati il primo Paese produttore, primato mantenuto fino al 1913. Oggi, però, puntiamo sulla qualità e non sulla quantità, prediligendo colture non intensive. A chi assaggerà il nostro cacao verrà subito voglia di visitare le nostre isole».

È raro che queste isole facciano notizia nel mondo, visto che la loro travagliata storia a partire dalla colonizzazione portoghese del 1400 fino all’indipendenza del 1975, ha lasciato dietro di sé una situazione difficile. Prova ne sia che si tratta di uno dei Paesi più poveri tra quelli presenti all’Expo, con un PIL di soli 311 mln di dollari per circa 190mila abitanti. Il diario portoghese non si lascia quindi sfuggire l’occasione di parlare di luoghi tanto affascinanti ai quali aveva dedicato un post ed ecco che proprio le “roças” tornano alla ribalta, tramite la vicenda di un italiano che dal 1990 si è trasferito nella più piccola delle due isole dove coltiva alberi di cacao. Si chiama Claudio Corallo e tiene a far sapere di essere l’unico al mondo a produrre il cioccolato nello stesso luogo in cui nascono le piante.

Questo emigrante di successo, immeritatamente sconosciuto ai più, è un toscano la cui avventura imprenditoriale era iniziata già nel 1979 in Africa con il caffè, ma che nel piccolo arcipelago ha coronato il suo sogno tanto da fermarsi lì. La sua è anche una storia di grande fatica oltre che di determinazione: dopo essersi aperto il cammino nella foresta a colpi di machete per scovare le piante di cacao sepolte dalla fitta vegetazione – quelle discendenti dalle prime approdate intorno al 1820 – per coltivarle e lavorarle rigorosamente a mano, si è conquistato la fiducia della popolazione. L’autorità locale di Principe gli ha proposto l’acquisto una roça del 19/mo secolo chiamata “Terreiro Velho” nella cui dimora in stile coloniale vive con la moglie portoghese e i figli, tutti dediti all’azienda famigliare. L’altra piantagione, “Nova Moca” di São Tomé, è riservata invece alla coltivazione di diverse specie e varietà di caffè.

Intrattenendosi coi visitatori di Expo, Corallo ha svelato molti segreti del suo modo di lavorare, dicendo anzitutto: «L’industria separa sempre il cacao, una parte in polvere e un’altra in burro di cacao. Invece io produco senza separare i due elementi, macinando la fava di cacao». Ha riferito di aver creato un laboratorio per capire le origini dei difetti del cacao, come ad esempio l’amarezza, che non va considerata una caratteristica tipica. Premesso che «non si può fare un buon cioccolato con un cacao cattivo: gli ingredienti sono fondamentali» ha sottolineato che cerca di «manipolare il meno possibile il cacao per mantenere i sapori del frutto». 

L’evento si è concluso con qualcosa che solo il palato potrebbe raccontare: la degustazione. Ci limitiamo a dare un’idea della gamma di sapori della fava trasformata in tavoletta a partire dalle piante dell’arcipelago. Si va da un cioccolato 100% cacao ad uno che contiene una rara specialità, l’unico distillato al mondo estratto dalla polpa di cacao; da quello al 73% con granella di cacao a quello all’ 80% sablé; da quelli allo zenzero e alle scorze di arancio fino ai grani di caffè ricoperti di cioccolato.

Entrando nel Padiglione troviamo tre distinte aree tematiche: l’ambiente naturale (del cacao e della conservazione della biodiversità), l’ambiente umano (delle piantagioni e dell’agricoltura) e la biosfera che caratterizza l’Obo Natural Park ovvero il parco nazionale dell’Obo, una riserva naturale che occupa un terzo della superficie del Paese con un area di circa 300 kmq. Oltre a catturare l’attenzione dei visitatori tramite il fascino delle sue isole rappresentato sotto varie forme artistiche quali musica, teatro, danza, arti plastiche oltre a foto e video, São Tomé e Principe attribuisce alla sua presenza all’esposizione un significato economico non meno rilevante.

Scopo principale della sua partecipazione – recita un comunicato ufficiale di Expo 2015 – è la presentazione di un progetto pilota che dimostri come sia possibile conciliare la biodiversità e lo sfruttamento del cacao, garantendo allo stesso tempo una migliore qualità della vita per la popolazione. Inoltre – aggiunge – mostra come le nuove forme associative di produzione del miglior cacao stiano favorendo un nuovo ciclo di economia agricola nel Paese. “Nutrire il Pianeta” in modo sostenibile – conclude il comunicato – oggi significa accettare in modo intelligente un compromesso tra le generazioni, in cui l’educazione civica e ambientale e la cultura costituiscano i principali pilastri di tutti quei processi responsabili del futuro dell’umanità.

mercoledì 10 giugno 2015

Sebastião Salgado: torna a stregare col reportage sul caffè “profumo di sogno”

Tutti gli scatti raccolti in un libro, una ricca selezione in mostra a Venezia e a Expo2015     


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Non beve caffè, ma lo conosce fin dall’infanzia sia perché nato nel Paese leader mondiale della produzione di questa pianta aromatica, sia perché suo padre trasportava il raccolto da Aimorés, la località all’interno del Minas Gerais dove la famiglia Salgado viveva, verso i porti lungo la costa. Già da bambino ha quindi potuto osservare la vita dei coltivatori e, nel suo periodo da economista dopo la laurea, ha lavorato all’International Coffee Organization. Non deve dunque sorprendere che Sebastião Salgado torni ora  a far parlare di sé per un imponente lavoro, frutto di viaggi avvenuti tra il 2002 e il 2014 nei dieci maggiori Paesi produttori di caffè al mondo, con cui ha raccontato l’intero processo che intercorre “dalla terra alla tazzina”. Il reportage completo, che conta circa 150 fotografie, è stato raccolto  nel volume intitolato “Profumo di sogno” edito da Contrasto.

A chi avesse ancora impresso negli occhi il ricordo della mostra “Genesi”, quella che spinse il regista Wim Wenders a seguire il fotografo brasiliano con la cinepresa per immortalarlo nel docufilm “Il sale della Terra”, farà piacere l’idea di poter ammirare una selezione di 75 significativi scatti di “Profumo di sogno” nell’omonima mostra promossa da Illycaffè e allestita presso la Fondazione Bevilacqua La Masa in Piazza San Marco a Venezia, che resterà aperta fino al 27 settembre 2015. Non meno allettante la possibilità di gustare una serie di ingrandimenti realizzati da Salgado appositamente per EXPO 2015 presso il “Cluster” (uno spazio comune a più Paesi accomunati dalla produzione di un prodotto alimentare specifico), precisamente il “Cluster del Caffè”, curato dall’azienda Illy all’interno dell’esposizione mondiale in corso a Milano fino a fine ottobre p.v.

A proposito del viaggio compiuto dal grande fotografo, va detto che nell’arco complessivo di dodici anni ha attraversato le piantagioni di India, Indonesia, Etiopia, Guatemala, Colombia, Cina, Costa Rica, El Salvador e Tanzania, ma come tappa iniziale ha scelto proprio il Brasile, partendo cioè dalle sue stesse origini. Qui si è mosso dalla Zona da Mata e Patrocínio, nello stato di Minas Gerais, fino alla Nova Zona Venda do Imigrante nello stato di Espírito Santo. Denominatore comune della lunga ricerca, raccontare per immagini -rigorosamente in bianco e nero- lo scorrere della vita quotidiana nelle piantagioni e la bellezza dei territori in cui il prezioso chicco nasce, viene coltivato e poi raccolto. 

Come già avvenuto nelle sue innumerevoli esperienze precedenti, Salgado non ha fissato l’obiettivo solo sulla terra e i suoi prodotti, sempre attento alla salvaguardia del pianeta in un’ottica di sviluppo sostenibile, ma ha indugiato a lungo sulla condizione delle persone che di quel lavoro vivono riuscendo a coglierne la dignità. Ed ecco come lui stesso ha descritto i coltivatori in un’intervista all’emittente radiofonica internazionale RFI: «Essas pessoas que eu fotografei trabalham 12 horas por dia, das seis da manhã às seis da noite, a maioria sem seguro social, educação para os filhos ou casa».

Non meno efficace quest’altra impressione di Salgado, una sorta di consuntivo al termine del viaggio, riportata sul sito dell’editore Contrasto: «Forse quel che mi ha colpito di più sono state le analogie nelle vite dei coltivatori di caffè, pur separati da oceani e continenti. Solo in pochi luoghi le macchine hanno sostituito alcune fasi del processo di lavorazione, ma la maggior parte dei produttori sono piccoli agricoltori che raccolgono a mano le ciliegie del caffè, con mogli e figli che li aiutano a essiccarle, e le trasportano sui muli fin dai loro compratori. E non mi è difficile immaginare un coltivatore di caffè della valle del Lijiang, nella provincia cinese dello Yunnan, adattarsi facilmente a lavorare nella Valle Todos los Reyes in Costa Rica».

Quanto alla sua partecipazione a Expo che nel 2015 è dedicato a “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, un tema in gran sintonia con la visione del mondo portata avanti dal fotografo brasiliano, Salgado ha detto di considerarla un’opportunità per affrontare la dissonanza esistente tra le condizioni di vita dei produttori e le politiche di vendita del caffè nel mondo. «Uma grande parte da alimentação do planeta -ha dichiarato a RFI- vem dos países pobres, e as matérias-primas não são pagas pelo seu verdadeiro preço. E tudo isso é transferido para as nações ricas que consomem os produtos. Então, a grande esperança que eu tenho- ha concluso- é que esse debate possa começar aqui nesse evento». 

giovedì 28 maggio 2015

Almada Negreiros, un trait-de-union tra arti e culture | Pisa, 10-12 giugno 2015

Congresso internazionale
10 | 11 | 12 giugno 2015 
almada negreiros
Un trait-de-union tra arti e culture 
Palazzo Matteucci, Pisa
Piazza Torriccelli 2 – Aula Magna
Da mercoledì 10 a venerdì 12 giugno 2015, presso l’Aula Magna di Palazzo Matteucci a Pisa (P.zza Torriccelli, 2) si svolge il Congresso Internazionale dedicato alla figura di José de Almada Negreiros (1893 – 1970). Disegnatore, caricaturista, illustratore, pittore, poeta, narratore, drammaturgo, ballerino, attore, performer, saggista, Almada Negreiros ha praticato ogni genere di espressione artistica, anticipando spesso i grandi movimenti del Novecento europeo, sia a livello figurativo, sia a livello letterario. 

L’evento, promosso dal Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa, in collaborazione con la Universidade Nova di Lisbona, insieme alle eredi di Almada Negreiros, è l’occasione per
 celebrare il centenario della nascita di “Orpheu”, la rivista più dirompente sulla scena culturale portoghese di inizio secolo XX, catalizzatrice degli intellettuali e degli artisti più importanti e noti del primo Novecento lusitano (con Fernando Pessoa a capofila).
Il congresso internazionale raccoglierà a dibattito studiosi italiani e stranieri che più si sono dedicati alla ricerca sulle varie anime dell’artista; è aperta inoltre al pubblico dal 10 al 27 giugno la mostra Almada Negreiros, artista prismatico (Pisa, Palazzo Matteucci): seguendo il filo rosso offerto dalla celebrazione del centenario della rivista «Orpheu», l’esposizione vuole sottolineare la profonda comunione tra l’artista e lo scrittore, a mo’ di glossa della stessa autodefinizione dell’autore che si firmava «Poeta de Orpheu, Futurista e Tudo» (poeta di Orpheu, futurista e tutto il resto). Prime edizioni, libri d’artista, disegni e un apparato audiovisivo e fotografico, con riproduzioni in grande formato dei ritratti dell’artista e dei suoi interventi grafici su giornali e riviste, segneranno la linea del tempo di una biografia che inizia in Africa (l’artista nacque nell’allora colonia portoghese di São Tomé e Príncipe) e si snoda per l’Europa: Lisbona, Parigi, Madrid.
Per maggiori informazioni:                

sabato 16 maggio 2015

“Dois amigos – Um Século de Música”- tour europeo di Caetano Veloso e Gilberto Gil

Gran rientro dopo 21 anni di assenza come coppia e 4 tappe italiane per i 50 anni di sodalizio


“Encontro de titãs, Os dois filhos mais famosos da Bahia, As personalidades líderes do Tropicalismo”. Queste alcune espressioni usate dalla stampa brasiliana per annunciare quello che già si profila come l’evento dell’estate prossima, ovvero il tour europeo che vede di nuovo insieme -dopo 21 anni di assenza come coppia dal Vecchio Continente - Caetano Veloso e Gilberto Gil per celebrare i 50 anni di sodalizio musicale e di amicizia fraterna. Non a caso, il titolo del tour ai due celeberrimi nomi affianca “Dois Amigos, Um Século de Música”. Le locandine che circolano nei Paesi europei interessati, tuttavia, dalla lingua cara al nostro Blog si adattano all’imperante inglese e il titolo del tour diventa “Caetano & Gil - Two Friends, One Century of Music”.

Delle 15 tappe europee, ben quattro toccano l’Italia, in quest’ordine: il 10 luglio a Chieri (TO) nell’ambito del Festival Beni Comuni; l’11 al Festival di Villa Arconati di Bollate (MI); il 17 all’Arena Santa Giuliana di Perugia nell’ambito di Umbria Jazz Festival; infine il 19 nel cortile d’onore di Villa Manin di Passariano-Codroipo (UD) per Udin&Jazz. Tuttavia, se qualche nostro lettore si trovasse a Lisbona il 31 luglio, segnaliamo che potrà godersi lo spettacolo al Parque dos Poetas presso l’Eiras Stadium dove si svolge il Cool Jazz Festival.

Poiché in Italia la notizia è arrivata quasi in sordina, ci si poteva illudere che fosse più facile accaparrarsi un posto per ascoltarli dal vivo a luglio. Ma è bastato tentare l’acquisto dei biglietti on line per constatare che molte poltrone erano già prenotate, segno che il tam tam è circolato come un fulmine mobilitando l’esercito di estimatori. Maggior enfasi all’evento è stata riservata da mezzi d’informazione di altri Paesi. I media brasiliani ne hanno parlato molto, soprattutto pregustando gli show che i loro beniamini terranno in patria a tour europeo terminato, nel secondo semestre dell’anno. In Portogallo la memoria è andata a 46 anni fa, quando Caetano e Gilberto erano intervenuti al programma Zip Zip nel Teatro Villaret di Lisbona e le immagini di quello spettacolo erano state poi recuperate dal documentarista Mateus Machado per realizzare il documentario “Tropicália” (2014). 

Il Diário de Notícias ricorda l’avvenimento con queste parole: “Quando Caetano Veloso e Gilberto Gil passaram por Lisboa a 4 de agosto de 1969 não tinha passado ainda um mês desde que ambos tinham abandonado o Brasil, depois de terem passado dois meses na prisão e outros quatro em prisão domiciliária. Como figuras de proa do movimento Tropicália, a atitude destas duas vozes subversivas - prosegue l’articolo firmato da João Moço - era não só uma ameaça ao regime militar que tinha sido instituído no Brasil em 1964, como ia contra o cânone que a esquerda de então queria estabelecer, abraçando ambos tanto a cultura pop britânica e americana como os ritmos tradicionais do nordeste brasileiro”.

A considerarlo come l’evento di maggior rilievo nella programmazione 2015 è il festival di Montreaux (Svizzera) che ospiterà lo spettacolo il 15 luglio. Il comunicato ufficiale del festival usa parole che tradiscono l’emozione, quando scrive: “Il Brasile non potrebbe darci un’eccitazione maggiore di questo dialogo chitarra e voce tra i due figli più famosi di Bahia”. Sottolinea inoltre come “l’avventura musicale e politica di Caetano e Gilberto sia la prova che alcune amicizie costituiscano di fatto momenti di svolta” e non esita a definirli “fratelli”. A proposito di Montreux, una curiosità: Gilberto Gil ha avuto modo di raccontare un episodio chiave della sua vita legato proprio a uno spettacolo tenuto nella località svizzera nel 1973, quando si apprestava ad abbandonare la musica. Fu il forte impatto sul pubblico del suo show - riferisce il comunicato del festival elvetico - che lo convinse a cambiare idea.

Dell’imminente tour europeo, si sa per ora che la coppia si affiderà solo a chitarra e voce, ma resta top secret il repertorio. Manca ancora tempo, visto che il primo appuntamento è quello in programma al Concertgebouw Theatre di Amsterdam il 25 giugno. Di qui ad allora circoleranno quasi certamente indiscrezioni, affiorate al momento soltanto a casa loro dove si scommette che il repertorio riserverà qualche sorpresa, oltre ad attingere dai grandi classici. Un sito brasiliano riferisce che i due musicisti, dando inizio alle prove, siano partiti dal celebre brano “Esotérico” (registrato nel 1976 nell’ambito del progetto “Doces Bárbaros” assieme a Gal Costa e Maria Bethânia) e lo inserisce tra quelli destinati a far parte dello spettacolo. In attesa di notizie certe, qui un assaggio della canzone che i due amici avrebbero già provato, postato nella pagina FB di Gil. 

sabato 9 maggio 2015

Seminario Internazionale "Ripensare la decolonizzazione" (Università degli Studi di Milano, 13-14 maggio 2015)


Seminario Internazionale
Ripensare la decolonizzazione. Il Portogallo, l’Europa e il sistema mondiale tra paradigmi teorici e rappresentazione culturale.

MERCOLEDI 13 MAGGIO 2015
AULA MALLIANI (Via Festa del Perdono, 7)

h 9.30  Saluti istituzionali
Marco Modenesi (Direttore del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere, Università di Milano)
Emilia Perassi (Senato Accademico, Università degli Studi di Milano)

h 10.00-11.30
Sessione 1ª: Decolonizzare le teorie (I)
Modera: Emilia Perassi
Miguel Mellino (Università degli Studi di Napoli l’Orientale)
Fanon, la decolonizzazione e la questione dell'Umano
Gennaro Ascione (Università degli Studi di Napoli l’Orientale)
Disapprendere la modernità, ripensare il globale
Nicoletta Vallorani (Università degli Studi di Milano)
Pensare obliquo. Le geometrie disobbedienti delle culture subalterne

h 11.30 Intervallo

h 11.45-13.15
Sessione 2ª: La decolonizzazione, il Portogallo e il sistema mondiale (I)
Modera: Vincenzo Russo
Margarida Calafate Ribeiro (Università di Coimbra) / Roberto Vecchi (Università di Bologna)
Os fins do tempo do fim: descolonização, negação, pertença

h 14.30- 16.00
Sessione 3ª: Decolonizzare le storie, decolonizzare gli spazi (I)

Modera: Laura Scarabelli
Cristiana Fiamingo (Università degli Studi di Milano)
Le verità nascoste. Angola, Sudafrica e Namibia: il difficile nodo delle memorie dalla border war
Valerio Bini (Università degli Studi di Milano)
La lunga decolonizzazione delle città africane
Lucio Valent (Università degli Studi di Milano)
Decolonizzazione e decolonizzazioni: una interpretazione storica

h 16.00 coffee break

h 16.15-17.30
Sessione 4ª: Decolonizzare le letterature (I)
Modera: Nicoletta Vallorani
Marco Modenesi (Università degli Studi di Milano)
Un durevole disincanto: la decolonizzazione nello sguardo di Alain Mabanckou e di Emmanuel Dongala
Ada Milani (Università degli Studi di Genova)
Pedagogo da Revolução: Amílcar Cabral e la decolonizzazione delle menti
Claudia Gualtieri (Università degli Studi di Milano)
La decolonizzazione viene dall'Africa

17.30
Proiezione del film-documentario: Labanta Negro di Piero Nelli (1966).Durata: 40 min.
(In collaborazione con l’Archivio audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico di Roma.)


GIOVEDI 14 MAGGIO 2015
AULA SALA CROCIERA ALTA STUDI UMANISTICI (Via Festa del Perdono, 7)

h 9.30-11.00
Sessione 5ª: La decolonizzazione, il Portogallo e il sistema mondiale (II)
Modera: Vincenzo Russo
Livia Apa (Università degli Studi di Napoli L’Orientale)
Decolonizzare il campo letterario. Alcuni spunti su teoria e pratica critica dopo le indipendenze
Valeria Ribeiro Corrosacz (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)
Una decolonizzazione mai terminata: il “modello” portoghese di colonizzazione in Brasile e la costruzione dell’Altro/a africano/a nell’immaginario razzista
Roberto Francavilla (Università degli Studi di Genova)
Mappe mentali. Metamorfosi dello spazio nella letteratura capoverdiana
h 11.15 Intervallo

h 11.30- 13.00
Sessione 6ª: Decolonizzare le storie, decolonizzare gli spazi (II)
Modera: Valerio Bini
Beatrice Nicolini (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano)
Violenza e armi. Il Mozambico dopo la Decolonizzazione
Maria Benzoni (Università degli Studi di Milano)
La idea de América Latina di Walter Mignolo.  Il punto di vista dello storico
Silvia Riva (Università degli Studi di Milano)
Tra noésis e práxis: letture e riletture della decolonizzazione nella poesia congolese

h 14.30-16.00
Sessione 7ª:  Decolonizzare le teorie (II)
Modera: Laura Scarabelli
Edoardo Balletta (Università di Bologna)
Barocco, Carnevale, Santo Daime: una riflessione ‘decoloniale’ di Néstor Perlongher
Marianna Scaramucci (Università degli Studi di Milano)
Modi di dire l’emergenza decoloniale

h 16.15 coffee break

h 16.30-17.30
Lezione magistrale di Serge Gruzinski

Storicismo, colonizzazione delle memorie e decolonizzazione: tra il Messico della conquista e le città rovinate del Nord (Francia)